Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Libro su Frida Kahlo

ARTEBIOGRAFICO

Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy è una libro in cui ciascuna donna, trova l’autentica possibilità non solo di guardarsi dentro e riflettere, ma soprattutto di tirare fuori quella grinta che solo un personaggio come Frida Kahlo, che trae la sua iconicità dalla sua immensa forza come donna, può ispirare.

È questa una raccolta di citazioni che mostrano in parallelo la fragilità di questa donna eccezionale, e la sua voglia di trarre forza proprio dalle sue innumerevoli debolezze. Prima fra tutte? La sua ferrea volontà di donarsi e donare il proprio amore, perché quando si sente e si ama così tanto non si può fare altro che, donarlo! Un alert per i giorni nostri?! Attenzione a scegliere con più cura il/la destinatari* delle nostre fragilità ed emozioni più pure. Ti ricorda qualcosa?

24 GIUGNO 2023 – TORINO

ARTEBIOGRAFICO

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy. Ecco la mia recensione.

 

Sono molto felice di leggere Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy a distanza ravvicinata da una mostra che ho visto a Torino. La parte più bella è stata la possibilità di scoprire la Frida Kahlo più donna che non artista, più umana e meno icona. E credo proprio che tolta la sovrastruttura (che è un pretesto) di scrivere un libro che sia una raccolta di citazioni famose di Frida Kahlo, conferire estrema umanità a questa icona pop, sia stato l’obiettivo di Allan Percy fin dal principio.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Frida siamo tutte noi tutte noi donne che abbiamo paura di non farcela, di non ricevere amore, di non avere successo, di essere tradite, abbandonate, usate; ma anche tutte noi donne forti e determinate che abbiamo degli obiettivi da raggiungere e tutto ciò che ci serve per farlo. Ecco Frida Kahlo è tutte le donne che ciascuno di noi può essere ed incarna tutte le “1000 me” che abbiamo dentro!

Scrivo questa recensione piuttosto distante da quando ho letto il libro, ma tutto il mio tempo l’ho usato per avviare il progetto @nonsonounasommelier in cui mi occupo di Wine Storytelling, dunque sono finita con lo scrivere questa recensione in parallelo con Se non ti vedo non esisti di Levante e ammetto che è stata una combinazione molto autentica nonostante inizialmente nemmeno io avevo colto alcune sfumature.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Mai in tutta la vita dimenticherò la tua presenza. Mi hai raccolta che ero a pezzi e mi hai reso integra, integra

Se ti comporti come se sapessi cosa stai facendo, puoi fare quello che vuoi

Se mi vuoi nella vita tua vita, sarai tu a farmici entrare. Non devo essere io a battermi per un posto.

Frida Kahlo: aforismi e icona pop

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy è una libro in cui troviamo la possibilità di riflettere, perché ci sono da un lato gli aforismi più significativi di Frida Kahlo e in parallelo troviamo anche una riflessione su ciascuno di essi. L’impaginazione prevede infatti che l’aforisma funga da “titolo” che lascia spazio ad un flusso di riflessioni che non solo lo spiegano, ma lo arricchiscono di riferimenti “altri” che ci spingono tanto ad interrogarci in maniera consapevole, quanto ad esplorare a fondo la donna che c’è dietro l’icona pop.

La selezione di citazioni di Frida Kahlo qui proposta ci spinge alla ricerca dell’autoconsapevolezza e soprattutto ci offre proprio “quella” (ciascun lettore troverà la sua) frase che ci serve da stimolo da sprono.

Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?

Oramai siamo abituati a figurarci Frida come se fosse esclusivamente un personaggio; leggere invece della sua passionalità e del suo linguaggio diretto la riporta ad uno stato più terreno e quindi a noi più prossima. Leggere della sua profonda umanità e ingenuità, ci fa sentire come se non fossimo poi così tanto strane come pensavamo di esse e come forse qualcuno troppo spesso ci ha detto che invece eravamo.

Ultimamente su Instagram mi capita di vedere spesso dei reels con queste donne che diffondono il messaggio: “Non voglio essere bella voglio essere iconica” e Frida Kahlo era ed è certamente una delle figure femminili più iconiche di sempre. La stessa copertina di questo libro la ritrae come un’icona pop.

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Il caos dentro

Chi è una persona creativa ha anche un animo caotico

Sono parole leggiamo tra le pagine di questo libro, e decisamente ben si prestano a descrivere la personalità fuori dal comune di Frida Kahlo. Lei è stata una donna che ha tanto amato, non solo “gli altri” ma la vita nella sua totalità e complessità; e tutto questo ha evidentemente ispirato la mostra stessa che ho avuto modo di visitare dal titolo eloquente “Il caos dentro“.

Una mostra che focalizzandosi sulla donna rispetto all’artista, proponeva anche molte fotografie in bianco e nero che mostravano la sua bellezza nel senso oggettivo del termine. Un po’ perché era una donna dall’estetica molto particolare, un po’ perché nei sui celebri autoritratti lei stessa ha enfatizzato i suoi “difetti”, ma nella maggior parte dei casi Frida viene definita appunto iconica e certamente non bella. Una percezione questa che lei stessa aveva di sé, ma che non la limitavano nell’incarnare la sua cultura con abiti e gioielli assolutamente identitari. Abiti che non passano inosservati per una donna che aveva una capacità di pensiero che non poteva non essere ascoltata, così noi ancora oggi leggiamo i suoi aforismi, le sue citazioni, ammiriamo le sue opere e ci immergiamo nella sua vita per imparare da questa “mentore” quanto più ci è possibile.

In ogni cosa può esserci bellezza, anche in quelle più orribili

Ciò che non mi uccide mi nutre

A volte devi dimenticare ciò che provi e ricordare ciò che meriti

Sinossi

Tra le personalità più carismatiche e più amate di tutti i tempi come donna, artista e intellettuale, Frida Kahlo ci regala 60 pillole di saggezza ribelle, al di sopra delle convenzioni. Come i quadri, anche gli scritti di Frida trasmettono il suo attaccamento viscerale alla vita, vissuta fino all’ultimo con coraggio. Un manuale di self-help per lettori ispirati che unisce arte, letteratura e psicologia.

Frida Kahlo non ha bisogno di presentazioni: è l’emblema di libertà, creatività e amore incondizionato al suo compagno e alla sua arte, alla vita con tutte le sue contraddizioni. Uno dei suoi ultimi dipinti racchiude la sua essenza. Su una fetta di anguria è incisa con un coltello la frase “Viva la vida”, ripresa dai Coldplay nel loro celebre album, e di recente titolo di un bellissimo docufilm sulla grande artista messicana. Una simile dichiarazione da una persona che ha vissuto dolore, malattia e disabilità, oltre all’incomprensione della sua opera da parte dei contemporanei, ha un valore in più: ci dice che possiamo trascendere le circostanze, creare il nostro mondo.

Info bibliografiche

Titolo originale: Frida para apasionados (spagnolo)

Titolo: Frida Kahlo per appassionati

Autore: Allan Percy

Prima edizione: 2019

Prima edizione italiana: 29 settembre 2021

La mia edizione: I edizione – Settembre 2021

Editore italiano: Giunti

Collana: –

Genere: Biografico

Numero di pagine: 68

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Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Recensione dell'Abbecedario di Gillo Dorfles del 2021

ARTERAGAZZI

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

42 disegni che danno vita alle lettere dell’alfabeto e ai numeri. Nell’ Abbecedario di Gillo Dorfles l’arte e il disegno diventano strumenti pedagogici per eccellenza.

Da emulare alla prima occasione.

9 DICEMBRE 2022 – TORINO

ARTERAGAZZI

Abbecedario di Gillo Dorfles

Una raccolta di 42 disegni realizzati dallo stesso Gillo Dorfles per i suoi due nipoti Piero e Giorgetta, all’epoca in cui stavano ancora imparando a leggere e scrivere. In occasione dell’uscita dell’abbecedario di Gillo Dorfles è stata realizzata a Milano una mostra in cui sono stati esposti questi disegni che realizzati su carta carbone hanno rivisto la luce dopo essere stati chiusi in una cartellina per 70 anni.

Le lettere dell’alfabeto e i numeri si fanno  grande gioco di scoperta e fantasia nelle mani del maestro del pensiero estetico.

Educare con l’arte

Così si apre la prefazione scritta da Piero e Giorgetta Dorfles nel Marzo del 2021. I due nipoti del celebre l’artista e critico d’arte da cui hanno avuto il privilegio di essere accompagnati nella loro crescita culturale, rimarcano l’importanza di questo testo oramai desueto come può esserlo ai giorni nostri l’abbecedario. Eppure immediatamente dopo averlo sfogliato, iniziamo a pensare che forse ancora oggi è tanto importante così come lo era per lo stesso Pinocchio quando deve andare a scuola e protesta:

“Mi manca il più e il meglio“.

“Cioè?“, chiede perplesso Geppetto.

“Mi manca l’abbecedario“.

Geppetto per comprarglielo è costretto a vendere la sua vecchia casacca di fustagno “tutta toppe e rimedi” e rientra in maniche di camicia; fuori nevica. Pinocchio capisce, lo copre di baci e corre verso il paese. Strada facendo, tra sé, dice:

“Oggi alla scuola voglio subito imparare a leggere, domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò a fare i numeri”.

Abc…e tutte le lettere ma anche i numeri

42 disegni per 42 parole e non parole qualsiasi che si possono trovare in un qualsiasi abbecedario scolastico. Ma parole che scatenino curiosità che sono onomatopeiche e persino il simbolo del punto interrogativo che per gli amanti della musica, come del resto lo sono i bambini, trova “personificazione” in un basso. Ed è forse proprio il punto interrogativo che ci fa riflettere, perché seppur sembra una stonatura alla fine esprime il concetto finale che è quello di insegnare ai bambini ad interrogarsi su tutto ciò che li circonda.

Ma quei disegni raccolti in questo abbecedario, sono molto di più: un gioco tra nonno e nipoti perché spesso capitava che lo stesso Dorfles li chiamasse nel suo studio per completare un disegno che aveva iniziato, magari anche semplicemente per colorarlo e ovviamente per chiedere a Giorgetta di scrivere in “bella grafia” la parola che il disegno di quella speciale lettera rappresentava.

Probabilmente l’aspetto pedagogico più importante che si possa sperimentare, dopo aver preso tra le mani un riferimento educativo di questo tipo, è quello di provare a nostra volta il gioco delle parole che diventano arte per imparare anche il legame: quello che si crea tra una lingua e chi la impara.

Ed è questo uno dei legami più significativi perché alla fine quello che pronunciamo, le parole che abbiamo nella nostra mente e che facciamo uscire dalla nostra bocca per comunicare con gli altri, dicono tutto di noi! E quindi proporre la comprensione linguistica ad un livello così profondo e in un’età così determinante, è certamente un regalo importante e significativo che possiamo fare ai bambini con cui ci apprestiamo a fare questo gioco.

Il disegno come pretesto pedagogico 

Qui lo dico e qui mi impegno a farlo: qualora avessi modo di fare un disegno assieme ad un qualche bambino certamente farò il gioco dell’abbecedario di Gillo Dorfles. Farò con lui, con lei o con loro il gioco di dare una forma ad una lettera (che per un bambino è ancora semplicemente un suono), alternando quelli che sono termini più semplici, rispetto a quelli che possono richiedere una spiegazione che inizia ad essere più articolata. In agguato ci sarà il gioco dei perché di Gianni Rodari e magari si arriverà anche ad unire a qualche disegno poche righe di testo, scritte insieme, che possano esplicitare maggiormente la sensazione che si è provata mentre si faceva quel disegno. Un approfondimento riguardo la scelta dei colori caldi piuttosto che freddi, dei pastelli piuttosto che dei pennarelli o perché no, la scelta fra tempere o acquerelli.

L’arte non si colleziona…è pop

Gillo Dorfles è una figura in ambito artistico a me particolarmente cara, poiché ho studiato la storia dell’arte sui suoi “Itinerari nell’arte“ e imparato che l’arte è tangibile. Il suo modo di raccontarla ti fa nascere dentro il desiderio di fruirla, di impararla, di conoscerla e apprezzarla al di là della smania del collezionismo (mai acquisterà infatti opere d’arte, eppure sempre avrà nel corso della sua vita relazioni di stima e amicizia con artisti importanti).

Un’arte tangibile è quella che ci propone Dorfles, un’arte concreta quasi pop di massa per dirla alla maniera di Andy Warhol.

Questa è la grande potenza che ha trasmesso Gillo Dorfles a chiunque in un modo o nell’altro lo abbia incontrato. Entrare nell’arte e lasciare che l’arte entri dentro di te in ogni sua forma, fosse anche semplicemente un disegno realizzato per amore dei propri nipoti con l’obiettivo di offrire loro una conoscenza che potesse appartenergli davvero.

Disegno per conoscere, conosco perché disegno

Nei miei studi storico-artistici e architettonici, quello che mi è sempre stato trasmesso e insegnato da questo o quell’altro docente, era che per conoscere qualcosa bisognava disegnarlo perché se sapevi disegnarlo significava che lo avevi compreso.

Ecco, mi ritengo una privilegiata in questo senso perché penso che Gillo Dorfles approverebbe assolutamente questo grandissimo insegnamento che ho ricevuto e che tutt’oggi applico.

Lettere e numeri

A: aah
B: buongustaio – Babao
C: camaleonte
D: dente – doccia
E: eleganza
F: freddo
G: gorgo
H: ha ha
J: Innocente
K: – 
L: lampreda
M: macaco
N: naso
O: ombelico
P: pettine
Q: –
R: rodomonte
S: serpe
T: tau
U: ugola
V: valzer
W: walhalla – wally
X: xeres
Y: y greco
Z: zebra
?: basso

1: ometto proboscidone
2: cigno
3: luna
4: vigile
5: generale
6: foca
7: piripillo trombettiere
8: pancione
9: faccione
10: Gli sposi

Info bibliografiche

Titolo originale: Abbecedario (Italiano)

Titolo: Abbecedario

Autore: Gillo Dorfles

Prima edizione italiana: Marzo 2021

La mia edizione: Prima edizione – Marzo 2021

Editore italiano: Bombiani

Genere: Per ragazzi

Numero di pagine: 86

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La teoria della forma di Paul Klee inaspettatamente insegna anche la crescita personale!

La teoria della forma di Paul Klee inaspettatamente insegna anche la crescita personale!

Teoria della forma e della figurazione - Volume 1 di Paul Klee del 1956

ARTE

La teoria della forma di Paul Klee inaspettatamente insegna anche la crescita personale!

La lezione più importante che possiamo apprendere da un astrattista quale era Paul Klee, è quella di “pensare” in astratto indagando quelle che sono le regole profonde che ci consentono di creare l’equilibrio, proprio come lui fece ricercando prima e creando poi, all’interno della sua pittura.

28 MARZO 2021 – ROMA

ARTE

Teoria della forma e della figurazione di Paul Klee. Ecco la mia recensione.

 

Rileggo Teoria della forma e della figurazione – Volume 1 di Paul Klee, a distanza di dodici anni, e sono felice di essermi approcciata a questo libro, con un bagaglio esperenziale più ricco che mi ha dato la possibilità di coglierne sfumature, che in un periodo più acerbo della mia vita, non colsi.

Se segui la mia vita e le sue evoluzioni personali e professionali, sui vari social ma anche nella mia newsletter, saprai che sto rimodellando la mia libreria personale! Così quando mi sono ritrovata davanti i due volumi di Teoria della forma e della figurazione di Paul Klee, dovevo decidere se per me avevano un valore e dunque se li volevo con me.

(Se te lo stai chiedendo non ho mai letto L’arte del riordino di Marie Kondo, almeno alla data odierna; anzi credo che probabilmente leggendolo ritroverei consigli che già applico!)

Ad ogni modo ho scelto di dare una seconda occasione alle oltre mille pagine tra volume 1 & volume 2, e in questo mio secondo appuntamento in tutta onestà, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare qualcuno che lo avesse già letto. Ho chiesto sia a chi conoscevo che a perfetti “sconosciuti”. Il risultato? Non ho trovato nessuno che lo avesse letto!

Però almeno non sono stata “contaminata” da interpretazioni esterne a me, e questo ritengo che sia sempre un bene.

Avevo paura di “sprecare” il mio tempo immaginando di rileggere un libro e di non capirlo per la seconda volta, però ripeto stavolta ero più “matura”.

In Teoria della forma e della figurazione, volume 1; sono raccolte le lezioni che Paul Klee tiene al Bauhaus di Weimar, nel periodo compreso tra il 1920 e il 1921, quindi di fatto, lo ri-leggo a cento anni di distanza dalla sua genesi.

L’impostazione sotto forma di lezioni preclude una certa scorrevolezza nella lettura, e ho trovato estremamente errata la scelta di inserire immagini in bianco e nero, quando uno degli argomenti è la “Teoria del colore”, soprattutto perché in questa fattispecie “padre Google” (ho una t-shirt made by me con scritto PADRE GOOGLE DAVANTI & MADRE TERRA DIETRO…a mio avviso i due grandi pilastri!) non aveva tutte le immagini “coloured version”.

Tra queste pagine si affrontano tematiche compositive tali, da aver fatto  guadagnare a Paul Klee, il seguito di quasi tutti gli studenti del Bauhaus a scapito degli altri corsi, che invece rimanevano vuoti, causando un certo malcontento; ma se questa storia ti interessa la puoi leggere nell’introduzione del libro.

Paul Klee è stato, come si richiedeva nella celeberrima scuola, tanto studente quanto insegnante, perché l’approccio era appunto questo al Bauhaus: sottoporre ai propri studenti i propri lavori in modo da discuterne insieme, in uno scambio capace di arricchire tutte le menti coinvolte nella riflessione.

In qualità di pittore astratto, Paul Klee fu accusato in più di un’occasione di disegnare in maniera infantile eppure negli studi anatomici che troviamo tra le pagine di Teoria della forma e della figurazione, si evidenzia oltre ad una validissima abilità rappresentativa, anche una consapevolezza di ciò che regola, e che dunque è la regola che sta dietro al funzionamento del sistema muscolo-scheletrico, e per estensione dietro al funzionamento di tutto quanto si voglia indagare (per parafrasare l’autore) nella sua struttura molecolare.

È certo che un libro di questo genere non è adatto a tutti, ma in fondo quale libro lo è davvero?! Il mio caso specifico dimostra ad esempio, che un libro può andar bene per una persona, ma non per tutte le sue “età”.

Avevo acquistato questo libro, anzi entrambi i volumi nel 2009, in un momento in cui i miei studi e le mie ricerche personali, si concentravano sull’aspetto (direi che il termine calzante è) pittorico. Ora invece, e credo sia questo l’insegnamento più grande che un “non artista” possa trarre dalla lettura di un testo del genere, è lo stimolo e l’impulso a voler scoprire la struttura profonda e intrinseca che regola i rapporti, tra tutto ciò che compone un determinato sistema. 

Ovviamente Paul Klee faceva riferimento al sistema “quadro”, ma se lui cercava di sintetizzare in figurazione la musica, parimenti sarà possibile essere mossi (d’ora in avanti), nell’avere e nel coltivare un’attitudine volta alla scoperta delle regole intrinseche e matematiche,che il bravo osservatore sarà certamente in grado di cogliere, e che si trovano praticamente in ogni aspetto di ciò che conosciamo o indaghiamo.

I quadri di Paul Klee, ma anche tutto ciò che è raccolto in Teoria della forma e della figurazione, a mio avviso non debbono essere giudicati in termini di estetica o di piacere, quanto piuttosto di capacità di indagine della norma e relazione tra le parti, le quali vengono sintetizzate in una composizione che si “figura” (crea, mostra) davanti ai nostri occhi.

E a supporto di questa mia “lettura” vi è anche il fatto che, sempre parafrasando l’autore:

l’opera d’arte è divenire, l’aspetto più importante è la sua genesi,
è il pensiero che sta dietro alle scelte compositive, e dunque creative

E che cosa possiamo imparare da un pittore astrattista, che ha insegnato nella scuola più all’avanguardia della storia dell’arte e dell’architettura, se non l’astrattismo puro?

E che cos’è l’astrattismo se non la capacità di dedurre una regola e di applicarla, per astrazione appunto, a qualcosa cui naturalmente parrebbe non aver nulla a che fare?

Ogni figurazione è movimento, in quanto comincia
in qualche luogo e in qualche luogo ha termine.

Ecco allora che “assorbendo” questo testo in termini astratti, sono riuscita a trovare due interessanti “corrispondenze” tra i gesti dell’arte e quelle che possono essere:

  • da un lato, le fasi dell’evoluzione di un individuo nel raggiungimento dei suoi obiettivi nella vita;
  • dall’altro la scelta di quelle che sono le priorità che ci consentono di raggiungere questi obiettivi.

Quindi da un lato abbiamo la crescita personale, dall’altro un time management efficace, e io stessa mi sono sorpresa nel cogliere questa affinità!

Cominciamo dal time management!

Che Paul Klee cerchi la sintesi è cosa conclamata, e questa sua propensione si comprende davvero leggendo Teoria della Forma e della figurazione, perché nelle varie lezioni ed esercitazioni dei suoi studenti, l’obiettivo ultimo è sempre quello di raggiungere l’essenza. (Non vedo l’ora di andare a vedere una sua mostra, con queste nuove consapevolezze).

Così quando ha iniziato a descrivere ciò che poteva essere “ancora” suddiviso differenziandolo da ciò che era già elemento “individuale” (pagina 264), ho avuto una folgorazione!

La figura divisibile di questo pesce è mutabile in quanto l’avere 330 scaglie
invece di 550 è meno importante che avere o no una testa.

Ecco allora che “assorbendo” questo testo in termini astratti, sono riuscita a trovare due interessanti “corrispondenze” tra i gesti dell’arte e quelle che possono essere:

  • da un lato, le fasi dell’evoluzione di un individuo nel raggiungimento dei suoi obiettivi nella vita;
  • dall’altro la scelta di quelle che sono le priorità che ci consentono di raggiungere questi obiettivi.

Quindi da un lato abbiamo la crescita personale, dall’altro un time management efficace, e io stessa mi sono sorpresa nel cogliere questa affinità!

Cominciamo dal time management!

Che Paul Klee cerchi la sintesi è cosa conclamata, e questa sua propensione si comprende davvero leggendo Teoria della Forma e della figurazione, perché nelle varie lezioni ed esercitazioni dei suoi studenti, l’obiettivo ultimo è sempre quello di raggiungere l’essenza. (Non vedo l’ora di andare a vedere una sua mostra, con queste nuove consapevolezze).

Così quando ha iniziato a descrivere ciò che poteva essere “ancora” suddiviso differenziandolo da ciò che era già elemento “individuale” (pagina 264), ho avuto una folgorazione!

Testa, tronco, coda e pinne

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Segui il discorso con attenzione!

Pensa come un* bambin* e vedi che se dovessi disegnare un pesce anche tu, sapendo disegnare bene o meno, partiresti da questi stessi elementi. Se vuoi provaci davvero a disegnarlo, poi potrai buttare il foglio ma l’esperienza ti sarà rimasta!

Queste parti non possono essere ridotte, alterate o eliminate perché altrimenti verrebbe meno la condizione stessa del pesce, della sua individualità.

Diverso è invece il discorso per le squame le quali venendo eliminate in parte o nell’interezza, il pesce avrebbe ancora una sua veridicità e individualità!

Semplicemente, afferma l’artista:

tra il concetto di individuale e quello di divisibile
esiste dunque un rapporto di differenza di valore.

Ed ecco la mia associazione: gli elementi fondamentali e irriducibili sono le cose più importanti che vanno fatte durante la giornata, affinché questa abbia un senso di completezza e compiutezza. Queste “cose/task/…” possono essere sia quelle più grandi in termini di tempo che di impegno, ma anche in termini di urgenza. Ad ogni modo questa è la struttura della nostra giornata sulla quale possiamo poi stratificarci delle task secondarie o terziarie, che possono appunto essere le squame, gli occhi, il colore della pelle del pesce, insomma tutto ciò che è accessorio. E per citare Edward de Bono, in Il pensiero laterale: “La divisione migliore è quella più utile.”

E ora vai con la crescita personale!

Ribadendo che in questo caso tutto nasce da descrizione dei “gesti dell’artista”, Paul Klee suddivide le fasi della genesi di un’opera in tre azioni progressive (da pagina 333):

Azioni attive, medie & passive

Nella mia rilettura, essendo partita dall’assioma che per ottenere un certo risultato finale (opera nel caso di Klee, obiettivi di vita nella mia interpretazione), si deve necessariamente passare per tre fasi, dove l’unica ad essere intenzionale e sulla quale possiamo agire è la prima, ossia quella dove ci sono le azioni attive.

Dal mio punto di vista, queste sono quelle in cui agiamo intenzionalmente, selezionandole e mettendole in pratica, avendo come intento quello di concretizzare un certo qualcosa che reputiamo importante o significativo per le nostre vite. Questo “qualcosa” è l’azione passiva, perché una volta lanciato il sasso non si può più agire sulla sua traiettoria o intensità di lancio, dunque diventiamo passivi (per quel progetto, ma possiamo essere attivi per un altro nel mentre che il primo si concretizza 😉 ).

Le azioni medie, sono appunto intermedie, quindi in termini artistici possiamo parlare del momento in cui inseriamo i pesi e le misure, usando colori e intensità ma anche scegliendo un certo tipo di pennellata.

Rileggendo questa fase di connessione, io direi che nella quotidianità possiamo parlare di quelle che sono le conoscenze, le capacità, le competenze ma anche le persone che incontriamo a cavallo tra l’inizio del nostro percorso e la sua espletazione. Come se appunto facessimo spazio nelle nostre vite, esattamente per quello che è funzionale, benefico e piacevole in questo nostro percorso evolutivo.

Ecco io non ho letto questo libro con l’intenzione di trovarci dentro queste “interpretazioni” ma sono piacevolmente sorpresa di avercele trovate e mi auguro che queste due semplici indicazioni possano essere una valida traccia sulla quale tu possa costruire e stratificare la tua personale regola, fatta anche dall’unione di diverse regole, il cui obiettivo finale è quello di rendere la tua vita esattamente come la vuoi.

In fondo Paul Klee è diventato l’artista che oggi e nei secoli a venire verrà ricordato perché è partito dalla struttura, dalla regola, e questo non può che dirci a gran voce: “ Trova la tua regola e applicala in tutto ciò che fai”.

L’uomo non è compiuto. Ci si deve mantenere in evoluzione.

Altre citazioni

Imprimere al divenire il carattere dell’essere è questa la suprema volontà di potenza.

Friedrich Nietzsche

Che è un artista così staccato dalle cose del mondo, un simile sognatore, non poteva essere un maestro.

OSKAR SCHLEMMER – Presidente del consiglio studentesco del l’accademia di Belle Arti di Stoccarda

Vedo con piacere, che ormai tutti gli scogli sono superati.

Walter Gropius – In una lettera a Paul Klee

Quale modello di totale dedizione al proprio lavoro, noi tutti abbiamo da imparare da Klee: e indubbiamente abbiamo imparato.

Vasilij Vasil’evič Kandinskij

Altre citazioni di Marcello Barison

In nessun caso, quindi, la pittura narra o descrive qualcosa.

L’ “operità” dell’opera è il suo mantenersi, in sé raccolta, in uno stato di quiete.essa permane nella riposo del suo aspetto.

Il divenire si regge sull’essere.

È il divenire, ciò che proibisce alle forme di mantenersi in coerente identità con se stesse.

Pensare la forma nel divenire significa pensare una discontinuità nel suo flusso.

Altre citazioni di Paul Klee

Si sostiene che Ingres abbia posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento.

La forma non è quindi mai e poi mai da considerarsi conclusione, risultato, fine, bensì genesi, divenire, essenza… Buona è la forma come movimento, come fare: buona è la forma attiva, cattiva è la forma come quiete, come fine.

Solo nel movimento è possibile la molteplicità delle sfumature.

Non è possibile determinare 1:00 localizzazione poiché il flusso, la linea di corrente, trascina via con sé, dolce ma sicura, tutto quanto è stabile.

Vogliamo non già la forma, bensì la funzione.

Dobbiamo compiere tranquillamente ciò cui aspiriamo.

Ché un appassionato impulso alla chiarificazione è indubbiamente connesso ai grandi mutamenti del nel modo di vivere.

In arte il vedere non è altrettanto essenziale del rendere visibile.

Chi in questi ultimi anni, significativi anni, si sia occupato seriamente di arte figurativa, non può non sapere chi io sia.

Mobilità evidente può nascere solo dal progressivo aumentare o diminuire di quantità e qualità dell’energia impiegata.

Per due ore ho parlato da uomo a uomo con l’uditorio.

Perché assieme le cose devono procedere, altrimenti nonna procederebbero affatto.

Scopo del suo insegnamento era di indicare l’elemento vitale della figurazione, rivelarlo mediante una struttura in movimento, e fissare l’elemento normativo in semplici direttrici.

Ci si aggrappa alle teorie perché si teme la vita, si ha paura dell’incertezza.

L’arte non si può insegnare, il mestiere sì.

Di fronte a un’opera, egli si pone il problema se la rappresentazione renda l’essenza dell’oggetto oppure solo l’involucro del fenomeno ottico esteriore.

Il geometrico e astratto, nel pensiero di chi si umanizza.

L’uomo non è compiuto. Ci si deve mantenere in evoluzione.

Soltanto nella movimento è possibile la molteplicità delle sfumature.per diventare più precisi, bisogna impoverire.

Il caos è una condizione di disordine delle cose.

Non è possibile determinare la localizzazione poiché il flusso, la lieve corrente, trascina via con sé, dolce ma sicura, tutto quanto è stabile.

Comincio la donde ha effettivamente inizio la forma figurativa: dal punto che si mette in movimento.

La figurazione è legata al movimento.

Sarà della buona pittura non è che questo: mettere i colori giusti nel posto giusto.

Sulle antitesi si fondano le espressioni di forza.

Tridimensionale è l’opera nella quale si possono chiaramente distinguere interno ed esterno.

La forma attiva è un fare.si muove, non è un essere quieto ma azione.

Formalismo e forma senza funzione.

Spesso le vie sembrano nuovissime, senza forse esserlo in sostanza: nuova è solo la loro combinazione, o meglio esse sono nuove rispetto al numero e al tipo delle vie di ieri. L’essere nuovo in rapporto all’ieri, ecco una caratteristica pur sempre rivoluzionaria.

L’artista d’oggi è qualcosa di più di una perfezionata macchina fotografica: è più complesso, più ricco, più esteso.

Noi costruiamo e costruiamo, ma l’intuizione resta pur sempre un’ottima cosa…

Si impara quel modo peculiare di progresso che consiste nello spingersi criticamente a ritroso, nella direzione del prima, sul quale cresce il poi.

Ma il genio non  è diligenza.

Irregolarità significa maggiore libertà senza violazione della legge.

L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile.

Il movimento sta alla base di ogni divenire.

Ogni energia esige un completamento.

L’arte è una similitudine della creazione.

Spostare il centro di gravità osservando con nuovi mezzi.

Un essere che differisce da voi solo perché sa cavarsi d’impaccio con i suoi soli, specifici mezzi e che perciò a volte è forse più felice di chi non crea, di chi non può liberarsi creando.

Tormentato e commosso dalla possanza di quel fluire, egli trasmette nell’opera ciò che ha visto.

Si possono comparare sale e zucchero, ma non la sapidità e la dolcezza.

Ci somiglia ancora poco!

Nella sua forma presente, è questo l’unico modo possibile!

La leggenda dell’infantilismo del mio disegno.

Noi ricerchiamo le vie seguite da altri nella creazione delle loro opere, per esserne stimolati a metterci in cammino per conto nostro.

Particolare metodo di analisi consiste nell’esaminare l’opera nei vari stadi della sua formazione.

Plasmare liberamente una figura, in base alla legge stessa.

La parola “stimolato” sta l’intera premessa all’inizio di una attività.

La via è essenziale e determina il carattere.

La formazione determina la forma e pertanto la trascende. La forma non è quindi mai e poi mai da considerarsi conclusione, risultato, fine, bensì genesi, divenire, essenza.la forma come apparenza è però un maligno, pericoloso fantasma. Buona la forma come movimento, come fare: buona è la forma attiva, che attiva la forma come riposo, come fine. Cattiva è la forma che si subisce, la forma compiuta. Buona è la formazione, cattiva è la forma, perché la forma è fine, è morte.

Ogni figurazione in movimento, in quanto comincia in qualche luogo e in qualche luogo a termine.

(…) l’uomo allora viene un mattone, un elemento di costruzione.

Il tutto è movimento, il movimento tende ad attuarsi nel tutto.

L’individuo felice, ovvero gli individui felici, sono coloro i quali sono in grado di coordinarsi esattamente alla struttura e alla norma su un’ampia superficie, senza nuocere al proprio carattere individuale.

QUESTA CITAZIONE è IN PARTE PARAFRASI

Condizioni che non si possono spiegare, perché in campo figurativo è impossibile proiettare immagini interiori in modo che siano del tutto o quasi realtà.

“Carattere strutturale“ sta ad indicare un carattere di visibile dell’articolazione.

Poetare significa scegliere e collocare armonicamente le parole in modo che ne risultino immagini penetranti.

Ogni opera comincia in qualche parte.

Occorre chi sappia ascoltare.

L’artista cerca la stringatezza non l’abbondanza delle parole.

Quando dei corpi so toccano, si manifesta una certa siete di avventura; se questo non avviene, meglio mantenere la distanza, e la distanza dovrà mantenersi armonica.

Quando c’è semplicità è facile distinguere l’ordine.

Creare, con poco, un’abbondanza spirituale.

Lo sviluppo della forma richiede molto meno energia della sua determinazione.

Non bisogna dunque porre mente alla forma quanto piuttosto alla formazione, attenersi alla via.

Gli studi si differenziano dalla teoria per il loro aspetto pratico: (…) fare per potere.

Il risultato artistico si raggiunge soltanto quando insorgono complicazioni (…) È stato reso visibile qualcosa che, senza lo sforzo di renderlo visibile, non si sarebbe potuto conoscere.

Il quadro non ha fini particolari, ha il solo scopo di farci felici.

La somma delle naturali esperienze costituisce infatti il nostro sapere.

Dobbiamo lavorare tranquillamente a seconda della nostra inclinazione.

Se un quadro è buono, deve appagarci interiormente, anche se si prescinde dal suo contenuto.

La creazione vive come genesi sotto la superficie visibile dell’opera. Tutti coloro che coltivano lo spirito sono capaci di percorrere a ritroso il processo della creazione, soltanto i creatori lo percorrono in avanti.

Il bello è brutto e il brutto è bello.

Ma c’è un fenomeno al di sopra di tutte le cose colorate, questo fenomeno è l’arcobaleno.

Il colore mi possiede; non ho bisogno di andarne in cerca. Mi ha per sempre e io lo so. Questo è il senso dell’ora felice: io il colore siamo una cosa sola. Sono Pittore.

Per il movimento ininterrotto la direzione non conta.

Comincia dal suo nulla, vale a dire dal culmine del colore vicino.

Info bibliografiche

Titolo originale: Das bildnerische Denken

Autore: Paul Klee

a cura di: Marcello Barison

Prima pubblicazione: 1956

Prima pubblicazione in Italia: Dicembre 1959

La mia edizione: 2009

Editore italiano: Mimesis

Collana: –

Genere: Arte

Numero di pagine: 509 (illustrazioni incluse)

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Seguito daTeoria della forma e della figurazione – Vol.2  Paul Klee

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