Perché perché perché… non è solo il testo di una canzone di Levante

Perché perché perché… non è solo il testo di una canzone di Levante

RAGAZZI

Perché perché perché… non è solo il testo di una canzone di Levante

Il libro dei perché e La posta dei perché erano i titoli di due rubriche per bambini tenute da Gianni Rodari su l’Unità dal 1955 al 1985, in questo libro ne troviamo una raccolta di 145…di perché!

2 GIUGNO 2021 – ROMA

RAGAZZI

Il libro dei perché di Gianni Rodari. Ecco la mia recensione.

 

Presupposto che anche gli adulti possono scegliere di leggere libri per bambini vorrei evidenziare, dopo aver letto Il libro dei perché di Gianni Rodari, quali sono appunto le motivazioni che portano un adulto ad andare in libreria, e dopo essersi diretto nella sezione ragazzi, comprare un libro che è stato scritto da un autore, che si immaginava come pubblico (esclusivo) dei bambini.

Ebbene, in questo caso, ci troviamo ad avere a che fare con un adulto che paradossalmente scopre la propria maturità, la propria saggezza per certi versi.

Com’è povero un cielo senza sole,

un uomo senza sogni…

PERCHÉ QUANDO DORMO SOGNO?

Leggere un libro per bambini, significa impegnarsi a trovare il vero significato delle parole, la morale che si vorrebbe/dovrebbe trasmettere ad un bambino. Significa saper trovare i perché che si celano dietro le domande e gli eventi che in fondo tutti noi, adulti e bambini, ci poniamo.

In tutte le cose vedi un perché

PERCHÉ SCRIVI SEMPRE LE TUE STORIELLE IN VERSI?

In parole semplici, ritengo che scegliere una simile lettura, significhi aver acquisito un profondo senso di responsabilità civica e personale.

Il libro dei perché di Gianni Rodari è di fatto una raccolta delle domande, e quindi delle risposte che lo scrittore di Amegna riporta nella rubrica che cura per il quotidiano l’Avanti.

(…) le filastrocche: una musichetta fatta

per far ballare allegramente i pensieri,

non per costringerli a pensare cose difficili.

PERCHÉ NON CI FAI IL BIS DELLE CANZONCINE BISLACCHE?

Tutti i bambini che hanno potuto scrivere, e quindi leggere la risposta ai propri perché, sono stati davvero fortunati. Ma lo siamo anche noi che ne leggiamo questa edizione postuma. E siamo davvero fortunati in quanto ogni perché è accompagnato da un azzeccatissimo disegno, al pari (per pertinenza), di quelli che troviamo nell’Ickabog di J.K.Rowling, solo che in questo caso i disegni sono di Giulia Orecchia, un’adulta.

Inoltre, così raccolti questi quesiti, ci sorprendono perché ci mostrano tanto quelle che sono le domande che illuminano la mente dei bambini, tanto la capacità del Rodari di rispondere a tutte!

Scopriremo che alcune ci piacciono più di altre, che alcune sono e saranno sempre attuali, altre invece affrontano tematiche che purtroppo non siamo ancora riusciti a risolvere, nonostante siano trascorsi svariati anni.

Il libro dei perché e La posta dei perché erano i titoli di due rubriche per bambini tenute da Gianni Rodari su l’Unità dal 1955 al 1985, ecco infatti che alcune domande, figlie “del loro tempo”, oggi suonano nelle nostre orecchie come “passate”. Tuttavia non possiamo che coglierne quello spirito pedagogico, che è il filo conduttore non solo di questa selezione di 145 perché, ma dell’intera rubrica e produzione rodariana.

Di fatto a questo ex insegnante delle scuole elementari, si deve l’onore di aver… 

…sottratto la letteratura per l’infanzia

al limbo di una produzione minore

rammentandoci, in questo caso, che…

il gioco dei perché è il più vecchio del mondo.

Prima ancora di imparare a parlare l’uomo doveva

avere nella testa un gran punto interrogativo

Le tematiche principali affrontate ne Il libro dei perché, sono

  • la famiglia
  • il denaro
  • la politica
  • la censura
  • il razzismo
  • l’ecologia
  • la natura

Ci pensano il sole e le stelle a dare

le informazioni che l’orologio non porta.

PERCHÉ L’OROLOGIO PORTA SOLO 12 ORE E NON 24?

  • la scienza
  • il senso di responsabilità
  • Sei tu che scappi via, e poi

    dai la colpa alle piante, poverette.

    PERCHÉ QUANDO VADO IN TRENO GLI ALBERI CORRONO?

    • la tecnologia

    • l’intelligenza

    Pensa dieci parole prima di dirne due sole

    PERCHÉ SI DICE “STUPIDO COME UN’OCA”?

    Non accendere fulmini

    se non vuoi le tempeste.

    Non ha deu cervelli

    chi non ha due teste.

    Non vada nel pineto

    chi ha paura del pino.

    Non vada lontano

    chi vuol morir vicino.

    PERCHÉ NON PARLI PIÚ DEI PROVERBI? NE VORREI QUALCUNO DI NUOVO, MAGARI DA RIDERE

    • la felicità

    (…) quelli che non si stancano mai di cercare e di lottare e di fare,

    vi riescono, e credo possano essere felici per tutta la vita

    VORREI SAPERE IN CHE CONSISTE LA FELICITÀ E SE SI PUÓ ESSERE FELICI TUTTA LA VITA

    • il diritto alla cultura e alla casa
    • le credenze popolari e culturali

    Intanto che si mettono d’accordo [i proverbi],

    andiamo avanti per la nostra strada.

    PERCHÉ BISOGNA LUCIDARE LE SCARPE

    • la coesione, la collettività e il bene comune

    Non c’è posto per fare la guerra,

    statevi in pace, gente con gente.

    PERCHÉ GLI SCIENZIATI VOGLIONO ANDAR SULLA LUNA?

    Pensate che quando stavamo insieme eravamo una bella poltrona!

     

    PERCHÉ IN CERTI PAESI NON SI ADOPERANO LE SEDIE?

    Cancella i nomi, ne fanno un solo mare…

    PERCHÉ L’ACQUA NEI FIUMI É TORBIDA?

    • l’onestà

    Se non vuoi farla sentire a tutti,

    vuol dire che non è una cosa bella, e allora è meglio non dirla.

    PERCHÉ NON BISOGNA PARLARE NELLE ORECCHIE PER NON FAR SENTIRE A TUTTI?

    Ma la cosa importante è ancora molto semplice: ed è dire sempre la verità.

    PERCHÉ SI PARLA?

    • l’altruismo

    (…) fare del bene non è mica un commercio

    PERCHÉ SI DICE “É COME LAVARE LA TESTA ALL’ASINO”?

    • l’azione intesa come antitesi al “chiudere gli occhi”

    Rimbocca le maniche:

    bisogna raddrizzarlo…

    PERCHÉ SI NASCE?

    • il lavoro femminile 

    (…) perché è una donna che lavora:

    una donna importante, e brava.

    PERCHÉ MIA MAMMA DEVE ANDARE A LAVORARE TUTTI I GIORNI, INVECE CHE RESTARE A CASA COME PIACEREBBE A ME E AI MIEI FRATELLINI?

    • l’ambizione

    Andremo lontano

    se ne avremo coraggio.

    PERCHÉ NON SENTIAMO LA TERRA GIRARE?

    • la positività e l’ottimismo 

    Piove perché c’è il sole

    PERCHÉ PIOVE?

    • le buone e le cattive abitudini 

    Forse fumiamo perché non riflettiamo abbastanza

    PERCHÉ GLI UOMINI FUMANO?

    • la vita e il suo significato 

    Non si studia soltanto sui libri

    PERCHÉ SI DEVE STUDIARE?

    Tutti questi punti vengono affrontati dal Rodari, prendendo in prestito i…

    Vecchi Proverbi

    ma anche inventando filastrocche e canzonette, per spiegare meglio ciò che può essere spiegato o per volgere la mente altrove, quando una risposta che sia soddisfacente, viene meno.

    La testa del chiodo

    La palma della mano

    i datteri non fa:

    sulla pianta del piede

    chi si arrampicherà?

    Non porta scarpe il tavolo:

    su quattro piedi sta.

    Il treno non scodinzola,

    ma la coda ce l’ha.

    Anche il chiodo ha un testa

    però non ci ragiona:

    la stessa cosa capita

    a più di una persona.

    Probabilmente un bambino che legge, o al quale viene letto un libro di Gianni Rodari, non riesce a carpirne nell’immediato il significato, ma una cosa è certa: che la musicalità dell’intera produzione rodariana, che ne Il libro dei perché raggiunge livelli davvero impareggiabili, rimane nella mente tanto del piccolo che del grande lettore, come un seme 

    Le pesche maturano alla loro stagione (…)

    Così è nella storia: certe cose avvengono soltanto quando sono mature,

    cioè quando tutto è preparato perché possano avere successo


    PERCHÉ LA STAMPA NON È STATA INVENTATA PRIMA, PER ESEMPIO DAI ROMANI?

    che attende che il terreno sia pronto a consentirgli di diventare ciò che è già, nonostante ancora non lo sappia.

    Ma che sarò, che sarò mai?

    Dimmelo tu, piccola pozza, se lo sai.


    COSA VUOLE DIRE “PRESUNTUOSO”?

    Il senso stesso del perché, è indice di vitalità, di voglia di conoscenza e quindi di vita. È come se si esprimesse un desiderio, certi del fatto di poterlo realizzare nell’esatto momento in cui riceviamo risposta alla nostra domanda:

    I desideri sono come sproni che ci si ficcano nei fianchi

    e ci mandano avanti: fin che desideriamo qualcosa siamo vivi,

    abbiamo voglia do muoverci e di fare, cioè di vivere.

    PERCHÉ SI RIDE?

    Info bibliografiche

    Titolo originale:  Il libro dei perché

    Autore: Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni 

    Prima pubblicazione: 1984

    Prima pubblicazione in Italia: 1984

    La mia edizione: 2014, IV ristampa

    Editore italiano: Einaudi Ragazzi

    Collana: La biblioteca di Gianni Rodari

    Genere: Ragazzi

    Numero di pagine: 182

    Preceduto da: Atalanta. Una fanciulla nella Grecia degli dei e degli eroi (pubblicazione postuma)

    Seguito da: Giochi nell’URSS. Appunti di viaggio (pubblicazione postuma)

    SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
    E tu te lo ricordi che sei stato un bambino curioso del mondo? Se lo sei ancora meglio!

    E tu te lo ricordi che sei stato un bambino curioso del mondo? Se lo sei ancora meglio!

    RACCONTORAGAZZIGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

    E tu te lo ricordi che sei stato un bambino curioso del mondo? Se lo sei ancora meglio!

    Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry venne pubblicato nel 1943 e da allora viene letto dai bambini e da quegli adulti che si ricordano, che una volta lo sono stati.

    4 DICEMBRE 2020 – ROMA

    RACCONTORAGAZZIGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

    Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Ecco la mia recensione.

    La prima volta che lessi Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry non lo capii davvero. Mi parve anzi una lettura obbligata e sopravvalutata.

    La verità è che all’epoca ero troppo acerba per comprenderlo, e non avevo un “altro adulto” al mio fianco a tentare di spiegarmi qualcosa, che con il mio metro di allora probabilmente non avrei comunque capito.

    Era il Maggio del 2014.

    Nel 2020, anno in cui decido di riprendere in mano vecchie letture, approcciandomi a queste come fosse la prima volta, mi ritrovo a comprenderne il significato profondo, quello che ha reso Il piccolo principe, uno dei bambini (libri) più famosi al mondo, la cui storia viene letta dagli adulti e spiegata dai bambini.

    Tutti i grandi sono stati bambini una volta.

    (Ma pochi di essi se ne ricordano).

    Il bambino biondo, protagonista di questo racconto breve è, nella mia chiave di lettura (perché ad oggi non ho avuto il piacere di confrontarmi ne’ con adulti ne’ con bambini, su questa lettura), non il bambino che c’è in ciascuno di noi, quanto piuttosto una lente, un consigliere, che ci permette di vedere la realtà di quella che è la nostra vita, la sua essenza nel momento in cui la priviamo delle sovrastrutture.

    Ecco appunto cosa rappresentano l’elefante dentro un boa,

    “E’ un cappello”.

    Mi abbassavo al suo livello

    e la pecora che dorme dentro la sua scatola…

    Questa è soltanto la sua casetta. La pecora che volevi sta dentro.

    … non tutto infatti può essere visto con gli occhi!

    Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste.

    L’astronomo turco invece rappresenta la mancanza assoluta di fede, la necessità di conoscere esclusivamente attraverso prove empiriche, che vengono opportunamente catalogate con serie di lettere e numeri, riducendo ogni esperienza a un “punto” su una lista, ben etichettato e schematizzato.

    Ecco perché un pianeta come quello del piccolo principe non avrebbe mai potuto chiamarsi “Il pianeta del piccolo principe” ma è stato chiamato asteroide B612.

    Però fate una prova: voi, quale tra i due “nomi”, vi ricordate davvero?

    Ovviamente solo un bambino può far dono ad un adulto di una lente così potente nella sua semplicità, perché appunto gli adulti, noi adulti

    • siamo troppo impegnati a dettare regole (Re),
    • a vantarci dei nostri risultati o presunti tali (Vanitoso),
    • a girarci dall’altra parte di fronte alle cose davvero importanti (Ubriacone),
    • a contare e quantificare cose che non sono nate per essere contate (Uomo d’affari),

    perché credeva che contandole gli sarebbero appartenute

    • a fare e rifare qualcosa, incapaci di adeguare quel qualcosa alla nuova vita che stiamo vivendo (Lampionaio),
    • ad avere troppa paura per vivere davvero (Geografo).

    La stessa Rosa, rappresenta non solo l’amore (con tutte le sue imperfezioni), quanto piuttosto la casa, l’appartenenza, la cura.

    Soprattutto la capacità di tutto questo di essere totalizzante, quasi ingombrante nella vita di ciascuno di noi. Tant’è che a volte siamo spinti ad allontanarci, a intraprendere un viaggio che possa mostrarci altro, 

    Io credo che egli approfittò,

    per venirsene via,

    di una migrazione di uccelli selvatici.

    dandoci in questo modo la possibilità di renderci conto, che tutto ciò di cui abbiamo bisogno, è di prenderci cura l’uno dell’altro in maniera vicendevole, dimostrandoci amore.

    L’essenziale è invisibile agli occhi.

    Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

    Tutto il resto, in effetti, è utile solo nel momento in cui ci consente di assolvere a quest’unico vero compito. 

    Un mondo meraviglioso,

    fatto di poche cose ma tutte importanti.

    Ecco che il piccolo principe ha bisogno solo di acqua per innaffiare il suo fiore, una campana e un paravento per proteggerlo e garantirgli un futuro, una spazzola per spazzare i camini di tutti i suoi vulcani, una pala per estirpare i pericolosi baobab, e la forza unita alla costanza per fare tutto questo. Ma soprattutto la presenza e la pazienza.

    Bisogna essere molto pazienti.

    La stessa volpe glielo insegnerà: la cosa più importante non è essere costantemente gli uni insieme agli altri, ma esserci nel momento in cui si è detto che ci saremmo stati!

    Questo crea fiducia, legame e certezza che l’atro ci sarà per noi e noi per l’altro, perché saranno le azioni e non le parole, ad aver costruito e consolidato questa unione.

    Le parole sono una fonte di malintesi.

    In questo modo ci addomesticheremo e scopriremo che la stessa attesa, il tempo che ci tiene separati, in realtà ci unisce e ci rende consapevoli della fugacità del tempo e quindi ancora più capaci di apprezzare il dono di ogni singolo istante.

    Scoprirò il prezzo della felicità!

    Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai

    a che ora prepararmi il cuore…ci vogliono i riti.

    E ancor ci insegna che ogni giorno, ogni momento può speciale, se noi gli diamo questa possibilità.

    “Che cos’è un rito?”

    É quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni,

    un’ora dalle altre ore.

    Sulla Terra, soprattutto quando si diventa adulti, non è facile essere costanti, e questo il lampionaio ce lo insegna bene. 

    Ma c’è un’altra qualità che il biondo bambino di sei anni ci insegna a suo modo, ed è la caparbietà. Quella dote che ci consente di ottenere ciò che vogliamo, e che è per noi irrinunciabile; anzi, quasi propedeutico alla nostra stessa capacità di continuare a vivere.

    Il piccolo principe non rinunciava mai a una domanda che aveva fatta.

    Certo è, che c’è sempre un giusto prezzo da pagare, qualcosa da dare o da accettare in cambio di qualcosa di davvero speciale, un sacrificio per cui vale la pena.

    Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle.

    Così come è altrettanto importante essere ragionevoli e chiedere, tanto a noi stessi quanto agli altri, soltanto ciò che è in nostro (o in loro) potere raggiungere,

    Se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello marino,

    e se il generale non ubbidisse, non sarebbe

    colpa del generale. Sarebbe colpa mia.

    perché non si può ottenere l’impossibile, a meno che non sia possibile. 

    Esatto. Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare.

    (…)

    L’autorità riposa prima di tutto sulla ragione.

    (…)

    Ho diritto a esigere l’ubbidienza perché i miei ordini sono ragionevoli.

    Ma se tutto questo sembra in un qualche modo fattibile, e alla portata di tutti, c’è qualcosa che è ad appannaggio di pochi: la saggezza. Quella capacità di giudicare bene ed equamente non soltanto gli altri ma anche, e soprattutto, se stessi.

    “Giudicherai te stesso”, gli rispose il re. “É la cosa più difficile. É molto più difficile giudicare se stessi che gli altri. Se riesci a giudicarti bene è segno che sei veramente un saggio”

    Ed è chiaro che solo dopo un’onesta valutazione possiamo ammirare qualcosa o qualcuno, ma soprattutto ciò che dobbiamo assolutamente, che ciascuno di noi dovrebbe fare, è ammirare se stesso, poiché solo questo sentimento può darci la misura di che genere di persone siamo, con noi stessi e con gli altri.

    Ti ammiro, ma tu che te ne fai?

    Probabilmente così come giudicare se stessi è la cosa più difficile, anche ammirare se stessi richiede il medesimo sforzo e impegno, poiché per guardare gli altri possiamo volgere lo sguardo altrove, se ciò che stiamo osservando non ci piace. 

    Ma tutt’altra faccenda è quando guardiamo noi stessi, poiché se quello che vediamo riflesso nello specchio non ci piace, allora l’unica cosa che si può fare è impegnarci a cambiare la nostra essenza così da apprezzarne, ammirarne quindi, il riflesso.

    Chiunque sia in grado di fare questo, è una persona di grande valore.

    E per farci capire l’importanza di affrontare ciò che la vita ci mette davanti, ci imbattiamo nella figura dell’ubriacone il quale piuttosto che affrontare i propri errori, preferisce girarsi dall’altra parte (annebbiarsi la vista bevendo), per non vedere i propri errori o la propria incapacità.

    Per dimenticare che ho vergogna 

    Siamo costantemente messi davanti a una scelta di qualche genere ed in questo caso la scelta è il cambiamento: continuare ad agire come si è sempre fatto (bottiglie vuote) o cambiare, e quindi ottenere qualcosa di diverso (bottiglie piene)? 

    Ma come ci insegna il piccolo principe, non è cosa per tutti.

    Molto interessante, e soprattutto attuale è la figura dell’uomo d’affari.

    Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole.

    Si potrebbe pensare che l’uomo d’affari sia avido, ebbene lo è! Tuttavia la sua caratteristica preponderante è l’egoismo, la sua volontà di possedere qualcosa, per la sua unica soddisfazione, anche a costo di privare chiunque altro di quel qualcosa, pur non avendone diritto alcuno. 

    Possedere l’impossibile è un ossimoro talmente palese, che solo qualcuno di davvero “accecato” non se ne renderebbe conto. Ma cosa aspettarsi da una persona che è cieca anche di fronte alle sue stesse esigenze,

    (…) non sono stato disturbato che tre volte.

    La prima volta (…) da una melolonta

    (…)

    la seconda da una crisi di reumatismi.

    Non mi muovo mai (…) La terza volta…eccolo!

    e che vive i propri bisogni fisiologici come il camminare, il sorridersi l’un l’altro, il relazionarsi…come una distrazione, qualcosa da cui fuggire?!

    E poi, viene da chiedersi a cosa serve possedere qualcosa che non ha bisogno delle nostre cure, o verso la/e quale/i non abbiamo intenzione di offrirgliele?

    Per fortuna il piccolo principe è diverso, Lui si occupa di ciò che possiede!

    Difficile scegliere quale sia l’insegnamento più importante che troviamo ne Il piccolo principe, o quale sia il personaggio/simbolo che ciascuno di noi preferisce.

    Eppure due sono quelli che da adulto insegnerei ad un bambino, e corrispondono alla figura del lampionaio e del serpente (e chissà, che con l’occasione, si scongiuri anche una delle paure più diffuse tra gli adulti).

    Il lampionaio ci insegna da un lato la costanza e dall’altro la capacità di modellare le nostre azioni, in base ai cambiamenti che si manifestano nella nostra vita. Ma l’insegnamento più importante, è l’amore per ciò che fa ogni giorno, 

    E’ una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella

    [e il mondo ha un enorme bisogno di bellezza]

    e il lampionaio, quello che fa, lo fa davvero tante volte, dato che il sole tramontava ben

    millequattrocentoquaranta (volte) nelle ventiquattro ore!

    e soprattutto la capacità di rendere ciò che si fa, utile anche ad altri oltre che a noi stessi, poiché se così facessimo tutti, ciascuno si occuperebbe dell’altro e avremmo tutti ciò di cui abbiamo bisogno e vogliamo, costruendo e vivendo un mondo davvero felice e sazio di qualunque cosa, 

    Forse perché si occupa di altro che non di se stesso.

    nella giusta misura.

    (…) i grandi (…) si immaginano di occupare molto posto.

    Si vedono importanti come dei baobab.

    La “lezione” del serpente non sta invece nella sua velenosa pericolosità, nonostante ciò corrisponda a realtà, quanto piuttosto nell’imparare a non giudicare mai dalle apparenze

    (sono) sottile come un dito (…) Ma sono più potente di un dito di un re.

    …e a ben pensarci, noi adulti stiamo (leggendo e capendo questo racconto, in bilico tra l’autobiografico e il fantastico) prendendo lezioni di vita da un biondo principe bambino di sei anni, che vive su un asteroide con tre vulcani (di cui uno spento, “ma non si sa mai..”) e una rosa!

    E poi c’è una domanda davvero importante che il piccolo principe fa al serpente

    “Ma perché parli sempre per enigmi?”

    “Li risolvo tutti”

    E quale premio migliore se non quello di tornare a casa, dopo avere trovato risposta a importanti domande, aver fatto nuove scoperte e conquiste? 

    Gli uomini? (…) non hanno radici e questo li imbarazza molto.

    Casa è ciò che quando manca, (e un soldato in missione, quale fu Antoine de Saint-Exupéry, lo sa bene) manca davvero. Ma che quando c’è, ci ripaga di ogni sforzo fatto, premiandoci (anche) con un tramonto, o più d’uno.

    In fondo sarebbe davvero meraviglioso poter vedere ben quarantatré tramonti in un solo giorno,

    Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!

    e per noi che abitiamo sul pianeta Terra, il settimo che il piccolo principe visita, e dove incontra tra gli altri anche il pilota, deve essere un’esperienza simile a quella di guardare il cielo quando c’è l’aurora boreale.

    Asteroidi visitati

    • 325: il primo asteroide, il Re vestito di porpora e d’ermellino
    • 326: il secondo asteroide, il Vanitoso
    • 327: il terzo asteroide, l’Ubriacone
    • 328: il quarto asteroide, l’Uomo d’affari
    • 329: il quinto asteroide, il Lampionaio
    • 330: il sesto asteroide, il Geografo
    • Terra: il settimo pianeta

    Personaggi &…

    • Il piccolo principe
    • Il pilota
    • La rosa
    • il Re vestito di porpora e d’ermellino
    • il Vanitoso
    • l’Uomo d’affari
    • il Lampionaio
    • il Geografo
    • La volpe
    • Il serpente

    Info bibliografiche

    Titolo originale:  Le Petit Prince

    Autore: Antoine de Saint-Exupéry

    Prima pubblicazione: 1943

    Prima pubblicazione in Italia: 1949

    La mia edizione: 2007

    Editore italiano: Bompiani

    Collana: –

    Genere: Racconto, Ragazzi

    Numero di pagine: 122

    Preceduto da: Pilota di guerra

    Seguito da: Lettera a un ostaggio

    SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL