L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

Recensione di Poesie erotiche di Pablo Neruda

POESIA

L’erotismo di Pablo Neruda ricordandomi un incontro d’amore mi ha commossa

Pablo Neruda non ci racconta ne’ di amore romantico, ne’ di amore carnale ma ci parla di connessione intima tra uomo e donna cui unico appagamento è nell’abbeverarsi alla fonte dell’altro. Poesie cariche di immagini per un’atto che va vissuto nella maniera più penetrante possibile e con il più alto livello di consapevolezza del dono reciproco che ci si sta facendo.

11 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Poesie erotiche di Pablo Neruda. La mia recensione.

Ho comprato Poesie erotiche di Pablo Neruda assolutamente per caso. Mi trovavo a Novara durante un sabato di Febbraio; ero andata per trascorrere una giornata via da Torino e non avevo pianificato l’itinerario, quindi ho iniziato a girare per la città.

Lasciandomi guidare da quella particolare attrattiva che ogni luogo nuovo origina in noi, ho incontrato viste bellissime della Basilica di San Gaudenzio e della città che certamente non avrei visto se avessi seguito un itinerario prestabilito. Dopo aver visto il castello di Novara ed essermi fermata a bere una cioccolata calda al caffè Plaza, dove ho letto Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho proseguito la mia passeggiata fino a ritrovarmi davanti alla libreria Lazzarelli.

Radice della mia sete errante (…)

 

“VII”

Libreria Lazzarelli

Questa libreria è una delle più belle mai viste finora e che certamente rimarrà nei primi posti tra tutte quelle che ancora vedrò nella vita. Sono entrata chiedendo degli Haiku giapponesi che avevo scoperto casualmente (ancora una volta) alla libreria Sorbonne di Nizza dove appunto avevo comprato il mio primo libro sugli Haiku.

Me ne sono stati indicati due ma non avevano le immagini e invece io ne cercavo alcuni con delle illustrazioni, dei disegni o riferimenti  comunque grafici come nel caso del mio primo acquistato in Francia con raffigurazioni giapponesi e testo in francese (celebre l’Onda di Hokusai che poi ho avuto modo di vedere dal vivo per la prima volta in una mostra a Torino) o come il secondo acquistato online proveniente da una selezione del The British Museum e quindi in lingua inglese. Meravigliosi entrambi.

Continuo la mia permanenza in quel paradiso davvero fatto di carta perché ogni centimetro di parete, su fino al soffitto è sfruttato per stipare volumi. Chiedo dove posso trovare la sezione poesia e mi viene risposto che era esattamente lì dove erano riposti i libri sugli Haiku che mi erano stati mostrati. La sezione era molto impolverata e di fatto era in uno degli angoli più angustie della libreria, nonostante fosse tutta angustamente piena di libri. É stato bello vedere infatti che per. prendermi il secondo libro che ho comprato Fattore & di Chiara Franchi, la commessa della libreria ha dovuto servirsi di una scala davvero molto alta meritando ovviamente uno dei miei famosi scatti fotografici.

Una donna beata dopo aver fatto l’amore

Ad ogni modo nella tranquillità di quel sabato pomeriggio, continuo a curiosare nella sezione poesia rimanendo piacevolmente sorpresa del fatto che vi erano una serie di edizioni che non avevo mai visto e editori che non mi era ancora capitato di incontrare. Così nel mio cercare, trovo certamente delle novità ma nulla verso il quale mi sentissi attratta: mentalmente incuriosita e stimolata.

Prima di proseguire premetto che nelle ultime settimane ho scritto davvero tantissimo, differentemente dal solito molte poesie. É certamente questo il motivo principe per il quale la mia attenzione era orientata verso questo genere. Quand’ecco che che il mio sguardo incontra una bellissima raffigurazione di una donna nuda, supina ritratta sinteticamente in un atteggiamento estremamente rilassato. Quell’atteggiamento beato che una donna assume dopo aver condiviso il suo corpo con un uomo.

Si trattava di Poesie erotiche di Pablo Neruda. Non mi era mai capitato di valutare la lettura di questo autore eppure quel giorno, quel 11 febbraio 2023, ho scelto di acquistare questo libro complice anche la sua brevità, testo a fronte in lingua originale compreso. Volevo infatti finire di leggere Guardami: sono nuda di Antonia pozzi in un caffè, prima di prendere il treno di rientro e quindi avere a disposizione un altro libro per accompagnarmi nel viaggio da Novara a Torino. Ecco quindi che insieme a Fattore & di Chiara Franchi deposito presso la cassa Poesie erotiche di Pablo Neruda, quindi prendo l’ascensore per il piano superiore di questa meravigliosa libreria che davvero dà la sensazione di ascendere ad un livello di conoscenza del sé superiore. Davvero un’esperienza, da fare! E che sono davvero felice di aver potuto sperimentare soprattutto perché in maniera totalmente inaspettata. Di nuovo mi trovo ad essere d’accordo con chi mi disse che “I regali più belli sono quelli che si ricevono senza averli chiesti (aggiungo) ma che si rivelano essere esattamente ciò che volevamo”.

Tra caffè, cioccolata, rock e poesia

Al piano superiore non trovo titoli adatti a quella giornata ma comunque molto interessanti, quindi scendo nuovamente al piano inferiore ma soltanto dopo aver scattato alcune foto in quel luogo magico. Pago i miei due libri e proseguo la mia giornata a Novara, quindi concludo la lettura di Antonia Pozzi sedendomi a bere due tazze di caffè filtro e mangiare nel mentre cioccolatini (ironicamente torinesi) nel caffè Umberto I.

In questo piccolo caffè ho trovato un luogo davvero molto accogliente, bella anche la musica rock in sottofondo (ma che c’entra il rock con la poesia? Tutto!) in cui sono stata grata di essermi in battuta e che felicemente ho legato ad una lettura che, come ho scritto in un altro articolo è stata per me davvero una lettura/esercizio di stile molto apprezzata.

Amore carnale: si fa e se ne scrive ciascuno a suo modo

Ammiro quindi la Cattedrale di Novara in cui inaspettatamente cedo ad un lungo momento di raccoglimento spirituale, scatto foto a ciò che vedo, a ciò che mi piace, che per qualche motivo cattura la mia attenzione e vedo finalmente la Basilica di San Gaudenzio con la torre sorella della Mole Antonelliana, poiché figlie entrambe dello stesso padre: l’Antonelli. L’avevo vista la prima volta dal “vivo” per pochi istanti, illuminata di rosso mentre tornavo da una domenica trascorsa in un luogo in cui non sapevo se sarei mai stata, e me ne sono innamorata. L’amore guida sempre: come mi ha guidata quella domenica, in un nulla dove c’era tutto, mi ha guidata in questo sabato urbano.

Tipicamente, in questi viaggi brevi, lascio che la giornata fluisca senza acquistare il biglietto di rientro insieme a quello dell’andata. Solo quando mi sento effettivamente pronta a rincasare, quando mi sento che ho assorbito quello che potevo e ho lasciato qualcosa di me in quel luogo che ora mi appartiene e al quale ora appartengo, scelgo il prossimo treno su cui salire. Percepita questa sensazione “conclusiva” acquisto il biglietto, saluto i ragazzi del posto, scatto le foto ai quadri dei grandi del jazz appese alle pareti (gli ossimori della vita: jazz alle pareti e musica rock in cassa…ma ci piace così) e mi incammino per la stazione, ammirando da nuovi punti di vista la cupola di San Gaudenzio. 

La prima cosa che faccio quando prendo posto sul treno è iniziare la lettura di questo scrittore, Pablo Neruda, di cui davvero onestamente non avevo mai provato attrattiva. Ripeto che nelle settimane precedenti a questa lettura mi è capitato di scrivere davvero tanto, anche poesie erotiche, e dunque è stato un piacevolissimo incontro il trovare un modo così diverso dal mio di descrivere una delle una delle esperienze più belle che l’uomo possa fare in condivisione con una donna: l’amore carnale.

Parole che gocciano e assetano

Neruda non scrive di sentimenti all’interno delle sue poesie erotiche, ma non fa mistero della sorprendente emotività che immancabilmente è connessa a quest’atto così intimo che unisce uomo e donna, tanto in quello stesso momento quanto nel loro futuro, poiché indelebile è la memoria anche tattile di alcune unioni.

Pablo Neruda scrive dell’atto fisico in una maniera estremamente evocativa. Potesse bastare la parola direi semplicemente bella!

Mi ricevi

come la vela il vento.

Ti ricevo
come il solco la semina.

“IX”

Non descrive mai infatti apertamente alcuno degli atti che definiscono il rapporto sessuale, eppure le sue parole si intridono e gocciano di tutti i fluidi, gli odori e i sapori che il fare l’amore origina. Parole che fanno piangere gli occhi e che fanno venire sete!

Sete di te, sete di te (…)

Sete di te che nella notte mi morde come un cane.

Gli occhi hanno sete, per questo ci sono i toui occhi.

La bocca ha sete, per questo ci sono i tuoi baci.

L’anima è accesa da queste braci che ti amano.

Il corpo incendio vivo che deve bruciare il tuo corpo.

Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete. In essa si annienta come l’acqua nel fuoco.

“XI”

Letto tutto d’un fiato, mi è stato impossibile staccare gli occhi anche solo per un minuto, poiché la sua capacità di dare enfasi all’esperienza tattile sopra ogni altra, ha riportato alla mia mente una delle unioni più belle della mia vita.

Come avevo già fatto durante tutto il giorno con Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, ho arricchito e modificato alcune poesie legando quelle immagini in maniera indissolubile a ciò che io in prima persona, avevo provato condividendo l’unione dei corpi e dei sensi tra uomo e donna. Quel desiderio dolce e violento che affonda nella carne e nei pensieri, come una radice che vuoi lasciare che cresca dentro di te; che anzi sei grat* di poter nutrire anche se ora la fame ti divora!

Sete di te che mi incalza nelle notti affamate.

(…)

Ebbra di sete, folle di sete. sete di selva in siccità.

(…) sete di radici avide.

“XI”

L’emotività dell’amore carnale 

Pablo Neruda in Poesie erotiche non fa accenno all’amore romantico, e nemmeno fa cenno ad una donna in particolare se non esattamente alla donna che desidera, che diventa sua schiava e del quale diventa schiavo.

Schiava mia, tienimi. Amami. Schiava mia.

“X”

Eppure nonostante sia l’amore carnale al centro di questa raccolta di poesie, scritta all’età di diciannove anni e pubblicata dieci anni dopo nel 1933 (quando appunto l’autore aveva oramai 29 anni), ci è impossibile non sentire la profonda connessione emotiva, che si può sperimentare quando si fa l’amore con chi lo fa in un modo simile al nostro o al nostro complementare.

Con chi fa l’amore con noi appagandoci e al contempo facendoci sentire ancor più affamati.

Come chiunque si sottometta per sua scelta o per troppo desiderio all’altra persona, anche l’autore invoca e prega la sua donna auspicando che lei faccia lo stesso a sua volta, per appagare il piacere di entrambi nella maniera più completa di cui si possa essere capaci.

Riempiti di me.

Desiderami, prosciugami, versami, immolami.

Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.

Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.

Baciami,

mordimi,

incendiami,

che io vengo sulla terra solo per per il naufragio dei miei occhi di maschio

nell’acqua infinita i tuoi occhi di femmina!

“IX”

Lettere e numeri

Letto in un momento particolarmente consapevole della mia vita, come essere umano e come donna, ho potuto rendermi ancora più conto di quanto rispetto ci sia da parte di Pablo Neruda verso l’unione carnale ed emotiva tra uomo e donna.

La capacità di esprimere il sia il piacer dell’unione che il dolore che si prova nel distaccarsi dalla persona che si desidera, prima ancora di amarla, semmai la si amerà nel senso vero del termine, nonostante l’autore stesso invochi:

Amami. Amami. Amami

“III”

…che io leggo come un “tienimi a te, tienimi con te, ti tengo con me”. Esprimendo il bisogno di calore umano nella sua più pura delle manifestazioni.

Il dubbio di chi ricorda l’amore condiviso

Pablo Neruda ci fa vivere il dubbio atroce e martellante, che si crea nella mente di chi ha incontrato carnalmente un’altra persona e si chiede cosa l’altra persona abbia provato, cosa l’altra persona ricordi di quel momento. Ma sopra tutto ciò che più desidera è conoscere il modo in cui quell’atto intimo è stato vissuto e percepito anche dall’altra parte, poiché in noi è stato totale.

Dimmelo, mi sentisti

arrampicarmi verso la tua forma attraverso tutti i silenzi,

e tutte le parole?

“IV”

Il dubbio si alterna ai ricordi che sono così vividi da sentirli in bocca, da sentirne il sapore e la rotondità della forma che ci riempie non solo la bocca ma anche i pensieri. L’unico modo che abbiamo per provare un po’ di lucidità è di mordere l’acino d’uva, schiacciarlo con le dita per farne uscire tutto il succo. Aneliamo che ci sia data questa possibilità che sapremmo cogliere come appunto si fa con un grappolo d’uva matura.

(…) ed esce dalla tua anima rotta sotto le mie dita come il succo del vino dal centro dell’uva.

IV poesia

Una lucidità inversa è quella che ci dona l’incontro carnale eppure la verità del vino ci rende liberi, e seppur barcolliamo perché insieme a Bacco come una menade abbiamo ballato, le nostre membra e il nostro cuore sono paghi e quieti mentre con le mani ancora accarezziamo le labbra che ancora appiccicano del succo d’uva.

Io sono colui che conserva sulle labbra il sapore degli acini.

Ebbro, il mio cuore, sotto Dio, barcolla

“V”

Mi piace molto il parallelismo tra la divinità Bacco e quindi il vino che bagna ogni pagina di questa raccolta di poesie, e l’atto sessuale.

L’ebrezza (nota) generata dal vino è palesemente espressa, ma l’autore non si sofferma sugli effetti dati dal bere del vino ma piuttosto dall’atto di raccogliere l’uva e quindi il suo succo. L’enfasi è infatti rivolta all’aspetto nutritivo del condividere esperienza carnale con una donna che in quel tempo è pienamente presente insieme a noi.

La donna quindi non è sicuramente per Pablo Neruda, nell’impeto della sua cultura e dei suoi diciannove anni, un angelo biondo da venerare mantenendo le distanze. É invece un animale quasi selvatico verso il quale siamo irrefrenabilmente attratti. Eppure nonostante questa donna sia in qualche modo selvatica nella piena consapevolezza di sé, e dell’effetto che produce sull’uomo, questo (ed è una delle qualità che meglio definisce un uomo in grado di cogliere dal vero il fiore di una donna) non lo autorizza ad essere crudo nei suoi gesti. Anzi, la forza della donna crea l’occasione nell’uomo per essere gentile e grato di quanto sta ricevendo; il che a sua volta lo rende capace di vivere con lei una travolgente passionalità che ne rafforza la mascolinità.

Le gambe pigre.

Le ginocchia. Le spalle. La chioma di ali nere che volano attorno.

I ragni scuri del pube in riposo.

“VII”

Nell’atto fisico emotivamente condiviso ci si rafforza entrambi come individui. Ci si “coglie” con le mani reciprocamente in ogni luogo dei nostri corpi, senza invadere poiché il desiderio tattile è condiviso. La donna di Pablo Neruda, è una creatura che desideriamo toccare, che desidera essere toccata in un atto estatico per entrambi. In un atto liberatorio per entrambi.

Ecco quindi che nella sua VI poesia l’autore scrive:

Lascia che le mie dita corrano

per i sentieri del tuo corpo.

(…)

É la carne che grida con le sue lingue ardenti!

È l’incendio!

E sei qui, donna, come un tronco intatto

adesso che vola tutta la mia vita ridotta in cenere

verso il tuo corpo pieno, come la notte, ti astri!

(…)

lasciami libere le mani e il cuore lasciami libero!

“VI”

Una delle descrizioni più belle che Pablo Neruda cita in una delle sue poesie erotiche è il senso di vita inteso come movimento fluido e armonico che si sperimenta nell’unione carnale. Una unione avvolgente dove entrambi si sentono accolti, entrambi sono liberi di esprimersi esattamente per come quel momento chiede loro di essere vissuto: un momento che indipendentemente dalla durata dove entrambi danno e ricevono doni e piacere.

Neruda non fa mai riferimento alla durata temporale dell’incontro erotico tra uomo e donna, non lo definisce mai, eppure il suo modo di scrivere la scelta delle sue parole evoca tempistiche dilatate e soprattutto ripetute, ancora e ancora. Mai una volta uguale all’altra, e pure sempre vissuti in uno stato di presenza fisica e quasi ancor di più mentale ed emotiva, poiché mai null’altro che non sia l’altro, è presente nella mente di ciascuno dei due amanti.

Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita. Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.

“VII”

La supplica di chi desidera ardentemente è quella di non avere mai limiti ne’ imposizioni. Tutto deve fluire come l’acqua che scorre sia quieta che impetuosa, comunque liberamente fluire. Questo è ciò che cercano gli amanti: il letto d’un fiume nel quale riversare le proprie acque. / E lì giacere.

Voglio non avere limiti (…) di radici, di ali.

“VIII”

Un libro dunque, una raccolta di poesie erotiche, il primo libro che ho letto di Pablo Neruda che ora e di cui ora le pagine sono piene di parole versi che nascono dal mio vissuto personale,.leggere queste pagine, soprattutto in questo momento della mia vita come donna e come scrittrice, e di un tempismo conferma il tempismo che ciascun libro ha avuto nella mia vita.

Critica

Se dovessi trovare una critica, posso solo dire che ho sentito un po’ la mancanza dell’aspetto auditivo del rapporto sessuale. É una componente che viene poco curata dall’autore, non perché non la si immagini ma perché in questo non veniamo imboccati con stimoli evocativi.

Anche l’aspetto temporale è lasciato libero di assumere la connotazione che meglio ci consente di appagarci. Ma questo probabilmente nasce proprio dal fatto che quando due amanti si avvolgono e si saziano affondando l’uno nell’altra con i corpi e con le sensazioni, il tempo vive in un’altra dimensione. Quella di chi prova l’estasi di abbeverarsi alla pura fonte dell’amore che può essere carnale o romantico, ma resta sempre tale perché condiviso. 

 

Info bibliografiche

 

Titolo originale: El hondero entusiasta (portoghese)

Titolo: Poesie erotiche

Autore: Pablo Neruda

Prima edizione: 1933

Prima edizione italiana: 1998

La mia edizione: XIII edizione – Dicembre 2021

Editore italiano: Tascabili Guanda Poesia

Genere: Poesia

Numero di pagine: 70

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