da Thinka | 1 Marzo 2022 | Auto aiuto, Books, Evidence ONE, Growth, Mind & Body
Se la tua vita ad oggi non è come la vorresti e ti senti che arranchi ogni giorno trascinandoti dietro zavorre e convinzioni che oramai non ti appartengono, sappi che è qualcosa che puoi cambiare e lo puoi fare adesso.
Il cambiamento nasce da dentro, dal comprendere che la responsabilità: della nostra vita, del nostro successo, della nostra felicità dipende da noi, dipendono da te.
Oggi, e in ogni momento delle 24 ore che compongono la tua giornata (ma è meglio se la notte dormi invece che rimuginare sulla tua vita), puoi decidere di cambiare le cose, di sbarazzarti di quello che non vuoi e soprattutto di quello che ti fa male: primo fra tutti il senso di colpa.
Maria Beatrice Alonzi nel suo “Il libricino della felicità” definisce il senso di colpa come:
il più potente guinzaglio del mondo
e ora che hai sentito questa definizione per la prima volta, così messa nero su bianco, tu sai che è vero. E lo sai perché spesso hai usato questo “strumento di controllo” sugli altri e ancora più spesso gli altri lo hanno usato su di te.
Ma il senso di colpa è qualcosa da cui liberarsi perché ti tiene incatenat* ad un passato che non è più modificabile in quanto tale, e allora che senso ha continuare a pensarci e a sentirsi in colpa?
C’è una bella differenza tra il sentirsi in colpa ed essere consapevole della tua responsabilità nei confronti di un determinato avvenimento nella tua vita, e tu hai la responsabilità della consapevolezza di te in ogni momento perché è l’unico vero controllo che potrai mai avere nella tua vita.
Solo tu, la tua vita, i tuoi sogni e il tuo impegno.
E ti dico nella tua di vita, perché devi anche smetterla di voler controllare gli altri, di volerli cambiare perché il tuo unico compito nella vita è di renderti felice e portare gioia e soddisfazione nella tua esistenza. Dato che ne hai solo una ti conviene farne buon uso e goderne appieno senza lasciarti schiacciare da pesi che non è tuo compito portare/sopportare, sganciandoti da tutti quei legami che di fatto ti impediscono di avanzare nel tuo percorso, nel tuo essere te stess* e se in questo percorso sentirai il bisogno di cercare, e di accettare un po’ di auto ben venga!
Tutti gli uomini e le donne che hanno raggiunto grandi obiettivi si sono lasciati aiutare.
Leggendo la parola legame magari hai anche pensato alla relazione che stai vivendo, o a quella dalla quale hai avuto il coraggio di separati prendendo un’altra strada, poiché oramai quella condivisa non andava più bene per te (e non era giusto nemmeno per l’altra persona continuare a condividere un percorso che non si vuole più davvero portare avanti insieme).
Fare il meglio che puoi è il massimo che puoi fare.
I motivi per i quali una relazione non funziona più per te possono essere davvero tanti e ti possono garantire che a prescindere dalla quantità questi “tutti” tu li sai bene. Ma indipendentemente da questo numero, in realtà ti basta un solo motivo per intraprendere un percorso diverso, ed è questo: “Tu non sei più felice in quella relazione”; basta, ti basta solo questo ed è il motivo più importante e l’unico che davvero conta.
Massi che ostruiscono la strada
Ogni aspetto della tua vita, anche il più piccolo ti costa impegno e attenzione, allora scegli di impegnarti per la tua felicità! È una strada che ti stancherà, che ti verrà voglia di abbandonare perché sì, cambiare è difficile e a dirla tutta è anche doloroso perché devi scardinare delle convinzioni che proprio tu (o qualcun altro in altri casi) hai non solo messo nella tua testa, ma hai provveduto a consolidare cementificando a dovere tenendotele ben strette come se fossero l’unica certezza della tua vita.
Aver sbagliato non è altro che la certezza di aver tentato.
Ti sentirai di romperti in mille pezzi, di sgretolarti fino a diventare polvere, ma sappi che da quella polvere tu proprio come la fenice risorgerai diventando non solo la tua miglior versione, ma anche l’unica possibile.
Così come hai letto in Brodo caldo per l’anima, troverai che anche le parole di Maria Beatrice Alonzi ti scaldano il cuore e ti insegnano che la prima persona che deve avere fiducia in te sei proprio tu!
Cominci. Non c’è altro che tu oggi debba fare: comincia.
Inizia a perdonarti, inizia ad amarti e ad accoglierti e ad avere fiducia in te, e se hai bisogno di una certezza dalla quale partire parti da questa:
“Una fenice non pensa mai speriamo che anche questa volta vada bene, lo sa per certo” e questo vale anche per te.
Ora che hai finito di leggere queste righe fai tre bei respiri profondi, osserva la tua vita e prenditi l’impegno e la responsabilità di riempirla di felicità.
Perché per ottenere tutto ciò che si vuole
è necessario mettere a disposizione tutto ciò che si ha.
Titolo originale: Il libricino della felicità (italiano)
Autore: Maria Beatrice Alonzi
Prima pubblicazione: 2021
Prima pubblicazione in Italia: 12 Dicembre 2019
La mia edizione: 2019
Editore italiano: Il libro è un “self publishing“
Collana: –
Genere: Autoaiuto, Crescita personale
Numero di pagine: 153
Preceduto da: Il libricino della felicità è il primo libro dell’autrice
Seguito da: Non voglio più piacere a tutti – 2021
da Thinka | 9 Agosto 2021 | Auto aiuto, Books, Growth, Mind & Body
Diversamente da quanto ho scritto per il libro Le ore di Michael Cunningham, di questo libro mi ricordo bene il momento dell’acquisto.
Ero alla Borri Bookstore di Roma-Termini. Quando mi capita di essere nei paraggi mi ci fermo sempre anche se di base non ho in programma di acquistare alcun libro, anzi spesso finisco con l’aggiungere alla mia lista di libri da comprare altri libri che mi catturano per qualsiasi motivo.
Ma tornando al libro di cui scrivo in questo articolo, questo libro dalle dimensioni piccolissime era lì davanti a me, mi ci sono imbattuta per caso perché qualcuno lo aveva lasciato fuori posto. Ci siamo guardati, io l’ho preso in mano e colpita dalla carta paglia (quella che si trova in alcuni ristoranti come tovaglietta per capirsi), e dalle sue dimensioni “super tascabili” ho deciso di portarlo a casa con me, senza aver letto nulla ne dell’argomento né tantomeno dell’autore.
Dicotomia del controllo
Di conseguenza tutto quello che ho letto, e scoperto, in questo libro per me è stato una sorpresa costante. A posteriori lo posso tranquillamente definire un libro sullo stoicismo, non nel senso filosofico del termine, ma prettamente pratico. Che esistono infatti nella nostra vita tutta una serie di altre esistenze, situazioni, eventi, predisposizioni, facilitazioni che sfuggono il nostro controllo. Perché sì, è vero non possiamo assolutamente controllare tutto; Dunque imparare ad accettare ciò che non possiamo modificare è effettivamente il primo vero passo che possiamo e dovremmo tutti fare, nel momento in cui decidiamo di portare la nostra vita dove vogliamo.
È ovviamente diverso se nasciamo in un luogo piuttosto che in un altro, in una famiglia piuttosto che in un’altra, se la nostra mente ragiona nel modo più nel modo che più ci facilita rispetto a dover imparare a fare e ottenere tutto questo in maniera autonoma. Non si tratta di fattore C, quanto piuttosto di comprendere che esistono forze che appunto sono il risultato di azioni che altre persone hanno compiuto prima di noi e che noi ad oggi rispetto alle quali noi oggi subiamo l’influenza positiva o negativa che sia, ma
quando L’esito della valutazione primaria sopravanza quello della secondaria,
scatta la percezione di stress e si attiva il coping, lo sforzo di gestione intenzionale.
- Nessun fattore esterno (situazione, accadimento) è in negativo positivo… Il bravo storico non si turba, perché si rende conto che non è accaduto nulla di grave.
- È fondamentale distinguere ciò che è da noi controllabile da ciò che non lo è (si chiama dicotomia del controllo)
- L’universo fa quello che deve… L’anima si calma quando trova d’accordo con ciò che accade
- La forza di volontà è simile a quella di un muscolare, più si esercita più cresce. Il la tra virgolette programma del disagio volontario“ è un modo per allenarla tre… Rafforza l’animo e mitiga la paura in vista di prove future, fa riscoprire il valore di quello che sia, a destra prendere decisioni a tenere la rotta
- Per essere meno vulnerabili nelle avversità, attuare la “premeditazione dei mali“
- Riconoscere, accettare e denunciare i propri limiti
- Astenersi dal giudizio per non confondere i fatti con le opinioni
- Riconsiderare la propria mortalità giorno per giorno
Di volta in volta rispondiamo ai nostri pensieri, non alla situazione esterna in sé
Differenza tra intenzione e costanza
Titolo originale: Pensa che ti passa
Autore: Francesco Muzzarelli
Prima pubblicazione: 2019
Prima pubblicazione in Italia: 2019
La mia edizione: 2019
Editore italiano: Emi
Collana: –
Genere: Auto aiuto
Numero di pagine: 59
Preceduto da: –
Seguito da: –
da Thinka | 2 Giugno 2021 | Auto aiuto, Books, Growth, Mind & Body
Maria Beatrice Alonzi, o semplicemente “Bea”, ci guida in un percorso evolutivo atto a riconoscere e affrontare tutti quegli schemi mentali, quelle idee indotte assorbite dall’esterno e che per qualche motivo abbiamo deciso di accettare come nostre! Iniziare il nostro viaggio, salendo sul treno della nostra vita e farlo con una guida all’altezza del compito, è un passo decisivo nel raggiungere la nostra vera essenza finalmente liberi di essere chi siamo ed esprimerci in tal senso in ogni aspetto delle nostre vite.
Ti succede con la maggior parte delle persone che incontri nella tua vita! Ciascuna di loro si aspetta da te un determinato comportamento, una determinata performance, un certo qualcosa che le faccia sentire meglio nel rapportarsi con te, o che semplicemente riconoscono e sono in grado di comprendere. In altre parole, ti semplificano e ti posizionano in una scatola di sardine, che poi è proprio il disegno che si trova sulla copertina di “Non voglio più piacere a tutti” il secondo libro che Maria Beatrice Alonzi, ha pubblicato con la casa editrice Vallardi.
Trova il coraggio di amare chi sei e vivere la vita che vuoi.
Questo accade perché, tanto nella buona quanto nella cattiva fede, il mondo fatto dalle persone che ti circondano proietta qualcosa che vorrebbe fare nella vita, o ottenere dalla vita, su di te. Insomma, il mondo ha una sua visione e cerca costantemente di tirartici dentro, e di indurti ad assomigliarvi sempre di più. Ma ciò che devi imparare, quanto prima sia possibile, è che soddisfare le aspettative altrui non è compito tuo.
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Tu credi in te, già questo è difficile e alla base di tutte le cose.
Il tuo compito, come lo è anche il mio! è di adoperarti per comprendere dapprima la tua intima natura, quindi: abbracciarla, muoverti, agire e prendere tutte quelle scelte che di fatto ti portano ad esprimere te stess*.
Il tentativo di “accontentare” tutti ha, di fatto, un duplice risultato: da un lato l’immenso spreco di tempo perché oscilli costantemente tra una scelta ed un’altra; tra un comportamento e l’altro. Dall’altro lato, il risultato più alto che ottieni (e sono molto sarcastica) è quello di raccogliere insoddisfazione e infelicità, perché inevitabilmente percepisci che non stai stratificando assolutamente nulla nella tua vita.
Come si comincia a essere felici?
Vero è, che potresti ottenere dei grandissimi risultati nel tentativo di compiacere o acquietare l’animo altrui, ma la vita è un viaggio e non contano soltanto i traguardi! Infatti ciò a cui dovremmo dedicare “almeno” pari attenzione è il viaggio di per se, che tra l’altro a conti fatti, è quello che ci richiederà sempre la maggior parte del nostro tempo.
…qualcosa che non ti piace ma che ti riesce…
Maria Beatrice Alonzi, scrivendo questo libro mette a nudo la sua esperienza personale, e dedica il suo tempo per occuparsi, o meglio per insegnarti ad occuparti, della tua felicità. E soprattutto ti insegna, e ci insegna!, che volgere lo sguardo a ciò che ti rende intimamente felice è il primo passo per raggiungerla quella felicità che vuoi e meriti, e finalmente portarla e mantenerla nella tua vita.
Sei tu che lo crei, sei tu che lo vivi e sei tu che te lo godi.
Come la maggior parte delle persone, anche tu sei abituat* a pensare che la felicità sia qualcosa che non meriti, e che comunque non sei in grado di portare nella tua vita, figurarsi mantenercela!
Ma non è colpa tua se fin’ora l’hai pensata in questo modo, perché in un modo o nell’altro sei stat* circondat* da stimoli depotenzianti, che da un lato minavano il tuo sviluppo e la tua affermazione come individuo, e dall’altro ti instillavano “credenze” e ti programmavano in una determinata maniera, con il solo obiettivo (conscio o inconscio), di renderti quanto più simile possibile alla loro visione di come tu dovresti essere, dovresti vivere la tua vita, e quindi stare nel mondo.
La tua vita comincia da qui. La tua vita comincia da te,
dallo scoprirti diverso e diversa da come ti vogliono gli altri.
Lascia a terra le zavorre e i sensi di colpa e sali sul treno che ti
porterà a realizzare davvero quello che tu sei, quello che tu desideri.
Se, come credo che sia se stai leggendo queste righe, e magari stai pensando di leggere questo libro probabilmente sei tra le persone che “soffrono” della sindrome del supereroe: ossia sei una persona che si fa carico prima della vita altrui rispetto alla propria, che mette davanti i bisogni altrui prima ancora di aver effettivamente compreso i propri. Per quanto nobile siano le leve che ti e ci muovono in tal senso, sappi che non è in questo modo che ci occupiamo davvero degli altri.
Quando stai facendo qualcosa per qualcun altro, tu sei capace di tutto, di ogni cosa. (…)
tu, semplicemente, te ne freghi di te perché non ti importa di avere una buona opinione di te. (…)
se fosse importante per te pensare bene di te stesso, allora faresti di tutto per arrivare. (…)
A te manca solo questo: che ti importi di te stesso.
So perfettamente che in te come in me, il “germe dell’impostore vive” e che la sua voce, spesso è più forte della tua e ti sussurra cose alle quali ancora non sai come controbattere, tuttavia sappi che puoi dominare questa voce e riprogrammare il tuo inconscio, perché se ti dai la possibilità, scoprirai che nel mondo ci sono anche voci che invece sussurrano che ti meriti tutto l’amore e il meglio di e da questo mondo.
La felicità comincia quando qualcuno ti fa sentire di esistere.
A te la scelta su quale voce ascoltare.
Altre citazionie
La felicità comincia con il significato, il significato che si dà a una persona.
…mentre siamo qui che respiriamo insieme.
Quando stai facendo qualcosa per qualcun altro, tu sei capace di tutto, di ogni cosa. (…) tu, semplicemente, te ne freghi di te perché non ti importa di avere una buona opinione di te. (…) se fosse importante per te pensare bene di te stesso, allora faresti di tutto per arrivare. (…) A te manca solo questo: che ti importi di te stesso.
La capacità di adattamento che possediamo è infinita.
…non vogliamo il male minore, noi VOGLIAMO IL BENE MAGGIORE.
L’unica persona al mondo che ti serve sei tu, ed è quella che trascuri di più.
Curare le tue ferite è compito tuo. Andare oltre i tuoi limiti è tuo dovere.
“…io voglio essere felice, lasciami essere felice.”
Tu esisti esclusivamente in funzione di ciò che pensi di te.
Ci vuole coraggio a essere felici
Karen Blixen
Lasciati abitare dall’angoscia di non sapere chi sei, di non sapere cosa sei, come sei, e non correre ai ripari.
È etica quando parliamo delle regole che governano la società, è morale quando parliamo delle regole con le quali scegliamo di governare noi stessi.
Un sacrificio non è altro che un patto che fai con il tuo senso di colpa.
Io non vado da nessuna parte, sono qui con te.
…una componente centrale fondamentalmente imprescindibile: me.
La spinta ero io, andavo dove il mio io, la mia visione, (…) mi portavano.
la tua vita prende un piega completamente diversa [migliore!]
…avere uno scopo…
Quello che stai facendo ha un valore, glielo hai dato tu con il tuo sudore in tutto questo tempo, devi assolutamente tenerlo a mente.
Prima di pensare a cosa fare da grande, devi pensare a cosa vuoi ESSERE da grande.
…l’incredibile forza che deriva da una decisione che hai preso senza confrontarti con nessuno.
…dormirci sopra.
…è tuo dovere sapere come stai.
Non devi chiedere a nessuno il permesso di crescere. O cambiare. O tutt’e due.
[alcune persone sono il tuo] famigerato alibi per non diventare la migliore versione di te.
Sarà una decisione che si prenderà cura di te.
Avrai relazioni che ti fanno stare e sentire bene.
Non sei il centro del mondo ed è la tua più grande fortuna.
Tutto quello che ti rende umano e fallibile, ti avvicina ad un altro essere umano.
In un rapporto vero non si aspetta la persona “giusta”, la si costruisce.
La persona giusta esiste: la persona giusta sei tu.
Quando si fa una scelta la si fa per se stessi.
Ama te, ama i tuoi pensieri, accogli le tue emozioni.
La persona che cerchi ti somiglia, la persona che cerchi sei tu ma non ti riconosci perché non ti attribuisci quelle qualità.
Ricorda che il giorno nel quale dovrai smettere di evolvere esiste ed è l’ultimo giorno della tua vita.
Il lavoro c’è e crea reddito.
Tu non sei felice perché non hai mai imparato a parlare con te stesso.
Tu sei il mezzo per arrivare.
Non esiste nessuna interazione tra persone che non abbia uno scopo.
Ogni azione è una reazione.
Per ottenere quello che vuoi, devi volere questo rapporto.
Devi volerlo per davvero.
Devi abolire tutti quei compromessi che potrebbero farti demordere e tenere a mente che sarà faticoso: la fatica per la libertà e per il successo è la fatica che vale la pena di compiere.
Sii un punto fermo, qualcuno sul quale contare.
La conversazione e le tue azioni devono portarti a essere felice e a ottenere [tutto ciò] che vuoi.
Il valore che dai al denaro è strettamente correlato al valore che dai a te stesso.
….che ANCORA non hai, non che non hai “punto”.
Getta tutto quello che ti ha fatto male e quello che ti ha tenuto al sicuro.
Ti fa male guardare tutto quello che hai portato con te, ti fa male dover salutare tutto quello che ti ha fermato in questi anni, tutto ciò che ti ha ferito.
Il senso di ogni viaggio risiede nel partire per arrivare a una destinazione, a una meta.
…l’unico vero gesto che ha cambiato e cambierà completamente la tua vita: quello di amarti profondamente.
Non cambierai ma ti vedrai.
Con la consapevolezza puoi conquistare il mondo.
La felicità non è una cosa statica.
E adesso cominciamo.
Per arrivare a raggiungere i tuoi obiettivi non ti serve niente di diverso da ciò che hai.
Non è semplice lasciare andare tutti i “benefici” che crediamo derivino dall’essere completamente dipendenti da qualcuno.
I bambini hanno miliardi di capacità interessantissime, accolgono tutto quello che vedono e che sentono, e quello che non capiscono lo capiscono lo stesso…ovviamente a modo loro.
Peggiore è stata la tua infanzia, più forti sono le radici che ti tengono inchiodato al suolo.
Titolo originale: Non voglio più piacere a tutti
Autore: Maria Beatrice Alonzi
Prima pubblicazione: 2021
Prima pubblicazione in Italia: 2021
La mia edizione: I edizione Vallardi 2021
Editore italiano: Vallardi
Collana: –
Genere: Auto aiuto, Mente e corpo, Crescita personale
Numero di pagine: 200
Preceduto da: –
Seguito da: Il libricino della felicità (2021)
da Thinka | 26 Febbraio 2021 | Auto aiuto, Books, Growth, Mind & Body, Psicologia
Il pensiero laterale, dello psicologo maltese Edward de Bono, ci insegna e spiega, come sviluppare la creatività e trovare sempre nuove idee superando i limiti imposti dal pensiero verticale e da una formazione che di fatto, non ci insegna a pensare “fuori dagli schemi”; anzi tutt’altro.
Il pensiero laterale, quello che si estrinseca nel trovare soluzioni creative, è qualcosa che può, e dovrebbe essere, molto più quotidiano di quanto non si pensi. Il pensiero creativo, e quindi il pensiero laterale, non è infatti strettamente connesso all’espressione artistica dell’individuo, quanto piuttosto ad una volontà di cercare e trovare, una soluzione che sia liberadalle briglie del pensiero verticale, ossia quello razionale.
Il pensiero laterale lo si può più facilmente apprezzare nelle sue realizzazioni pratiche.
Edward de Bono, sintetizza appunto la differenza tra due diversi “modi” di pensare, che nella migliore delle circostanze possono essere complementari e sicuramente sono uno la sintesi dell’altro.
Di fatto i due procedimenti sono complementari.
Il pensiero laterale è sempre ricostruibile verticalmente, ma solo a posteriori.
In prima battuta troviamo il pensiero puramente logico per il quale Edward de Bono, conia il termine di pensiero verticale, proprio ad evidenziare la consequenzialità delle fasi che lo compongono. In secondo luogo troviamo il pensiero laterale che invece, libero da schemi prefissati, spazia ovunque purché vi siano: l’intuizione, il desiderio di ricerca e di sperimentazione a guidarlo nella sua manifestazione.
Il pensiero laterale invece non richiede sempre la consequenzialità: quel che gli interessa e che la conclusione finale sia esatta.
Il pensiero laterale non si propone solo la soluzione dei problemi singoli, ma so preoccupa a che di trovare nuove interpretazioni della realtà e si interessa di idee nuove di ogni genere.
Uno degli aspetti più importanti che de Bono porta alla nostra attenzione, è che mentre i verticalisti negano completamente l’approccio creativo, chi sceglie di allenare il proprio pensiero laterale, è invece aperto a qualsiasi itinerario ideativo, purché si raggiunga una soluzione semplice e valida.
Il metodo verticale non soltanto è, per sua natura, sterile di idee originali, ma ne ostacola concretamente il sorgere.
Quando si sceglie, di ricercare una soluzione alternativa sfruttando le illimitate possibilità che il pensiero laterale ci fornisce, si dimostra fondamentale agire sin da subito in maniera non programmatica: cambiare punto di vista, allontanarsi da ciò che stiamo osservando, girarci intorno, compiere il percorso più lungo, ribaltare mescolare e pescare a caso gli elementi che compongono il problema, sono solo alcuni dei metodi (apparentemente complessi e dispendiosi), che possiamo attuare per raggiungere una soluzione che al dunque si rivelerà profondamente semplice e immediata. Saremo portati a sorprenderci del risultato esclamando, magari proprio ad alta voce: “Ma come ho fatto a non pensarci prima?!”…ebbene significa che abbiamo trovato un’ottima soluzione al nostro problema, che però è certo non essere l’unica.
(…) ognuno al diritto di mettere in dubbio qualsiasi cosa tutte le volte che vuole, e ha il dovere di farlo almeno una volta.
Ma l’aspetto significativo, e sul quale in onestà non avevo mai posto attenzione, è che se da un lato il pensiero verticale una volta raggiunta una soluzione, ne è pienamente soddisfatto e la applica ad oltranza; dall’altro il pensiero laterale cerca costantemente nuove soluzioni, anche per il semplice gusto di farlo…come se fosse un gioco o comunque un esercizio guidato dal caso, e che possa muoversi fuori dagli schemi.
L’imprevedibilità stessa delle idee nuove sta ad indicare che esse non sono necessariamente il risultato di ragionamenti logici.
Il sentirsi pienamente soddisfatti di ciò che si ha, costituisce infatti un limite per quella che è la concezione di nuove idee e soluzioni alternative.
In un’ottica di efficientamento costante, il pensiero laterale (che ha i suoi tempi, e che a volte produci risultati “riflessi” o a distanza di tempo), spesso viene etichettato come antieconomico, soprattutto in ambito scientifico. Ciò nonostante i risultati che si possono e riescono ad ottenere, allenando il nostro cervello in tal senso, ci garantiranno delle soluzioni attuabili in assoluta economia di mezzi e risorse, ripagando appieno l’investimento fatto sia in termini sia economici che di tempo.
È meglio avere tante idee da potersi permettere il lusso che alcune di esse siano sbagliate, piuttosto che saper ragionare sempre in modo impeccabile ma non avere nessuna idea.
Il pensiero verticale, si differenzia empiricamente (è davvero il caso di usare questo termine!) da quello laterale, in quanto il primo si basa su un’alta probabilità di riuscita avendo alle spalle una serie di esperienze pregresse, che ne confermano la validità ed efficacia.
Criterio della probabilità e dell’esperienza.
Ciò nonostante come si è già detto, scegliere deliberatamente di affidarsi a soluzioni “già confermate”, ci impedisce di cercarne e per estensione, di trovarne di nuove o comunque di migliorarne le prestazioni.
È possibile aumentare l’efficienza di un procedimento in due modi. Il primo consiste nel migliorare le prestazioni in modo diretto; il secondo nell’individuare e poi rimuovere gli inconvenienti che ne ostacolano il funzionamento.
Il libro “Il pensiero laterale” di Edward de Bono, è un libro la cui lettura ha le sue tempistiche. Essendo un testo ricco di esempi pratici, che si focalizzano sul processo e non sul risultato, il mio consiglio è quello di prendersi il giusto tempo per comprendere le dinamiche degli esempi proposti, in modo da interiorizzarli visualizzandoli, e chissà che tornino utili in un’occasione completamente diversa rispetto a quella di partenza.
Non è possibile guardare in una direzione nuova appuntando sempre più gli occhi nella vecchia direzione.
Il pensiero laterale non è qualcosa che ci viene comunemente insegnato, dovrà per tanto essere nostra cura, trarre insegnamento da qualsiasi esperienza e associazione di elementi. Come ben ci viene illustrato negli esempi grafici, che l’autore usa come pretesto per insegnarci che la nostra mente ragiona a grappolo, scopriamo che tanti più elementi base conosciamo (che lui ci propone nella figura delle T), tanto più saremo in grado di leggere ed interpretare la realtà che ci si presenta davanti.
L’insegnamento informa, non crea.
[il pensiero laterale] È un’attitudine e un abito mentale.
Nel “corretto” uso del pensiero laterale infatti, la casualità degli eventi e la libera associazione, sono da considerarsi fattori cardini, proprio perché concretizzano il concetto di assenza di percorsi obbligati e prestabiliti, che invece caratterizzano il pensiero verticale. Dunque tanto più noi faremo esperienza varia, tanto più avremo delle chiavi di lettura e di azione, per così dire pronte all’uso, garantendoci una risposta agli eventuali problemi quanto più rapida (e quindi apprezzabile), sia possibile in base al nostro bagaglio esperenziale. Da questo punto di vista Edward de Bono, ci invita a inventare dei giochi creativi, condividendo se possibile, questa esperienza con altri magari durante una cena con degli amici. In fondo sarà divertente!
Se il pensiero laterale sceglie il caos è perché vuole servirsene come metodo.
Il caso non ha limiti, l’immaginazione invece ne ha.
I quattro principi operativi sono:
1. L’identificazione delle idee dominanti, o polarizzanti
2. La ricerca di nuovi metodi di indagine della realtà
3. L’evasione dal rigido controllo esercitato dal pensiero verticale
4. L’utilizzazione dei dati e delle circostanze fortuite
Per omaggiare questo libro che ho riletto una seconda volta a distanza di dodici anni, ho deciso di dare dei titoli alternativi ad ogni capito in modo sia da facilitarmi nella comprensione di questo testo, che in alcuni e sporadici momenti non è particolarmente leggibile (in fondo è stato scritto nel 1967), sia per allenare un po’ il mio cervello, a mo’ di gamification!
Un’altra tecnica utile consiste nell’esporsi di proposito una grande quantità di stimoli aggirandosi luoghi pieni di oggetti a cui non si sarebbe diversamente prestata attenzione
Osservare tutto ciò che attira l’attenzione. Spesso sono le cose più trascurabili a far nascere nella mente idee originali. (…) nei recessi della mente si nasconde sempre un problema in attesa di un’idea.
Il dato di per sé non è significante; significanti sono invece i motivi per cui la mente ne viene interessata, significante è la capacità del dato di suscitare uno schema di pensiero o di adattarvisi.
E se pensi che dare un titolo a ogni capito sia facile, provaci e poi magari mi fai sapere com’è andata per te.
(…) improvvisa illuminazione interiore (…) visione delle cose completamente nuova.
Il pensiero verticale è prevedibile perché preconfezionato e ripetitivo, dunque anche gli effetti esteriori che si manifestano in chi scegli di approcciare alle situazioni servendosi di questo metodo, mostrerà quelle che sono le proprie idee dominanti. Per idee dominanti vanno intese quelle scelte che attuiamo in maniera istintiva, poiché ci sono note, e che dunque percepiamo come una sorta di zona di comfort in cui ci rifugiamo, nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un problema.
Per diventare familiare, una figura deve ricorrere di frequente, perché essa acquisti un significato è necessario che ogni volta si ripete un determinato comportamento, associato alla figura.
Un problema può avere soluzioni facili o complicate: tutto dipende dall’angolazione dalla quale lo si affronta.
Un’idea veramente nuova non appare mai bizzarra perché ha una sua interiore indipendenza e compiutezza. Le idee bizzarre non sono idee nuove ma semplici distorsioni delle vecchie.
Scegliere di rifugiarsi in esperienze già vissute, è una scelta comoda che però non ci fa rendere conto che in realtà disponiamo già di tutto quanto ci occorre per evolvere, e raggiungere un risultato migliore o comunque alternativo.
Costa fatica abbandonare una determinata impostazione per mettersi alla ricerca di una diversa. Molto spesso, però, tutti gli elementi base di una soluzione nuova sono già disponibili: si tratta solo di comporli secondo una nuova formula.
La gravità, sta nel fatto che spesso l’essere umano non è neppure interessato a questo processo evolutivo, relegandosi in una situazione stagnante poiché incapace di adoperarsi in una qualche evoluzione. È più che naturale essere titubanti nel momento in cui si percorre una strada non ancora battuta, ciò nonostante l’esplorare è parte integrante del nostro essere umani! Ebbene Edward de Bono, in “Il pensiero laterale” ci ricorda (tra le righe), che la vita è scoprire ed esplorare continuamente, migliorando così sia le nostre personali vite che quelle altrui, come del resto hanno fatto le grandi menti, che appunto vengono citate in questo libro, che è anche un po’ un testo psicologico. Non a caso Edward de Bono era proprio uno psicologo, e nelle sue origini isolane (Malta), è forse possibile rintracciare la curiosità verso l’esplorazione e l’andare oltre i limiti fisici e quindi mentali in cui possiamo ritrovarci.
Ogni iniziativa che non pone problemi non hanno eppure molte possibilità di sviluppo. (…) il compiacimento per i risultati ottenuti e la mancanza di problemi non significano altro che accettazione di soluzioni mediocri e mancanza di immaginazione.
ALTRE CITAZIONI
L’entusiasmo che è un’idea può aver sollevato nel suo stadio concessionario e si attenua molto quando si tratta di attuarla.
Obiettivo del pensiero laterale è la concezione di idee nuove.
Il pensiero laterale non interviene solo nelle fasi di ricerca e di creazione del prodotto ma anche in quella organizzativa e di studio dei metodi.
La divisione migliore è quella più utile.
Un rapporto mostra come due parti erano combinate tra loro prima della divisione.
L’impiego del pensiero laterale è indispensabile in quelle situazioni problematiche che il pensiero verticale non è stato in grado di risolvere.
Ė possibile arrivare a una certa comprensione del meccanismo intellettivo attraverso un esame delle manifestazioni esteriori del pensiero che rechi testimonianza degli schemi mentali di partenza.
E se non ha avuto occasione di conoscere la vecchia impostazione di un problema [ha] migliori possibilità di elaborarne una originale.
Poche cose danno un maggior senso di frustrazione di un impegno che cerca ansiosamente il modo di realizzarsi.uno sforzo deve essere anche ripagato da qualche risultato tangibile, e quanto più tempestivamente il risultato arriva, di altrettanto l’impegno ne risulta stimolato.
L’ideatore di una teoria è continuamente dominato dal desiderio di svilupparla perché la sente propria.
Le idee dominanti possono essere più dannosi che utili.
Titolo originale: The use of lateral thinking
Autore: Edward de Bono
Prima pubblicazione: 1967
Prima pubblicazione in Italia: 1969 (Rizzoli)
La mia edizione: VIII edizione BUR 2008
Editore italiano: BUR (diritti della Rizzoli)
Collana: Psicologia e società
Genere: Auto aiuto, Growth, Mente e corpo, Psicologia
Numero di pagine: 182 (illustrazioni incluse)
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CAPITOLI
Capitolo primo. Le differenze tra il pensiero verticale (alta probabilità, consequenzialità) e il pensiero laterale (bassa probabilità, lateralità).
Capitolo secondo. L’incapacità del metodo logico, rigidamente applicato, di trovare soluzioni originali.
Capitolo terzo. L’effetto polarizzante delle idee dominanti.
Capitolo quarto. L’abitudine di pensare per immagini.
Capitolo quinto. La ricerca sistematica di una pluralità di impostazioni alternative dei problemi.
Capitolo sesto. Il prepotere del pensiero verticale come ostacolo al sorgere di idee nuove.
Capitolo settimo. L’utilizzazione degli eventi fortuiti e il riconoscimento della loro validità.non interferire, ma favorirne l’evolversi per poi raccoglierne i frutti.
Capitolo ottavo. La dimostrazione dell’utilità pratica di un tipo di applicazione del pensiero laterale.
Capitolo nono. Gli svantaggi che derivano dal mancato uso del pensiero laterale.
Capitolo decimo. L’utilizzazione del pensiero laterale e l’impiego di idee nuove.
Capitolo 1 [Novità laterale]
Capitolo 2 [Nuovi dati o nuovo metodo?]
Capitolo 3 [Il dubbio delle idee dominanti: ne vale la pena?]
Capitolo 4 [Le combinazioni standard: notorietà degli elementi e usualità di rapporti!]
Capitolo 5 [Il pensiero laterale alla pari di un’equazione con più uguali!]
Capitolo 6 [Il terzo principio: Le possibilità del caos omnidirezionale come fluidità creativa]
Capitolo 7 [Il quarto principio: L’abilità di trovare profitto dal caso]
Capitolo 8 [Utilità postuma]
Capitolo 9 [La verticalità è prevedibile]
Capitolo 10 [Duttilità mentale]