Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Libro su Frida Kahlo

POESIA

Le poesie d’amore di Antonia Pozzi per ricordarci l’amore autentico

Antonia pozzi anche in questa raccolta Poesie d’amore, ci fa sentire tutta la brutale assenza dolorosa della persona amata. Percepiamo il vuoto, la distanza, i silenzi e sentiamo il nostro cuore stringersi come un pugno che stringe forte l’aria, privando i polmoni dell’ossigeno che serve per vivere.

Ma forse per noi che leggiamo le sue poesie d’amore c’è il lieto fine.

10 AGOSTO 2023 – PALLANZA (VERBANIA – LAGO MAGGIORE)

POESIA

Poesie d’amore di Antonia Pozzi. Ecco la mia recensione

 

Ho legato Poesie d’amore di Antonia Pozzi (insieme a I fiori del male di Charles Baudelaire) ad un anniversario per me molto importante. Acquistato nella libreria Grossi di Domodossola, che trovi proprio di fronte alla suggestiva Piazza del Mercato, l’ho letto tutto d’un fiato mentre bevevo uno dei caffè più buoni di sempre. Ammetto che quello è “un caffè a cui mi sarei abituata molto volentieri” e per certi versi è andata proprio così.

É sempre un piacere tornare qui, perché è un luogo dove ho lasciato un pezzo di cuore!
Non bevo spesso caffè, ma quando lo faccio torno con la mente e il cuore qui, dove l’ho ribevuto per la prima volta perché una persona cara al mio cuore, mi ha fatto innamorare anche di questo. Stavolta per celebrare l’occasione: caffè “Kenya” estratto con il V60.

E poi è sempre bello, per me che cambio sempre, tornare in un luogo come è Domodossola, come è il Lago Maggiore, come lo sono queste montagne in cui il tempo sembra fermarsi e a volte persino tornare indietro. 

Nella mia mente la musica, sopra le altre: Little Wing di Jimi Hendrix.

A te,

ala bianca

della mia esistenza.

Benedizione, p.24

Poesie per un amore profondo come il Lago (Maggiore)

Che la poetessa milanese sapesse raccontare lo strazio dell’amore, lo abbiamo appurato già in Mia vita cara e Guardami sono nuda (affezionatissima ad entrambi per motivi diversi). Eppure ogni volta, anche rileggendo le stesse poesie, sembra quasi che le sue parole abbiano la capacità di arrivare sempre più in profondità e di farci sentire davvero la sensazione di amare qualcuno, che in quel momento non è con noi.

Questo è il libro che ho avuto con me, la prima volta che ho attraversato il Lago Maggiore da sola per raggiungere la sponda di Pallanza partendo da Stresa, facendo così il giro completo delle isole borromee; l’emozione mi ha vinta e io l’ho lasciata vincere. Con i suoi 372 metri di profondità, il Lago Maggiore ti fa sentire come se fosse in grado di contenere tutto quello che provi. Qui mi sento e sono sempre libera di affidare tutto il mio amore a queste acque, che con il loro sciabordio costante e delicato cullano le mie emozioni. Il loro movimento non è mai impetuoso, ma accoglie nel suo ventre blu i tormenti di chi lo guarda e attraversa, regalando al cuore e all’anima un po’ di pace.

Restiamo presso questo lago, anima cara; 

restiamo in questa pace.

Lago in calma, p.25

Le montagne testimoni d’amore

Nell’alto Piemonte, dove mi trovo ora, ogni luogo è circondato da montagne. Ho imparato a riconoscerne le vette, le forme, le rocce e vederle in ogni stagione è per me un balsamo per l’anima, perché questo luogo è diventato la mia casa. Non l’avrei mai nemmeno potuto immaginare.

I loro occhi sempre discreti hanno osservato ciò che ho vissuto, avendole come testimoni della bellezza e felicità a tratti struggente ma sempre profonda, che mi hanno donato. Così in cambio di pieni sorsi di cielo, stelle, vino e amore dei quali non sarò mai capace di saziarmi, io ho donato “loro”: me stessa, le mie notti insonni e le mie poesie d’amore, come anche le mie parole carnali più belle e tutto ciò che scrivo, ‘che emana il profumo di questi luoghi. Tutto è successo qui, tra queste montagne perché ogni storia d’amore ha le sue montagne che lo suggellano e rendono eterno. Le mie ora sono qui, come lo è mio cuore.

Ti do me stessa,

le mie notti insonni,

i lunghi sorsi di cielo e stelle -bevuti

sulle montagne […]

Bellezza, p.55 

Poesie d’amore perché eternamente ti amo

Ma cosa serve allora leggere poesie d’amore, che è il titolo stesso di questa raccolta di Antonia Pozzi, se la sensazione che si prova mentre si legge, e che perdura anche dopo aver finito la lettura, è un senso di profonda nostalgia e malinconia?

Probabilmente serve, così come scrive la stessa poetessa milanese, a ricordarci che la sofferenza che proviamo è l’unità di misura che abbiamo per ricordare a noi stessi, che ciò che abbiamo vissuto è stato profondamente vero e autentico, anche se ciò lasciato un senso di incompiuto e insoddisfatto.

L’amore, anche nel dolore, è ciò che dà un senso ad ogni cosa. Così per celebrarlo e renderlo ancora più reale, colei sa scrivere poesie, lo fa dichiarando di essere diventata la moglie di colui che si ama.

La fede ossolana mi rende tua moglie

Accogliere l’amore come musa, è come accettare una proposta di matrimonio. Scrivere poesie d’amore è come indossare la fede sul proprio anulare sinistro, affinché la nostra appartenenza venga gridata e le montagne con il loro eco ne possano diffondere il messaggio.

Era la seconda volta che andavo a Domodossola quand’ecco che scopro un orefice che tutt’oggi produce la fede ossolana. Riproduzione di un gioiello del XVIII secolo, penso che sia la più bella in assoluto perché il suo significato simbolico celebra non solo l’amore (cerchio), ma anche l’appartenenza e il legame (stella alpina), l’abbondanza e la prosperità (grano saraceno), la perpetuità del legame (nastri intrecciati) arrivando all’abbondanza e alla fecondità (mezze sfere).

Anche oggi, indosso due degli anelli che ho comprato proprio qui. Era un sabato ed ero venuto apposta per vedere come Domodossola si trasformava durante il tradizionale mercato, ed il banco era proprio di fronte alla libreria dove oggi ho comprato questo libro. Più che ironia, legame.

E da quando li ho indossati la prima volta, mi sono sentita sposata a questo luogo e a chi vi appartiene da sempre. Possiedo molti anelli, li indosso tutti, ma quelli che ho comprato qui, li indosso sempre e li ho indossati anche quando tra le montagne, ho partecipato ad un battesimo che anelavo da tempo.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

L’amore vive tra carnalità e romanticismo, sempre!

Mi è impossibile non pensare a Erotica di Ghiannis Ritsos, in particolar modo alla sua terza sezione: parole carnali, perché anche tra quelle pagine ho colto quella stessa sensazione di distanza. Ancora di più il desiderio profondo di ricongiungersi alla persona amata, poiché aneliamo al suo ritorno e al momento cui le nostre mani, potranno ancora toccare la sua pelle e guardare davvero il suo viso e i suoi occhi, fino ad arrivare alla sua anima.

Carnalità e romanticismo seppur in maniera diversa, sono presenti tanto in Antonia Pozzi che in Ritsos, perché sono due lati della stessa medaglia. Vero è, che quando leggiamo Antonia Pozzi il senso di vuoto prevale rispetto alla presenza, che invece predomina in Ritsos che ci rende testimoni di un amore che è stato davvero vissuto arrivando a penetrare le più piccole cose della quotidianità.

Allora perché leggere poesie che raccontano l’assenza rispetto alla presenza? Semplicemente perché sono intense e fungono sia da faro che da ispirazione a trovare nel presente quell’intensità romantica e carnale. Ma soprattutto, a viverla in maniera così profonda da riuscire a farla vivere negli anni come se fosse il primo giorno, come se si fosse davvero in grado di dare concretezza al significato che è racchiuso nella fede ossolana di cui ti ho raccontato nel paragrafo precedente.

Le montagne sono braccia in cui rifugiarsi

E nella sacra unione del matrimonio, che spiritualmente avviene al di là di fastose cerimonie; l’altro diventa il luogo in cui troviamo conforto e rifugio. E su questo sia la Pozzi che Ritsos sono d’accordo e io con loro.

Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. /

Ti supplico: nasconditi, diventa invisibile a tutti; visibile solo a me

[…]

E sotto l’orsa rossa ci amiamo infinitamente, oltre il tempo e oltre la morte, in un’unica unione universale. Come sei bella. La tua bellezza mi spaventa. Ho fame di te. Ho sete di te. Ti supplico nasconditi

 

Erotica – Ghiannis Ritsos, Pagina 119

(Leggi qui la poesia completa)

Tu stendi una coperta per me

sul pagliericcio:

con le tue mani dure

me l’avvolgi alle spalle, lievemente,

che non mi prenda

il freddo.

 

Io penso al grande mistero che vive,

in te, oltre il tuo piano

gesto; al senso

di questa nostra fratellanza umana

senza parole, tra le immense rocce

dei monti.

E forse ci sono più stelle

e segreti e insondabili vie

tra noi, nel silenzio,

che in tutto il cielo disteso

al di là della nebbia.

Rifugio, p.53

 

 

Come per amore si diventa migliori

Leggendo Poesie d’amore di Antonia Pozzi, mi torna alla mente anche il testo della canzone The man in me di Dylan proprio nel momento in cui leggo le parole “il cielo in me“.

Ci vuole una donna come teIt take a woman like youPer raggiungere l’uomo in meTo get through to the man in me

Il ritmo di questa canzone, così leggero

Ma, oh, che sensazione meravigliosaBut, oh, what a wonderful feelingSolo per sapere che sei vicinoJust to know that you are near

e spensierato, come l’amore autentico, ci rende capaci (e disposti) a fare qualsiasi cosa

L’uomo in me farà quasi qualsiasi compitoThe man in me will do nearly any task

perché il semplice avere vicino la persona con la quale siamo uniti da amore reciproco ci mostrerà il meglio di noi, perché lui/lei lo vede in noi, e noi saremo disposti a diventare la versione migliore di noi stessi. Non perché l’altro non ci accoglie per come siamo in quel momento, perché ci accoglie completamente, ma perché il nostro amato vede non solo il seme, ma la pianta che possiamo essere.

Allora per amore, suo e nostro,

noi

diventiamo quella pianta forte e meravigliosa.

 Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi per la mia persona

ma per quel seme

di bene

che dormiva in me. 
Il cielo in me, p.49 

 

E poi lo ha scritto (inaspettatamente) anche Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray che:

Quando si è innamorati si supera se stessi.
Il ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

Il cielo fu in me

Ogni pianta per crescere forte ha bisogno di sole e del suo cielo da guardare ogni volta che ne sente il bisogno; così ecco che anche guardare il cielo, del bellissimo blu degli occhi che ci hanno fatto innamorare, diventa vitale.

Amiamo il blu di quegli occhi profondamente, ma non per il loro colore come si potrebbe pensare, ma perché in quello sguardo, nello sguardo della persona che amiamo, abbiamo visto una dolcezza che ci ha penetrati facendoci sentire completamente accolti. Lo sguardo dell’amore ha il grandissimo potere di farci da bussola e di darci stabilità, ecco perché ne abbiamo quotidiano bisogno.

E che grandissimo privilegio è amare colui che ha gli occhi azzurri, perché ogni volta che guardiamo il cielo abbiamo la possibilità di guardare la persona che amiamo, di guardare cosa c’è davvero dietro/dentro quegli occhi blu (come cantavano in Behind blue eyes i Limp Bizkit anche se dovendo fare bella figura dovrei pensare alla versione originale dei The Who).

Penso che il blu sia uno dei colori più insondabili che esistano al pari del bianco (che ultimamente indosso davvero spesso), ed è questo il motivo per cui amiamo perderci nella loro contemplazione, nella contemplazione di quegli occhi dove troviamo sempre tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E la parte più irrazionale quanto meravigliosa, è che nonostante la vastità di questo colore, la vastità del cielo, del Lago Maggiore (nel mio caso) e di quegli occhi blu non ci si sente mai persi, ma sempre ritrovati.

 Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.

Tu

eri il cielo per me. 

Info bibliografiche

Titolo originale: Poesie d’amore (italiano) 

Titolo: Poesie d’amore

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione: –

Prima edizione italiana:

La mia edizione: 2019

Editore italiano: Pungitopo

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 80

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!” perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Recensione di Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi

POESIA

Finalmente mi mostro nuda a te e ti grido: “Guardami!”

perché davanti a te sono e voglio essere nuda

Con la sua poesia narrativa e altamente visiva, in questa raccolta la Pozzi ci fa vivere il desiderio di carnalità e di femminilità che cerca appagamento nell’unica persona che può darglielo: il suo amato. Questo è il filo conduttore che qui, lega i temi che caratterizzano l’opera di questa italiana della prima metà ‘900.

12 FEBBRAIO 2023 – TORINO

POESIA

Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. La mia recensione

Il libro Guardami sono nuda di Antonia pozzi è stato comprato per essere il mio compagno di viaggio, quando sono andata a Novara la prima volta l’11 Febbraio del 2023, era un sabato.

Nella primavera del 2021 avevo già letto un’altra sua raccolta di poesie: Mia vita cara (2019) testo al quale sono particolarmente affezionata sia per motivi personali, che per il suo essere stato di fatto il primo libro di poesie che ho letto dopo anni di sola manualistica, romanzi, e narrativa.

Fra gli eventi ed elementi a cui si deve il merito del mio ricominciare a scrivere poesie, c’è infatti anche Mia vita cara.

Oh le parole prigioniere

che battono battono

furiosamente.

 

“LA PORTA CHE SI CHIUDE”

Poesia narrativa e visiva

Ed è forse proprio la connotazione narrativa e altamente visiva che Antonia Pozzi conferisce alle sue poesie, ad avermi appassionato alla sua scrittura prima di qualsiasi altra cosa. Di fatto Antonia pozzi è una ragazzina, sebbene dissimile anzi distante, dalla ninfetta di Nabokov quando scrive la maggior parte di ciò che leggiamo ora. Una giovane donna che si è sempre sentita intrappolata nel suo giovane corpo, sentendosi in realtà molto più adulta di quanto non fosse anagraficamente.

Mi sarebbe piaciuto conoscerla per avere davvero la conferma del suo essere più grande dei suoi anni. Mi sarebbe piaciuto per capire cosa per lei significava quell’essere “adulta” che si sentiva di essere e non era. Una maturità che tardava ad arrivare anche dal punto di vista della sua stessa fisicità, sofferenza questa che diventa uno dei fili conduttori di questa intera raccolta di poesie.

Letto in un giorno: parte I, II, II

Ho letto Guardami sono nuda di Antonia Pozzi in tre momenti all’interno della stessa giornata. La prima metà l’ho letta sul treno che mi portava a Novara, una seconda parte l’ho letta in un caffè: il Plaza subito dopo aver visitato il Castello di Novara e quindi la terza parte è stata letta nel Caffè l’Umberto I.

Ho incontrato questo caffè passeggiando tra le vie della nuova città che ero andata a scoprire (la bellezza di “perdersi” tra le vie di un luogo che non conosciamo per finire col “trovarci” qualcosa in cui lasciamo pezzi di noi) e che ho scelto fra gli altri perché accomodandomi avrei potuto bere dell’ottimo caffè filtro. Ne ho presi due, entrambi molto buoni, procedendo come se fosse una degustazione dove sali per gradi: sono salita d’intensità.

Tornando a noi, in questa raccolta di poesie l’aspetto che più mi ha sorpresa mentre leggevo, non è stato tanto nel rinnovato apprezzamento per la capacità di scrittura di Antonia Pozzi, quanto piuttosto per il mio divertirmi a riscrivere e integrare le sue poesie con versi miei.

La mia copia è scritta a quattro mani 

Quello stesso giorno ho letto anche Poesie erotiche di Pablo Neruda e queste due raccolte di poesie sono arrivate nella mia vita esattamente al momento giusto, ancor di più nel loro arrivare “insieme”. La storia di come sono arrivata a leggere Poesie erotiche di Pablo Neruda l’ho raccontata nell’articolo dedicato, per quanto riguarda invece Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi posso solo dire che ero entrata in libreria perché dovevo comprare un nuovo taccuino, su cui appuntare la miriade di pensieri che sempre ho in testa.

Scelto l’oramai consolidato quaderno a righe con copertina rossa e morbida, non resisto alla tentazione e quindi salgo al piano superiore. Avevano cambiato disposizione degli scaffali nella Feltrinelli di piazza CLN e quindi mi sono ritrovata a fare una gaffe perché non trovando la sezione poesie, ho chiesto al libraio che stava appunto sistemando quella sezione.

Lui pensava lo stessi prendendo in giro, invece io con la solita musica in cuffia, non mi ero resa conto di dove fossi: reparto poesia! Lui ha pensato che fossi una sua vecchia amica che non riconosceva dato il tempo trascorso, e che lo stessi prendendo in giro, così ci siamo fatti una risata sincera e io ho proseguito la mia esplorazione degli scaffali. Sono evidentemente capitata al momento giusto, perché nel suo riordinare e spostare i volumi ha messo in risalto il libro che avrei comprato: Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi. Questo libro dalla bella copertina rossa, proprio come il taccuino che avevo appena scelto come mio, faceva la sua bella figura. Ma soprattutto io ho sentito come un richiamo, quel sussurro che certi libri per sedurti emettono e che arriva solo alle tue orecchie.

Ero salita con l’intenzione di acquistare un altro libro di Jacques Prevert ma non ho potuto resistere e così ho comprato il mio secondo della Pozzi e l’ho sistemato subito nella borsa che avrei portato con me all’indomani sul treno che da Torino mi portava a Novara.

Leggo libri che sono pezzi di me

Avevo davvero già apprezzato le poesie di Mia vita cara ma nella loro bellezza, non per il fatto di aver trovato in loro parti smarrite o dimenticate di me stessa. In Guardami: sono nuda ho invece trovato degli ironici parallelismi con il mio recente vissuto. Un bellissimo vissuto.

A cominciare dal titolo che è come uno schiaffo in faccia a chi lo legge, perché ti obbliga a “guardarla” e ti fa capire che la donna che sceglie di pronunciare una frase del genere lo fa perché da un lato è consapevole del suo corpo e dall’altro vuole che una persona, una sola persona su tutte, la ammiri nella sua marmorea bellezza. La scultura che origina dall’essere donna.

Conosco la sensazione che si prova nel guardare negli occhi un uomo e pronunciare (all’incirca) le parole: “Sono qui davanti a te e sono nuda, guardami”. In bilico tra una richiesta e una domanda, l’unica risposta all’altezza può essere solo qualcosa di simile a: “Ti guardo, ti ho guardata tutto il tempo”.

Allora è l’estasi.

La mia copia è scritta a quattro mani

Così, in bilico tra il ricordo delle parole che io stessa ho pronunciato (in questo modo in particolare, una sola volta nella vita) ad ogni poesia che leggevo in Guardami: sono nuda di Antonia Pozzi, presa da un “flusso di coscienza” ho integrato, modificato o riscritto le poesie stesse di Antonia Pozzi.

É stato davvero surreale ritrovare che molti diversi raccontassero molto del mio trascorso personale. A onor del vero, mi sono piaciute di più le poesie di Mia vita cara (alcune di quelle qui presenti sono proposte anche in quest’ultima raccolta) eppure Guardami: sono nuda mi appartiene infinitamente di più.

Rileggere oggi la copia che ho reso assolutamente mia, di questa raccolta di poesie, è come leggere un libro scritto a quattro mani perché davvero i miei interventi sono, da un lato molto presenti e dall’altro si integrano perfettamente creando un impasto perfetto (e dico impasto rifacendomi ad una conversazione con una persona di grande intelligenza e sensibilità, lui sa di esserlo perché gliel’ho detto).

É stato bello scrivere direttamente sul libro con la mia micromina 0,5 della Rotring! (Vuoi farmi un vero regalo, di quelli che si comprano e non si fanno con un gesto? Comprami una bellissima penna, anche stilografica sarà apprezzata ). Complice in questo, il fatto che avevo scelto di trascorrere una giornata lontana dalla mia nuova città, lontana per qualche ora dal lavoro digitale che amo eppure dal quale ogni tanto, come è sano che sia, ho bisogno di staccare. Volevo vivermi una giornata off line e così ho fatto!

Guardami: sono la donna che sono

In Guardami: sono nuda si ritrovano i temi che contraddistinguono l’opera di Antonia Pozzi: la sofferenza per la sua giovane età, per l’amore che non può e non riesce ad essere vissuto come si vorrebbe, per una maternità che non troverà appagamento e per una vita che la costringe ad abitare il suo corpo nonostante lei voglia abbandonarlo, come farà all’età di ventisei anni.

Ma se da un lato è vero che i temi più importanti di questa eccezionale poetessa italiana sono qui tutti presenti, dall’altro la bellezza di questa raccolta sta nel fatto che la scrittrice, nonostante parli sempre ad interlocutori diversi compresa se stessa, è come se parlasse ad un unico interlocutore: l’amore, l’amato.

Quella di Guardami: sono nuda è una Antonia Pozzi che vuole abbandonare lo stato del suo corpo non (soltanto) in termini di morte, ma come l’abbandono di un corpo ancora fanciullesco che non rispecchia le evoluzioni del suo sentire:

Per troppa vita che ho nel sangue / tremo / (…)

“SGORGO”

Antonia Pozzi qui si sente non solo adulta ma ancor di più: femminile, consapevole e con una immagine di sé stessa che cerca, che chiama le attenzioni di un uomo tanto dal punto di vista visivo (Guardami suona come un imperativo) quanto nell’esperienza tattile.

La poesia d’apertura é Canto della mia nudità e si apre proprio con il verso:

Guardami: sono nuda

da cui appunto è tratto il titolo della raccolta stessa e prosegue nella stessa così scrivendo:

Oggi, m’inarco, nel nitore del bagno bianco e m’inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà.

in Solitudine con:

Ho le braccia dolenti e illanguidite

per un’insulsa brama di avvinghiare (…)

e in Un’altra sosta con:

che io ti accarezzi con un gesto lento

É assolutamente chiaro il desiderio di sperimentare la carnalità con l’uomo da lei amato, a maggior ragione perché “lui” un uomo lo è già. Ecco allora che lei si prepara a condividere con lui tutto: lo cerca, lo chiama ma anche lo invita chiaramente come in ben due versi di Canto rassegnato che iniziano con la parola, che viene ripetuta quasi sfinendola:

Vieni

proprio perché in quanto donna anela che sia l’uomo desiderato ad andare da lei, a raggiungerla perché che lei lo vuole, gliel’ha già detto! Adesso spetta a lui.

In Sventatezza ci confessa:

Ma io ardevo.

In Vaneggiamenti:

Io vibravo, insieme con le corde

(…e come non avere qualcosa di “mio” da aggiungere..)

In Vertigine ci mette a parte di un desiderio:

Afferrami alla vita

(…anche qui i ricordi hanno avuto il sopravvento..)

Quest’ultima parol in particolare ha la doppia valenza di trattenerla sia in questo mondo, sia di sentire il tocco delle mani di “lui” sul suo fianco, attraverso i vestiti e sulla pelle poi, finalmente nuda.

In Guardami: sono nuda Antonia dimostra quanto vuole essere amata nella sua totalità quindi non soltanto come donna, come la madre che vorrebbe essere e che non sarà mai; ma anche come scrittrice. Del resto si sa che il primo giudizio che per una donna è davvero importante, è proprio quello della persona amata. Ed ecco infatti che è in Pudore scrive:

Se qualcuna delle mie povere parole ti piace e tu me lo dici sia pur solo con gli occhi io mi spalancò in un riso beato (…)

Per Antonia Pozzi l’amore era davvero l’unica ragione di vita, tolta la quale non vi era nulla di così consistente tale da farle amare la vita stessa. Ecco infatti che in Sera scrive:

o accendi tu

la tua lampada

e fammi cenni di entrare

che io non muoia

qui senza fuoco!

È evidente come colui che amiamo diventa il nostro faro nella notte, la nostra bussola e quel caldo che scalda le membra stanche e asciuga il legno dello dello scafo della nave che siamo e che cerca soltanto un porto sicuro in cui approdare. E questo è reso estremamente palese dall’ordine in cui le poesie Sera e Il porto, certamente quest’ultima una delle mie preferite, sono state inserite in questa raccolta di poesie: ossia una dopo l’altra.

Ecco allora che l’atto di “avvistare” un porto in cui approdare, dopo una una serie di sfiancanti tempeste, introduce un altro filo conduttore: quello dello del guardare e del guardarsi appunto negli occhi.

Verso dopo verso infatti vediamo con gli occhi di Antonia Pozzi e ancor di più, vediamo in prima persona gli occhi di “lui” che Antonia (la donna non la scrittrice) anela di guardare sempre.

Gli occhi infatti sono lo specchio dell’anima, e due amanti lo sanno bene; ma sanno anche riconoscere l’uno nell’altro il malessere. Così quando lo sguardo di “lui” si incupisce e smette di brillare, anche il sorriso si spegne ed ecco che in Pensiero scrive:

Essere ombra, pace serale intorno al tuo spento sorriso.

In fondo qual’è l’unica missione di chi ama se non  accertarsi che in qualche modo l’altr*, la persona che amiamo, possa tornare a sorridere e ad avere quella luce negli occhi che ci ha fatto innamorare?

Vorrei che la mia animati fosse leggera vorrei condurti con le mie parole fino ad una valle di erboso silenzio, allago vorrei che la mia anima che fosse leggera che la mia poesia ti fosse un ponte, sottile e saldo, sulle scure voragini della terra.

“LIEVE OFFERTA”

E quale terribile paura pesa sul cuore di chi ama quando sia ha l’incertezza di questo nuovo traguardo?

Dunque, io non vedrò mai più i tuoi occhi puri come li vidi la sera prima io so quale sabbia l’intorbiditi ora quale tristezza che fu già mia. Sgomenta guardo nascere in te la vita che ho già visti e scontata e spogliai d’ogni velo. 

 

“AMMONIMENTO”

Ma se l’incertezza può arrivare a gettare un’ombra su coloro che si amano, primeggia fra gli amanti una certezza fra tutte: che la loro stessa natura sarà bastevole a tenerli uniti finché nutriti del loro stesso amore abbandoneranno i rispettivi corpi esaurendosi felici d’aver arso insieme.

Olio vuole la lampada e legno il fuoco

“AMMONIMENTO”

Info bibliografiche

 

 

Titolo originale: Guardami: sono nuda (italiano)

Titolo: Guardami: sono nuda

Autore: Antonia Pozzi

Prima edizione italiana: 2014

La mia edizione: IX edizione – Febbraio 2022

Editore italiano: Edizioni Clichy

Genere: Poesia

Numero di pagine: 113

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

POESIA

Quando la vita ti è così cara, ma tu la doni all’amore per la poesia

Mia Vita cara di Antonia Pozzi è una raccolta poesie, in cui la poetessa ci parla della sua sofferenza nel vivere e nel desiderare ciò che sa non potrà avere mai.. Leggerlo è un invito ad immergersi nell’amore sia della persona amata che della nostra stesa vita.

3 MARZO 2022 – ROMA

POESIA

Mia vita cara di Antonia Pozzi. Ecco la mia recensione.

 

Non ricordo l’ultima volta prima di Mia vita cara di Antonia Pozzi in cui ho letto una poesia, figurarsi un intero libro….che in questo caso equivale a una raccolta di 100 poesie che la giovanissima poetessa ha scritto.

Questa è una lettura che ho fatto in due: nato come modo per fare qualcosa insieme nonostante la distanza tra Roma e Torino, è continuato come un momento per “incontrarsi” e trascorrere del tempo insieme con la mente rivolta verso qualcosa di condiviso.

Poesia, poesia che rimani il mio profondo rimorso, oh aiutami tu a ritrovare il mio paese abbandonato.

Preghiera alla poesia, p.131

Questo è la poesia: condivisione e unione proprio perché non è immediata e va cercata e voluta. Una poesia indipendentemente che sia composta di tre versi o che riempia due pagine, non si presenta a noi palesata a dare bella mostra del suo contenuto: dobbiamo impegnarci per comprenderne il significato che non deve essere per forza profondo, ma c’è sempre!

Soprattutto in Mia vita cara di Antonia Pozzi ho trovato una capacità non indifferente di parlare, al dunque, di pochi argomenti ma ogni volta in maniera sorprendentemente diversa!

Davvero, volendo fare un esercizio e trattare uno stesso argomento ogni volta in maniera così nuova si avrebbe difficoltà. 

Io stessa, a volte, quando scrivo degli articoli di blog o creo contenuti per qualche mio cliente da un po’ di mesi, incontro un momento di stallo proprio perché non è facile usare parole capaci di evocare immagini sempre nuove.

Eppure Antonia Pozzi ha questo grande dono! In vita ha molto sofferto per questo, in quanto imboccare la propria strada…

…questa che è più di un dolore gioia di continuare sola nel limpido deserto dei tuoi monti ora accetti d’esser poeta

Un destino, p148-149

 può significare vivere momenti di solitudine; ciò nonostante è riuscita ad abbracciare questo suo essere e soprattutto ad avere il coraggio di continuare a scrivere nonostante non avesse in questo il sostegno della sua famiglia, la quale anzi non fu mai capace di comprendere là profondo d’animo della propria stessa figlia neppure dopo la sua morte.

E parlo di famiglia per due motivi: da un lato la Pozzi era giovanissima (muore infatti nel 1938 all’età di ventisei anni) quindi la sua famiglia di origine era di fatto una presenza determinante e impattante a livello emotivo. Dall’altro c’è la sofferenza nel non avere una famiglia propria all’interno della quale realizzarsi come moglie e come madre, cosa che quasi certamente l’avrebbe salvata dal destino fatale che la poetessa ha scelto per se stessa.

…anch’io non ho radici che leghino la mia vita – alla terra –

Ninfee, p.100

Per Antonia Pozzi la famiglia (intesa anche come amore) e il dolore sono i suoi due grandi temi; tal volta li affronta in maniera separata tal volta connessa, ma in entrambi i casi la loro connessione risulta sempre presente e ben individuabile.

Le capita spesso di scrivere della perdita di un figlio, dell’amore e della sua stessa vita come se fossero già avvenute, come se nel suo tanto a lungo pensare, avesse effettivamente sperimentato la gioia della maternità e ora le fosse stata negata, avesse provato, o meglio, trovato l’amore e poi non fosse riuscita a conservarlo.

Tutto questo in lei causa un dolore talmente straziante da farle guardare alla morte, la sua, come l’unico rimedio e progetto al quale ambire giacché tutto il resto sa che le rimarrà precluso per sempre.

Io nacqui sposa di te soldato.

Voce di donna, p.154

Il senso di solitudine che le riempie le giornate, fa sì che la sua compagna costante sia la poesia ovunque si trovi sia che si trovi nella sua nativa Milano, in uno dei suoi viaggi ma ancor più nella residenza di famiglia a Pasturo, dove l’ambiente montano l’abbracciava e favoriva il suo studiare e comporre poesie, tante delle quali raccolte proprio qui in Mia vita cara.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Cronologia

Le poesie presenti in Mia vita cara sono organizzate in ordine cronologico, ma l’aspetto più entusiasmante e che ovviamente si coglie solo leggendo poesia dopo poesia, è che queste permettono di entrare nel profondo del cuore della poetessa e di scoprire “petalo dopo petalo” ogni evoluzione del suo pensare in un crescendo costante e mai ripetitivo. 

Non sappiamo se anche alcune di queste poesie sono vittime indifese della manipolazione paterna avvenuta a seguito del suicidio di Antonia Pozzi, ma la certamente sono in grado di esprimere appieno tutti i suoi stati d’animo, così come i voli della sua mente e del suo cuore.

Si è vero che Antonia Pozzi era anagraficamente una giovane donna, eppure il suo spirito superava di gran lunga i suoi anni; non sorprende infatti che strinse una relazione con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, la quale verrà interrotta nel 1933 a seguito della pressione dei genitori della stessa Pozzi.

Il chiuso ambiente religioso e familiare all’interno del quale si trova a vivere la farà sentire costantemente in uno stato di costrizione, sempre priva di libertà ad eccezione dei periodi in cui si ritirava a Pasturo.

La personalità ipersensibile le rese impossibile vivere al punto che l’allora ventiseienne poetessa decise di porre fine alla sua vita ingerendo delle compresse che in un effetto anestetico la portarono alla morte avvenuta Milano il 3 Dicembre 1938.

La famiglia borghese e fortemente legata alla Chiesa, negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il testamento della Pozzi fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite di fatto andando a rovinare la memoria della figlia e negando al mondo testi di una bellezza tanto sofferta quanto autentica.

Elisa Ruotolo

L’introduzione di Elisa Ruotolo è una delle più belle, oltre che funzionali, introduzioni che mi sia mai capitato di leggere e può essere interessante leggerla dopo aver letto già qualche poesia in modo da assaporare i primi versi con un approccio personale, continuando poi con una consapevolezza maggiore fino ad arrivare a conoscere quasi intimamente la stessa Antonia Pozzi quando si è finita la lettura di queste sue cento poesie.

Info bibliografiche

Titolo originale: Mia vita cara

Autore: Antonia Pozzi

Prima pubblicazione: Maggio 2019

Prima pubblicazione in Italia: Maggio 2019

La mia edizione: I Edizione Maggio 2019

Editore italiano: Interno Poesia

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 158

Preceduto da: ?

Seguito da: ?

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL