Età del Jazz – Jazz Age

L’età del jazz, più frequentemente nominata nella forma inglese Jazz Age, è il periodo 1918-1928, dagli anni successivi alla fine della prima guerra mondiale, caratterizzati dai ruggenti anni venti, all’avvento della Grande depressione.

L’età prende il nome dal jazz, noto genere musicale che in quegli anni ha visto un enorme incremento di popolarità in molti strati della società. La tendenza principale di quel periodo è quella di protendere verso il progresso e la modernità, si noti nell’arte il Futurismo.

Nella musica colta è il periodo di George Gershwin.

L’età del jazz nella letteratura

Forse uno degli autori più rappresentativi di questa età fu lo scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald con il suo libro Il grande Gatsby (1925), in cui espose ed esaminò i problemi della sua generazione, con il suo vittimismo e la sua tragicità. Lo stesso autore scrisse anche undici piccoli racconti sull’età del jazz (Tales of the Jazz Age) del 1922.

Un altro autore rappresentativo fu Thomas Wolfe con i libri Il fiume e il tempo (Of Time and the River) (1935) e Non puoi tornare a casa (You Can’t Go Home Again) (1940). Chi invece criticò fortemente gli usi e i costumi di questo periodo fu Edith Wharton con il suo romanzo Twilight Sleep.

Tecnica dello scorcio letterario

Parliamo di scorcio letterario, quando ci troviamo davanti ad un “passaggio letterario” in cui lo scrittore, e quindi il suo narratore, hanno l’intento di aumentare il coinvolgimento del lettore, condensando in poche righe e/o battute essenziali, proponendo in questo modo al lettore dettagli altamente significativi e coinvolgenti.


In una narrazione, colui che racconta, può quindi scegliere di sviluppare gli eventi in maniera tale da conferire a questi maggiore importanza, tal volta tralasciando dettagli meno significativi. A ben rifletterci il termine stesso scorcio, evoca l’atto di focalizzarsi soltanto su una porzione (di panorama), tralasciando viste di minore bellezza, interesse o patos.

Va sottolineato che l’opera letteraria non è un testo giornalistico o nozionistico, in cui si è tenuti a riportare in maniera quanto più vicina al vero possibile, dunque si può giustificare l’omissione di qualche evento che lo scrittore sceglie di non raccontare. In questo caso si parla allora di riassunto di azione, o di ellissi.


Tuttavia esiste anche un’altro modo di utilizzare questa tecnica letteraria, ossia concentrare molti fatti in poche frasi, che sostanzialmente bombardano il lettore che si addentra sempre più nella vicenda narrata, quasi diventando egli stesso uno dei personaggi. Lo scorcio letterario, fra gli altri è una tecnica inscindibile dall’opera di Fitzgerald, che se ne serve frequentemente (come si è detto), per mettere in evidenza degli fatti ritenuti da lui importanti.

Tutta l’intimità delle grandi feste in stile Fitzgerald

Tutta l’intimità delle grandi feste in stile Fitzgerald

ROMANZO

Tutta l’intimità delle grandi feste in stile Fitzgerald

Sarà che durante un certo tipo di feste gli ospiti sono abbagliati dalle luci e dallo scintillio, eppure sono i luoghi ideali in cui trovare l’intimità…magari proprio quella che si cerca con la persona che ci ha preso il cuore.

3 GIUGNO 2020 – ROMA

ROMANZO

Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Ecco la mia recensione.

 

L’età del jazz (19181928); solo a pronunciarne il nome, il suono di una tromba che suona nella nostra mente, ci riempie le orecchie.

Ma non era solo musica, in quegli anni. 

Francis Scott Fitzgerald, la figura letteraria più rappresentativa della Jazz Age, nel suo “Il grande Gatsby” offre un’analisi tanto introspettiva quanto generazionale, della tragicità emotiva che si celava e faceva rumore sotto la costante musica, e la sfarzosità della vita mondana, che di  fatto era incapace di porre fine alla solitudine e all’incomunicabilità.

Piene di variegata gente erano le “festicciole” di Jay Gatsby, eppure nessuno lo conosceva davvero. Storie intorno a lui, e delle più fantasiose, ma null’altro. Come ha detto la stessa Jordan Baker, l’amore estivo di Nick Carraway: 

“…a me piacciono le grandi feste. Sono così intime. Nelle feste piccole, non c’è intimità.”

L’affermazione contrastante quasi un ossimoro, dice però la verità. Nessuno alle feste alla villa di Gatsby conosceva davvero l’altro, la comunicazione era azzerata, sovrastata dal rumore e abbagliata dalla luce.

Fitzgerald non è Gatsby, e nemmeno Nick Carraway, il nostro narratore interno (anche personaggio) preso in prestito allo stile di Henry James. Ma con i suoi scorci letterari (tecnica dello scorcio) l’autore ci offre un ritmo concitato e a volte frammentario proprio perché stiamo leggendo le fasi delle sue riflessioni, quelle realtà che per lui erano motivo di dubbio e scrivendo dei fatti di Jay Gatsby, l’autore ebbe un pretesto per interrogarsi sul suo personale stile di vita dedito all’alcool, ad un buon grado di solitudine che cercava di affogare nella vita da playboy.

Per questo il romanzo è ambientato a soli tre anni di distanza (1922) dal momento reale in cui Fitzgerald viveva realmente (1925)? 

Certo è una chiave di lettura, che l’autore indagasse nel suo passato “recente”, per sondare le cause della sua più attuale e insoddisfacente condizione.

Perché nonostante il titolo (Il grande Gatsby) e appunto lo sfarzo che vengono proposti come prima e apparentemente più rilevante informazione, è proprio di questo che questo capolavoro delle letteratura americana ci parla. Della reale, autentica e devastante solitudine, della naturale propensione dell’essere umano a cercare di raggiungere il mito (americano?) e più in generale l’altro al di fuori di noi stessi; condannandoci di fatto ad una vita insoddisfacente nonostante la ricchezza e le folle in cui possiamo immergerci, che mai (per loro natura) potranno entrare in contatto con il nostro io più autentico.

La luce verde in fondo al pontile è dunque come scrisse Rollo May

è simbolo del mito americano: essa allude a nuove potenzialità, nuove frontiere, la nuova vita che ci attende dietro l’angolo […] Non esiste destino; se esiste, lo abbiamo costruito noi stessi […] La luce verde diventa la nostra più grande illusione… nasconde i nostri problemi con le sue infinite promesse, e intanto distrugge i nostri valori. 

Ed è ruolo del mito di guidarci ovunque pur di raggiungerlo, finché non ci destiamo dal sogno e ci rendiamo conto di dove quel sogno ci ha portati, oppure periamo nel vano tentativo di raggiungere ciò che è esterno a noi, quando avremmo solo dovuto far leva su…

l’istinto della gloria futura.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Altro tema è il rapporto con il passato nel quale si può rimanere bloccati, incapaci di andare nel futuro perché questo significa lasciare andare, perfino il più meraviglioso dei ricordi nel caso di Gatsby parliamo ovviamente dell’amor perduto di Daisy.

“Non si può ripetere il passato.”

“Ma certo che si può”


disse Gatsby a Nick Carraway

Nato James Gatz, egli cambierà il suo nome all’età di diciassette anni dopo aver incontrato il ricco Mr Dan Cody, dopo averlo avvertito che il suo yacht “Toulomee” stava per collidere contro degli scogli.

Egli fu il suo mentore, ma una certa Ella Kaye si assicurò di accaparrarsi tutta la ricchezza di Dan Cody, lasciando Jay Gatsby, al ritorno dalla guerra, senza “neanche i soldi per comprarsi un altro vestito che non fosse la sua uniforme da militare”.

Fu allora che iniziarono gli espedienti illeciti grazie ai quali fu in grado di accumulare tutta la sua ricchezza, grazie ai quali fu in grado di avvicinarsi all’oggetto del suo desiderio, finendo con l’acquistare la villa esattamente di fronte a quella di Daisy, separati soltanto dall’acqua del lago sul quale affacciava l’aristocratico villaggio di West Egg, toponimo fittizio per indicare la reale località di Kings Point.

Ma la distanza se esiste, che sia di un centimetro o di un continente, ci regala ugualmente quel senso di non appagamento che Jay Gatsby tentava di risolvere con la vita mondana, nel tentativo di riportarla a sé (Daisy).

La vita di quest’ultima, una ricca ereditiera era di facciata. Il suo matrimonio con l’ancor più ricco di lei: il giocatore di polo Tom Buchanan, era di convenienza perché lei amava davvero, nel fervore dei suoi diciotto anni, quel giovane che non aveva nulla da offrirle. Ma la vita, e il matrimonio la unirono davvero a quel Tom Buchanan, che nonostante la tradisse apertamente con Myrtle, al fine vedeva in lei il porto al quale fare ritorno, ogni volta.

E lei lo accettava, perché quella era la vita che aveva scelto per se stessa, anche lasciando questa scelta in mano alle regole della classe sociale cui apparteneva.

La prima volta fu ne 1917; ma in quell’estate del 1922 a Long Island, Daisy e Jay, si toccarono davvero. Quella serie di incontri furono davvero reali, ma altresì inconsistenti perché i valori dell’uno e dell’altro, oramai radicati, non gli consentirono molto più che soddisfare un amore giovanile, che non aveva la forza (le basi), per entrare nell’età adulta.

Nick Carraway, che qui rappresenta la morale puritana tornerà alla sua vita. Daisy tornerà alla sua vita. Jordan Baker, troverà la sua vita. E Gatsby, l’abbandonerà per sempre, pianto solo dal padre, Henry C. Gatz, reso orgoglioso dai traguardi del figlio.

Anche se la verità rimane sempre sotto gli occhi dell’ Onnisciente, qui rappresentato simbolicamente dagli occhi Dott. T.J. Eckleburg, che tutto vede e tutto sa.

PERSONAGGI

  • Nick Caraway: vive a West Egg è il narratore interno della vicenda in ripresa dello stile di Henry James
  • Jay Gatsby: proprietario della villa, e personaggio principale
  • Daisy Fay: cugina in seconda, da parte di padre di Nick Caraway e amata di Gatsby
  • Tom Buchanan: marito di Daisy e ricco (molto ricco) giocatore di polo
  • Demaine: petroliere amico di Tom
  • Sig.ra. Jordan Baker: amica di Daisy e giocatrice di golf. Sarà la fiamma estiva di Nick Carraway
  • George Wilson: meccanico e marito dell’amante di Tom Buchanan
  • Myrtle Wilson: amante di Tom Buchanan
  • Catherine: sorella di Myrtle
  • McKee: coppia che abita al piano di sotto di Myrtle lui Chester lei Lucille
  • Sig.ra Eberhardt: pedicurista
  • Claude Roosevelt
  • Sig. Meyer Wokfsheim: ebreo amico di Gatsby è un “giocatore” (d’azzardo) di professione
  • Rosy Rosenthal: personaggio rimasto ucciso nell’ex Metropole, locale ad Astoria
  • Sauterne
  • Ferdie: autista di Daisy che l’accompagna a casa di Nick per l’incontro non casuale con Gatsby
  • Sig Ewing Klipspringer: noto come il “pensionante” proprio in virtù del tempo trascorso come ospite di Gatsby, come se appunto ci vivesse è un giovane che suona il piano per Gatsby come segno di riconoscenza 
  • Dan Cody: il mentore di Jay Gatsby. E’ il proprietario dello yacht “Toulomee”; deve la sua ricchezza alla corsa ai metalli preziosi del 1875
  • James Gatz: nome di nascita di Jay Gatsby. Nasce nel Nord Dakota
  • Ella Kaye: giornalista che tentò di adescare “i soldi” di Dan Cody e ci riuscì con successo
  • Sloane: amico di Tom Buchanan
  • Beadeker:
  • Dott. Civet: ospite di una delle feste di Gatsby
  • Pammy: bambinaia della figlia di Daisy e Tom
  • Biloxi “Blocks”: fabbricante di blocchi del Tennessee che svenne al matrimonio di Daisy e Tom in Giugno a Louisville
  • Meyer Wolfsheim: contrabbandiere di alcool da grano insieme a Gatsby 
  • Walter Chase: amico di Tom che aveva partecipato al contrabbando prima di finire in prigione per un mese 
  • Michaelis: giovane greco che gestiva un caffè vicino alla casa/officina di benzina di George Wilson 
  • Gente di Wolfsheim
  • Dott. T.J. Eckleburg: Rappresentazione di un dio onnisciente che tutto vede: gli occhi della giustizia divina
  • Slagle: membro dei contrabbandieri 
  • giovane Parker: membro dei contrabbandieri 
  • Henry C. Gatz: padre dì Gatsby “Jimmy Gatz”
  • Klipspringer: conoscente di Gatsby 

Info bibliografiche

Titolo originale: The great Gatzby

Autore: Francis Scott Fitzgerald

Prima pubblicazione:  1925

Prima pubblicazione in Italia: 1936

La mia edizione: XXII ristampa 2008

Editore italiano: Mondadori

Collana: Oscar

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 182

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Siamo noi o gli altri che ci cuciono addosso la nostra lettera scarlatta?

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2 GIUGNO 2020 – ROMA

GRANDI CLASSICIROMANZO

La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne. Ecco la mia recensione.

 

La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, è un libro che esprime intrinsecamente l’America del XVII secolo.

Il successo di questo libro fu tale da consentire al suo autore di vivere scrivendo. Con la sua prima edizione vendette rapidamente 2.500 copie e altre 2.500 con la seconda ristampa: Hawthorne si guadagnò così il privilegio riservato a insegnanti e clerici.

Questo incipit deve servirci per entrare meglio nel momento storico, non solo in cui è ambientato ma anche in cui viene scritto. Siamo in un’ America che vive ancora gli strascichi della colonizzazione inglese, e nella quale i propri ideali e modelli indentitari sono ancora in via di sviluppo.

Pubblicato per la prima volta il 16 Marzo 1850, “La lettera scarlatta” vede la sua ambientazione nel XVII secolo, in un contesto sociale quindi fortemente puritano e superstizioso. La credenza della stregoneria e l’individuazione di alcune forze come diaboliche, venivano usate per spiegare eventi e fatti altrimenti inspiegabili per la cultura di quel periodo.

 

 

 

 

La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, è un libro che esprime intrinsecamente l’America del XVII secolo.

Il successo di questo libro fu tale da consentire al suo autore di vivere scrivendo. Con la sua prima edizione vendette rapidamente 2.500 copie e altre 2.500 con la seconda ristampa: Hawthorne si guadagnò così il privilegio riservato a insegnanti e clerici.

Questo incipit deve servirci per entrare meglio nel momento storico, non solo in cui è ambientato ma anche in cui viene scritto. Siamo in un’ America che vive ancora gli strascichi della colonizzazione inglese, e nella quale i propri ideali e modelli indentitari sono ancora in via di sviluppo.

Pubblicato per la prima volta il 16 Marzo 1850, “La lettera scarlatta” vede la sua ambientazione nel XVII secolo, in un contesto sociale quindi fortemente puritano e superstizioso. La credenza della stregoneria e l’individuazione di alcune forze come diaboliche, venivano usate per spiegare eventi e fatti altrimenti inspiegabili per la cultura di quel periodo.

Ogni forma di femminilità era coì scomparsa dalla figura di Hester

Sposatasi giovane, e con il marito lontano forse morto, Hester cade in tentazione e commette adulterio. In quel periodo, la pena per una simile colpa era la morte. Tuttavia avendo dato alla luce una bambina: Pearl, i membri della piccola comunità di Boston, decidono di lasciare che la donna crescesse sua figlia, infliggendole una pena diversa. Ella venne condannata alla costante umiliazione, derivante dall’obbligo di portare cucita sul petto una A scarlatta, così che potesse in ogni momento essere punita e al contempo rappresentare un monito per l’intera comunità.

La lettera ricamata delle dimensioni di tre pollici e un quarto

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Nel momento in cui Hester, dalla prigionia viene portata sul patibolo per pubblica umiliazione, ella viene esortata a rivelare il nome dell’uomo che con lei aveva commesso peccato. La sua risposta fu il silenzio a dimostrazione del suo autentico sentimento nei confronti del padre di sua figlia: Pearl; ed è forse questo il momento in cui il lettore si affeziona a lei e alla sua storia.

…la foresta e le sue piante e i suoi animali sentirono la piccola affine alla loro selvaggia natura e le fecero festa.

La “bambina folletto”, così Pearl veniva chiamata da molti, cresceva bella e libera; e le superlative doti di ricamatrice della madre, creavano per lei abiti meravigliosi, ad enfatizzare l’innocenza e l’estraneità della bambina rispetto alla colpa della madre.

In contrapposizione a tanta vitalità, Hester si abbigliava nella maniera più semplice e puritana (è il caso di dirlo) possibile, come unico sfarzo il ricamo dorato di pregiata fattura che ella stessa, ricamò sulla sua A di adultera, che col tempo divenne per lei un simbolo di appartenenza ed identità più che di punizione.

E furono proprio queste sue doti di ricamatrice, che offrirono a questa donna la possibilità sia di mantenere sé stessa e la figlia, quanto di crearsi il proprio ruolo nella comunità, rispetto alla quale viveva isolata con sua figlia, in una capanna ai margini del bosco.

Le sapienti mani di Hester, ricamarono per chiunque e per qualsiasi occasione: dalla veste per un battesimo, all’abito per un funerale; ma mai per un matrimonio a voler mantenere sempre viva l’opinione pubblica originale.

Ma il comportamento severo e penitente dell’Adultera, la sua carità e il ruolo che oramai ricopriva all’interno della comunità cui nonostante tutto si ostinava, a rimanere legata, fecero in modo che chiunque all’interno di quella piccola congrega di persone la rispettasse e quasi (quasi) non facesse più caso al simbolo della sua colpa sempre mostrata con fierezza.

Si, Hester era una donna forte. Una donna che 

aveva appreso a ubbidire alle ispirazioni della propria coscienza

Parimenti, non si può dire dell’uomo con cui commise adulterio sette anni prima: il reverendo Arthur Dimmesdale, considerato da tutti come un santo. Il suo predicare contro il peccato e la consapevolezza di essere stato egli stesso il peggiore dei peccatori, furono per il giovane prete un contrasto troppo forte da sopportare. 

E l’aggravante era che la donna con la quale si era unito, da sola, sopportava la pena pubblica per entrambi.

Il terzo vertice del triangolo si realizza nella figura del marito di Hester Prynne: il dottor Roger Chillingworth che riapparve provvidenzialmente, il giorno della pubblica umiliazione sul patibolo. Nessuno conosceva il marito dell’adultera ed entrambi continuarono a fingere che quell’uomo fosse morto in mare, e che Roger e Hester non avessero nulla in comune.

Ma fu davvero il livore a consumare quest’uomo, e il suo cambiamento, la sua perdita di salute come per Artur Dimmesdale, fu sotto gli occhi dell’intera comunità.

Solo Hester conosceva la fonte di quel consumarsi dell’uno e dell’altro uomo, allorché avendo Roger per suo conto capita la verità sul conto di Arthur, Hester si decise a rivelare a quest’ultimo la verità sul primo. La speranza era che questa rivelazione potesse migliorare le condizioni di salute che già gravi, peggiorarono a seguito dell’interesse del dottor Roger, per questo particolare paziente.

Arthur Dimmesdale nel tentativo di espiare la sua taciuta colpa, si era marchiato sulla sua stessa pelle quello stesso simbolo, che Hester portava ricamato sul petto. E rinvigorito dal nuovo progetto di felicità, definito con Hester nel bosco, Arthur decise di mostrarlo a tutti, pubblicamente, per abbandonare per sempre insieme ad Hester e Pearl, quella colpa e quel luogo che li aveva privati della possibilità di essere felici insieme.

Il finale non è romantico, ma è onesto e carico di quelle rivincite che solo una donna forte con una figlia che ha ereditato la sua stessa forza, sono in grado di prendersi dalla vita.

Le due lasceranno Boston da sole, per vivere davvero. E mentre Pearl non tornerà mai, Hester troppo legata a quel luogo, vi tornerà per invecchiare ma non prima di essersi fatta una posizione che la premiava e arricchiva per quella che era.

Una fonte d’ispirazione non per le sue azioni, ma per la sua essenza: una donna dalla quale

emergevano…chiaramente i segni del coraggio, dell’audacia, di una volontà indomabile, di un orgoglio che poteva essere disciplinato solo dal rispetto di se stessa.

Queste parole sono nel romanzo in riferimento a Pearl

PERSONAGGI & Nomi

  • Re Derby
  • Salem
  • Governo dello zio Sam
  • Dogana del porto
  • Capo dogana
  • Partito dei Wighs: partito liberale a cui appartiene l’alter ego dell’autore, in contrappunto ai suoi antenati che erano sterminatori di streghe
  • Fattoria di Brook
  • Emerson
  • all’Assabeth con Ellery Channing
  • Thoreau
  • Velden
  • Hillard
  • Longfellow: l’ex generale che va a lavorare alla dogana ama Napoleone e Shakespeare
  • Jonathan Pue: sorvegliante della dogana morto 80 anni prima
  • Hester Prynne: fine XVII secolo nacque in INGHILTERRA origini nobili prive di ricchezza testimoniate dal suo aspetto e atteggiamento 
  • Isaac Johnson: proprietario del terreno su cui sorse il cimitero
  • Ann Hutchinson: la santa che visse nel periodo della fondazione della città di Boston
  • signora Hibbins: strega che venne impiccata, moglie di un magistrato è anche la perfida sorella del governatore Bellingham
  • Reverendo/padre Arthur Dimmesdale: parroco, adultero insieme a Hester
  • Padre di Hester: indossava la georgiana
  • Il marito di Hester: uno scienziato deforme
  • Roger Chillingworth: scienziato e medico in realtà il marito di Hester
  • Governatore Bellingham
  • reverendo John Wilson: decano dei pastori di Boston
  • Barckett: carceriere della prigione
  • Pearl: figlia di Hester Prynn
  • Reverendo Blackstone: primo colonizzatore della penisola
  • Isaac Johnson:
  • Governatore Winthorp: spirato assistito dal reverendo Wilson
  • Ann Hutchinson: donna del posto
  • Apostolo Elliot: neofita  indiano di Dimmesdale
  • Ann Turner: amica della signora Hibbins, impiccata per l’assassinio di Sir Thomas Overbury

Info bibliografiche

Titolo originale: The Scarlet Letter

Autore: Nathaniel Hawthorne

Prima pubblicazione: 16 Marzo 1850

Prima pubblicazione in Italia: 1923

La mia edizione: 2006 – I Edizione Oscar Classici [Aprile 1997] – VIII ristampa [2006]

Editore italiano: Oscar Mondadori

Collana: Classici

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 229

Preceduto da: Lo studente (Fanshawe, pubblicato anonimo nel 1828)

Seguito da: La casa dei sette abbaini (The House of Seven Gables, 1851)

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