In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

POESIA

In Erotica di Ritsos troviamo Parole carnali per un amore romantico

Ghiannis Ritsos ci racconta tutte le sfumature dell’amore e li fa nutrire l’uno dell’altro in una danza lenta e veloce che fa pensare all’ampia gonna di una donna greca, che girando vorticosamente si alza e invita l’uomo ad assaggiarne l’aspro frutto sbucciato dolcemente.

19 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Erotica di Ghiannis Ritsos. La mia recensione

 

 

La nudità dell’amore carnale incontra quello romantico

Che immagini ci evoca Erotica di Ghiannis Ritsos? Troppo riduttivo dire che ci fa pensare alla carnalità sentendola fin nel profondo e sulla punta del nostro sesso. 

C’è molto di più e questo di più si chiama quotidiano; questo di più si chiama amore accolto in ogni sua forma.

Ecco che l’insegnamento maieutico dell’Erotica Ghiannis Ritsos ci invita ad esplorare l’amore in tutte le sue forme e così ti invito a fare anche io assaporando sulla lingua, sentendo sulla pelle e frugando tra i tuoi ricordi mentre leggi parola dopo parola e sfogli pagina dopo pagina questa bellissima raccolta di poesie.

In Erotica di Ritsos c’è l’amore carnale, l’amore romantico, l’amore condiviso, l’amore separato, l’amore quotidiano, l’amore appena incontrato e ci si rende conto che non sono così separati come tutte queste parole hanno l’arroganza di fare.

Bella giornata – 

non lo sopporto

che tu non sia qui.

A te lettore chiedo: mi sapresti davvero dire qual’è la differenza tra l’amore carnale e quello romantico? Carnale è l’atto e romantica è la presenza mentale dei due amanti: sono davvero così separati o la linea che li separa è invisibile? Che esista o meno questo confine ti auguro di superarlo sempre, perché allora senti la vertigine dell’abbandonarti dentro un’altra persona. In fondo quando siamo nudi dove sono i confini?

Ciascuno di noi altrove,

separati e insieme;

tengo la tua mano;

mi tiene.

Appena arriva la primavera…

In Erotica, Ghiannis Ritsos ci fa vivere tutto quello che lui, ha vissuto con colei che ha amato nonostante la differenza di età. 

Al centro del verso

tu e tu.

Il tuo respiro riempie

tutte le parole,

tutto il silenzio.

Lei acerba, lui maturo

Erotica raccoglie le poesie spirate al poeta settantenne dall’amore per una donna molto più giovane di lui. Passione talmente travolgente che questa raccolta venne scritta nel corso di appena un mese, era il Gennaio del 1980. E qui confermo che vivere una connessione così intensa con un’altra persona impone allo scrittore che la vive, di donare alla carta ciò che si prova perché è così sovrabbondante da non poter essere contenuto nell’anfora che i corpi di uomo e donna creano nella loro unione.

Al centro del verso

tu e tu.

Il tuo respiro riempie

tutte le parole,

tutto il silenzio.

L’intera poesia di Ghiannis Ritsos è pervasa da una forte sessualità. Una sessualità che è carnalità ma ancora di più connessione autentica e quotidiana. In Erotica infatti Ghiannis Ritsos celebra tutto ciò che un uomo e una donna possono condividere partendo dai loro corpi, arrivando alla semplicità di ciò che circonda le loro vite. Ogni cosa in Erotica contribuisce a creare carnalità! Gli spazi più sono semplici e genuini, più i due amanti possono “arredarli” con il loro sentirsi reciproco, lavando i pavimenti con i liquidi dei loro corpi fino ad ammirare la vastità dei cieli notturni con occhi che nell’estrema dilatazione del piacere, sanno cogliere anche la più piccola delle stelle.

Ecco allora che incontriamo una casa, un tavolo spoglio, delle arance persino un pettine. Cose quotidiane perché tanto quotidiano è l’amore, quanto selvaggia e dolce vuole essere la passione che avvolge i due amanti.

Voglio guardare tutto solo come pieghi il ginocchio

p 110

Un amore vissuto senza etichette, un amore vissuto senza nessun tipo di costrizione semplicemente libero e vitale nella sua totale bellezza.

Un amore che vive il corpo dell’amante nella sua totalità, fino ad inglobare tutti i luoghi fisici e mentali che quest* occupa. Così esploriamo quel corpo che impariamo a conoscere meglio del nostro partendo dalle estremità degli alluci, tessendo una trama con i lunghi capelli, passando per l’inconsistenza di vetri rotti arrivando alle trasparenze e consistenze dei fluidi che l’amore origina.

(Quanto è difficile in questa raccolta in particolare scegliere solo alcuni versi…)

Due mesi senza incontrarci.

Un secolo

e nove secondi.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Invitante come il succo di un frutto maturo

Nasce spontaneo il confronto con il libro di poesie che che letto prima di questo: Poesie erotiche di Pablo Neruda. In Neruda tantissimo era demandato all’apporto visivo e interpretativo del lettore che si figurava a suo modo ciò che l’autore aveva scelto di imprimere sulla carta, celando un erotismo assolutamente coinvolgente dietro parallelismi (come il vino) che in certi aspetti rendono la carnalità quasi pudica e velata.

In Erotica di Ghiannis Ritsos invece troviamo che c’è un gusto per il quotidiano che non si vergogna di inserire apertamente, l’amore carnale in qualsiasi momento della giornata e della notte. Il messaggio maieutico che leggiamo tra le righe è proprio questo: che la passione è! in ogni momento della giornata. Possiamo davvero portare passione ed erotismo in ogni gesto che compiamo nel nostro quotidiano. Ecco forse la donna di Ritsos è più simile alla ninfetta di Nabokov, forse anche perché la donna di Ritsos è più giovane di lui. In entrambi i casi troviamo un erotismo giocato che è tanto leggero quanto intenso e profondo. Hai mai vissuto l’erotismo in questo modo? (Si. – G.O. -)

Questo ci porta alla mente un modo di vivere la carnalità che ha il sapore della genuinità. Come quando semplicemente mordi un frutto senza sbucciarlo, lo strofini sulla camicia e lo mordi facendo sgocciolare il succo dalle labbra al collo e giù fino all’incavo dei seni. Allora l’amante potrà assaggiare il liquido che sul e dal nostro corpo scorre.

Limoni ovunque

sul tavolo

sulle sedie

sul letto

bagliori gialli

corrono sul tuo corpo

mi piace che piova

notte di mille limoni

[…]

p 47

Il ritmo degli amanti

Il piacere della carne trapela e sgocciola da ogni parola che c’è in Erotica di Ghiannis Ritsos. Ma come detto sin dall’inizio, la componente erotica non è la sola presente. 

La raccolta è divisa in tre parti che danno enfasi alla progressione amorosa. Queste sono:

– piccola suite in rosso maggiore

– corpo nudo

– parole carnali

La prima differenza che salta agli occhi è relativa alla lunghezza delle poesie. Si inizia con poesie di media lunghezza, passando per rime brevi (anzi brevissime) anche di soli due versi, arrivando infine a una costruzione poetica più articolata. Ritsos esprime così il ritmo degli amanti: veloce e lento ma soprattutto alternato. Anche in questo Ritsos ci fa sentire l’intensità del piacere carnale.

Altra dimora non ho.

Abito il tuo corpo.

L’intera raccolta oltre ad essere carica di immagini, ha anche una componente cromatica molto forte. Fra tutti spicca, il colore rosso ma anche il blu/azzurro, il giallo/arancione e il verde.

Questa scelta conferma la percezione che si ha sin dai primi versi, ossia di voler accogliere tutti gli aspetti non solo della carnalità, ma di ciò che uomo e donna provano nell’interazione reciproca.

Nella coppia “rosso e blu” troviamo che il primo rappresenta la passione e la quiete ma anche il senso di protezione che i due amanti vivono nella loro unione.

La seconda coppia è il mondo esterno, ciò che li separa ma che comunque li riporta sempre sulla stessa strada, arricchendo anzi l’intimità di nuovi elementi che gli amanti naturalmente includeranno nel loro gioco non soltanto erotico.

Piccola suite in rosso maggiore: il desiderio

L’organizzazione tripartita della raccolta di poesie Erotica di Ghiannis Ritsos non deve però trarci in inganno facendoci pensare che affronti tematiche diverse. La differenza sta infatti non soltanto nella lunghezza delle poesie, ma nell’intensità e nel livello di intimità mista a complicità che si raggiunge via via tra gli amanti.

In piccola suite in rosso maggiore evocativamente troviamo l’aspetto della reciproca curiosità domina sopra tutti gli altri. Quindi leggiamo di una carnalità appassionata ma ancora, se vogliamo, incerta. Tutto è incentrato sulla passione, sulla curiosità, sulla scoperta, ma anche sul dubbio rispetto alla persona che stiamo esplorando e assaggiando.

Sotto il vestito

è nuda

sopra il vestito 

completamente nuda

davanti alla finestra

tiene un bicchiere alto

te lo offrirà?

non te lo offrirà?

lo beve da sola

non ti guarda

così è più nuda

con una rosa

tra i seni.

p 20

Una persona che per noi è corpo alla cui scoperta dedichiamo tempo e da cui traiamo piacere, in ogni suo più piccola parte…

[…]

loro due

scalzi

l’uno di fronte all’altra

si toccano appena

gli alluci

[…]

p 49

…scoprendo ad ogni tocco nuovi picchi e nuove profondità orgasmiche e di complicità emotiva.

Le cose che non abbiamo detto

conservano ancora

i nostri gesti

le nostre azioni

[…]

p 49

Corpo nudo: tratti di vita quotidiana

La ricerca del piacere attraverso l’altro evidentemente richiede una certa ricorsività, molto più semplicemente: tempo. Un tempo che finora è stato speso nel piacere esclusivo ora si giustappone al quotidiano. Un quotidiano, che ripreso il normale flusso, diventa un pretesto per il piacere, anche affrettato ma comunque anelato.

Prendevi il treno.

Non tardare – ti dicevo.

Più in fretta, più in fretta.

E i tuoi capezzoli

s’inturgidivano.

p 82

I due amanti trovano quindi un ritmo che gradualmente appartiene ad entrambi, perché sui loro corpo si plasma. Come quando si suona uno strumento e insieme al suo vibrare si respira, loro (noi) si respira all’unisono, e i nostri battiti seguono un unico suono potente perché generato da due cuori che battono per spingere il sangue dove serve.

Ora

il tuo respiro

ritma il mio passo

e il polso.

pag 68

Il ritmo degli amanti è anche arresto e sono questi i cenni che ci fanno cogliere l’evoluzione all’interno di questa unione tra uomo e donna; non soltanto quindi la bellezza del tempo che si ferma, ma evoluzione.

Orologi fermi,

le mie mani ferme

intorno ai tuoi occhi.

p 82

L’unione carnale che diventa quasi un rituale…

Il letto è fiero.

Ha visto la nostra unione

fino alla profonda foresta degli orsi

col grande fiume

e le cinque aquile.

p83

…al quale non si può, non si riesce e non si deve aggiungere altro se non quello che si prova reciprocamente.

Non avevo da aggiungere

altro verso

altra parola.

Nel tuo corpo vivevo

tutta la poesia.

p83

nell’intimità che si sceglie di condividere

«Suonano alla porta.

Suona il telefono.

Niente.

Non ci siamo.

Noi due insieme

non ci siamo»

p 91

Parola carnale: che parla di romanticismo

Nonostante il titolo di questa sezione convogli l’attenzione del lettore su un qualcosa di prettamente erotica e carnale, quello che invece emerge è: l’abitudine irrinunciabile all’altro e il raggiungimento di una intimità fatta di sottomissione degli amanti, senso di possesso e di protezione in un equilibrio che nella realtà pochi di noi hanno sperimentato e che all’unisono si anela ad avere ancora.

Anzi ad avere tutto per sé poiché solamente nostra è colei che ci fa provare tutto questo:

Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. /

Ti supplico: nasconditi, diventa invisibile a tutti; visibile solo a me; nascosta / dalle punte dei piedi ai capelli da un velo trasparente / screziato dai sospiri d’argento di lune primaverili. I tuoi pori emettono / vocali, consonanti di desiderio; si articolano parole segrete; eruzioni rosa dall’atto dell’amore. Il tuo velo si gonfia, splende / sulla città annottata coi bar fiochi, e osterie sul mare; / la farmacia notturna illuminata da proiettori verdi; una / sfera di vetro / rotea velocemente mostrando paesaggi del globo terrestre. L’ubriaco barcolla / in una tempesta portata dal respiro del tuo corpo. Non andare. Non andare. / Così materiale e inafferrabile. Un toro di pietra salta sull’erba secca dal frontone. Una donna nuda sale la scala di legno / con una bacinella d’acqua calda. Il vapore le nasconde il viso. Alto nell’aria / un elicottero in ricognizione ronza in un punto indefinito. Mettiti in salvo. / Cercano te. / Nasconditi più in fondo tra le mie braccia. Il pelo / della coperta rossa che ci copre cresce continuamente, diventa un’orsa incinta la coperta. E sotto l’orsa rossa ci amiamo infinitamente, oltre il tempo e oltre la morte, in un’unica unione universale. Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. Ti supplico nasconditi.

Pagina 119

Niente più della poesia, sembra dirci Ritsos, può esprimere la forza travolgente dell’amore carnale come preludio di un amore più completo.

La donna diventa una Diotima che rende edotto l’uomo sull’Eros, lasciando che questo intrida il loro quotidiano.

É questa una donna che percepiamo comunque sfuggente, quasi giocasse ad acchiapparella con l’amato, motivo per cui Ritsos (ma anche noi) non è mai completamente sazio. Anzi la fame di lei cresce e cresce, sfociando in un senso di protezione in cui lei si lascia cullare.

Una storia quasi mitologica perché sospesa nel tempo di una Grecia che nonostante le luci dei neon e dei semafori, ha quel sapore di antico fors’anche eterno come fosse il racconto di un Mito.

Dove tu sei

esisto.

p 66

Amore archetipico

Come sintetizzare Erotica di Ghiannis Ritsos?

L’archetipo della carnalità romantica. 

Un viaggio tra i luoghi inesplorati di ciò che solo uomo e donna possono raggiungere e condividere.

Una navigazione sempreterna come il moto delle onde che è orgasmo e piacere continuo, che a tratti stordisce i sensi, ma che è proprio lì tra le nostre mani per acquietare i nostri sensi.

Il piacere che ci accoglie nella sua casa. Una casa resa festosa dalla danza della donna che vorticando alza la sua gonna e invita l’uomo ad assaggiarne l’aspro frutto sbucciato dolcemente.

Una casa, mi immagino, di pietra bianca con intorno alberi da frutto e piante autoctone che sudano sotto il sole come noi di lì a poco faremo in casa. Ovunque nella casa che stiamo abitando con il nostro amante.

Luoghi fuori dal tempo e dallo spazio sono quelli abitati dagli amanti.

Non conta il luogo perché è nell’altro che troviamo il nostro respiro.

Dove tu sei

esisto.

p 66

La genuinità della Grecia

Nelle tre raccolte comprese in Erotica (Piccola suite in rosso maggiore, Corpo nudo e Parola carnale) l’amore è cantato da Ritsos in tutte le sue manifestazioni.

I versi di Ghiannis Ritsos in Erotica lasciano assolutamente tutto lo spazio agli occhi della mente del lettore per cogliere l’abbondanza e al contempo l’assenza.

Se oggi pensiamo alla Grecia di metà novecento probabilmente peneremo ad un luogo quasi incontaminato, potremmo dire rurale dove poter respirare e godere della vita a pieni polmoni con la nostra pelle che viene baciata dal sole e dal nostro amante. Un luogo che accoglie gli amanti che ci immaginiamo in 

[…] Devi ricordarm così – dicevi; / ricordarmmi così coi piedi sporchi; coi capelli che mi coprono gli occhi – perché così ti vedo più profondamente […]

Parola carnale, 4 – p 112

Ti ringrazio, amore.

Parola carnale, 12 – p 125

Info bibliografiche

Titolo originale: – (greco)

Titolo: Erotica

Autore: Ghiannis Ritsos

Prima edizione italiana: 1981

La mia edizione: I edizione – Febbraio 2021

Editore italiano: Crocetti editore

Collana: Kylix

Genere: Poesia

Numero di pagine: 125

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Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Recensione di Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi

POESIA

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!”

perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Con la sua poesia narrativa e altamente visiva, in questa raccolta la Pozzi ci fa vivere il desiderio di carnalità e di femminilità che cerca appagamento nell’unica persona che può darglielo: il suo amato. Questo è il filo conduttore che qui, lega i temi che caratterizzano l’opera di questa italiana della prima metà ‘900.

12 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. La mia recensione

Il libro Guardami sono nuda di Antonia pozzi è stato comprato per essere il mio compagno di viaggio, quando sono andata a Novara la prima volta l’11 Febbraio del 2023, era un sabato.

Nella primavera del 2021 avevo già letto un’altra sua raccolta di poesie: Mia vita cara (2019) testo al quale sono particolarmente affezionata sia per motivi personali, che per il suo essere stato di fatto il primo libro di poesie che ho letto dopo anni di sola manualistica, romanzi, e narrativa.

Fra gli eventi ed elementi a cui si deve il merito del mio ricominciare a scrivere poesie, c’è infatti anche Mia vita cara.

Oh le parole prigioniere

che battono battono

furiosamente.

 

“LA PORTA CHE SI CHIUDE”

Poesia narrativa e visiva

Ed è forse proprio la connotazione narrativa e altamente visiva che Antonia Pozzi conferisce alle sue poesie, ad avermi appassionato alla sua scrittura prima di qualsiasi altra cosa. Di fatto Antonia pozzi è una ragazzina, sebbene dissimile anzi distante, dalla ninfetta di Nabokov quando scrive la maggior parte di ciò che leggiamo ora. Una giovane donna che si è sempre sentita intrappolata nel suo giovane corpo, sentendosi in realtà molto più adulta di quanto non fosse anagraficamente.

Mi sarebbe piaciuto conoscerla per avere davvero la conferma del suo essere più grande dei suoi anni. Mi sarebbe piaciuto per capire cosa per lei significava quell’essere “adulta” che si sentiva di essere e non era. Una maturità che tardava ad arrivare anche dal punto di vista della sua stessa fisicità, sofferenza questa che diventa uno dei fili conduttori di questa intera raccolta di poesie.

Letto in un giorno: parte I, II, II

Ho letto Guardami sono nuda di Antonia Pozzi in tre momenti all’interno della stessa giornata. La prima metà l’ho letta sul treno che mi portava a Novara, una seconda parte l’ho letta in un caffè: il Plaza subito dopo aver visitato il Castello di Novara e quindi la terza parte è stata letta nel Caffè l’Umberto I.

Ho incontrato questo caffè passeggiando tra le vie della nuova città che ero andata a scoprire (la bellezza di “perdersi” tra le vie di un luogo che non conosciamo per finire col “trovarci” qualcosa in cui lasciamo pezzi di noi) e che ho scelto fra gli altri perché accomodandomi avrei potuto bere dell’ottimo caffè filtro. Ne ho presi due, entrambi molto buoni, procedendo come se fosse una degustazione dove sali per gradi: sono salita d’intensità.

Tornando a noi, in questa raccolta di poesie l’aspetto che più mi ha sorpresa mentre leggevo, non è stato tanto nel rinnovato apprezzamento per la capacità di scrittura di Antonia Pozzi, quanto piuttosto per il mio divertirmi a riscrivere e integrare le sue poesie con versi miei.

La mia copia è scritta a quattro mani 

Quello stesso giorno ho letto anche Poesie erotiche di Pablo Neruda e queste due raccolte di poesie sono arrivate nella mia vita esattamente al momento giusto, ancor di più nel loro arrivare “insieme”. La storia di come sono arrivata a leggere Poesie erotiche di Pablo Neruda l’ho raccontata nell’articolo dedicato, per quanto riguarda invece Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi posso solo dire che ero entrata in libreria perché dovevo comprare un nuovo taccuino, su cui appuntare la miriade di pensieri che sempre ho in testa.

Scelto l’oramai consolidato quaderno a righe con copertina rossa e morbida, non resisto alla tentazione e quindi salgo al piano superiore. Avevano cambiato disposizione degli scaffali nella Feltrinelli di piazza CLN e quindi mi sono ritrovata a fare una gaffe perché non trovando la sezione poesie, ho chiesto al libraio che stava appunto sistemando quella sezione.

Lui pensava lo stessi prendendo in giro, invece io con la solita musica in cuffia, non mi ero resa conto di dove fossi: reparto poesia! Lui ha pensato che fossi una sua vecchia amica che non riconosceva dato il tempo trascorso, e che lo stessi prendendo in giro, così ci siamo fatti una risata sincera e io ho proseguito la mia esplorazione degli scaffali. Sono evidentemente capitata al momento giusto, perché nel suo riordinare e spostare i volumi ha messo in risalto il libro che avrei comprato: Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. Questo libro dalla bella copertina rossa, proprio come il taccuino che avevo appena scelto come mio, faceva la sua bella figura. Ma soprattutto io ho sentito come un richiamo, quel sussurro che certi libri per sedurti emettono e che arriva solo alle tue orecchie.

Ero salita con l’intenzione di acquistare un altro libro di Jacques Prevert ma non ho potuto resistere e così ho comprato il mio secondo della Pozzi e l’ho sistemato subito nella borsa che avrei portato con me all’indomani sul treno che da Torino mi portava a Novara.

Leggo libri che sono pezzi di me

Avevo davvero già apprezzato le poesie di Mia vita cara ma nella loro bellezza, non per il fatto di aver trovato in loro parti smarrite o dimenticate di me stessa. In Guardami: sono nuda ho invece trovato degli ironici parallelismi con il mio recente vissuto. Un bellissimo vissuto.

A cominciare dal titolo che è come uno schiaffo in faccia a chi lo legge, perché ti obbliga a “guardarla” e ti fa capire che la donna che sceglie di pronunciare una frase del genere lo fa perché da un lato è consapevole del suo corpo e dall’altro vuole che una persona, una sola persona su tutte, la ammiri nella sua marmorea bellezza. La scultura che origina dall’essere donna.

Conosco la sensazione che si prova nel guardare negli occhi un uomo e pronunciare (all’incirca) le parole: “Sono qui davanti a te e sono nuda, guardami”. In bilico tra una richiesta e una domanda, l’unica risposta all’altezza può essere solo qualcosa di simile a: “Ti guardo, ti ho guardata tutto il tempo”.

Allora è l’estasi.

La mia copia è scritta a quattro mani

Così, in bilico tra il ricordo delle parole che io stessa ho pronunciato (in questo modo in particolare, una sola volta nella vita) ad ogni poesia che leggevo in Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, presa da un “flusso di coscienza” ho integrato, modificato o riscritto le poesie stesse di Antonia Pozzi.

É stato davvero surreale ritrovare che molti diversi raccontassero molto del mio trascorso personale. A onor del vero, mi sono piaciute di più le poesie di Mia vita cara (alcune di quelle qui presenti sono proposte anche in quest’ultima raccolta) eppure Guardami: sono nuda mi appartiene infinitamente di più.

Rileggere oggi la copia che ho reso assolutamente mia, di questa raccolta di poesie, è come leggere un libro scritto a quattro mani perché davvero i miei interventi sono, da un lato molto presenti e dall’altro si integrano perfettamente creando un impasto perfetto (e dico impasto rifacendomi ad una conversazione con una persona di grande intelligenza e sensibilità, lui sa di esserlo perché gliel’ho detto).

É stato bello scrivere direttamente sul libro con la mia micromina 0,5 della Rotring! (Vuoi farmi un vero regalo, di quelli che si comprano e non si fanno con un gesto? Comprami una bellissima penna, anche stilografica sarà apprezzata ). Complice in questo, il fatto che avevo scelto di trascorrere una giornata lontana dalla mia nuova città, lontana per qualche ora dal lavoro digitale che amo eppure dal quale ogni tanto, come è sano che sia, ho bisogno di staccare. Volevo vivermi una giornata off line e così ho fatto!

Guardami: sono la donna che sono

In Guardami: sono nuda si ritrovano i temi che contraddistinguono l’opera di Antonia Pozzi: la sofferenza per la sua giovane età, per l’amore che non può e non riesce ad essere vissuto come si vorrebbe, per una maternità che non troverà appagamento e per una vita che la costringe ad abitare il suo corpo nonostante lei voglia abbandonarlo, come farà all’età di ventisei anni.

Ma se da un lato è vero che i temi più importanti di questa eccezionale poetessa italiana sono qui tutti presenti, dall’altro la bellezza di questa raccolta sta nel fatto che la scrittrice, nonostante parli sempre ad interlocutori diversi compresa se stessa, è come se parlasse ad un unico interlocutore: l’amore, l’amato.

Quella di Guardami: sono nuda è una Antonia Pozzi che vuole abbandonare lo stato del suo corpo non (soltanto) in termini di morte, ma come l’abbandono di un corpo ancora fanciullesco che non rispecchia le evoluzioni del suo sentire:

Per troppa vita che ho nel sangue / tremo / (…)

“SGORGO”

Antonia Pozzi qui si sente non solo adulta ma ancor di più: femminile, consapevole e con una immagine di sé stessa che cerca, che chiama le attenzioni di un uomo tanto dal punto di vista visivo (Guardami suona come un imperativo) quanto nell’esperienza tattile.

La poesia d’apertura é Canto della mia nudità e si apre proprio con il verso:

Guardami: sono nuda

da cui appunto è tratto il titolo della raccolta stessa e prosegue nella stessa così scrivendo:

Oggi, m’inarco, nel nitore del bagno bianco e m’inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà.

in Solitudine con:

Ho le braccia dolenti e illanguidite

per un’insulsa brama di avvinghiare (…)

e in Un’altra sosta con:

che io ti accarezzi con un gesto lento

É assolutamente chiaro il desiderio di sperimentare la carnalità con l’uomo da lei amato, a maggior ragione perché “lui” un uomo lo è già. Ecco allora che lei si prepara a condividere con lui tutto: lo cerca, lo chiama ma anche lo invita chiaramente come in ben due versi di Canto rassegnato che iniziano con la parola, che viene ripetuta quasi sfinendola:

Vieni

proprio perché in quanto donna anela che sia l’uomo desiderato ad andare da lei, a raggiungerla perché che lei lo vuole, gliel’ha già detto! Adesso spetta a lui.

In Sventatezza ci confessa:

Ma io ardevo.

In Vaneggiamenti:

Io vibravo, insieme con le corde

(…e come non avere qualcosa di “mio” da aggiungere..)

In Vertigine ci mette a parte di un desiderio:

Afferrami alla vita

(…anche qui i ricordi hanno avuto il sopravvento..)

Quest’ultima parol in particolare ha la doppia valenza di trattenerla sia in questo mondo, sia di sentire il tocco delle mani di “lui” sul suo fianco, attraverso i vestiti e sulla pelle poi, finalmente nuda.

In Guardami: sono nuda Antonia dimostra quanto vuole essere amata nella sua totalità quindi non soltanto come donna, come la madre che vorrebbe essere e che non sarà mai; ma anche come scrittrice. Del resto si sa che il primo giudizio che per una donna è davvero importante, è proprio quello della persona amata. Ed ecco infatti che è in Pudore scrive:

Se qualcuna delle mie povere parole ti piace e tu me lo dici sia pur solo con gli occhi io mi spalancò in un riso beato (…)

Per Antonia Pozzi l’amore era davvero l’unica ragione di vita, tolta la quale non vi era nulla di così consistente tale da farle amare la vita stessa. Ecco infatti che in Sera scrive:

o accendi tu

la tua lampada

e fammi cenni di entrare

che io non muoia

qui senza fuoco!

È evidente come colui che amiamo diventa il nostro faro nella notte, la nostra bussola e quel caldo che scalda le membra stanche e asciuga il legno dello dello scafo della nave che siamo e che cerca soltanto un porto sicuro in cui approdare. E questo è reso estremamente palese dall’ordine in cui le poesie Sera e Il porto, certamente quest’ultima una delle mie preferite, sono state inserite in questa raccolta di poesie: ossia una dopo l’altra.

Ecco allora che l’atto di “avvistare” un porto in cui approdare, dopo una una serie di sfiancanti tempeste, introduce un altro filo conduttore: quello dello del guardare e del guardarsi appunto negli occhi.

Verso dopo verso infatti vediamo con gli occhi di Antonia Pozzi e ancor di più, vediamo in prima persona gli occhi di “lui” che Antonia (la donna non la scrittrice) anela di guardare sempre.

Gli occhi infatti sono lo specchio dell’anima, e due amanti lo sanno bene; ma sanno anche riconoscere l’uno nell’altro il malessere. Così quando lo sguardo di “lui” si incupisce e smette di brillare, anche il sorriso si spegne ed ecco che in Pensiero scrive:

Essere ombra, pace serale intorno al tuo spento sorriso.

In fondo qual’è l’unica missione di chi ama se non  accertarsi che in qualche modo l’altr*, la persona che amiamo, possa tornare a sorridere e ad avere quella luce negli occhi che ci ha fatto innamorare?

Vorrei che la mia animati fosse leggera vorrei condurti con le mie parole fino ad una valle di erboso silenzio, allago vorrei che la mia anima che fosse leggera che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, sulle scure voragini della terra.

“LIEVE OFFERTA”

E quale terribile paura pesa sul cuore di chi ama quando sia ha l’incertezza di questo nuovo traguardo?

Dunque, io non vedrò mai più i tuoi occhi puri come li vidi la sera prima io so quale sabbia l’intorbiditi ora quale tristezza che fu già mia. Sgomenta guardo nascere in te la vita che ho già visti e scontata e spogliai d’ogni velo. 

 

“AMMONIMENTO”

Ma se l’incertezza può arrivare a gettare un’ombra su coloro che si amano, primeggia fra gli amanti una certezza fra tutte: che la loro stessa natura sarà bastevole a tenerli uniti finché nutriti del loro stesso amore abbandoneranno i rispettivi corpi esaurendosi felici d’aver arso insieme.

Olio vuole la lampada e legno il fuoco

“AMMONIMENTO”

Info bibliografiche

 

 

Titolo originale: Guardami: sono nuda (italiano)

Titolo: Guardami: sono nuda

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione italiana: 2014

La mia edizione: IX edizione – Febbraio 2022

Editore italiano: Edizioni Clichy

Genere: Poesia

Numero di pagine: 113

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Pablo Neruda non ci racconta ne’ di amore romantico, ne’ di amore carnale ma ci parla di connessione intima tra uomo e donna cui unico appagamento è nell’abbeverarsi alla fonte dell’altro. Poesie cariche di immagini per un’atto che va vissuto nella maniera più penetrante possibile e con il più alto livello di consapevolezza del dono reciproco che ci si sta facendo.

11 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Poesie erotiche di Pablo Neruda. La mia recensione.

Ho comprato Poesie erotiche di Pablo Neruda assolutamente per caso. Mi trovavo a Novara durante un sabato di Febbraio; ero andata per trascorrere una giornata via da Torino e non avevo pianificato l’itinerario, quindi ho iniziato a girare per la città.

Lasciandomi guidare da quella particolare attrattiva che ogni luogo nuovo origina in noi, ho incontrato viste bellissime della Basilica di San Gaudenzio e della città che certamente non avrei visto se avessi seguito un itinerario prestabilito. Dopo aver visto il castello di Novara ed essermi fermata a bere una cioccolata calda al caffè Plaza, dove ho letto Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho proseguito la mia passeggiata fino a ritrovarmi davanti alla libreria Lazzarelli.

Radice della mia sete errante (…)

 

“VII”

Libreria Lazzarelli

Questa libreria è una delle più belle mai viste finora e che certamente rimarrà nei primi posti tra tutte quelle che ancora vedrò nella vita. Sono entrata chiedendo degli Haiku giapponesi che avevo scoperto casualmente (ancora una volta) alla libreria Sorbonne di Nizza dove appunto avevo comprato il mio primo libro sugli Haiku.

Me ne sono stati indicati due ma non avevano le immagini e invece io ne cercavo alcuni con delle illustrazioni, dei disegni o riferimenti  comunque grafici come nel caso del mio primo acquistato in Francia con raffigurazioni giapponesi e testo in francese (celebre l’Onda di Hokusai che poi ho avuto modo di vedere dal vivo per la prima volta in una mostra a Torino) o come il secondo acquistato online proveniente da una selezione del The British Museum e quindi in lingua inglese. Meravigliosi entrambi.

Continuo la mia permanenza in quel paradiso davvero fatto di carta perché ogni centimetro di parete, su fino al soffitto è sfruttato per stipare volumi. Chiedo dove posso trovare la sezione poesia e mi viene risposto che era esattamente lì dove erano riposti i libri sugli Haiku che mi erano stati mostrati. La sezione era molto impolverata e di fatto era in uno degli angoli più angustie della libreria, nonostante fosse tutta angustamente piena di libri. É stato bello vedere infatti che per. prendermi il secondo libro che ho comprato Fattore & di Chiara Franchi, la commessa della libreria ha dovuto servirsi di una scala davvero molto alta meritando ovviamente uno dei miei famosi scatti fotografici.

Una donna beata dopo aver fatto l’amore

Ad ogni modo nella tranquillità di quel sabato pomeriggio, continuo a curiosare nella sezione poesia rimanendo piacevolmente sorpresa del fatto che vi erano una serie di edizioni che non avevo mai visto e editori che non mi era ancora capitato di incontrare. Così nel mio cercare, trovo certamente delle novità ma nulla verso il quale mi sentissi attratta: mentalmente incuriosita e stimolata.

Prima di proseguire premetto che nelle ultime settimane ho scritto davvero tantissimo, differentemente dal solito molte poesie. É certamente questo il motivo principe per il quale la mia attenzione era orientata verso questo genere. Quand’ecco che che il mio sguardo incontra una bellissima raffigurazione di una donna nuda, supina ritratta sinteticamente in un atteggiamento estremamente rilassato. Quell’atteggiamento beato che una donna assume dopo aver condiviso il suo corpo con un uomo.

Si trattava di Poesie erotiche di Pablo Neruda. Non mi era mai capitato di valutare la lettura di questo autore eppure quel giorno, quel 11 febbraio 2023, ho scelto di acquistare questo libro complice anche la sua brevità, testo a fronte in lingua originale compreso. Volevo infatti finire di leggere Guardami: sono nuda di Antonia pozzi in un caffè, prima di prendere il treno di rientro e quindi avere a disposizione un altro libro per accompagnarmi nel viaggio da Novara a Torino. Ecco quindi che insieme a Fattore & di Chiara Franchi deposito presso la cassa Poesie erotiche di Pablo Neruda, quindi prendo l’ascensore per il piano superiore di questa meravigliosa libreria che davvero dà la sensazione di ascendere ad un livello di conoscenza del sé superiore. Davvero un’esperienza, da fare! E che sono davvero felice di aver potuto sperimentare soprattutto perché in maniera totalmente inaspettata. Di nuovo mi trovo ad essere d’accordo con chi mi disse che “I regali più belli sono quelli che si ricevono senza averli chiesti (aggiungo) ma che si rivelano essere esattamente ciò che volevamo”.

Tra caffè, cioccolata, rock e poesia

Al piano superiore non trovo titoli adatti a quella giornata ma comunque molto interessanti, quindi scendo nuovamente al piano inferiore ma soltanto dopo aver scattato alcune foto in quel luogo magico. Pago i miei due libri e proseguo la mia giornata a Novara, quindi concludo la lettura di Antonia Pozzi sedendomi a bere due tazze di caffè filtro e mangiare nel mentre cioccolatini (ironicamente torinesi) nel caffè Umberto I.

In questo piccolo caffè ho trovato un luogo davvero molto accogliente, bella anche la musica rock in sottofondo (ma che c’entra il rock con la poesia? Tutto!) in cui sono stata grata di essermi in battuta e che felicemente ho legato ad una lettura che, come ho scritto in un altro articolo è stata per me davvero una lettura/esercizio di stile molto apprezzata.

Amore carnale: si fa e se ne scrive ciascuno a suo modo

Ammiro quindi la Cattedrale di Novara in cui inaspettatamente cedo ad un lungo momento di raccoglimento spirituale, scatto foto a ciò che vedo, a ciò che mi piace, che per qualche motivo cattura la mia attenzione e vedo finalmente la Basilica di San Gaudenzio con la torre sorella della Mole Antonelliana, poiché figlie entrambe dello stesso padre: l’Antonelli. L’avevo vista la prima volta dal “vivo” per pochi istanti, illuminata di rosso mentre tornavo da una domenica trascorsa in un luogo in cui non sapevo se sarei mai stata, e me ne sono innamorata. L’amore guida sempre: come mi ha guidata quella domenica, in un nulla dove c’era tutto, mi ha guidata in questo sabato urbano.

Tipicamente, in questi viaggi brevi, lascio che la giornata fluisca senza acquistare il biglietto di rientro insieme a quello dell’andata. Solo quando mi sento effettivamente pronta a rincasare, quando mi sento che ho assorbito quello che potevo e ho lasciato qualcosa di me in quel luogo che ora mi appartiene e al quale ora appartengo, scelgo il prossimo treno su cui salire. Percepita questa sensazione “conclusiva” acquisto il biglietto, saluto i ragazzi del posto, scatto le foto ai quadri dei grandi del jazz appese alle pareti (gli ossimori della vita: jazz alle pareti e musica rock in cassa…ma ci piace così) e mi incammino per la stazione, ammirando da nuovi punti di vista la cupola di San Gaudenzio. 

La prima cosa che faccio quando prendo posto sul treno è iniziare la lettura di questo scrittore, Pablo Neruda, di cui davvero onestamente non avevo mai provato attrattiva. Ripeto che nelle settimane precedenti a questa lettura mi è capitato di scrivere davvero tanto, anche poesie erotiche, e dunque è stato un piacevolissimo incontro il trovare un modo così diverso dal mio di descrivere una delle una delle esperienze più belle che l’uomo possa fare in condivisione con una donna: l’amore carnale.

Parole che gocciano e assetano

Neruda non scrive di sentimenti all’interno delle sue poesie erotiche, ma non fa mistero della sorprendente emotività che immancabilmente è connessa a quest’atto così intimo che unisce uomo e donna, tanto in quello stesso momento quanto nel loro futuro, poiché indelebile è la memoria anche tattile di alcune unioni.

Pablo Neruda scrive dell’atto fisico in una maniera estremamente evocativa. Potesse bastare la parola direi semplicemente bella!

Mi ricevi

come la vela il vento.

Ti ricevo
come il solco la semina.

“IX”

Non descrive mai infatti apertamente alcuno degli atti che definiscono il rapporto sessuale, eppure le sue parole si intridono e gocciano di tutti i fluidi, gli odori e i sapori che il fare l’amore origina. Parole che fanno piangere gli occhi e che fanno venire sete!

Sete di te, sete di te (…)

Sete di te che nella notte mi morde come un cane.

Gli occhi hanno sete, per questo ci sono i toui occhi.

La bocca ha sete, per questo ci sono i tuoi baci.

L’anima è accesa da queste braci che ti amano.

Il corpo incendio vivo che deve bruciare il tuo corpo.

Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete. In essa si annienta come l’acqua nel fuoco.

“XI”

Letto tutto d’un fiato, mi è stato impossibile staccare gli occhi anche solo per un minuto, poiché la sua capacità di dare enfasi all’esperienza tattile sopra ogni altra, ha riportato alla mia mente una delle unioni più belle della mia vita.

Come avevo già fatto durante tutto il giorno con Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho arricchito e modificato alcune poesie legando quelle immagini in maniera indissolubile a ciò che io in prima persona, avevo provato condividendo l’unione dei corpi e dei sensi tra uomo e donna. Quel desiderio dolce e violento che affonda nella carne e nei pensieri, come una radice che vuoi lasciare che cresca dentro di te; che anzi sei grat* di poter nutrire anche se ora la fame ti divora!

Sete di te che mi incalza nelle notti affamate.

(…)

Ebbra di sete, folle di sete. sete di selva in siccità.

(…) sete di radici avide.

“XI”

L’emotività dell’amore carnale 

Pablo Neruda in Poesie erotiche non fa accenno all’amore romantico, e nemmeno fa cenno ad una donna in particolare se non esattamente alla donna che desidera, che diventa sua schiava e del quale diventa schiavo.

Schiava mia, tienimi. Amami. Schiava mia.

“X”

Eppure nonostante sia l’amore carnale al centro di questa raccolta di poesie, scritta all’età di diciannove anni e pubblicata dieci anni dopo nel 1933 (quando appunto l’autore aveva oramai 29 anni), ci è impossibile non sentire la profonda connessione emotiva, che si può sperimentare quando si fa l’amore con chi lo fa in un modo simile al nostro o al nostro complementare.

Con chi fa l’amore con noi appagandoci e al contempo facendoci sentire ancor più affamati.

Come chiunque si sottometta per sua scelta o per troppo desiderio all’altra persona, anche l’autore invoca e prega la sua donna auspicando che lei faccia lo stesso a sua volta, per appagare il piacere di entrambi nella maniera più completa di cui si possa essere capaci.

Riempiti di me.

Desiderami, prosciugami, versami, immolami.

Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.

Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.

Baciami,

mordimi,

incendiami,

che io vengo sulla terra solo per per il naufragio dei miei occhi di maschio

nell’acqua infinita i tuoi occhi di femmina!

“IX”

Lettere e numeri

Letto in un momento particolarmente consapevole della mia vita, come essere umano e come donna, ho potuto rendermi ancora più conto di quanto rispetto ci sia da parte di Pablo Neruda verso l’unione carnale ed emotiva tra uomo e donna.

La capacità di esprimere il sia il piacer dell’unione che il dolore che si prova nel distaccarsi dalla persona che si desidera, prima ancora di amarla, semmai la si amerà nel senso vero del termine, nonostante l’autore stesso invochi:

Amami. Amami. Amami

“III”

…che io leggo come un “tienimi a te, tienimi con te, ti tengo con me”. Esprimendo il bisogno di calore umano nella sua più pura delle manifestazioni.

Il dubbio di chi ricorda l’amore condiviso

Pablo Neruda ci fa vivere il dubbio atroce e martellante, che si crea nella mente di chi ha incontrato carnalmente un’altra persona e si chiede cosa l’altra persona abbia provato, cosa l’altra persona ricordi di quel momento. Ma sopra tutto ciò che più desidera è conoscere il modo in cui quell’atto intimo è stato vissuto e percepito anche dall’altra parte, poiché in noi è stato totale.

Dimmelo, mi sentisti

arrampicarmi verso la tua forma attraverso tutti i silenzi,

e tutte le parole?

“IV”

Il dubbio si alterna ai ricordi che sono così vividi da sentirli in bocca, da sentirne il sapore e la rotondità della forma che ci riempie non solo la bocca ma anche i pensieri. L’unico modo che abbiamo per provare un po’ di lucidità è di mordere l’acino d’uva, schiacciarlo con le dita per farne uscire tutto il succo. Aneliamo che ci sia data questa possibilità che sapremmo cogliere come appunto si fa con un grappolo d’uva matura.

(…) ed esce dalla tua anima rotta sotto le mie dita come il succo del vino dal centro dell’uva.

IV poesia

Una lucidità inversa è quella che ci dona l’incontro carnale eppure la verità del vino ci rende liberi, e seppur barcolliamo perché insieme a Bacco come una menade abbiamo ballato, le nostre membra e il nostro cuore sono paghi e quieti mentre con le mani ancora accarezziamo le labbra che ancora appiccicano del succo d’uva.

Io sono colui che conserva sulle labbra il sapore degli acini.

Ebbro, il mio cuore, sotto Dio, barcolla

“V”

Mi piace molto il parallelismo tra la divinità Bacco e quindi il vino che bagna ogni pagina di questa raccolta di poesie, e l’atto sessuale.

L’ebrezza (nota) generata dal vino è palesemente espressa, ma l’autore non si sofferma sugli effetti dati dal bere del vino ma piuttosto dall’atto di raccogliere l’uva e quindi il suo succo. L’enfasi è infatti rivolta all’aspetto nutritivo del condividere esperienza carnale con una donna che in quel tempo è pienamente presente insieme a noi.

La donna quindi non è sicuramente per Pablo Neruda, nell’impeto della sua cultura e dei suoi diciannove anni, un angelo biondo da venerare mantenendo le distanze. É invece un animale quasi selvatico verso il quale siamo irrefrenabilmente attratti. Eppure nonostante questa donna sia in qualche modo selvatica nella piena consapevolezza di sé, e dell’effetto che produce sull’uomo, questo (ed è una delle qualità che meglio definisce un uomo in grado di cogliere dal vero il fiore di una donna) non lo autorizza ad essere crudo nei suoi gesti. Anzi, la forza della donna crea l’occasione nell’uomo per essere gentile e grato di quanto sta ricevendo; il che a sua volta lo rende capace di vivere con lei una travolgente passionalità che ne rafforza la mascolinità.

Le gambe pigre.

Le ginocchia. Le spalle. La chioma di ali nere che volano attorno.

I ragni scuri del pube in riposo.

“VII”

Nell’atto fisico emotivamente condiviso ci si rafforza entrambi come individui. Ci si “coglie” con le mani reciprocamente in ogni luogo dei nostri corpi, senza invadere poiché il desiderio tattile è condiviso. La donna di Pablo Neruda, è una creatura che desideriamo toccare, che desidera essere toccata in un atto estatico per entrambi. In un atto liberatorio per entrambi.

Ecco quindi che nella sua VI poesia l’autore scrive:

Lascia che le mie dita corrano

per i sentieri del tuo corpo.

(…)

É la carne che grida con le sue lingue ardenti!

È l’incendio!

E sei qui, donna, come un tronco intatto

adesso che vola tutta la mia vita ridotta in cenere

verso il tuo corpo pieno, come la notte, ti astri!

(…)

lasciami libere le mani e il cuore lasciami libero!

“VI”

Una delle descrizioni più belle che Pablo Neruda cita in una delle sue poesie erotiche è il senso di vita inteso come movimento fluido e armonico che si sperimenta nell’unione carnale. Una unione avvolgente dove entrambi si sentono accolti, entrambi sono liberi di esprimersi esattamente per come quel momento chiede loro di essere vissuto: un momento che indipendentemente dalla durata dove entrambi danno e ricevono doni e piacere.

Neruda non fa mai riferimento alla durata temporale dell’incontro erotico tra uomo e donna, non lo definisce mai, eppure il suo modo di scrivere la scelta delle sue parole evoca tempistiche dilatate e soprattutto ripetute, ancora e ancora. Mai una volta uguale all’altra, e pure sempre vissuti in uno stato di presenza fisica e quasi ancor di più mentale ed emotiva, poiché mai null’altro che non sia l’altro, è presente nella mente di ciascuno dei due amanti.

Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita. Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.

“VII”

La supplica di chi desidera ardentemente è quella di non avere mai limiti ne’ imposizioni. Tutto deve fluire come l’acqua che scorre sia quieta che impetuosa, comunque liberamente fluire. Questo è ciò che cercano gli amanti: il letto d’un fiume nel quale riversare le proprie acque. / E lì giacere.

Voglio non avere limiti (…) di radici, di ali.

“VIII”

Un libro dunque, una raccolta di poesie erotiche, il primo libro che ho letto di Pablo Neruda che ora e di cui ora le pagine sono piene di parole versi che nascono dal mio vissuto personale,.leggere queste pagine, soprattutto in questo momento della mia vita come donna e come scrittrice, e di un tempismo conferma il tempismo che ciascun libro ha avuto nella mia vita.

Critica

Se dovessi trovare una critica, posso solo dire che ho sentito un po’ la mancanza dell’aspetto auditivo del rapporto sessuale. É una componente che viene poco curata dall’autore, non perché non la si immagini ma perché in questo non veniamo imboccati con stimoli evocativi.

Anche l’aspetto temporale è lasciato libero di assumere la connotazione che meglio ci consente di appagarci. Ma questo probabilmente nasce proprio dal fatto che quando due amanti si avvolgono e si saziano affondando l’uno nell’altra con i corpi e con le sensazioni, il tempo vive in un’altra dimensione. Quella di chi prova l’estasi di abbeverarsi alla pura fonte dell’amore che può essere carnale o romantico, ma resta sempre tale perché condiviso. 

 

Info bibliografiche

 

Titolo originale: El hondero entusiasta (portoghese)

Titolo: Poesie erotiche

Autore: Pablo Neruda

Prima edizione: 1933

Prima edizione italiana: 1998

La mia edizione: XIII edizione – Dicembre 2021

Editore italiano: Tascabili Guanda Poesia

Genere: Poesia

Numero di pagine: 70

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Le Poesie d’amore di Prevért sono di una concretezza disarmante

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Poesie d'amore in francese

POESIA

Le poesie d’amore di Prévert sono di una concretezza disarmante

Poesie d’amore e libertà: non solo amore, non solo piacere. Tra queste poesie di Jacques Prévert abbiamo l’occasione di immergerci in una Parigi davvero autentica; una Parigi che ha molto più di quello che c’è nell’immaginario collettivo. Storie vere fatte di ricordi, di presente, di futuro, di vibrante energia così fluida che proviamo un piacere reale nell’immergerci nel suo flusso. Il testo a fronte in francese? La ciliegina sulla torta per esplorare la bellezza di una lingua che ha dalla sua, il significante della sonorità sopra ogni altra cosa. Perché noh?! da leggere ed esplorare in due…

1 MAGGIO 2023 – TORINO

POESIA

Poesie d’amore e libertà di Jacques Prévert. Ecco la mia recensione.

Idealmente se pensiamo a delle poesie d’amore, siamo naturalmente protesi verso un’immagine prevalentemente romantica e forse a tratti scontata. Ma non è di certo, quello che troviamo quando leggiamo Poesie di amore e liberà di Jacques Prévert. 

Approcciandoci a questa antologia di poesie di uno degli autori francesi più amati di tutto il novecento, quello che dovremmo fare è invece concentrarci sulla parola “libertà” del titolo di questa raccolta. Quella di Prévert è una poesia assolutamente anticonformista, inaspettata che non può fare altro se non conquistarti. Personalmente, in alcune occasioni, ha persino riportato la mia mente al divertimento e alla sorpresa, che ho provato nel leggere Se accendono le stelle di Vladimir Majakovskij, nonostante le tematiche siano totalmente distanti fra di loro, salvo le dovute eccezioni.

A che pensavi?

Prima vestita poi rivestita

a che pensavi

svestita.

Lasciava il mio il mio visone al guardaroba

e andavamo nella deserto

vivevamo d’amore e d’acqua fresca.

Ci amavamo in povertà

mangiavamo i nostri panni sporchi in famità

e sulla tovaglia di sabbia nera tintinnavano

le stoviglie del sole.

Ci amavamo in povertà

vivevamo d’amore ed acqua fresca

e io ero la tua nuda proprietà.

Poesie d’amore come inno alla vita vera

Tra queste poesie abbiamo l’occasione di immergerci in una Parigi così autentica, quasi sporca e umida, che abbiamo la sensazione di essere davvero lì. Come se quello che viene descritto si materializzasse davanti ai nostri occhi; diventiamo quindi osservatori onniscenti e questo ci dà appagamento. La poesia di Prévert non è assolutamente “bon ton”, tutt’altro! É provocatoria e avvolgente, è dura e morbida, è cruda e imbellettata. In poche parole è come è la vita, un equilibrio sorprendente di tutto ciò che la compone.

E che cos’è l’amore se non l’equilibrio di bene e male, di passione e distanza, di vuoti e pieni, di sorrisi e di lacrime, di vicinanze e di abbandoni e di tutte quelle dualità e sfumature intermedie che fanno di essa un meraviglioso capolavoro?!

Questo è Prévert: un ponte diretto con l’autenticità di una vita vissuta tra i luoghi di Parigi che fossero una casa, una strada o il lungofiume di notte quando la Senna si bagna della luce calda dei lampioni e affoga le urla di due amanti.

Baciami

[…] più tardi sarà troppo tardi
la nostra vita è ora
baciami!

Sanguinello

La cerniera lampo è scivolata sulle tue reni
e il temporale felice del tuo corpo innamorato
nell’ombra fitta
di improvviso è scoppiato.
E la tua gonna cadendo sul parquet incerato
non ha fatto più rumore
di una scorza d’arancia che cada su un tappeto.
Ma sotto i nostri piedi
i bottoncini di madreperla cricchiavano come semi.
Sanguinello
frutto bello
la punta del tuo seno
a tracciato una nuova linea della fortuna
sul palmo della mia mano
Sanguinello
frutto bello
la punta del tuo seno

ha tracciato una nuova linea della fortuna

sul palmo della mia mano.

Sanguinello

frutto bello.

Sole di notte.

Il linguaggio semplice dell’amore

Com’è stato bello per me leggere questa raccolta. Iniziato come un incontro d’amore, dove una sera dopo l’altra di leggeva insieme una poesia, ho concluso la lettura in compagnia di me stessa sul lungofiume del torinese Po, che è cugino della Senna proprio come piemontesi e francesi lo sono tra di loro.

Questa raccolta è stata il mio primo libro in francese da adulta e il mio secondo libro di poesie dopo Mia vita cara di Antonia Pozzi. Entrambi cari al mio cuore per uno stesso motivo.

Con Prévert ho ricominciato a studiare francese. Questa raccolta di poesie è molto adatta in questo senso perché il suo è un francese moderno e semplice quasi ad enfatizzare che l’amore, privato delle inutili sovrastrutture è una delle cose più semplici che esistano al mondo.

Il prezzo di questa semplicità? La reciproca onestà che si esprime in gesti, emozioni e un linguaggio semplice e diretto affinché non vi sia spazio a fraintendimenti.

Gli amanti parlano una lingua semplice e così Prévert.

Canzone

Che giorno è
È tutti i giorni
Amica mia
È tutta la vita
Amore mio
Noi ci amiamo noi viviamo
Noi viviamo noi ci amiamo
E non sappiamo cosa sia la vita
Cosa sia il giorno
E non sappiamo cosa sia l’amore.

E se Prévert fosse un esistenzialista?

Una poesia, la sua, che sembra quasi porci le giuste domande. Già, il potere del farsi le giuste domande, di “raccontare a noi stessi perché sicuramente c’è tanto da dire”… che bellissimo ricordo è questa frase virgolettata. Poesie d’amore e libertà di Jacques Prévert, in molti punti ci porta naturalmente ad interrogarci su tutti quegli aspetti della vita talmente ordinari, che oramai tralasciamo e classifichiamo come assodati. Non parliamo certo dell’esistenzialismo di Simone de Beauvoir o di Jean-Paul Sartre, eppure di esistenziale c’è molto in Prévert perché nei suoi versi c’è pura vita. Per questo ci piace? Sicuramente, è uno dei motivi per cui mi piace e anzi me ne sono innamorata a prima pagina, così come dell’esistenzialismo e di chi lo ha riportato nella mia vita.

Amore per la vita, per una vita libera e vissuta a pieni polmoni.

Assaporata con il giusto ritmo, attraversata con il giusto gusto per tutto quello che la definisce e arricchisce.

– senza titolo –

Un uomo ed una donna
non si sono mai visti
vivono ben lontani l’uno dall’altro
in diverse città.
Un giorno leggono
la stessa pagina in uno stesso libro
nel medesimo tempo
e medesimo secondo
del primo minuto
della loro ultim’ora
esattamente.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

L’amore con l’avidità dell’eros

Certamente Poesie di amore e liberà di Jacques Prévert è una raccolta di poesie, eppure la si legge con la stessa avidità con cui si legge un romanzo, da cui non riusciamo a staccare gli occhi di dosso come si fa guardando una forma sinuosa e invitante. Con quella stessa catarsi, con cui ci immergiamo nelle fotografie in bianco e nero, e con quella passione che ho ritrovato il Erotica di Ghiannis Ritsos e quella delicatezza ibrida tra erotismo e romanticismo delle Poesie erotiche di Pablo Neruda.

Pagina dopo pagina, diventiamo sempre più bravi nel sentire col cuore e con il corpo, quello che Prévert mostra allo sguardo della nostra mente. E se abbiamo scelto di leggere contemporaneamente anche la versione in lingua originale, sapremo trovare la vera essenza della bellezza della visione che Prévert ha dell’amore e per estensione della vita stessa.

Questo amore

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore bello
Come il giorno cattivo
Come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura
Come un bambino
Quando è buio
/
/
Così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo
Nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare impallidire
Questo amore perduto tenuto d’occhio
Perché non lo tenevamo d’occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l’abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutto intero
[…]

Sinossi

Un’antologia di poesie tratte dalle raccolte più famose di Jacques Prévert sui temi dell’amore e della libertà, tanto politica quanto esistenziale. Una raccolta che unisce, seguendo un percorso privilegiato, le occasioni e i luoghi più cari al grande poeta francese: i ricordi autobiografici, le descrizioni della natura, l’affetto per gli amici e soprattutto i ritratti della Parigi amata, una città sempre viva e vibrante con le sue strade, i suoi ritrovi, i suoi volti e i suoi colori. Un’occasione felice per tutti coloro che vogliono ritrovare l’umanità, la spontaneità e l’anticonformismo che fanno di Prévert uno dei poeti più amati del Novecento.

Titoli poesie

  1. La bella stagione // La belle saison
  2. Alicante // Alicante
  3. Per te amore mio // Pour toi mon amour
  4. Pater noster // Pater noster
  5. Rue de Sein // Rue de Sein
  6. L’asino della classe // Le cancre
  7. Il ritorno al paese // Le rotoir au pais
  8. Il concerto non riuscito // Le concert n’a pas été réussi
  9. Canzone delle lumache che vanno al funerale // Chanson des escargots qui vont à l’enterrement
  10. Una lauta colazione // La grasse matinée
  11. A casa mia // Dans ma maison
  12. In famiglia // Familiale
  13. Sono quella che sono // Je sui comme je suis
  14. Questo amore // Cet amour 
  15. L’organo di Barberia // L’orgue de Barberie
  16. Esercizio di scrittura // Page d’ecriture
  17. Prima colazione // Déjeuneur du matin
  18. Ragazza d’acciaio // Fille d’acier
  19. Gli uccelli dell’affanno // Les oiseaux du souci
  20. Canzone dell’uccellatore // Chanson de l’oiseleur
  21. Per fare il ritratto di un uccello // Pour faire le portrait d’un oiseau
  22. Sabbie mobili // Sable mouvants
  23. Il grand’uomo // Le grand homme
  24. La carriola o le grandi invenzioni // La brouette ou les grandes inventions
  25. Le belle famiglie // Les belles familles
  26. La battitrice // La batteuse
  27. Lo specchio infranto // Le miroir brisé
  28. Libera uscita // Quartier libre
  29. Vedrete quel che vedrete // Vous allez voir ce que vous allez voir
  30. Immenso rosso // Immense et rouge
  31. Canzone // Chanson
  32. Canzone del carceriere // Chanson du geôlier
  33. Primo giorno // Premier jour
  34. Il messaggio // Le message
  35. Luna Park // Fête foraine
  36. Il giardino // Le jardin
  37. Paris at night // Paris at night
  38. Il mazzo di fiori // Le bouquet
  39. Barbara // Barbara
  40. Il controllore // Le contrôleur
  41. Saluto all’uccello // Salut à l’oiseau
  42. Il tempo perso // Le temps perdu
  43. Lotta con l’angelo // Le combat avec l’ange
  44. Corteo // Cortège
  45. La guerra // La guerre
  46. Sanguinello // Sanguine
  47. Mi ha ronzato attorno // Il a tournée autoir de moi
  48. I ragazzi che si amano // Les enfants qui s’aiment
  49. Sangue e piume // Sang et plumes
  50. Narciso // Narcisse
  51. Il fiume // La rivière
  52. Gli innamorati traditi // Les amoureux trahis
  53. Il regalo dell’uccello // Cadeau d’oiseaux
  54. Quando… // Quand…
  55. Adesso sono cresciuto // Maintenant j’ai grandi
  56. L’amor meccanico // L’amour à la robote
  57. Dove vado, da dove vengo // Où je vais, d’où je viens
  58. A che pensavi?  // A quoi rêvais-tu?
  59. Tante foreste… // Tant de forêts…
  60. Canzone del mese di maggio // Chanson du mois de mai
  61. Il ruscello // Le ruisseau
  62. Il lunch // Le lunch
  63. La meteora // Le méteéore
  64. Il tenero e rischioso volto dell’amore // Le tendre et dangereux visage de l’amour
  65. Fiesta // Fiesta
  66. Le ombre // Les ombres
  67. L’impensierita // Rêverie
  68. Il grand’uomo e l’angelo custode // Le grand homme et l’ange gardien
  69. I prodigi della libertà // Les prodiges de la liberté
  70. Bussano // On frappe
  71. La lucertola // Le lézard
  72. Le canzoni più corte // Les chanson les plus courtes
  73. Le nozze // Les noces
  74. Come per miracolo // Comme par miracle 
  75. Al guardiano del faro piacciono troppo gli uccelli // Le guardien du phare aime trop les oiseaux
  76. Quando tu dormi // Quand tu dors
  77. Baciami // Embrasse-moi
  78. L’amore m’ha fatta // C’est l’amour qui m’a faite
  79. Cuor di rubino  // Cuor di rubino
  80. …Così è // …Et voilà
  81. Viaggi // Vojages
  82. Era estate // C’etait l’été
  83. “Un uomo e una donna” // Un homme et une femme
  84. “La tua mano” // Ta main
  85. “Non sono io quello che canta” // C’e n’est pas moi qui chante
  86. “Nel testo in argot” // En argot dans le texte
  87. “Sono felice” // Je suis heureuse
  88. “E Dio” // Et Dieu

Info bibliografiche

Titolo originale: –

Titolo: Poesie d’amore e libertà

Autore: Jacques Prévert

Prima edizione: 1946

Prima edizione italiana: Gennaio 2000

La mia edizione: XIX edizione – Giugno 2020

Editore italiano: Guanda Editore

Collana: Tascabili Guanda Poesia

Genere: Poesia

Numero di pagine: 249

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Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

POESIA

Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

Mia Vita cara di Antonia Pozzi è una raccolta poesie, in cui la poetessa ci parla della sua sofferenza nel vivere e nel desiderare ciò che sa non potrà avere mai.. Leggerlo è un invito ad immergersi nell’amore sia della persona amata che della nostra stesa vita.

3 MARZO 2022 – ROMA

POESIA

Mia vita cara di Antonia Pozzi. Ecco la mia recensione.

 

Non ricordo l’ultima volta prima di Mia vita cara di Antonia Pozzi in cui ho letto una poesia, figurarsi un intero libro….che in questo caso equivale a una raccolta di 100 poesie che la giovanissima poetessa ha scritto.

Questa è una lettura che ho fatto in due: nato come modo per fare qualcosa insieme nonostante la distanza tra Roma e Torino, è continuato come un momento per “incontrarsi” e trascorrere del tempo insieme con la mente rivolta verso qualcosa di condiviso.

Poesia, poesia che rimani il mio profondo rimorso, oh aiutami tu a ritrovare il mio paese abbandonato.

Preghiera alla poesia, p.131

Questo è la poesia: condivisione e unione proprio perché non è immediata e va cercata e voluta. Una poesia indipendentemente che sia composta di tre versi o che riempia due pagine, non si presenta a noi palesata a dare bella mostra del suo contenuto: dobbiamo impegnarci per comprenderne il significato che non deve essere per forza profondo, ma c’è sempre!

Soprattutto in Mia vita cara di Antonia Pozzi ho trovato una capacità non indifferente di parlare, al dunque, di pochi argomenti ma ogni volta in maniera sorprendentemente diversa!

Davvero, volendo fare un esercizio e trattare uno stesso argomento ogni volta in maniera così nuova si avrebbe difficoltà. 

Io stessa, a volte, quando scrivo degli articoli di blog o creo contenuti per qualche mio cliente da un po’ di mesi, incontro un momento di stallo proprio perché non è facile usare parole capaci di evocare immagini sempre nuove.

Eppure Antonia Pozzi ha questo grande dono! In vita ha molto sofferto per questo, in quanto imboccare la propria strada…

…questa che è più di un dolore gioia di continuare sola nel limpido deserto dei tuoi monti ora accetti d’esser poeta

Un destino, p148-149

 può significare vivere momenti di solitudine; ciò nonostante è riuscita ad abbracciare questo suo essere e soprattutto ad avere il coraggio di continuare a scrivere nonostante non avesse in questo il sostegno della sua famiglia, la quale anzi non fu mai capace di comprendere là profondo d’animo della propria stessa figlia neppure dopo la sua morte.

E parlo di famiglia per due motivi: da un lato la Pozzi era giovanissima (muore infatti nel 1938 all’età di ventisei anni) quindi la sua famiglia di origine era di fatto una presenza determinante e impattante a livello emotivo. Dall’altro c’è la sofferenza nel non avere una famiglia propria all’interno della quale realizzarsi come moglie e come madre, cosa che quasi certamente l’avrebbe salvata dal destino fatale che la poetessa ha scelto per se stessa.

…anch’io non ho radici che leghino la mia vita – alla terra –

Ninfee, p.100

Per Antonia Pozzi la famiglia (intesa anche come amore) e il dolore sono i suoi due grandi temi; tal volta li affronta in maniera separata tal volta connessa, ma in entrambi i casi la loro connessione risulta sempre presente e ben individuabile.

Le capita spesso di scrivere della perdita di un figlio, dell’amore e della sua stessa vita come se fossero già avvenute, come se nel suo tanto a lungo pensare, avesse effettivamente sperimentato la gioia della maternità e ora le fosse stata negata, avesse provato, o meglio, trovato l’amore e poi non fosse riuscita a conservarlo.

Tutto questo in lei causa un dolore talmente straziante da farle guardare alla morte, la sua, come l’unico rimedio e progetto al quale ambire giacché tutto il resto sa che le rimarrà precluso per sempre.

Io nacqui sposa di te soldato.

Voce di donna, p.154

Il senso di solitudine che le riempie le giornate, fa sì che la sua compagna costante sia la poesia ovunque si trovi sia che si trovi nella sua nativa Milano, in uno dei suoi viaggi ma ancor più nella residenza di famiglia a Pasturo, dove l’ambiente montano l’abbracciava e favoriva il suo studiare e comporre poesie, tante delle quali raccolte proprio qui in Mia vita cara.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Cronologia

Le poesie presenti in Mia vita cara sono organizzate in ordine cronologico, ma l’aspetto più entusiasmante e che ovviamente si coglie solo leggendo poesia dopo poesia, è che queste permettono di entrare nel profondo del cuore della poetessa e di scoprire “petalo dopo petalo” ogni evoluzione del suo pensare in un crescendo costante e mai ripetitivo. 

Non sappiamo se anche alcune di queste poesie sono vittime indifese della manipolazione paterna avvenuta a seguito del suicidio di Antonia Pozzi, ma la certamente sono in grado di esprimere appieno tutti i suoi stati d’animo, così come i voli della sua mente e del suo cuore.

Si è vero che Antonia Pozzi era anagraficamente una giovane donna, eppure il suo spirito superava di gran lunga i suoi anni; non sorprende infatti che strinse una relazione con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, la quale verrà interrotta nel 1933 a seguito della pressione dei genitori della stessa Pozzi.

Il chiuso ambiente religioso e familiare all’interno del quale si trova a vivere la farà sentire costantemente in uno stato di costrizione, sempre priva di libertà ad eccezione dei periodi in cui si ritirava a Pasturo.

La personalità ipersensibile le rese impossibile vivere al punto che l’allora ventiseienne poetessa decise di porre fine alla sua vita ingerendo delle compresse che in un effetto anestetico la portarono alla morte avvenuta Milano il 3 Dicembre 1938.

La famiglia borghese e fortemente legata alla Chiesa, negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite di fatto andando a rovinare la memoria della figlia e negando al mondo testi di una bellezza tanto sofferta quanto autentica.

Elisa Ruotolo

L’introduzione di Elisa Ruotolo è una delle più belle, oltre che funzionali, introduzioni che mi sia mai capitato di leggere e può essere interessante leggerla dopo aver letto già qualche poesia in modo da assaporare i primi versi con un approccio personale, continuando poi con una consapevolezza maggiore fino ad arrivare a conoscere quasi intimamente la stessa Antonia Pozzi quando si è finita la lettura di queste sue cento poesie.

Info bibliografiche

Titolo originale: Mia vita cara

Autore: Antonia Pozzi

Prima pubblicazione: Maggio 2019

Prima pubblicazione in Italia: Maggio 2019

La mia edizione: I Edizione Maggio 2019

Editore italiano: Interno Poesia

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 158

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