Isolario italia

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

RACCONTO

Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse.

Quindici isole per lasciare emergere i nostri pensieri ed emozioni più profondi, per solcare le acque dei nostri ricordi e per imparare che il viaggio, quando chiama, ci obbliga a rispondere. Insulomania è questo: rispondere al richiamo dell’isola che ci attira a se ripagandoci poi dandoci le risposte alle nostre domande più profonde in una esplorazione reciproca che appaga entrambi profondamente! 

9 MARZO 2023

RACCONTO

Isolario italiano di Fabio Fiori.

La mia recensione.

Isolario italiano di Fabio Fiori è un libro che ha tutto il sapore dei racconti vecchio stile. Quei racconti che la notte ti perdevi ad ascoltare perché erano fatti di immagini, di miti, di leggende e della meraviglia che si concretizza davanti ai nostri occhi quando ci avviciniamo ad un’isola. Un’immagine che a mano a mano prende sempre più forma come un sogno che finalmente prende consistenza e diventa “materia” non solo per il nostro sguardo.

Un libro quindi che andrebbe letto ad alta voce, come tante volte ho fatto con le poesie di Prevért o di Antonia Pozzi, ma anche di Ghiannis Ritsos del quale viene citato un passaggio bellissimo del suo corale Le vecchie e il mare, mentre io ad oggi ho letto solo Erotica, ma non vedo l’ora di esplorare ancora di più questo autore che è di una tangibilità visiva e tattile unica.

Il mare è di tutti-non si divide in ettari, abbatte i confini, salta oltre i confini aldilà di ogni misurazione va e viene smisurato e libero.

Ghiannis Ritsos da Le vecchie e il mare

Capraia

Leggi per me. E io come un’amante ho letto per te.

Una delle cose più belle che si può fare con un libro, con un testo scritto di qualsiasi genere, è condividerne il momento della lettura. Alcuni testi si prestano meglio di altri, e questo si presta molto.

Che bello è stato rientrare in quella camera di hotel, in quel pomeriggio di quella giornata infrasettimanale di Giugno 2022 e leggere la prima pagina scelta a caso, e poi continuare con altre e altro.

Ricordo molto bene le prime pagine che ho letto ad alta voce. Nella mia voce, l’emozione. Negli occhi di chi era con me, il rapimento e il desiderio.

Eravamo in una camera di un piccolo hotel della Toscana, vicino al mare. Eravamo appena arrivati dopo aver visitato di passaggio anche Camogli in Liguria, dove io come souvenir sono stata catturata da questo libro, che ho visto in bella mostra sul banchetto della libreria che sta proprio di fronte alla spiaggia.
Scelsi anche Le fiabe di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti.
Divennero entrambi dei doni che custodisco con affetto per tutto ciò che quei due giorni tra la Liguria e la Toscana rappresentano per me come donna

In balia del bellissimo e terribile mugghiare delle onde.


Capraia

di quella notte ricordo l’ululare della Bora e il crepitare del fuoco.

Appunti sull’isola di utopia

l’Isolario italiano di Fabio Fiori non è un libro da memorizzare o da imparare, è un libro da vedere e da sentire lasciandosi trasportare dalla corrente.
Un libro da condividere e da sentirsi risuonare nelle orecchie riempiendole, così come l’onda le riempie ogni volta che andiamo al mare, soprattutto in inverno quando sentiamo solo il suo moto perpetuo e incessante perché le persone sono altrove, in attesa di tornare.
Recentemente ho fatto questa domanda a qualcuno: “Hai mai viso il mare d’inverno?” L’immagine che mi è stata donata in risposta, ha fatto viaggiare la mia mente a lungo facendomi sentire sulla faccia il vento tagliente del Mistral e il sapore della salsedine che si è  incrostata sulle mie ciglia e sopracciglia; sourcils in francese, come ho imparato leggendo il mio primo libro sugli Haiku acquistato a Nizza in Agosto, qualche settimana dopo aver acquistato questo. I libri e le cartoline che sono solita poi usare come segnalibro sono il mio souvenir (ricordo! materiale) preferito. Ne compro almeno uno in ogni luogo in cui vado, o almeno ci provo.

Certo che anche per lui leggere è navigare.

Nesografia

Insulomania: il richiamo del mare

Tentare di leggere Isolarlo italiano come se fosse un qualsiasi altro libro è impossibile.
Fabio Fiore ci fa viaggiare insieme a lui in un mondo fatto di miti e leggende, dove scopriamo e riscopriamo racconti che hanno un sapore antico, un sapore di salsedine e la forza del vento del nord e la dolcezza di quello del sud.

Con la piccola 4 metri dell’autore, ci troviamo a navigare per acque in cui probabilmente non siamo mai stati in cui non avremmo mai pensato di arrivare.

Come già detto questo libro per me è stato un regalo. Eravamo a fare una passeggiata per Camogli ed era lì sui banchi esterni dell’unica libreria del piccolo comune italiano ligure. Mi aspettava (?). Ne ho sentito il richiamo, un po’ come il marinaio sente il richiamo del mare, io sento quello dei libri.

“Il libro” è un ricordo tangibile di esperienze che vivono solo nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Fabio Fiori ha scritto questo libro in piena pandemia nel 2021 e quello che percepiamo è la nostalgia di un uomo, un insulomane, che non può prendere il largo verso nuove mete. Allora ecco che sceglie di ricordare e rivivere un passato che gli è caro, condividendo con noi la parte più intima dell’affrontare un viaggio che a volte dura ore a volte giorni, dove entrambi (marinaio e lettore) siamo ospiti nella vastità del mare che fa ordine nelle nostre menti e nei nostri cuori.

Movimenti che riordinano i pensieri confusi, come oggetti mal riposti.


Insulomania

Siamo tutti affetti da insulomania

Ogni isola viene viaggiata e vissuta riscoprendo racconti di chi ci è nato e vissuto. Scopriamo di volta in volta anche la storia, la genesi stessa delle isole poiché più d’una è di origine lavica. Queste, come l’amore, appaiono all’improvviso nei luoghi dove meno te lo aspetti, sorprendendoti già al primo sguardo o nel caso nostro alla prima lettura.

Che siano emerse ad un certo momento, che siano isole fluttuanti o che il magma ne abbia plasmato la forma e poi l’acqua marina l’abbia levigata, ciò che conta è che ad oggi grazie a loro, abbiamo il privilegio di essere degli esploratori, soprattutto della nostra anima.

Quando si naviga e la nebbia ci avvolge, la vista perde l’importanza che siamo soliti attribuirgli, sono gli altri sensi quelli che ci orientano nella nostra navigazione (di nuovo) come l’amore, la cui esplorazione è demandata integralmente ai sensi e all’istinto non alla vista dello sguardo poiché nello sguardo si legge non attraverso di esso.

Tutto in Isolario italiano, diventa per noi un’esperienza, un ricordo. I colori dell’alba che si tingono ora di rosa, ora di arancione e persino di rosso, come la lava che ha generato alcune delle isole che ci troviamo a esplorare con Fabio Fiore.

Nonostante la loro natura “isolata”, le isole mantengono una forte connessione con la terraferma e con gli esseri umani che abitano queste isole. Fabio Fiore ci spiega tra le altre cose, che tanto di quello che è accaduto sulla penisola italica, ha poi avuto un risvolto anche sulle nostre isole in un dialogo molto più profondo di quanto si possa pensare.

E forse proprio perché l’Italia è una penisola che in molti di noi si arriva a provare l’irrefrenabile desiderio di esplorare le realtà isolane grandi o piccole che siano. Isolarsi dal mondo per entrare in noi stessi…
Il mito del viaggio e della scoperta sono il cuore lavico, ancora bollente e pulsante che come sangue scorre nelle vene della terra della nostra Italia, e ci anima facendoci muovere al viaggio e alla scoperta attenta perché lenta e quieta.

Isole da camminare, isole da pedalare. Isole da camminare e da pedalare, nell’incerto di un sentiero, nel certo di una strada.

Elba

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Insulomania: tra cibo e pathos di un insulomane

Di un pittorico disarmante, sono tutte quelle descrizioni in cui Fabio Fiori ci fa vedere e assaggiare un pasto semplice fatto di fette di formaggio, pane, vino. Un pasto che rievoca una condivisione con un pescatore sconosciuto, ma che nel momento della sua evocazione noi condividiamo con loro. Umanità perduta, umanità ritrovata perché condivisa che fa un po’ Into the wilde (Nelle terre estreme) di Jon Krakauer, ma con il lieto fine.

La descrizione più bella per me in questo senso è quella dell’insalata di limoni, che solo a pensarci sento l’aspro in bocca e mi ricorda il succo di limone che bevo ogni giorno! Eppure questo piatto povero invoglia e invita come se si fosse i benvenuti a una di quelle tavolate che solo al sud possiamo trovare: sotto una pergola, con tante persone, tutte le generazioni riunite e un blu (il mio amato blu!) che unisce cielo e mare a mezzogiorno.
Poesia per gli occhi e balsamo per la mente e il cuore.

Questo “isolarlo sentimentale” esplora le 15 isole in funzione del pathos che l’autore Fabio Fiore ha legato all’una rispetto che all’altra.

Molto bello è il punto di vista di queste isole vissute d’inverno (rinnovo la domanda a te lettore: “Hai mai visto il mare d’inverno?”) perché il turismo (che per più d’una di loro è l’economia prevalente), rende finte le isole che si tingono di turisti e che si affollano in ogni loro parte per ritrovarsi poi di nuovo vuote, ma arricchite di un’altra stagione estiva che volge al termine.

Il migrante è prima di tutto uno che fa un viaggio, reale e metafisico.l’uomo è animale nomade.
[…]
Un istinto primordiale insopprimibile che per 1000 motivi ci spinge a partire.così sia!

Elba

Un raggio di sole entra dalla finestra e mi invita a ripartire.

Elba

L’emergere, la partenza e la rinascita

Ricordi personali a parte, credo che i temi più importanti dell’Isolario italiano di Fabio Fiore siano essenzialmente tre: l’emergere, la partenza e la rinascita.

Nella mia vita ho spesso associato a viaggi e luoghi, fasi della mia vita; pensieri e riflessioni che ho poi scoperto essere più profondi e significativi di quanto non avessi percepito inizialmente.

Traslare questo Isolario italiano nella vita “vissuta” significa ad esempio usare l’emergere di un isola dal nulla come pretesto per ricordarci di far emergere quelle che sono le nostre emozioni più profonde. Emozioni e sensazioni che molto più spesso di quello che vorremmo non siamo in grado di elaborare nel luogo in cui siamo. Allora partiamo (partenza), concedendoci di mettere dello spazio tra noi e “il resto” acquisendo così un punto di vista diverso rispetto a quello che avremmo avuto rimanendo a “casa”.
Il tempo che così ci regaliamo, lo spazio che percorriamo e le nuove angolazioni da cui osserviamo una stessa situazione nella loro sinergica azione nelle nostre vite, ci permette di fare ritorno con delle nuove consapevolezze, uno stato di quiete ripristinato come se appunto ci sentissimo rinati (rinascita).

Partire è come nascere un’altra volta“, ha scritto Nicolas Bouvier, scrittore che del viaggio ha fatto la sua casa.

Concludo condensando che viaggio e rinascita spesso instaurano un dialogo unico connettendosi fra di loro. Isolario italiano di Fabio Fiori ci ricorda (o insegna per la prima volta) che qualsiasi sia il luogo reale o immateriale che esploriamo, se ci avviciniamo ad esso con l’umiltà del marinaio possiamo trovare ciò che stavamo cercando, qualunque cosa sia.

Troverai tutto e non capirai nulla…


Capraia

Halo è una parola latina che significa respiro, frequente e potente.


Capraia

Sono solo a bordo, mollo gli ormeggi, sciolgo le vele. Metto la prova sull’infinito; non cerco niente, provo a sedare i notturni ansietà isole.


Capraia

Isole

  1. Stromboli
  2. San Nicola
  3. Elettride
  4. (Asteria)
  5. San Francesco del Deserto
  6. Capri
  7. Tino
  8. (Utopia)
  9. Gallipoli
  10. Elba
  11. Capraia
  12. (San Ferdinando)
  13. Ponza
  14. Procida
  15. San Pietro

Sinossi

Un isolario sentimentale, un viaggio tra isole reali e fantastiche, passate e presenti, emerse e sommerse. Capri, Elba, Ponza, Procida, Stromboli, San Francesco del Deserto, San Pietro e altre isole italiane, raggiunte a vela, a remi, o con quei piccoli affascinanti traghetti che fanno la spola con il continente. Esplorate a piedi o in bici, ma anche a nuoto. Asteria, Utopia, Ferdinandea, isole sognate, davanti a vecchie carte manoscritte o a nuove fotografie satellitari. Comunque le si raggiunga, le si esplori o le si sogni, le isole rimangono luoghi dell’anima, dove è più facile ascoltare se stessi e gli altri, la natura e la storia. La loro quotidianità ci affascina, la loro straordinarietà ci ammalia; siamo affetti da insulomania.

Info bibliografiche

Titolo originale: Isolario italiano (italiano)

Titolo: Isolario italiano

Autore: Fabio Franchi

Prima edizione italiana: Aprile 2021

La mia edizione: I edizione – Aprile 2021

Editore italiano: Ediciclo editore

Collana:

Genere: Racconto

Numero di pagine: 183

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La vita è più divertente quando sai che dal menu puoi scegliere tutto

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

ROMANZO

La vita è più divertente quando sai che dal menu puoi scegliere tutto.

Negli undici capitoli che compongono Fattore &, Chiara Franchi condividendo la sua esperienza di vita, ci insegna che seppur per educazione siamo abituati a scegliere tra una cosa o l’altra, la felicità la troviamo nell’inclusione. “Qualche “o” in meno e qualche “e” in più, perché davanti ai nostri occhi si apra una vita più ricca, piena e completa.” Ecco allora che fra “tutte le “&” del mondo” puoi cominciare da queste undici, almeno finché non trovi le tue.

5 MARZO 2023

ROMANZO

Fattore & di Chiara Franchi.

La mia recensione

 

 

Una scelta antiquata

Scelta. Una delle parole il cui significato è stato travisato sopra ogni altra. Se qualcuno in questo momento ti dicesse: “scegli”, (complice anche Søren Kierkegaard con il suo Aut-Aut?), automaticamente penseresti ad una situazione in cui devi escludere qualcosa per averne un’altra.

La “o” è di fatto una separazione (nel senso più ampio del termine) che ci impone di vivere una vita a metà, perché il suo comandamento è sempre di scegliere tra una cosa o l’altra, tra questo o quello permettendoci di far abitare nella nostra vita esattamente la metà di ciò che vorremmo.

Ma perché? Perché rinunciare al pacchetto completo e alla sua bellezza?

L’Aut-Aut di Søren Kierkegaard viene pubblicato per la prima volta il 20 Febbraio 1843 mentre Chiara Franchi pubblica il suo secondo libro Fattore & nel 2022 con Mondadori. Lungi da me paragonare due autori e due testi così distanti fra di loro, ma il concetto che voglio esprimere è che nel corso del tempo il significato di parole e concetti muta forma. E la parola scelta è fra quelle che sono evolute maggiormente.

Dunque perché ancora ostinarsi ad attribuire alla parola scelta un significato che non le appartiene più?

Cambiare il paradigma della parola scelta

Scelta è, e! deve diventare per te il primo impulso verso quella che è l’individuazione cosciente di ciò che vuoi portare e mantenere nella tua vita.

Chiara Franchi nel suo Fattore &, ci propone un approccio che stravolge completamente il modo di pensare che probabilmente anche tu fino a due minuti prima di leggere anche semplicemente questo articolo avevi (spoiler: se sei fan della lettera “o” questo libro non è per te!).

E come il migliore degli insegnanti farebbe l’autrice e (imprenditrice) ci porta come esempio e a supporto della sua “teoria”, la pratica. Sono undici i capitoli in cui è suddiviso Fattore &, ciascuno dei quali prende in esame delle “coppie” che solitamente si escludono a vicenda, come la stessa Chiara Franchi ha fatto per un lungo periodo della sua vita. Il lieto fine, perché in questo libro c’è, è che ad un certo punto questi antipodi non solo diventano capaci di coesistere, ma ancora di più diventano interdipendenti.

Nessun individuo al mondo può scegliere lucidamente quando non è in focus

 

p 53

Tutte le “e” del mondo

La Franchi scrive rivolgendosi ad un pubblico femminile e ci conferma che ciascuna di noi è sia buona che cattiva (Cap 1: Buona e cattiva) il che ci fa pensare un po’ anche a Ero una brava bambina  – Poi sono guarita di Elena Cosentino.

Ci illumina con totale onestà che ciascuna di noi deve essere sia copertina che libro (Cap 2: Copertina e libro) perché la prima impressione conta, ma la sostanza e concretezza della nostra persona non vengono di certo sostituite da come appariamo. Daily reminder: cura ogni aspetto di te, sia interiore che esteriore in equilibrio tra di loro.

Fuori dai denti ci dice che se rinunci al dolore rinunci anche alla gioia (Cap 2: Gioia e dolore) quindi impara ad accoglierle e ad imparare da entrambe. Impara da tutte le dualità che la vita ha da offrirti (Cap 5: Caviale e piadina) perché non avrebbe alcun senso vivere solo ad un estremo. Imparerai che nutrirti di tutti i “cibi” che esistono ti regalerà, non solo nutrimento ma appagamento oltre ogni aspettativa.

In fondo sarebbe come avere soltanto una tipologia di scarpe o vestiti nell’armadio. E per tutte le altre occasioni come ti vesti? Metti nell’armadio della tua vita almeno un vestito per ogni occasione e sarai sempre pronta per le sorprese della vita. Scegli di esplorare tutto il bello (tanto il brutto ti capiterà comunque ma almeno sarai pronta) e fai esperienza muovendoti avanti e indietro fra i “poli opposti” cogliendo le sfumature. Impara a scegliere quelle occasioni che è bello vivere in ottima compagnia anche se l’ottima compagnia sei semplicemente tu (Cap 9: Soli e bene accompagnati), perché hai imparato a conoscerti e a volerti così bene che scoprirai essere raro privilegio averti tutta per te, in barba a tutti i pensieri sulla solitudine.

Se invece disperdiamo energie e sprechiamo tempo muovendoci in direzioni non definite, le probabilità di arrivare a destinazione si riducono di molto.


p 51

Persino la definizione di utile e dilettevole assume la nuova connotazione del dilettevole che è utile e viceversa (Cap 6: Utile e dilettevole), insomma se ti diverti è meglio noh?!. Così anche la perfezione e l’imperfezione, assimilabili anche al concetto di traguardo e sconfitta (Cap 7: Perfetta e imperfetta) suoneranno nelle tue orecchie e disegneranno nella tua mente assumendo suoni e forme del tutto nuovi, soprattutto quando arrivi a renderti conto che una donna che taglia traguardi professionali (Cap 8: Famiglia e successo) può essere, se lo desidera, anche di successo con la sua famiglia.

La parola “successo” ce lo ha insegnato Veronica Benini significa far succedere le cose! E quando scegli di prenderti la responsabilità di quello che accade nella tua vita il lavoro sarà davvero importante in termini energetici, emotivi e ovviamente di tempo. Ecco perché è fondamentale imparare a passare dall’on all’off con serenità e nei giusti tempi (Cap 10: On e off)…sempre con l’obiettivo di non precluderti nulla di bello nella vita. E sai anche cosa? Di essere tu quella che ha tempo di portare il bello nella vita degli altri.

Ogni scelta consapevole, scoprirai che ha il potere di renderti più forte. Tutte noi traiamo forza dall’agire tanto di pancia quanto di testa (Cap 4: Pancia e testa), e questo perché hai imparato a conoscerti così bene, a conoscere i tuoi obiettivi così bene, che il tuo istinto lavora al tuo fianco insieme alla parte razionale.

Mi piace accogliere una visione che contempli il lusso in un’accezione più ampia. […] Il lusso per me non è quasi mai una questione di portafogli, ma di scelte, e, soprattutto, di attitudine mentale. […] Vivere esperienze integrate ti cambia, ti plasma, ti porta dritto verso la tua evoluzione personale.


p 73-75

Puoi fare cose nuove solo se vuoi cose nuove, se guardi dove finora non hai mai guardato punto.

 

p 101

Domanda sbagliata, risposta sbagliata.


p 51

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Vale tanto il fronte quanto il retro

“Si va bene Marzia ma con tutte queste e mi vuoi dire dove la Franchi vuole arrivare? Che cosa hai davvero imparato leggendo questo libro?”

Ti rispondo dicendoti che tutto ciò che compone la vita è una moneta dove tanto il fronte quanto il retro contano e anzi permettono l’esistenza stessa della moneta di per sé (la moneta sei tu tanto per essere chiara <3), la quale al privarsi dell’una o dell’altra facciata smetterebbe di essere se stessa.

Non è vero infatti che gli opposti si attraggono, ma sono in realtà (contro ogni insegnamento e preconcetto) parte della stessa medaglia. Infatti ogni medaglia/moneta ha il fronte e il retro! Ricordatelo tu sei una moneta!

Insomma come la giri la giri hai sempre tra le mani un fior di conio che è la tua stessa vita. E dico “fior di conio” perché immagino che la tua vita inizia davvero a brillare di una rinnovata luce, il momento che tu stessa inizierai ad applicare il concetto di inclusione usando le “e” a vantaggio delle “o”.

La diversità rappresenta la linfa vitale che mi ha permesso di svestire alcuni panni e indossarne altri


p 14

Se non dipendi dagli altri allora sei libera. […]

Imparare a stare da soli passa attraverso la comprensione del significato dell’amore per se stessi.

L’accoppiata vincente

Riprendendo quindi la postfazione di Chiara Franchi Tutte le “&” del mondo, mi viene da pensare che la storia in qualunque ambito e contesto è fatta (anche) di grandi “coppie”. 

E dicendo coppie immediatamente penserai che ad unire i due termini c’è la congiunzione “e”! Per me che scrivo è una delle parole più belle che esistano. Non si è mai sentito parlare di tizio “o” caio, quindi perché noi dovremmo scegliere tra tutte le varie forme (&) che la nostra vita può assumere, escludendone alcune come se fosse un dato aprioritstico e predeterminato?

Il mantra diventa quindi:”Io voglio, e soprattutto posso avere, sia questo che quello”.

La vera sfida sarà per te diventare capace di capire cos’è che davvero desideri che abiti nella tua vita, in maniera più o meno permanente. Quali sono le tante dualità alle quali senti di dover e voler dare priorità rispetto alle altre. La scelta è la tua! La bicicletta anche, ora devi pedalare.

Il mio augurio per te è che impari rapidamente a compiere le tue scelte seguendo questo nuovo paradigma, e che ancor più velocemente tu muova anche le azioni nella direzione delle tue “&”, perché certamente non ti interessano tutte quelle “del mondo”, ma devi alla tua felicità e realizzazione la comprensione di quelle “&” che senti di voler fare tue.

Ti saluto come Cristian Bergi fece con me in libreria davvero tanti anni fa: “Buona vita”.

A volte, invece, violare le regole è l’unica cosa possibile: strapparsi il vestito da Cenerentola, indossare gli anfibi e iniziare ad arrampicarsi su tu sulla più irta delle montagne.

p 14

Info bibliografiche

Titolo originale: – Fattore & (italiano)

Titolo: Fattore

Autore: Chiara Franchi

Prima edizione italiana: 2022

La mia edizione: I edizione – 2022

Editore italiano: Crocetti editore

Collana: Vivere meglio

Genere: Romanzo, Auto aiuto, Mind & Body

Numero di pagine: 161

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The danish girl di David Ebershoff tra cultura di massa e realtà

Tra cultura di massa e realtà

Qual’è la trama di The danish girl e qual’è la vera storia, tra realtà e cultura di massa, di Lili Elbe una delle personalità danesi più importanti di sempre.

The Danish girl è un romanzo scritto da David Ebershoff, edito in Italia da Giunti, per il quale ho avuto una lettura alquanto insolita, almeno rispetto ai miei standard di divoratrice di pagine e quindi di libri.

Acquistato poco dopo la sua pubblicazione nel Febbraio del 2016, l’ho ovviamente iniziato come mio solito pronta a finirlo, nel giro di qualche giorno. Invece per una serie di circostanze tra cui l’avvio di Erudito Burger Bar, le cose sono andate in maniera infinitamente diversa.

Dire che avevo preso sottogamba, la mole di lavoro che si cela dietro l’avvio di un’attività, è un pallido eufemismo! Ma tralasciando quanto è stato totalizzante quel periodo, torniamo a The danish girl, e al fatto che l’ho ripreso in mano a distanza di mesi da quel Febbraio, dopo aver ceduto alla tentazione di vedere il film che il libro ha ispirato.

Ecco quindi che mi sarà difficile parlare solo del libro, anzi penso che affrontare di concerto il romanzo, il film e la realtà, che effettivamente ha poco a che fare con i primi due, riesca a sciogliere molti dubbi in merito a chi era la “ragazza danese” nella realtà e chi è diventata nella cultura di massa, in senso letterario e cinematografico.

Ricominciata la lettura da zero, avevo ormai nella mente i volti degli attori Eddie Redmayne per Einar Wegener & Lili Elbe,  e di Alicia Vikander per Gerda Wegener, quindi non sono riuscita a staccarmi da quest’immagine per crearne una mia. Questo non l’ho mai ritenuto un problema, insomma non è stata la prima e non sarà di certo l’ultima volta che vedo un film prima di leggere il libro da cui è tratto. Il problema sorge quando nella lettura si riscontrano una serie di “interruzioni” imposte dall’autore stesso, che durante tutto il romanzo sospende la descrizione in corso per fare una digressione, neanche troppo breve; su un avvenimento a cui il personaggio in quel momento volge il pensiero.

Questa tecnica narrativa, si trova spesso in romanzi più lunghi, nel nostro caso parliamo di un romanzo di 367 pagine, nota al testo e ringraziamenti compresi! Ne risulta quindi un racconto un po’ caotico, dove una lettura che per combinare gli impegni del quotidiano deve essere interrotta; fatica ad essere ripresa e quindi a trasportare il lettore, come una trama del genere vorrebbe.

Quindi sicuramente consiglio di leggere questo libro, ma di farlo solo se si decide di leggerlo tutto d’un fiato onde evitare di perdere il ritmo, di una così intensa trama.

Qual’è la trama di The Danish girl e di cosa parla il libro?

The Danish girl, il libro! è un romanzo ispirato a fatti realmente accaduti ma non da intendersi come un riferimento se si vuole conoscere la reale storia di Lilli Elbe, Greta Wegener ed Einar Wegener. Per quello ci si dovrà rifare al testo (non tradotto in italiano) Man into Woman pubblicato nel 1933, acquistabile online e sicuramente anche in qualche libreria in centro, che tratta libri in lingua.

Il romanzo, ambientato (almeno nella prima parte) a Copenhagen in Danimarca, inizia con la narrazione di quella è la vita di una coppia di pittori sposati da meno di dieci anni. Gerda ed Einar che all’epoca era alquanto famoso, con i sui paesaggi raffiguranti sostanzialmente sempre lo stesso soggetto, ossia la palude non lontano da quella che fu la sua casa d’infanzia.

Gerda, anche lei pittrice ed ex allieva del professor Einar Wegener,

trascorreva come suo marito le giornate a dipingere

(nel suo caso), ritratti di committenti borghesi davvero poco ispirati e privi d’alcun carattere. A differenza di Einar, Gerda è solita indossare il suo camice, originariamente bianco, ormai irrigidito da macchie di vernice, a protezione di abiti di quello che era lo stile femminile dei primi anni del ‘900, dettaglio apparentemente irrilevante se non fosse che sono proprio gli abiti e i tessuti a farla da padrone durante tutta la storia.

Entrambi pittori ma non di uguale successo. Gerda viene considerata come la moglie di Wegener e non come la pittrice che di li a poco si troverà suo malgrado a diventare, proprio grazie ad un abito che per citare Dante Alighieri ne “La divina commedia” fu galeotto, e segnò quello che fu il destino di entrambe.

E scrivo entrambe, non come errore di battitura, ma perché da quel momento in cui Gerda chiesa ed Einar di posare per lei, vestendo i panni di una cantante lirica. Quello che dapprima sembra essere il primo momento in cui Einar entra in contatto con il suo alter-ego femminile, battezzato dalla cantante lirica in questione Lili, è invece solo il momento in cui il vaso di Pandora viene definitivamente aperto, dopo che già da ragazzo Einar ci aveva sbirciato dentro, senza seguito.

Invitati ad un evento mondano, Greta suggerisce ad Einar di accompagnarla nei panni di Lili, che superato l’impaccio iniziale cede infine alle lusinghe di un pittore omosessuale, che finge di essere attratto da Lili, ma che in realtà ha riconosciuto in lei lo stesso Einar.

Ciò di cui viene reso partecipe il lettore, nel corso della narrazione, è che Einar non percepisce se stesso come omosessuale, Einar infatti sente di essere Lili, ossia si sente donna.


Questo senso di frustrazione esistenziale aumenterà sempre di più nel corso della narrazione raggiungendo il suo climax, neanche a dirlo, alla fine del libro dove il tutto si perde nell’immensità e nella profondità della vita stessa.

Nonostante possa sembrare che sia Lili/Einar (è proprio il caso d’invertire l’ordine dei nomi) l’eroina di questo romanzo, quest’onere è invece riservato a sua moglie Gerda, che si troverà da sola, salvo qualche breve intromissione del fratello e di Hans un amico d’infanzia di Einar e commerciante d’arte, a sostenere da sola il peso della trasformazione del marito.

The Danish girl è quindi, non soltanto la storia del(la) prim(a) transgender della storia, ma quella intima di un matrimonio e di quanto questo possa sopportare pressioni proteggendo chi vi è, per così dire, all’interno offrendo sempre un rifugio sicuro, al di là di quelli che sono i conflitti interiori, che sono il binario lungo il quale l’intera storia, su più fronti evolve.

Gerda è stata per suo marito questo; sin da quando scelse di andare a Parigi (era il 1912 nella realtà) per evitare “imbarazzi sociali” al marito, finendo poi con il diventare lei stessa una famosa pittrice chiamata (nella realtà) ad illustrare anche su Vogue!! e non solo. La sua musa divenne proprio suo marito, nelle vesti che meglio gli appartenevano di Lili Elbe, una giovane poco più che ventenne dai tratti ovviamente androgeni, ma più che altro dalla voce flebile e dal passo leggero, in netto contrasto con quella che invece è stata la sua forza nel sottoporsi a quelle che (nella realtà), sono passate alla storia come le prime operazioni volte al cambio di sesso.

Chi è stata realmente Lili Elbe?

In sostanza, seppur lo stesso autore nella sua nota al testo sottolinea che si! si è ispirato a fatti realmente accaduti, ma che la sua è un’opera di fantasia, risulterà difficile scindere la Lili Elbe del romanzo, da quella che è passata alla storia come la prima transessuale della storia e divenuta per tanto icona del movimento LGBT.

Leggendo queste pagine, o guardando il film, lo sforzo che si dovrà fare sarà quello di entrare nella mente del personaggio di Lili e percepire il suo sentirsi donna, come lo stesso autore ha effettivamente fatto a sua volta esagerando (chiaramente), quando descrive il momento della prima operazione come rivelatore di un piccolo sistema riproduttivo femminile, delle ovaie atrofizzate, a supporto “scientifico” del senso di non appartenenza al genere maschile in cui Lili era nata, nelle evidentemente errate sembianze di Einar.

Dobbiamo percepire la fiducia che questa persona aveva nel suo sentirsi donna, al punto da recarsi da sola in Germania per sottoporsi ad una serie di interventi di riassegnazione sessuale, pur sapendo che mai prima di allora si era tentato qualcosa di simile.

La prima, la più coraggiosa! ecco perché la cultura di massa la conoscerà sempre come LA ragazza danese,

una ragazza nata a Vejle il 28 dicembre 1882, che a seguito delle operazioni smise persino di dipingere non identificandosi più come pittrice, in quanto quella era un’etichetta di Einar Wegener e non Lili Elbe.

Gli anni dell’operazione

Nel 1930 Lili Elbe si recò in Germania per sottoporsi al primo intervento chirurgico di riassegnazione sessuale, all’epoca ancora sperimentale.

Nel complesso di sottopose a cinque operazioni. Il primo intervento fu la rimozione dei testicoli (orchiectomia) sotto la supervisione del sessuologo berlinese Magnus Hirschfeld. La seconda operazione consistette nella rimozione del pene e nel trapianto delle ovaie, rimosse in un secondo momento con altri due interventi occorsi a causa di un rigetto e di altre gravi complicazioni. La quinta operazione fu il trapianto dell’utero, per poter consentire a Lili, allora quasi cinquantenne, di diventare madre.

La sua storia sul cambio di sesso suscitò la curiosità della stampa in Danimarca e in Germania, tanto che l’allora re di Danimarca, Cristiano X, invalidò il suo matrimonio con Gerda nell’ottobre del 1930. Nel romanzo invece, l’annullamento del matrimonio viene descritto come originato da Gerda che si reca dalle autorità le quali, conoscendo i fatti archiviarono rapidamente la pratica, classificando Einar come scomparso e non morto, in quanto non vi era alcuna tomba.

Sempre nel 1930 Lili, riuscì a ottenere il riconoscimento legale del suo nuovo sesso e il cambio di nome, ricevendo il passaporto come Lili Elbe. Ovviamente nel romanzo tutto questo trambusto burocratico viene romanzato, descrivendo solo il modo romantico il cui Lili sceglie il suo nuovo cognome.

Dopo il cambio di sesso smise di dipingere, sostenendo che fosse un qualcosa che apparteneva solo a Einar, e anche nel romanzo nonostante Gerda la spronasse, si evidenzia un certo calo di interesse anzi persino, assenza di ricordi legati ad eventi legati alla pittura.

Lili Elbe morì nel 1931 a causa di complicazioni, tre mesi dopo la sua quinta e ultima operazione. Si pensa che la causa della sua morte, avvenuta il 13 Settembre di quell’anno, sia stato il rigetto dopo l’impianto dell’utero, che avrebbe dovuto darle la possibilità di diventare effettivamente madre. Venne sepolta a Dresda, in Germania.

I quadri di Gerda e qualcosa su di lei

I quadri che vediamo nel film, non sono quelli realmente dipinti da Gerda Wegener. Sono infatti rifacimenti, ispirati allo stile della pittrice ma decisamente più somiglianti agli attori del film, per ovvi motivi.

Nella realtà questa pittrice e illustratrice nata a Hammelev il 15 Marzo 1886, oltre ad essersi mostrata al grande pubblico come la raffiguratrice di Lili, sua musa; divenne nota anche per le sue illustrazioni, tra le altre di natura erotica. Nel film questo aspetto della pittrice, viene evidenziato in un atteggiamento di forte intesa, gioco e curiosità sessuale che Gerda condivideva con suo marito Einar.

Dopo l’annullamento del matrimonio ad opera del sovrano danese Cristiano X, Gerda si risposò con un ufficiale militare italiano: Fernando Porta, e si trasferì in Marocco. Lì visse per diversi anni ma finì col divorziare dal marito, quindi tornò in Danimarca, dove morì a Frederiksberg il 28 Luglio 1940.

Il film, se non fosse chiaro da quella che è la trama e la vicenda narrata nel complesso, è di genere drammatico. Evidentemente non è un film leggero, anzi richiede una profonda attenzione e introspezione. Senza dilungarmi troppo, che credo di essere stata sufficientemente esaustiva, vorrei concludere con un pensiero fatto a posteriori. Come scritto all’inizio ho visto prima il film di leggere il libro, quindi se anche voi avete seguito quest’ordine, vi consiglio di rivedere il film!

Tutto il girato acquista uno spessore e ricchezza di dettagli che ad una prima visione, sono praticamente inesistenti, in quanto rimandano a fatti e dettagli che troviamo nel libro. Posso quindi dire che il libro è complementare al film, e sicuramente non me l’aspettavo.


Titolo originale: The danish girl

Autore: David Ebershoff

Prima pubblicazione: 2000

Prima pubblicazione in Italia: Febbraio 2016

La mia edizione: Aprile 2016 – VII ristampa

Editore italiano: Giunti

Collana: –

Genere: Biografico

Numero di pagine: 367

Preceduto da: – The danish girl è il primo libro dell’autore

Seguito da: The Rose City