Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Recensione di Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi

POESIA

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!”

perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Con la sua poesia narrativa e altamente visiva, in questa raccolta la Pozzi ci fa vivere il desiderio di carnalità e di femminilità che cerca appagamento nell’unica persona che può darglielo: il suo amato. Questo è il filo conduttore che qui, lega i temi che caratterizzano l’opera di questa italiana della prima metà ‘900.

12 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. La mia recensione

Il libro Guardami sono nuda di Antonia pozzi è stato comprato per essere il mio compagno di viaggio, quando sono andata a Novara la prima volta l’11 Febbraio del 2023, era un sabato.

Nella primavera del 2021 avevo già letto un’altra sua raccolta di poesie: Mia vita cara (2019) testo al quale sono particolarmente affezionata sia per motivi personali, che per il suo essere stato di fatto il primo libro di poesie che ho letto dopo anni di sola manualistica, romanzi, e narrativa.

Fra gli eventi ed elementi a cui si deve il merito del mio ricominciare a scrivere poesie, c’è infatti anche Mia vita cara.

Oh le parole prigioniere

che battono battono

furiosamente.

 

“LA PORTA CHE SI CHIUDE”

Poesia narrativa e visiva

Ed è forse proprio la connotazione narrativa e altamente visiva che Antonia Pozzi conferisce alle sue poesie, ad avermi appassionato alla sua scrittura prima di qualsiasi altra cosa. Di fatto Antonia pozzi è una ragazzina, sebbene dissimile anzi distante, dalla ninfetta di Nabokov quando scrive la maggior parte di ciò che leggiamo ora. Una giovane donna che si è sempre sentita intrappolata nel suo giovane corpo, sentendosi in realtà molto più adulta di quanto non fosse anagraficamente.

Mi sarebbe piaciuto conoscerla per avere davvero la conferma del suo essere più grande dei suoi anni. Mi sarebbe piaciuto per capire cosa per lei significava quell’essere “adulta” che si sentiva di essere e non era. Una maturità che tardava ad arrivare anche dal punto di vista della sua stessa fisicità, sofferenza questa che diventa uno dei fili conduttori di questa intera raccolta di poesie.

Letto in un giorno: parte I, II, II

Ho letto Guardami sono nuda di Antonia Pozzi in tre momenti all’interno della stessa giornata. La prima metà l’ho letta sul treno che mi portava a Novara, una seconda parte l’ho letta in un caffè: il Plaza subito dopo aver visitato il Castello di Novara e quindi la terza parte è stata letta nel Caffè l’Umberto I.

Ho incontrato questo caffè passeggiando tra le vie della nuova città che ero andata a scoprire (la bellezza di “perdersi” tra le vie di un luogo che non conosciamo per finire col “trovarci” qualcosa in cui lasciamo pezzi di noi) e che ho scelto fra gli altri perché accomodandomi avrei potuto bere dell’ottimo caffè filtro. Ne ho presi due, entrambi molto buoni, procedendo come se fosse una degustazione dove sali per gradi: sono salita d’intensità.

Tornando a noi, in questa raccolta di poesie l’aspetto che più mi ha sorpresa mentre leggevo, non è stato tanto nel rinnovato apprezzamento per la capacità di scrittura di Antonia Pozzi, quanto piuttosto per il mio divertirmi a riscrivere e integrare le sue poesie con versi miei.

La mia copia è scritta a quattro mani 

Quello stesso giorno ho letto anche Poesie erotiche di Pablo Neruda e queste due raccolte di poesie sono arrivate nella mia vita esattamente al momento giusto, ancor di più nel loro arrivare “insieme”. La storia di come sono arrivata a leggere Poesie erotiche di Pablo Neruda l’ho raccontata nell’articolo dedicato, per quanto riguarda invece Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi posso solo dire che ero entrata in libreria perché dovevo comprare un nuovo taccuino, su cui appuntare la miriade di pensieri che sempre ho in testa.

Scelto l’oramai consolidato quaderno a righe con copertina rossa e morbida, non resisto alla tentazione e quindi salgo al piano superiore. Avevano cambiato disposizione degli scaffali nella Feltrinelli di piazza CLN e quindi mi sono ritrovata a fare una gaffe perché non trovando la sezione poesie, ho chiesto al libraio che stava appunto sistemando quella sezione.

Lui pensava lo stessi prendendo in giro, invece io con la solita musica in cuffia, non mi ero resa conto di dove fossi: reparto poesia! Lui ha pensato che fossi una sua vecchia amica che non riconosceva dato il tempo trascorso, e che lo stessi prendendo in giro, così ci siamo fatti una risata sincera e io ho proseguito la mia esplorazione degli scaffali. Sono evidentemente capitata al momento giusto, perché nel suo riordinare e spostare i volumi ha messo in risalto il libro che avrei comprato: Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. Questo libro dalla bella copertina rossa, proprio come il taccuino che avevo appena scelto come mio, faceva la sua bella figura. Ma soprattutto io ho sentito come un richiamo, quel sussurro che certi libri per sedurti emettono e che arriva solo alle tue orecchie.

Ero salita con l’intenzione di acquistare un altro libro di Jacques Prevert ma non ho potuto resistere e così ho comprato il mio secondo della Pozzi e l’ho sistemato subito nella borsa che avrei portato con me all’indomani sul treno che da Torino mi portava a Novara.

Leggo libri che sono pezzi di me

Avevo davvero già apprezzato le poesie di Mia vita cara ma nella loro bellezza, non per il fatto di aver trovato in loro parti smarrite o dimenticate di me stessa. In Guardami: sono nuda ho invece trovato degli ironici parallelismi con il mio recente vissuto. Un bellissimo vissuto.

A cominciare dal titolo che è come uno schiaffo in faccia a chi lo legge, perché ti obbliga a “guardarla” e ti fa capire che la donna che sceglie di pronunciare una frase del genere lo fa perché da un lato è consapevole del suo corpo e dall’altro vuole che una persona, una sola persona su tutte, la ammiri nella sua marmorea bellezza. La scultura che origina dall’essere donna.

Conosco la sensazione che si prova nel guardare negli occhi un uomo e pronunciare (all’incirca) le parole: “Sono qui davanti a te e sono nuda, guardami”. In bilico tra una richiesta e una domanda, l’unica risposta all’altezza può essere solo qualcosa di simile a: “Ti guardo, ti ho guardata tutto il tempo”.

Allora è l’estasi.

La mia copia è scritta a quattro mani

Così, in bilico tra il ricordo delle parole che io stessa ho pronunciato (in questo modo in particolare, una sola volta nella vita) ad ogni poesia che leggevo in Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, presa da un “flusso di coscienza” ho integrato, modificato o riscritto le poesie stesse di Antonia Pozzi.

É stato davvero surreale ritrovare che molti diversi raccontassero molto del mio trascorso personale. A onor del vero, mi sono piaciute di più le poesie di Mia vita cara (alcune di quelle qui presenti sono proposte anche in quest’ultima raccolta) eppure Guardami: sono nuda mi appartiene infinitamente di più.

Rileggere oggi la copia che ho reso assolutamente mia, di questa raccolta di poesie, è come leggere un libro scritto a quattro mani perché davvero i miei interventi sono, da un lato molto presenti e dall’altro si integrano perfettamente creando un impasto perfetto (e dico impasto rifacendomi ad una conversazione con una persona di grande intelligenza e sensibilità, lui sa di esserlo perché gliel’ho detto).

É stato bello scrivere direttamente sul libro con la mia micromina 0,5 della Rotring! (Vuoi farmi un vero regalo, di quelli che si comprano e non si fanno con un gesto? Comprami una bellissima penna, anche stilografica sarà apprezzata ). Complice in questo, il fatto che avevo scelto di trascorrere una giornata lontana dalla mia nuova città, lontana per qualche ora dal lavoro digitale che amo eppure dal quale ogni tanto, come è sano che sia, ho bisogno di staccare. Volevo vivermi una giornata off line e così ho fatto!

Guardami: sono la donna che sono

In Guardami: sono nuda si ritrovano i temi che contraddistinguono l’opera di Antonia Pozzi: la sofferenza per la sua giovane età, per l’amore che non può e non riesce ad essere vissuto come si vorrebbe, per una maternità che non troverà appagamento e per una vita che la costringe ad abitare il suo corpo nonostante lei voglia abbandonarlo, come farà all’età di ventisei anni.

Ma se da un lato è vero che i temi più importanti di questa eccezionale poetessa italiana sono qui tutti presenti, dall’altro la bellezza di questa raccolta sta nel fatto che la scrittrice, nonostante parli sempre ad interlocutori diversi compresa se stessa, è come se parlasse ad un unico interlocutore: l’amore, l’amato.

Quella di Guardami: sono nuda è una Antonia Pozzi che vuole abbandonare lo stato del suo corpo non (soltanto) in termini di morte, ma come l’abbandono di un corpo ancora fanciullesco che non rispecchia le evoluzioni del suo sentire:

Per troppa vita che ho nel sangue / tremo / (…)

“SGORGO”

Antonia Pozzi qui si sente non solo adulta ma ancor di più: femminile, consapevole e con una immagine di sé stessa che cerca, che chiama le attenzioni di un uomo tanto dal punto di vista visivo (Guardami suona come un imperativo) quanto nell’esperienza tattile.

La poesia d’apertura é Canto della mia nudità e si apre proprio con il verso:

Guardami: sono nuda

da cui appunto è tratto il titolo della raccolta stessa e prosegue nella stessa così scrivendo:

Oggi, m’inarco, nel nitore del bagno bianco e m’inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà.

in Solitudine con:

Ho le braccia dolenti e illanguidite

per un’insulsa brama di avvinghiare (…)

e in Un’altra sosta con:

che io ti accarezzi con un gesto lento

É assolutamente chiaro il desiderio di sperimentare la carnalità con l’uomo da lei amato, a maggior ragione perché “lui” un uomo lo è già. Ecco allora che lei si prepara a condividere con lui tutto: lo cerca, lo chiama ma anche lo invita chiaramente come in ben due versi di Canto rassegnato che iniziano con la parola, che viene ripetuta quasi sfinendola:

Vieni

proprio perché in quanto donna anela che sia l’uomo desiderato ad andare da lei, a raggiungerla perché che lei lo vuole, gliel’ha già detto! Adesso spetta a lui.

In Sventatezza ci confessa:

Ma io ardevo.

In Vaneggiamenti:

Io vibravo, insieme con le corde

(…e come non avere qualcosa di “mio” da aggiungere..)

In Vertigine ci mette a parte di un desiderio:

Afferrami alla vita

(…anche qui i ricordi hanno avuto il sopravvento..)

Quest’ultima parol in particolare ha la doppia valenza di trattenerla sia in questo mondo, sia di sentire il tocco delle mani di “lui” sul suo fianco, attraverso i vestiti e sulla pelle poi, finalmente nuda.

In Guardami: sono nuda Antonia dimostra quanto vuole essere amata nella sua totalità quindi non soltanto come donna, come la madre che vorrebbe essere e che non sarà mai; ma anche come scrittrice. Del resto si sa che il primo giudizio che per una donna è davvero importante, è proprio quello della persona amata. Ed ecco infatti che è in Pudore scrive:

Se qualcuna delle mie povere parole ti piace e tu me lo dici sia pur solo con gli occhi io mi spalancò in un riso beato (…)

Per Antonia Pozzi l’amore era davvero l’unica ragione di vita, tolta la quale non vi era nulla di così consistente tale da farle amare la vita stessa. Ecco infatti che in Sera scrive:

o accendi tu

la tua lampada

e fammi cenni di entrare

che io non muoia

qui senza fuoco!

È evidente come colui che amiamo diventa il nostro faro nella notte, la nostra bussola e quel caldo che scalda le membra stanche e asciuga il legno dello dello scafo della nave che siamo e che cerca soltanto un porto sicuro in cui approdare. E questo è reso estremamente palese dall’ordine in cui le poesie Sera e Il porto, certamente quest’ultima una delle mie preferite, sono state inserite in questa raccolta di poesie: ossia una dopo l’altra.

Ecco allora che l’atto di “avvistare” un porto in cui approdare, dopo una una serie di sfiancanti tempeste, introduce un altro filo conduttore: quello dello del guardare e del guardarsi appunto negli occhi.

Verso dopo verso infatti vediamo con gli occhi di Antonia Pozzi e ancor di più, vediamo in prima persona gli occhi di “lui” che Antonia (la donna non la scrittrice) anela di guardare sempre.

Gli occhi infatti sono lo specchio dell’anima, e due amanti lo sanno bene; ma sanno anche riconoscere l’uno nell’altro il malessere. Così quando lo sguardo di “lui” si incupisce e smette di brillare, anche il sorriso si spegne ed ecco che in Pensiero scrive:

Essere ombra, pace serale intorno al tuo spento sorriso.

In fondo qual’è l’unica missione di chi ama se non  accertarsi che in qualche modo l’altr*, la persona che amiamo, possa tornare a sorridere e ad avere quella luce negli occhi che ci ha fatto innamorare?

Vorrei che la mia animati fosse leggera vorrei condurti con le mie parole fino ad una valle di erboso silenzio, allago vorrei che la mia anima che fosse leggera che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, sulle scure voragini della terra.

“LIEVE OFFERTA”

E quale terribile paura pesa sul cuore di chi ama quando sia ha l’incertezza di questo nuovo traguardo?

Dunque, io non vedrò mai più i tuoi occhi puri come li vidi la sera prima io so quale sabbia l’intorbiditi ora quale tristezza che fu già mia. Sgomenta guardo nascere in te la vita che ho già visti e scontata e spogliai d’ogni velo. 

 

“AMMONIMENTO”

Ma se l’incertezza può arrivare a gettare un’ombra su coloro che si amano, primeggia fra gli amanti una certezza fra tutte: che la loro stessa natura sarà bastevole a tenerli uniti finché nutriti del loro stesso amore abbandoneranno i rispettivi corpi esaurendosi felici d’aver arso insieme.

Olio vuole la lampada e legno il fuoco

“AMMONIMENTO”

Info bibliografiche

 

 

Titolo originale: Guardami: sono nuda (italiano)

Titolo: Guardami: sono nuda

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione italiana: 2014

La mia edizione: IX edizione – Febbraio 2022

Editore italiano: Edizioni Clichy

Genere: Poesia

Numero di pagine: 113

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L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

Recensione di Poesie erotiche di Pablo Neruda

POESIA

L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

Pablo Neruda non ci racconta ne’ di amore romantico, ne’ di amore carnale ma ci parla di connessione intima tra uomo e donna cui unico appagamento è nell’abbeverarsi alla fonte dell’altro. Poesie cariche di immagini per un’atto che va vissuto nella maniera più penetrante possibile e con il più alto livello di consapevolezza del dono reciproco che ci si sta facendo.

11 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Poesie erotiche di Pablo Neruda. La mia recensione.

Ho comprato Poesie erotiche di Pablo Neruda assolutamente per caso. Mi trovavo a Novara durante un sabato di Febbraio; ero andata per trascorrere una giornata via da Torino e non avevo pianificato l’itinerario, quindi ho iniziato a girare per la città.

Lasciandomi guidare da quella particolare attrattiva che ogni luogo nuovo origina in noi, ho incontrato viste bellissime della Basilica di San Gaudenzio e della città che certamente non avrei visto se avessi seguito un itinerario prestabilito. Dopo aver visto il castello di Novara ed essermi fermata a bere una cioccolata calda al caffè Plaza, dove ho letto Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho proseguito la mia passeggiata fino a ritrovarmi davanti alla libreria Lazzarelli.

Radice della mia sete errante (…)

 

“VII”

Libreria Lazzarelli

Questa libreria è una delle più belle mai viste finora e che certamente rimarrà nei primi posti tra tutte quelle che ancora vedrò nella vita. Sono entrata chiedendo degli Haiku giapponesi che avevo scoperto casualmente (ancora una volta) alla libreria Sorbonne di Nizza dove appunto avevo comprato il mio primo libro sugli Haiku.

Me ne sono stati indicati due ma non avevano le immagini e invece io ne cercavo alcuni con delle illustrazioni, dei disegni o riferimenti  comunque grafici come nel caso del mio primo acquistato in Francia con raffigurazioni giapponesi e testo in francese (celebre l’Onda di Hokusai che poi ho avuto modo di vedere dal vivo per la prima volta in una mostra a Torino) o come il secondo acquistato online proveniente da una selezione del The British Museum e quindi in lingua inglese. Meravigliosi entrambi.

Continuo la mia permanenza in quel paradiso davvero fatto di carta perché ogni centimetro di parete, su fino al soffitto è sfruttato per stipare volumi. Chiedo dove posso trovare la sezione poesia e mi viene risposto che era esattamente lì dove erano riposti i libri sugli Haiku che mi erano stati mostrati. La sezione era molto impolverata e di fatto era in uno degli angoli più angustie della libreria, nonostante fosse tutta angustamente piena di libri. É stato bello vedere infatti che per. prendermi il secondo libro che ho comprato Fattore & di Chiara Franchi, la commessa della libreria ha dovuto servirsi di una scala davvero molto alta meritando ovviamente uno dei miei famosi scatti fotografici.

Una donna beata dopo aver fatto l’amore

Ad ogni modo nella tranquillità di quel sabato pomeriggio, continuo a curiosare nella sezione poesia rimanendo piacevolmente sorpresa del fatto che vi erano una serie di edizioni che non avevo mai visto e editori che non mi era ancora capitato di incontrare. Così nel mio cercare, trovo certamente delle novità ma nulla verso il quale mi sentissi attratta: mentalmente incuriosita e stimolata.

Prima di proseguire premetto che nelle ultime settimane ho scritto davvero tantissimo, differentemente dal solito molte poesie. É certamente questo il motivo principe per il quale la mia attenzione era orientata verso questo genere. Quand’ecco che che il mio sguardo incontra una bellissima raffigurazione di una donna nuda, supina ritratta sinteticamente in un atteggiamento estremamente rilassato. Quell’atteggiamento beato che una donna assume dopo aver condiviso il suo corpo con un uomo.

Si trattava di Poesie erotiche di Pablo Neruda. Non mi era mai capitato di valutare la lettura di questo autore eppure quel giorno, quel 11 febbraio 2023, ho scelto di acquistare questo libro complice anche la sua brevità, testo a fronte in lingua originale compreso. Volevo infatti finire di leggere Guardami: sono nuda di Antonia pozzi in un caffè, prima di prendere il treno di rientro e quindi avere a disposizione un altro libro per accompagnarmi nel viaggio da Novara a Torino. Ecco quindi che insieme a Fattore & di Chiara Franchi deposito presso la cassa Poesie erotiche di Pablo Neruda, quindi prendo l’ascensore per il piano superiore di questa meravigliosa libreria che davvero dà la sensazione di ascendere ad un livello di conoscenza del sé superiore. Davvero un’esperienza, da fare! E che sono davvero felice di aver potuto sperimentare soprattutto perché in maniera totalmente inaspettata. Di nuovo mi trovo ad essere d’accordo con chi mi disse che “I regali più belli sono quelli che si ricevono senza averli chiesti (aggiungo) ma che si rivelano essere esattamente ciò che volevamo”.

Tra caffè, cioccolata, rock e poesia

Al piano superiore non trovo titoli adatti a quella giornata ma comunque molto interessanti, quindi scendo nuovamente al piano inferiore ma soltanto dopo aver scattato alcune foto in quel luogo magico. Pago i miei due libri e proseguo la mia giornata a Novara, quindi concludo la lettura di Antonia Pozzi sedendomi a bere due tazze di caffè filtro e mangiare nel mentre cioccolatini (ironicamente torinesi) nel caffè Umberto I.

In questo piccolo caffè ho trovato un luogo davvero molto accogliente, bella anche la musica rock in sottofondo (ma che c’entra il rock con la poesia? Tutto!) in cui sono stata grata di essermi in battuta e che felicemente ho legato ad una lettura che, come ho scritto in un altro articolo è stata per me davvero una lettura/esercizio di stile molto apprezzata.

Amore carnale: si fa e se ne scrive ciascuno a suo modo

Ammiro quindi la Cattedrale di Novara in cui inaspettatamente cedo ad un lungo momento di raccoglimento spirituale, scatto foto a ciò che vedo, a ciò che mi piace, che per qualche motivo cattura la mia attenzione e vedo finalmente la Basilica di San Gaudenzio con la torre sorella della Mole Antonelliana, poiché figlie entrambe dello stesso padre: l’Antonelli. L’avevo vista la prima volta dal “vivo” per pochi istanti, illuminata di rosso mentre tornavo da una domenica trascorsa in un luogo in cui non sapevo se sarei mai stata, e me ne sono innamorata. L’amore guida sempre: come mi ha guidata quella domenica, in un nulla dove c’era tutto, mi ha guidata in questo sabato urbano.

Tipicamente, in questi viaggi brevi, lascio che la giornata fluisca senza acquistare il biglietto di rientro insieme a quello dell’andata. Solo quando mi sento effettivamente pronta a rincasare, quando mi sento che ho assorbito quello che potevo e ho lasciato qualcosa di me in quel luogo che ora mi appartiene e al quale ora appartengo, scelgo il prossimo treno su cui salire. Percepita questa sensazione “conclusiva” acquisto il biglietto, saluto i ragazzi del posto, scatto le foto ai quadri dei grandi del jazz appese alle pareti (gli ossimori della vita: jazz alle pareti e musica rock in cassa…ma ci piace così) e mi incammino per la stazione, ammirando da nuovi punti di vista la cupola di San Gaudenzio. 

La prima cosa che faccio quando prendo posto sul treno è iniziare la lettura di questo scrittore, Pablo Neruda, di cui davvero onestamente non avevo mai provato attrattiva. Ripeto che nelle settimane precedenti a questa lettura mi è capitato di scrivere davvero tanto, anche poesie erotiche, e dunque è stato un piacevolissimo incontro il trovare un modo così diverso dal mio di descrivere una delle una delle esperienze più belle che l’uomo possa fare in condivisione con una donna: l’amore carnale.

Parole che gocciano e assetano

Neruda non scrive di sentimenti all’interno delle sue poesie erotiche, ma non fa mistero della sorprendente emotività che immancabilmente è connessa a quest’atto così intimo che unisce uomo e donna, tanto in quello stesso momento quanto nel loro futuro, poiché indelebile è la memoria anche tattile di alcune unioni.

Pablo Neruda scrive dell’atto fisico in una maniera estremamente evocativa. Potesse bastare la parola direi semplicemente bella!

Mi ricevi

come la vela il vento.

Ti ricevo
come il solco la semina.

“IX”

Non descrive mai infatti apertamente alcuno degli atti che definiscono il rapporto sessuale, eppure le sue parole si intridono e gocciano di tutti i fluidi, gli odori e i sapori che il fare l’amore origina. Parole che fanno piangere gli occhi e che fanno venire sete!

Sete di te, sete di te (…)

Sete di te che nella notte mi morde come un cane.

Gli occhi hanno sete, per questo ci sono i toui occhi.

La bocca ha sete, per questo ci sono i tuoi baci.

L’anima è accesa da queste braci che ti amano.

Il corpo incendio vivo che deve bruciare il tuo corpo.

Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete. In essa si annienta come l’acqua nel fuoco.

“XI”

Letto tutto d’un fiato, mi è stato impossibile staccare gli occhi anche solo per un minuto, poiché la sua capacità di dare enfasi all’esperienza tattile sopra ogni altra, ha riportato alla mia mente una delle unioni più belle della mia vita.

Come avevo già fatto durante tutto il giorno con Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho arricchito e modificato alcune poesie legando quelle immagini in maniera indissolubile a ciò che io in prima persona, avevo provato condividendo l’unione dei corpi e dei sensi tra uomo e donna. Quel desiderio dolce e violento che affonda nella carne e nei pensieri, come una radice che vuoi lasciare che cresca dentro di te; che anzi sei grat* di poter nutrire anche se ora la fame ti divora!

Sete di te che mi incalza nelle notti affamate.

(…)

Ebbra di sete, folle di sete. sete di selva in siccità.

(…) sete di radici avide.

“XI”

L’emotività dell’amore carnale 

Pablo Neruda in Poesie erotiche non fa accenno all’amore romantico, e nemmeno fa cenno ad una donna in particolare se non esattamente alla donna che desidera, che diventa sua schiava e del quale diventa schiavo.

Schiava mia, tienimi. Amami. Schiava mia.

“X”

Eppure nonostante sia l’amore carnale al centro di questa raccolta di poesie, scritta all’età di diciannove anni e pubblicata dieci anni dopo nel 1933 (quando appunto l’autore aveva oramai 29 anni), ci è impossibile non sentire la profonda connessione emotiva, che si può sperimentare quando si fa l’amore con chi lo fa in un modo simile al nostro o al nostro complementare.

Con chi fa l’amore con noi appagandoci e al contempo facendoci sentire ancor più affamati.

Come chiunque si sottometta per sua scelta o per troppo desiderio all’altra persona, anche l’autore invoca e prega la sua donna auspicando che lei faccia lo stesso a sua volta, per appagare il piacere di entrambi nella maniera più completa di cui si possa essere capaci.

Riempiti di me.

Desiderami, prosciugami, versami, immolami.

Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.

Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.

Baciami,

mordimi,

incendiami,

che io vengo sulla terra solo per per il naufragio dei miei occhi di maschio

nell’acqua infinita i tuoi occhi di femmina!

“IX”

Lettere e numeri

Letto in un momento particolarmente consapevole della mia vita, come essere umano e come donna, ho potuto rendermi ancora più conto di quanto rispetto ci sia da parte di Pablo Neruda verso l’unione carnale ed emotiva tra uomo e donna.

La capacità di esprimere il sia il piacer dell’unione che il dolore che si prova nel distaccarsi dalla persona che si desidera, prima ancora di amarla, semmai la si amerà nel senso vero del termine, nonostante l’autore stesso invochi:

Amami. Amami. Amami

“III”

…che io leggo come un “tienimi a te, tienimi con te, ti tengo con me”. Esprimendo il bisogno di calore umano nella sua più pura delle manifestazioni.

Il dubbio di chi ricorda l’amore condiviso

Pablo Neruda ci fa vivere il dubbio atroce e martellante, che si crea nella mente di chi ha incontrato carnalmente un’altra persona e si chiede cosa l’altra persona abbia provato, cosa l’altra persona ricordi di quel momento. Ma sopra tutto ciò che più desidera è conoscere il modo in cui quell’atto intimo è stato vissuto e percepito anche dall’altra parte, poiché in noi è stato totale.

Dimmelo, mi sentisti

arrampicarmi verso la tua forma attraverso tutti i silenzi,

e tutte le parole?

“IV”

Il dubbio si alterna ai ricordi che sono così vividi da sentirli in bocca, da sentirne il sapore e la rotondità della forma che ci riempie non solo la bocca ma anche i pensieri. L’unico modo che abbiamo per provare un po’ di lucidità è di mordere l’acino d’uva, schiacciarlo con le dita per farne uscire tutto il succo. Aneliamo che ci sia data questa possibilità che sapremmo cogliere come appunto si fa con un grappolo d’uva matura.

(…) ed esce dalla tua anima rotta sotto le mie dita come il succo del vino dal centro dell’uva.

IV poesia

Una lucidità inversa è quella che ci dona l’incontro carnale eppure la verità del vino ci rende liberi, e seppur barcolliamo perché insieme a Bacco come una menade abbiamo ballato, le nostre membra e il nostro cuore sono paghi e quieti mentre con le mani ancora accarezziamo le labbra che ancora appiccicano del succo d’uva.

Io sono colui che conserva sulle labbra il sapore degli acini.

Ebbro, il mio cuore, sotto Dio, barcolla

“V”

Mi piace molto il parallelismo tra la divinità Bacco e quindi il vino che bagna ogni pagina di questa raccolta di poesie, e l’atto sessuale.

L’ebrezza (nota) generata dal vino è palesemente espressa, ma l’autore non si sofferma sugli effetti dati dal bere del vino ma piuttosto dall’atto di raccogliere l’uva e quindi il suo succo. L’enfasi è infatti rivolta all’aspetto nutritivo del condividere esperienza carnale con una donna che in quel tempo è pienamente presente insieme a noi.

La donna quindi non è sicuramente per Pablo Neruda, nell’impeto della sua cultura e dei suoi diciannove anni, un angelo biondo da venerare mantenendo le distanze. É invece un animale quasi selvatico verso il quale siamo irrefrenabilmente attratti. Eppure nonostante questa donna sia in qualche modo selvatica nella piena consapevolezza di sé, e dell’effetto che produce sull’uomo, questo (ed è una delle qualità che meglio definisce un uomo in grado di cogliere dal vero il fiore di una donna) non lo autorizza ad essere crudo nei suoi gesti. Anzi, la forza della donna crea l’occasione nell’uomo per essere gentile e grato di quanto sta ricevendo; il che a sua volta lo rende capace di vivere con lei una travolgente passionalità che ne rafforza la mascolinità.

Le gambe pigre.

Le ginocchia. Le spalle. La chioma di ali nere che volano attorno.

I ragni scuri del pube in riposo.

“VII”

Nell’atto fisico emotivamente condiviso ci si rafforza entrambi come individui. Ci si “coglie” con le mani reciprocamente in ogni luogo dei nostri corpi, senza invadere poiché il desiderio tattile è condiviso. La donna di Pablo Neruda, è una creatura che desideriamo toccare, che desidera essere toccata in un atto estatico per entrambi. In un atto liberatorio per entrambi.

Ecco quindi che nella sua VI poesia l’autore scrive:

Lascia che le mie dita corrano

per i sentieri del tuo corpo.

(…)

É la carne che grida con le sue lingue ardenti!

È l’incendio!

E sei qui, donna, come un tronco intatto

adesso che vola tutta la mia vita ridotta in cenere

verso il tuo corpo pieno, come la notte, ti astri!

(…)

lasciami libere le mani e il cuore lasciami libero!

“VI”

Una delle descrizioni più belle che Pablo Neruda cita in una delle sue poesie erotiche è il senso di vita inteso come movimento fluido e armonico che si sperimenta nell’unione carnale. Una unione avvolgente dove entrambi si sentono accolti, entrambi sono liberi di esprimersi esattamente per come quel momento chiede loro di essere vissuto: un momento che indipendentemente dalla durata dove entrambi danno e ricevono doni e piacere.

Neruda non fa mai riferimento alla durata temporale dell’incontro erotico tra uomo e donna, non lo definisce mai, eppure il suo modo di scrivere la scelta delle sue parole evoca tempistiche dilatate e soprattutto ripetute, ancora e ancora. Mai una volta uguale all’altra, e pure sempre vissuti in uno stato di presenza fisica e quasi ancor di più mentale ed emotiva, poiché mai null’altro che non sia l’altro, è presente nella mente di ciascuno dei due amanti.

Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita. Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.

“VII”

La supplica di chi desidera ardentemente è quella di non avere mai limiti ne’ imposizioni. Tutto deve fluire come l’acqua che scorre sia quieta che impetuosa, comunque liberamente fluire. Questo è ciò che cercano gli amanti: il letto d’un fiume nel quale riversare le proprie acque. / E lì giacere.

Voglio non avere limiti (…) di radici, di ali.

“VIII”

Un libro dunque, una raccolta di poesie erotiche, il primo libro che ho letto di Pablo Neruda che ora e di cui ora le pagine sono piene di parole versi che nascono dal mio vissuto personale,.leggere queste pagine, soprattutto in questo momento della mia vita come donna e come scrittrice, e di un tempismo conferma il tempismo che ciascun libro ha avuto nella mia vita.

Critica

Se dovessi trovare una critica, posso solo dire che ho sentito un po’ la mancanza dell’aspetto auditivo del rapporto sessuale. É una componente che viene poco curata dall’autore, non perché non la si immagini ma perché in questo non veniamo imboccati con stimoli evocativi.

Anche l’aspetto temporale è lasciato libero di assumere la connotazione che meglio ci consente di appagarci. Ma questo probabilmente nasce proprio dal fatto che quando due amanti si avvolgono e si saziano affondando l’uno nell’altra con i corpi e con le sensazioni, il tempo vive in un’altra dimensione. Quella di chi prova l’estasi di abbeverarsi alla pura fonte dell’amore che può essere carnale o romantico, ma resta sempre tale perché condiviso. 

 

Info bibliografiche

 

Titolo originale: El hondero entusiasta (portoghese)

Titolo: Poesie erotiche

Autore: Pablo Neruda

Prima edizione: 1933

Prima edizione italiana: 1998

La mia edizione: XIII edizione – Dicembre 2021

Editore italiano: Tascabili Guanda Poesia

Genere: Poesia

Numero di pagine: 70

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Polpette di carciofi

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Polpette

di carciofi 

senza glutine

4 PERSONE | 60 MINUTI | MEDIO

Polpette di carciofi 

senza glutine

4 PERSONE | 60 MINUTI | MEDIO

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Ricetta polpette di carciofi senza glutine e lattosio morbidissime dentro e croccanti fuori. Facile e veloce da preparare è perfetta anche per la lunch box.

POLPETTE

Ingredienti

carciofi surgelati: 450 g (1 busta)

aglio bianco: 1 spicchio

scalogno: 1

olio extravergine di oliva: 100 ml (circa 5 cucchiai)

vino bianco: 200 ml (circa un bicchiere)

sale fino: q.b.

pepe nero macinato fresco: q.b.

pan grattato senza glutine: 150 g + q.b. per la panatura

uovo medio intero: 1

latte di soia: 350 g

prezzemolo fresco: q.b.

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1

Tira fuori dal congelatore i cuori di carciofi con almeno 30 minuti di anticipo.

Quando si saranno ammorbiditi, prendi un tagliere ed un coltello e sminuzzali grossolanamente uno per uno. Se si sono scongelati troppo o semplicemente se ti è più comodo, usa delle forbici. In alternativa potrai provare una versione alternativa sminuzzandoli con un mixer elettrico, ma attenzione a non ottenere una purea, i carciofi seppur “ridotti” dovranno comunque sentirsi sotto i denti.

Dopo averli sminuzzati tienili da parte.

Step 2

Utilizzando lo stesso tagliere e coltello dei carciofi sminuzza l’aglio e lo scalogno finemente.

Step 3

Aggiungi l’olio in una casseruola munita di coperchio e fai soffriggere il trito che hai appena preparato.

Step 4

Lascia imbiondire leggermente e quando inizia profumare aggiungi i carciofi precedentemente sminuzzati e copri lasciando andar a fiamma viva.

Step 5

Lascia andare per 5 minuti quindi aggiungi il vino e cuoci per 15 minuti a fiamma moderata rimestando con un cucchiaio di legno di tanto in tanto.

Step 6

Mentre i carciofi cuociono in una bowl mescola il pan grattato, il latte di soia e l’uovo in modo che si leghino tra di loro e rendano agevole la formazione delle polpette una volta aggiunti i carciofi.

Step 7

Verifica la cottura e aggiusta di sale e pepe.

Step 8

Quando saranno cotti spegni, aggiungi al pan grattato e mescola in modo tale che il calore faccia insaporire tra loro gli ingredienti.

Step 9

Quando la temperatura si sarà abbassata e sarà possibile toccare il composto con le mani procedi alla pezzatura delle polpette. Puoi scegliere di farle più piccole o più grandi sia in funzione dei tuoi gusti sia relativamente all’occasione. Per un pranzo o una cena a tavola, anche per velocizzare si possono fare delle polpette di dimensioni normali (palmo di una mano) se le si vogliono usare per un aperitivo, uno spuntino o per la lunch box può essere una piacevole alternativa fare delle polpettine della dimensione di una piccola clementina o anche meno. 

Step 10

Fatto questo poni in un piatto o in una bowl in funzione della tua comodità, del pan grattato.

Predisponi anche una padella con dell’olio di mais in attesa della cottura delle polpette.

Step 11

Inizia a panare le polpette e tienile da parte in attesa di essere cotte.

Step 12

Finito di panare le polpette di carciofi senza glutine potrai far scaldare l’olio e quando sarà caldo aggiungi le polpette e falle rosolare eventualmente aiutandoti col coperchio.

Step 13

Mentre le polpette diventano croccanti trita finemente il prezzemolo fresco.

Step 14

Una volta cotte impiatta e aggiungi il trito di prezzemolo fresco che darà colore e sapore alle tue polpette di carciofi senza glutine.

 

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Torta Sacher

Torta Sacher

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Sacher senza glutine e lattosio

10 PERSONE | 4 ORE | DIFFICILE

Sacher senza glutine e lattosio

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

La Sachertorte è il simbolo della tradizione dolciaria austriaca. La Torta Sacher è conosciuta in tutto il mondo come la torta al cioccolato per antonomasia! Eccellente torta al cioccolato la Sacher è un dolce originario di Vienna e prende il suo nome dal giovane pasticcere di sedici anni Franz Sacher, che la inventò per il principe Klemens von Metternich il 9 luglio 1832. La preparazione di questa ricetta della Sacher senza glutine non è di per sé complessa ma è certamente articolata e richiede tempo: ergo se pensavi di fare una torta incastrandola tra un impegno e l’altro al Sachertorte non è per te. Armati di pazienza e l’impegno verrà ripagato con la soddisfazione massima delle tue papille gustative.

DESSERT

Ingredienti

 

Per la base

margarina vegetale o burro senza lattosio: 140 g

cioccolato fondente: 110 g

farina di riso: 50 g

cacao amaro in polvere: 40 g

zucchero a velo: 80 g 

zucchero semolato: 40 g 

uova medie: 5

sale marino fino: 1 pizzico

Per la ganache di copertura e la farcitura

acqua: 40 g

confettura di albicocche: 250 g 

cioccolato fondente: 250 g

panna fresca senza lattosio: 150 g 

//

staccante o margarina e farina di riso

tortiera a cerniera da 18 cm

termometro da pasticceria

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1 – La base

Preparare questa ricetta della Sacher senza glutine e senza lattosio risulterà più semplice del previsto. Ma sarà necessario che tu segua minuziosamente ogni passaggio, ecco perché in questa più di ogni altra preparazione è necessario che tu pesi prima tutti gli ingredienti, in modo da averli subito disponibili e a temperatura ambiente, soprattutto per quanto riguarda le uova e il burro senza lattosio o la margarina vegetale, che dovranno essere ben morbidi o eventualmente essere ammorbiditi (non sciolti) a bagnomaria come dovrai fare con il cioccolato.

Step 2

Assicurati anche di accendere già il forno statico a 180° e di predisporre la tortiera a cerniera con lo staccante o la margarina/burro e la farina.

Step 3

Prendi due bowl e dividi gli albumi dai tuorli.

Dato che la ricetta della Sacher non prevede il lievito, montare a dovere le uova sarà la vera discriminante che determinerà la riuscita o meno della tua Torta Sacher. In tal senso ti consiglio di rompere ciascun uovo in due ciotole più piccole, sempre dividendo il bianco dal rosso, per accertarti che nemmeno la più piccola delle gocce di tuorlo finisca nell’albume, poiché come sai questo impedirebbe agli albumi di montare a neve come invece serve assolutamente a questa ricetta. In tal caso sarà necessario ricominciare tenendo da parte le uova che hai già rotto per un’altra ricetta meno “esigente”.

Step 4

Una volta divisi correttamente i bianchi dai rossi, tienili da parte e inizia ad occuparti del burro.

Come accennato il burro deve essere ben ammorbidito avendo provveduto a tirarlo fuori dal frigo in maniera preventiva. Eventualmente potrai ridurlo in fiocchi e ammorbidirlo leggermente a bagnomaria, ma questa scelta è rischiosa poiché potresti scioglierlo invece di ammorbidirlo. 

Avendo quindi il burro senza lattosio o la margarina vegetale in funzione dei tuoi gusti in una bowl, aggiungi lo zucchero a velo e inizia a montare con una frusta elettrica o planetaria alla massima velocità, fino a che non avrai raggiunto una consistenza morbida.

Step 5

Prima di passare allo step successivo metti a bollire una casseruola d’acqua o ciò che ti consentirà di sciogliere a bagnomaria il cioccolato.

Step 6

Predisposta la casseruola d’acqua inizia ad aggiungere alla “crema di burro” i rossi ma uno per volta, accertandoti che il tuorlo che hai appena aggiunto sia perfettamente incorporato prima di aggiungere il successivo.

Dopo che avrai aggiunto tutti e cinque i tuorli lascia montare a massima velocità fino a che non avrai raggiunto una consistenza morbida e spumosa.

Le proporzioni nella Torta Sacher sono assolutamente importanti ma potrai concederti appena un assaggio di questa “mousse” così ottenuta, decisamente più buona dell’uovo sbattuto che mi preparava mia madre quando ero una bambina anche se quella merenda d’infanzia non era per nulla male.

Step 7

Prima di passare al cioccolato aggiungi lentamente, sempre con le fruste elettriche o la planetaria, la farina di riso e il cacao amaro in polvere avendo cura di incorporare il tutto senza lasciarne traccia libera nella bowl.

Step 8

Così ottenuto questo composto tienilo da parte e inizia a sciogliere a bagnomaria il cioccolato (che quindi dovrai mettere in un’altra bowl) avendo cura di spezzarlo il più possibile, eventualmente con l’aiuto di un coltello. 

Più che il mantenere la temperatura del cioccolato al valore ideale di 45° eventualmente aiutandoti anche con un termometro da pasticceria, l’aspetto cruciale e assolutamente imprescindibile in questo step sarà l’evitare che anche una sola goccia d’acqua entri nella bowl del cioccolato. In questo senso scegli sempre una bowl molto capiente in maniera tale che i bordi alti impediscano all’acqua di entrare all’interno e far impazzire il cioccolato (che “impazzendo” si dividerà) compromettendo la buona riuscita della torta Sacher senza glutine e lattosio che stai preparando.

Se questo aspetto è importante con “questo” cioccolato che andrà all’interno della Sachertorte, ancor di più lo sarà per la ganghe di copertura.

Step 9

Aiutati con una spatola da pasticceria per mescolare il cioccolato fondente.

Al fine di mantenere la temperatura del cioccolato anche dopo tolto dalla “fiamma” quando lo si verserà sulla “crema di rossi” che hai realizzato poco fa, l’ideale sarebbe iniziare in contemporanea a sciogliere il cioccolato e montare le chiare. Avere una planetaria o un paio di braccia in più in questo passaggio farà la differenza. Diversamente se ci si deve arrangiare da soli, monta prima le chiare aggiungendo un pizzico di sale che aiuta a stabilizzare le uova, prima di sciogliere il cioccolato.

Step 10

Indipendentemente dal momento in cui è per te più comodo montare gli albumi, montali a velocità massima e quando inizieranno ad essere spumosi aggiungi lo zucchero e continua a montare fino ad ottenere una meringa. Verifica sempre la consistenza girando sottosopra la bowl, e anche una piccola prova assaggio non potrà mancare.

Step 11

A questo punto avrai sia il cioccolato fuso a 45° (importante non far bruciare o scaldare troppo il cioccolato) che le chiare montate a neve.

Tieni da parte queste ultime e sempre con le fruste elettriche o la planetaria incorpora il cioccolato che andrai a versare a filo nei rossi.

Ricordati di asciugare l’umidità presente sul fondo della bowl perché come per la fase “bagnomaria” del cioccolato, se anche una sola goccia d’acqua dovesse finire nell’impasto questo comprometterebbe in maniera irreparabile la buona riuscita della tua Sacher.

Step 12

Avute queste accortezze e incorporato il cioccolato, inizia ad aggiungere un po’ per volta la meringa come di consueto con una spatola da pasticceria, la stessa usata per sciogliere il cioccolato andrà benissimo, con movimenti delicati dal basso verso l’alto.

Questa fase determinerà quanto e se la tua torta crescerà in forno dato che non stai usando il lievito.

Dunque presta la massima cura nei movimenti in modo da avere un impasto omogeneo in quanto altro rischio nella preparazione della Torta Sacher è che questa si gonfi in maniera disomogenea. L’obiettivo è mantenere l’impasto arioso ossia pieno di bolle d’aria che quindi i tuoi movimenti con la spatola non dovranno rompere in alcun modo.

Step 13

Quando avrai finito di incorporare la meringa trasferisci l’impasto nella tortiera e inforna per 45 minuti avendo cura di aggiustare il termostato a 170°, abbassandolo quindi di 10° rispetto alla temperatura inizialmente impostata.

È sempre importante questo accorgimento poiché il momento in cui si apre il forno esce parte del calore accumulato e quindi la temperatura interna si abbassa, ecco perché soprattutto in pasticceria è importante impostare in fase di preriscaldamento del forno una temperatura di partenza più alta per poi abbassarla quando si inforna.

Step 14

Scoprirai che è davvero un piacere guardare la base della Sacher crescere in forno nonostante l’assenza di lievito.

Fatti i complimenti perché hai quasi completato la prima fase della tua torta Sacher senza glutine e senza lattosio: una base perfetta!

Come detto anche nella ricetta della torta di carote, imposta il timer a 40 minuti e quando suona verifica la cottura con uno stuzzicadenti lungo che dovrà essere asciutto. Diversamente aspettare fino allo scadere dei 45 minuti.

Step 15

A cottura ultimata aspetta qualche istante prima di tirarla fuori dal forno: lascia socchiuso il forno per 5 minuti in modo che la torta non subisca sbalzo termico e non rischierà di sgonfiarsi.

Trascorso questo tempo rimuovila dalla cerniera, ribaltala sottosopra aiutandoti con un disco di cartone o piatto di diametro uguale o leggermente inferiore a quello della torta poiché servirà come supporto durante le fasi successive e aspetta che si freddi completamente per almeno 2 ore.

Step 16 – La farcitura

Trascorso questo tempo porta a bollore 40 g d’acqua. Questa ti servirà per aiutarti a frullare la marmellata e renderla davvero liscia soprattutto all’esterno. La marmellata fungerà infatti da “stuccatura” per normalizzare la superficie della torta in attesa della ganache al cioccolato.

Quando l’acqua sarà calda aggiungici la marmellata di albicocche e frulla accuratamente con un frullatore a immersione o un mixer a seconda delle tue disponibilità domestiche.

Step 17

Procedi tagliando la base prestando la massima attenzione a mantenere intatti i due dischi che andrai così a formare. Nel mentre la confettura frullata si raffredderà.

Step 18

Farcisci con la marmellata, sovrapponi nuovamente le due metà e procedi con la stuccatura esterna avendo cura di livellare il più possibile eventuali imperfezioni della base. Questo ti consentirà di ottenere una glassata esterna più sottile e liscia possibile.

Per questa operazione potrai usare a tuo piacere un pennello o una spatola da pasticceria.

Una volta ricoperta la tua base riponi in frigorifero per 30 minuti.

Step 19 – La copertura

Dopo questa mezz’ora inizia a tritare con l’ausilio di un coltello il cioccolato per la copertura e ponilo in una bowl.

Step 20

Inizia a far scaldare la panna a 90° facendole quindi prendere quasi il bollore quindi versa sul cioccolato tritato facendolo così sciogliere.

Il tentativo di accorciare i tempi sciogliendo prima il cioccolato porterà come risultato la non riuscita della ganache, quindi pazienza in questo penultimo passaggio.

Step 21

Tira fuori dal frigo la torta e appoggiala su una gratella con sotto ad esempio una leccarda o una teglia da forno per raccogliere il cioccolato che colerà, e procedi versando la ganasce con una certa sicurezza ma delicatezza, quindi procedi livellando il cioccolato.

Step 22

Regola vuole che per essere Sacher la torta deve riportare il suo nome rigorosamente scritto in corsivo. Aggiungi rapidamente la ganache colata o quella avanzata in una sac à poche e inizia a scrivere il nome sulla superficie.

Se vuoi fare uno strappo alla regola puoi anche scrivere quello che vuoi magari se hai preparato questa ottima torta senza glutine per un’occasione speciale.

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Torta di carote

Torta di carote

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Torta di carote senza glutine e latte

10 PERSONE | 90 MINUTI | FACILE

Torta di carote senza glutine e latte

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Torta di carote morbidissima senza glutine e senza latte. Questa torta è semplice da preparare e davvero molto gustosa in questa variante con l’arancia. Ideale per merenda o per colazione abbinata a una spremuta di arance o di clementine.

DESSERT

Ingredienti

 

uova medie: 3

zucchero di canna: 180 g

olio di mais: 100 g 

spremuta di arancia: succo di 1 arancia

carote a julienne: 200 g

farina di riso: 250 g 

fecola di patate: 50 g 

lievito per dolci: 8 g (mezza bustina)

latte di soia: 50 g (per sciogliere il lievito)

scorza di arancia: 1/2 arancia (a piacere)

sale marino fino: 1 pizzico

//

staccante o margarina e farina di riso

tortiera a cerniera da 18 cm

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1

La preparazione della torta di carote senza glutine e senza latte è molto simile a quella di qualsiasi altra torta soffice. Inizia quindi a preriscaldare il forno statico a 180° e prepara la tortiera con lo staccante o margarina e farina di riso.

Step 2

Dopo aver lavato l’arancia grattane la buccia e tienila da parte. Il mio consiglio è di grattarne solo metà altrimenti risulterà un sapore troppo intenso, ma la quantità definitiva potrà essere regolata in base al tuo gusto personale.

Step 3

Ora che la buccia è grattata, taglia a metà l’arancia e spremila. Togli i semi ma non la polpa e tieni da parte il succo in un bicchiere o ciò che ti è stato comodo per spremerne il succo come ad esempio lo stesso spremiagrumi se ne usi uno che ha la vaschetta per raccogliere il succo.

Step 4

Prendi due bowl dove andrai a separare gli albumi dai tuorli.

Step 5

Aggiungi lo zucchero ai tuorli e inizia a sbattere con la frusta elettrica o planetaria, a velocità massima, fino a quando avrai raggiunto un composto morbido e spumoso e il colore sarà diventato molto chiaro.

Step 6

Aggiungi il succo di arancia, la scorza e le carote, quindi mescola per incorporare questi ultimi ingredienti a velocità moderata.

Step 7

Aggiungi l’olio di mais a filo e continua a sbattere i tuorli.

Step 8

Inizia ad aggiungere le polveri lentamente.

Step 9

Sciogli il lievito nel latte di soia e aggiungilo all’impasto così ottenuto.

Step 10

Metti da parte questa prima bowl e prendi la seconda con gli albumi. Aggiungi un pizzico di sale marino fino e monta a neve con frusta elettrica o planetaria a massima velocità.

Step 11

Quando le chiare d’uovo saranno pronte (verifica girando sottosopra la bowl) puoi iniziare ad incorporarle con una frusta all’impasto precedentemente composto, con dei movimenti delicati dal basso verso l’alto.

Step 12

Quando l’impasto sarà completato versalo nella tortiera e inforna abbassando la temperatura del forno statico a 170° e lascia cuocere per 60 minuti.

Step 13

A 55 minuti, quindi poco prima dello scadere del tempo (imposta un timer per sicurezza), verifica con uno stuzzicadenti lungo il grado di cottura. Se è ben asciutto la torta è pronta altrimenti lasciala cuocere fino allo scadere dei 60 minuti.

Verifica sempre qualche minuto prima perché la cottura dipende anche dalla stagione in cui viene preparata la torta e da altri fattori. In questo modo eviterai di bruciare o comunque seccare troppo la torta.

Step 14

Quando sarà cotta aspetta qualche istante prima di tirarla fuori dal forno: lascia socchiuso il forno per 5 minuti in modo che la torta non subisca sbalzo termico e non rischierà di sgonfiarsi.

Trascorso questo tempo lasciala raffreddare, quindi rimuovila dalla cerniera e servila oppure ponila su un’alzatina coperta da una campana o un piatto in assenza di quest’ultima in casa.

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