E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

Libro su Frida Kahlo

RACCONTOFANTASTICORAGAZZI

E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

Le fiabe del Monte di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti, sono quel tipo di racconti che, sia a leggerli da adulti che da bambini, ti fanno desiderare che la storia che stai leggendo non sia soltanto una favola, un racconto della buona notte! Leggendoli ti ritrovi a sperare sinceramente che abbiano un fondo di verità. E una parte di te lo crede davvero.

Da leggersi tutto d’un fiato, magari mentre ci si gode un tramonto con un buon calice di vino e si sorride con estrema leggerezza, mentre lo sguardo si perde a guardare l’orizzonte, magari trovandosi proprio a Portofino o a Camogli come è successo a me.

2 LUGLIO 2023 – TORINO

RACCONTOFANTASTICORAGAZZI

Le fiabe del monte di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti. Ecco la mia recensione.

 

Ho acquistato Le fiabe del monte di Portofino di Annamaria Lilla Mariotti in una piccola libreria sulla sulla promenade di Camogli in Liguria. Era un mercoledì, il 15 Giugno del 2022 e avevo 32 anni.

Cercavo il solito souvenir letterario, in quel giorno per me veramente molto importante, quando venni attirata dai banchetti sui toni dell’azzurro che erano stati messi fuori dalla libreria. Attirò il mio sguardo il piccolo libro Isolario italiano di Fabio fiore di cui mi piaceva molto la forma, che scoprì poi in mentre lo leggevo, evocare proprio quello che era un diario di viaggio diario di bordo. 

Le fiabe del monte di Portofino a Camogli

Quella era l’unica copia, allora entro per curiosare, finché non trovo anche quest’altro libro che da innamorata dello storytelling quale sono, e quindi anche (perché no?!) di favole e racconti popolari, non ho potuto far altro che portarli via con me entrambi. A onor del vero entrambi mi furono regalati, proprio per arricchire di galanteria quel pomeriggio ligure, in bilico tra l’improvvisazione e un copione già scritto, che sta prestava a trasferirsi in Toscana.

Le storie che ci vengono proposte da Lilla sono sette e in assoluto le mie preferite sono Il gigante addormentato e Lo scialle magico. Questa raccolta di favole per bambini (?) è davvero molto breve soltanto 77 pagine, disegni compresi, il che fa pensare proprio alla alla fugacità del viaggio e al poco tempo che a volte si dedica alla lettura quando si è lontani da casa proprio perché si è presi dalle tanti stimoli che si incontrano.

Come è nato il monte di Portofino?

In Le fiabe del monte di Portofino la fantasia vola così alta, che ci viene quasi da pensare che esista davvero un fondo di verità in questi racconti e che non siano soltanto favole da leggere ai bambini, prima di andare a letto o mentre si raggiunge l’albergo Italia che è narrato nella prima favola (esiste davvero?).

Persino la storia della nascita di Portofino, che altri non è se non il gigante addormentato con la testa verso il mare le gambe verso la collina e la vicina Camogli, che altro non è se non il villaggio dei pescatori che lo stesso gigante buono salvò durante una tempesta, ci sembra assolutamente (assurdamente) plausibile.

Il solo pensare che sia possibile, seppur unicamente nei nostri sogni da bambini, che il monte di Portofino sia in realtà un gigante buono addormentato, ci fa sorridere ed emozionare e certamente è una storia che si racconterà! Ancora di più, è una storia alla quale si volgerà il pensiero ogni volta che si avrai il piacere di godersi un tramonto in riva al mare, magari proprio dal monte di Portofino o dalla vicina Camogli come è capitato a me.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Favole per bambini. Quale versione preferisci?

Ma ecco che tutto cambia nella terza favola, dove la Annamaria Lilla Mariotti ci racconta invece che il monte di Portofino in realtà era un vulcano. Sì, proprio quando ci siamo affezionati all’idea che il monte di Portofino sia in realtà la mole della di un gigante buono addormentato, ecco che nella terza favola quella de Il pescatore la sirena ci viene rivelato che in realtà il monte di Portofino era un vulcano.

I libri anche i più semplici insegnano. Qui, impariamo che la prima domenica di agosto per omaggiare la stella Maris, il cui altare venne dedicato sul punto più alto del monte di Portofino, chi è di Camogli si reca a rendervi omaggio con una processione via mare.

Non viene anche a te voglia di trascorrere la prossima prima domenica di Agosto (che da oggi che sto scrivendo dista soltanto due settimane) andando a Camogli, e omaggiare anche tu la protettrice di chi si trova in mare in pericolo?!

Favole sul mare…che si assomigliano

L’uomo e il mare sin dall’antica Grecia hanno sempre avuto un legame particolare, e sempre il mare ha attratto a sè l’uomo; basti pensare all’Iliade di Omero noh?! Uomo di terra e donna di mare, la sirena, sempre si sono cercati e a volte persino trovati.

Facendo un salto in tempi decisamente più recenti mi viene in mente Acquaman della Marvel dove, per una volta, è la sirena a diventare “terrestre”. Nella fiaba Il pescatore e la sirena invece la Mariotti ci racconta che esistette una bionda sirena che trasformò un giovane Giorgio in Tritone donandogli la vita più bella che potessi mai immaginare, quasi a volerci insegnare che a volte ci troviamo semplicemente nel luogo sbagliato e stiamo vestendo abiti che non ci appartengono poi così tanto.

E cosa ci si può aspettare da una libro che parla di fiabe se non tante morali tra cui la più bella e forse quella più utile è quella della favola Il segreto delle tre esse che sono appunto sapone, sole e sale!

Come nasce l’arcobaleno? La vera storia (o favola)

Si sa che chi vive in luoghi di mare vive bene e in salute; un segreto ci sarà. Ebbene è proprio così! Stando a una delle Favole del monte di Portofino un un pescatore rivela il suo segreto al suo re dopo essere stato imprigionato, e con la sua rivelazione a conti fatti libera tutti noi dalla prigionia di una vita alienante lontana dal sole, dall’amore per se stessi e dall’apprezzare il vero sapore della vita.

Ma come tutte le favole dal sapore antico, Le fiabe del monte di Portofino non potevano che concludersi con una storia d’amore dove una principessa divenuta regina riceve in dono da suo padre un bellissimo e magico scialle. Meraviglioso a vedersi, venne tessuto

con la trasparenza delle ali delle farfalle, con l’iridescenza delle squame dei pesci più variegati, con la lucentezza della rugiada all’alba e con la leggerezza della schiuma del mare e con i mille colori di un prato in primavera

Ma tutta la sua meraviglia venne mostrata durante una spaventosa tempesta.

Iride così si chiamava la Regina, affidò il suo mantello al vento della tempesta fino a che questo in tutta la bellezza di tutti i suoi colori non si allungò a formare un arco colorato grazie al quale l’imbarcazione dell’amato sposo riuscì a fare ritorno sana e salva a casa.

Ed ecco così sappiamo anche che ogni volta che vediamo un arcobaleno qualcuno è innamorato.

Sinossi

Il monte di Portofino si erge dal blu del mare con i suoi seicento metri d’altezza coperti di verde. Il poeta inglese George Byron, che lo vide nel corso di un viaggio a Camogli, lo definì “il gigante addormentato”, con la testa rivolta verso il mare e le gambe protese verso la Ruta. Quello stesso monte si trasforma in queste pagine in un regno incantato, dove vivono principi e principesse, pescatori e sirene, pirati e cacciatori di tesori nascosti. Figure misteriose, ciascuna con la sua storia, che qui intrecciano il proprio favoloso destino. 

Info bibliografiche

Titolo originale: Le fiabe del monte di Portofino (italiano)

Titolo: Le fiabe del monte di Portofino

Autore: Annamaria “Lilla” Mariotti

Prima edizione: Maggio 2022

Prima edizione italiana: Maggio 2022

La mia edizione: I edizione – Maggio 2022

Editore italiano: Ultima spiaggia

Collana: –

Genere: raccontofantasticoragazzi

Numero di pagine: 77

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Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

GRANDI CLASSICIFANTASTICORAGAZZIROMANZO

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

E se la vita è una partita di scacchi e alla fine diventiamo regine, chi è l’unica persona che deve mettere la corona sul nostro capo se non proprio noi stesse? In un mondo che funziona al contrario, la nostra razionalità e determinazione saranno due ingredienti fondamentali per continuare ad avanzare nonostante tutto. Casella dopo casella. E forse la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte.

17 MARZO 2023 – TORINO

GRANDI CLASSICIFANTASTICORAGAZZIROMANZO

Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Se in Alice nel paese delle meraviglie troviamo un mondo assurdo, tutto si amplifica in Attraverso lo specchio. Concepito come proseguo del più noto “paese delle meraviglie” dove le regole dell’assurdo sono dettate dal gioco delle carte, in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll ci ritroviamo a giocare a scacchi. I personaggi diventano pedine e uno dopo l’altro avanzano sulla virtuale scacchiera. Questa proposta da Carroll è una versione del gioco che ne cambia il paradigma, perché l’obiettivo stavolta è che Alice diventi regina, quasi deponendo (sconfiggendo) le altre due: La regina Rossa e la Regina Bianca.

La senti la neve contro i vetri, Kitty? Che rumore dolce e soffice! Proprio come se fuori ci fosse qualcuno che bacia tutte le finestre.

Tuffarsi nello specchio

Scritto nel 1871 a distanza di sei anni dalla prima avventura di Alice, Carroll dà inizio alla narrazione esattamente sei mesi dopo la fine delle avventure nel Mondo delle meraviglie (1865). Alice gioca con il suo gatto nel salotto della sua casa e già in questo momento di gioco nel mondo reale, Carroll inizia a imbeccarci (e noi totalmente inconsapevoli) su quello che sarà nel corso della nuova avventura in cui Alice sta per immergersi e noi con lei.

Fai la riverenza mentre pensi a cosa rispondere. Così guadagni tempo.

(…) i miti occhi azzurri e il sorriso gentile del Cavaliere (…)

Il mondo al rovescio

Pur essendo questo secondo libro molto più ricco di filastrocche e canzoni, il tono con cui Lewis Carroll scrive Attraverso lo specchio è decisamente meno allegro e coinvolgente rispetto al classico “paese delle meraviglie”. È noto che la vita personale di chiunque scriva si riversa in ciò che viene scritto. Dunque anche in questo caso, le problematiche familiari che Carroll stava vivendo nel periodo in cui scriveva, si sono riversate nella sua produzione letteraria per certi versi se non incupendola, togliendole quel ritmo incalzante che comunque viene controbilanciato da un’assurdità ancor più accentuata rispetto alla prima avventura.

In fondo ogni avventura per definizione deve essere più sorprendere della precedente giusto?!

Così quando Alice, che conferma il motto “la curiosità è causa di guai” cadendo nel mondo al rovescio quando attraversa lo specchio, scopre che, in questo mondo al contrario solo i controsensi, i non sense, hanno davvero un senso e l’unica regola che davvero conta è: credere all’impossibile.

Un invito pedagogico a voler credere che esiste più di ciò che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi? A credere nei nostri sogni anche quelli più assurdi?

Di certo è questa una valida interpretazione, soprattutto per l’adulto che legge questa storia che definire assurda è un eufemismo. 

Io non posso ricordare le cose prima che siano successe.

È troppo tardi per correggersi, (disse la Regina Rossa) una volta detta una cosa, è fatta e devi accettarne le conseguenze.

In un paese delle meraviglie e si giacciono,
sognando mentre i giorni passano,
sognando mentre le estati muoiono:
eternamente scivolando lungo la corrente…
Indugiando nell’aureo bagliore…
che cos’è la vita, se non un sogno?

Il gioco degli scacchi

La scelta di contrapporre ad un mondo irrazionale che è quello che incontra Alice una volta attraversato lo specchio, il gioco degli scacchi, crea un equilibrio “compositivo” sorprendente. Chiaro che non è una delle partite in stile La regina degli scacchi di Waler Tavis (2020), ma comunque una partita che vale la pena di essere giocata. 

Inoltre evoca anche un’idea di maturità ed evoluzione del personaggio che se prima giocava ad un gioco relativamente facile come quello delle carte, ora gioca addirittura a scacchi.  

Ecco che troviamo un’Alice che, se di soli sei mesi più grande rispetto a quando ha vissuto le avventure nel paese delle meraviglie, risulta per certi versi cresciuta e più consapevole.

Se già in Alice nel paese delle meraviglie avevo riflettuto sul fatto che questa bambina pur avendo le sembianze di una bambola con tanto di scarpe di vernice, è in grado di tirare fuori il carattere esprimendo il suo pensiero, con piacere confermo che anche in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò questo aspetto non solo è presente ma addirittura evolve. Alice infatti ha imparato a “pensare prima di parlare” il che denota una importante evoluzione del personaggio. In fondo nasce per essere letto dai bambini, dunque l’aspetto pedagogico di necessità ha una sua rilevanza compositiva.

E tutto per un sonaglio!

Certe volte arrivava credere anche assai cose impossibili prima di colazione.

Credevi che non sapessi rispondere, eh? Fammi un’altra domanda.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Iconografia

Se da un lato il personaggio evolve, dall’altro la sua iconografia resta invariata. Evinciamo questo stando non tanto alle descrizioni di Carroll che quasi dà per scontato che Alice la si conosca bene, quanto piuttosto per le illustrazioni originali del Tanniel che in questa edizione Bur Deluxe sono riportate e che aiutano il lettore ad immergersi e figurarsi personaggi e situazioni che Alice incontra.

Se altrove l’occasione per esplorare l’inesplorato era stata la tana del Bianconiglio, qui il pretesto è lo specchio. Di nuovo, un elemento non casuale inserito quasi a volerci invitare a riflettere su chi siamo davvero. Su come ci vediamo e sul fatto che immergerci in maniera profonda in qualcosa, anche dentro noi stessi, può essere un’esperienza totalmente inaspettata.

E certo rischiamo anche di trovare un mondo al contrario, ma almeno possiamo poi avere il premio finale di regine, del gioco che è la nostra vita.

(…) le braccia avvinte amorosamente (…)

Puoi guardarti davanti, ed entrambi i lati, se vuoi ma in giro non puoi di certo… Se non hai degli occhi nella nuca.

Il simbolo della corona

La corona è per antonomasia riconoscimento di potere e autorevolezza. L’atto di Alice di prendere la corona e poggiarsela sul capo da sola, è assolutamente significativo. Immaginando l’intera partita come se fosse la vita più o meno assurda che ciascuno di noi vive, possiamo immaginare che (effettivamente) Alice non ha bisogno di nessun altro a parte se stessa per essere incoronata regina della sua vita. 

Ha avuto la forza, il coraggio e la perseveranza di andare avanti nonostante tutto? Allora merita l’ambita onorificenza finale!

Forse Lewis Carroll in Attraverso lo specchio ci insegna che la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte e fiere come solo una regina può essere.

Ricordati che sei!

Le cose non cadono mai verso l’alto.

Personaggi

Alice
I fiori parlanti
Insetti fantastici
La regina bianca
La regina rossa
Il re
Il Cappellaio matto
Humpty Dumpty
Tweedledum e Tweedledee
Il leone e l’unicorno
Il Cavaliere bianco
La Pecora
– La vespa con la parrucca –

Sinossi

Satira della società, rivolta contro la ragione, specchio dell’infanzia che giudica il mondo degli adulti, saga dell’inconscio, storia di un incubo e bibbia dell’assurdo. Con i suoi personaggi indimenticabili e le situazioni paradossali l’incantato viaggio di Alice a soggiogato decine di generazioni esercitando un fascino misterioso e pure semplicissimo. In questa edizione speciale che unisce Alice nel paese delle meraviglie e attraverso lo specchio, la raffinata traduzione di Masolino D’amico si sposa all’arguzia del brillante matematico statunitense Martin Gardner, che con le sue celebri glosse ha svelato come nessun altro i giochi di parole e la fitta trama di non sense e indovinelli matematici intessuti nel reverendo Carol nei suoi due capolavori. Accompagnano il testo le illustrazioni di John Tenniel, celebre incisore di epoca vittoriana che con la precisione del suo tratto la pungente ironia delle sue intuizioni diede per la prima volta forma grafica all’universo di Alice e alle sue meraviglie.

Capitoli

  1. La casa dello Specchio
  2. Il giardino dei fiori parlanti
  3. Insetti allo Specchio
  4. Tweedledum e Tweedledee
  5. Lana e acqua
  6. Humpty Dumpty
  7. Il leone l’unicorno
  8. É una mia invenzione
  9. Alice regina
  10. Sgrulloni
  11. Risveglio
  12. Chi l’ha sognato?
  13. (La vespa con parrucca)

Info bibliografiche


Titolo originale: Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (inglese)

Titolo: Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò

Autore: Lews Carroll

Prima edizione: 27 dicembre 1871

Prima edizione italiana: 1913

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Feltrinelli, Rizzoli

Collana: Bur Deluxe

Genere: Grandi classici, racconto, ragazzi, grandi classici

Numero di pagine: 365

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Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Recensione dell'Abbecedario di Gillo Dorfles del 2021

ARTERAGAZZI

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

42 disegni che danno vita alle lettere dell’alfabeto e ai numeri. Nell’ Abbecedario di Gillo Dorfles l’arte e il disegno diventano strumenti pedagogici per eccellenza.

Da emulare alla prima occasione.

9 DICEMBRE 2022 – TORINO

ARTERAGAZZI

Abbecedario di Gillo Dorfles

Una raccolta di 42 disegni realizzati dallo stesso Gillo Dorfles per i suoi due nipoti Piero e Giorgetta, all’epoca in cui stavano ancora imparando a leggere e scrivere. In occasione dell’uscita dell’abbecedario di Gillo Dorfles è stata realizzata a Milano una mostra in cui sono stati esposti questi disegni che realizzati su carta carbone hanno rivisto la luce dopo essere stati chiusi in una cartellina per 70 anni.

Le lettere dell’alfabeto e i numeri si fanno  grande gioco di scoperta e fantasia nelle mani del maestro del pensiero estetico.

Educare con l’arte

Così si apre la prefazione scritta da Piero e Giorgetta Dorfles nel Marzo del 2021. I due nipoti del celebre l’artista e critico d’arte da cui hanno avuto il privilegio di essere accompagnati nella loro crescita culturale, rimarcano l’importanza di questo testo oramai desueto come può esserlo ai giorni nostri l’abbecedario. Eppure immediatamente dopo averlo sfogliato, iniziamo a pensare che forse ancora oggi è tanto importante così come lo era per lo stesso Pinocchio quando deve andare a scuola e protesta:

“Mi manca il più e il meglio“.

“Cioè?“, chiede perplesso Geppetto.

“Mi manca l’abbecedario“.

Geppetto per comprarglielo è costretto a vendere la sua vecchia casacca di fustagno “tutta toppe e rimedi” e rientra in maniche di camicia; fuori nevica. Pinocchio capisce, lo copre di baci e corre verso il paese. Strada facendo, tra sé, dice:

“Oggi alla scuola voglio subito imparare a leggere, domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò a fare i numeri”.

Abc…e tutte le lettere ma anche i numeri

42 disegni per 42 parole e non parole qualsiasi che si possono trovare in un qualsiasi abbecedario scolastico. Ma parole che scatenino curiosità che sono onomatopeiche e persino il simbolo del punto interrogativo che per gli amanti della musica, come del resto lo sono i bambini, trova “personificazione” in un basso. Ed è forse proprio il punto interrogativo che ci fa riflettere, perché seppur sembra una stonatura alla fine esprime il concetto finale che è quello di insegnare ai bambini ad interrogarsi su tutto ciò che li circonda.

Ma quei disegni raccolti in questo abbecedario, sono molto di più: un gioco tra nonno e nipoti perché spesso capitava che lo stesso Dorfles li chiamasse nel suo studio per completare un disegno che aveva iniziato, magari anche semplicemente per colorarlo e ovviamente per chiedere a Giorgetta di scrivere in “bella grafia” la parola che il disegno di quella speciale lettera rappresentava.

Probabilmente l’aspetto pedagogico più importante che si possa sperimentare, dopo aver preso tra le mani un riferimento educativo di questo tipo, è quello di provare a nostra volta il gioco delle parole che diventano arte per imparare anche il legame: quello che si crea tra una lingua e chi la impara.

Ed è questo uno dei legami più significativi perché alla fine quello che pronunciamo, le parole che abbiamo nella nostra mente e che facciamo uscire dalla nostra bocca per comunicare con gli altri, dicono tutto di noi! E quindi proporre la comprensione linguistica ad un livello così profondo e in un’età così determinante, è certamente un regalo importante e significativo che possiamo fare ai bambini con cui ci apprestiamo a fare questo gioco.

Il disegno come pretesto pedagogico 

Qui lo dico e qui mi impegno a farlo: qualora avessi modo di fare un disegno assieme ad un qualche bambino certamente farò il gioco dell’abbecedario di Gillo Dorfles. Farò con lui, con lei o con loro il gioco di dare una forma ad una lettera (che per un bambino è ancora semplicemente un suono), alternando quelli che sono termini più semplici, rispetto a quelli che possono richiedere una spiegazione che inizia ad essere più articolata. In agguato ci sarà il gioco dei perché di Gianni Rodari e magari si arriverà anche ad unire a qualche disegno poche righe di testo, scritte insieme, che possano esplicitare maggiormente la sensazione che si è provata mentre si faceva quel disegno. Un approfondimento riguardo la scelta dei colori caldi piuttosto che freddi, dei pastelli piuttosto che dei pennarelli o perché no, la scelta fra tempere o acquerelli.

L’arte non si colleziona…è pop

Gillo Dorfles è una figura in ambito artistico a me particolarmente cara, poiché ho studiato la storia dell’arte sui suoi “Itinerari nell’arte“ e imparato che l’arte è tangibile. Il suo modo di raccontarla ti fa nascere dentro il desiderio di fruirla, di impararla, di conoscerla e apprezzarla al di là della smania del collezionismo (mai acquisterà infatti opere d’arte, eppure sempre avrà nel corso della sua vita relazioni di stima e amicizia con artisti importanti).

Un’arte tangibile è quella che ci propone Dorfles, un’arte concreta quasi pop di massa per dirla alla maniera di Andy Warhol.

Questa è la grande potenza che ha trasmesso Gillo Dorfles a chiunque in un modo o nell’altro lo abbia incontrato. Entrare nell’arte e lasciare che l’arte entri dentro di te in ogni sua forma, fosse anche semplicemente un disegno realizzato per amore dei propri nipoti con l’obiettivo di offrire loro una conoscenza che potesse appartenergli davvero.

Disegno per conoscere, conosco perché disegno

Nei miei studi storico-artistici e architettonici, quello che mi è sempre stato trasmesso e insegnato da questo o quell’altro docente, era che per conoscere qualcosa bisognava disegnarlo perché se sapevi disegnarlo significava che lo avevi compreso.

Ecco, mi ritengo una privilegiata in questo senso perché penso che Gillo Dorfles approverebbe assolutamente questo grandissimo insegnamento che ho ricevuto e che tutt’oggi applico.

Lettere e numeri

A: aah
B: buongustaio – Babao
C: camaleonte
D: dente – doccia
E: eleganza
F: freddo
G: gorgo
H: ha ha
J: Innocente
K: – 
L: lampreda
M: macaco
N: naso
O: ombelico
P: pettine
Q: –
R: rodomonte
S: serpe
T: tau
U: ugola
V: valzer
W: walhalla – wally
X: xeres
Y: y greco
Z: zebra
?: basso

1: ometto proboscidone
2: cigno
3: luna
4: vigile
5: generale
6: foca
7: piripillo trombettiere
8: pancione
9: faccione
10: Gli sposi

Info bibliografiche

Titolo originale: Abbecedario (Italiano)

Titolo: Abbecedario

Autore: Gillo Dorfles

Prima edizione italiana: Marzo 2021

La mia edizione: Prima edizione – Marzo 2021

Editore italiano: Bombiani

Genere: Per ragazzi

Numero di pagine: 86

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Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

Recensione Pinocchio di Carlo Collodi

GRANDI CLASSICIROMANZOFANTASTICORAGAZZI

Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

 

Pinocchio, il grande capolavoro di Carlo Collodi narra la storia di un burattino che sognando di diventare un bambino vero, ci insegna ad andare dritti per la nostra strada senza lasciarci distrarre da persone ed eventi che possiamo incontrare lungo il nostro cammino.

8 DICEMBRE 2022 – TORINO

GRANDI CLASSICIROMANZOFANTASTICORAGAZZI

Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi

Se in tutti questi anni non ci sei ancora arrivat* te lo dico io: il nome Pinocchio non viene dal nulla ma dal materiale di cui questo burattino è fatto!

…frutto del pino, il pinolo, ossia il “pinocchio”, come si diceva appunto nella Toscana dell’Ottocento

Il burattino nato dalla fantasia di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini e plasmato dalle mani di Mastro Geppetto nasce proprio da un ciocco di pino. Certo non tutti i ciocchi di legno riescono a prendere vita iniziando a muovere gli occhi e a correre ovunque come capita nei primi capitoli del grande classico di Collodi, ma a volte seppur nella fantasia succede, e abbiamo davvero di cui impararne.

Tu sei quello che mi ha insegnato la strada.

Declinazione pedagogica con premio conclusivo

Leggo questo libro per la prima volta all’età di 33 anni, nell’inverno del 2022 a Torino e la famosa morale che c’è in ogni libro per ragazzi (?) questa volta diventa una morale per gli adulti. Sì per tutti quegli adulti un po’ persi, come se fossero bambini sperduti dell’Isola che non c’è del Peter Pan di James Matthew Barrie (1911) o non sapessero più che consigli seguire, nemmeno quelli che ci si danno da soli, come capita all’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (1865).

Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.

Leggere questo libro da adulti, lascia indubbiamente molto di più di quanto accada leggendolo da ragazzini. La questione è semplice: prendere la decisione giusta non è mai facile, e non è piacevole perché comporta delle rinunce: comporta l’abbandonare la nostra zona di comfort e le nostre idee che fino a quel momento abbiamo sostenuto e difeso a spada tratta.

Ma una decisione, una saggia decisione! va sempre presa e poi portata avanti. Non ci sono Gatti e Volpi (il Gatto e la Volpe), Lucignoli vari (Lucignolo), monete sonanti (Campo de’ Miracoli), spettacoli affascinanti (Mangiafuoco), personaggi ammalianti (Ometto) o ghiottonerie (Paese dei Balocchi) che tengano, quando davvero abbiamo chiaro il nostro percorso, il nostro “why” per dirla usando un termine che appartiene alla crescita personale.

 

Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori.

Le nostre bugie hanno il naso lungo come Pinocchio o le gambe corte?

Pinocchio almeno nei primi trentaquattro capitoli (su trentasei!) non aveva chiaro il perché effettivamente dovesse agire in maniera retta. Ma quando poi lo ha trovato (il suo di perché) ciò che è stato in grado di portargli nella vita e in quella delle persone a lui care, ha di gran lunga superato le aspettative più floride.

[Da tenere a mente per il futuro ;-)]

Perché quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.

Quante volte abbiamo sentito la frase minacciosa da parte di un adulto verso un bambino (magari eravamo proprio noi quel bambino…) “Non dire le bugie altrimenti ti cresce il naso come Pinocchio“? Probabilmente tante ma il vero significato probabilmente non eravamo in grado di coglierlo. Avere il naso lungo significa aver detto così tante bugie da arrivare ad allontanare le persone che ci sono vicine e questo Pinocchio lo impara davvero a carissimo prezzo.

Vero è che esiste anche una seconda tipologia di bugie: quelle con le gambe corte, ossia quelle che vengono scoperte dopo poco tempo.

I ragazzi fanno presto a promettere, ma più delle volte fanno tardi a mantenere.

Anzi ad onor del vero esiste anche una terza tipologia di bugie: quelle che raccontiamo noi stessi quando ci fingiamo migliori di quello che siamo, quando non facciamo realmente i conti con noi stessi e con quelli che sono i nostri reali obiettivi di vita. Quest’ultima è a mio avviso è la tipologia più pericolosa e alla fine lo stesso Pinocchio si scontra con questa verità e ne comprenderà il significato.

Quando però ci rendiamo conto dei reali effetti che le nostre azioni/bugie causano a noi e agli altri, il nostro Grillo parlante interiore ci bussa sulla spalla, ci tira le orecchie (per fortuna senza staccarcele come invece fa l’Omino con uno degli asinelli) e ci aiuta a tornare sulla retta via.

Mi sono dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente i pochi soldi bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa.

La leva della paura come pretesto pedagogico

Per chiunque faccia marketing che la paura sia una potente leva è cosa nota. Ma è anche un potente “strumento” pedagogico e Carlo Collodi con il suo Pinocchio ne fa decisamente largo uso.

Tale paura trova concretezza massima nella trasformazione in somari, momento in cui si acquisisce contezza del fatto che le conseguenze sono oramai irreversibili e si prova un senso di paura profonda per le sorti della propria stessa vita. 

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me.

Come sappiamo nel caso di Pinocchio in tal senso l’epilogo sarà addolcito dall’intervento della Fata turchina, che diviene per Pinocchio una vera e propria figura materna quasi a voler evidenziare da parte di Collodi l’importanza di figure cardini nella crescita di un bambino e parlando di un libro di fine ‘800 chiaramente queste figure sono il padre e la madre.

Sorte diversa spetta invece a coloro che “abbandonati” a loro stessi (Lucignolo) devono convivere con la loro mala sorte, alla quale hanno spianato la strada. Eppure sul finire la capacità di parola che Lucignolo ha mantenuto vuole forse essere un messaggio di speranza che ci fa pensare che anche quando tutto sembra perduto, alla fine non lo è mai davvero.

…e il senso di colpa di Pinocchio

Insomma Pinocchio alla fine impara che la scelta migliore è quella di andare sempre dritti per la propria strada, lasciando al loro posto quello che ci attrae vanamente durante il nostro percorso ed andare dritti (il più possibile) alla nostra meta.

Che questa sia la casa paterna, quella della Fata dai capelli turchini o (per essere più concreti) un obiettivo di vita, la strada giusta è quella che percorriamo rimanendo concentrati su ciò che volevamo sin dall’inizio del nostro viaggio.

Il vero premio non sarà certo raccogliere migliaia di monete d’oro dopo averne sotterrate quattro! Ma piangere di gioia quando si arriva dopo un lungo viaggio, dove davvero stavamo andando o si raggiunge chi stavamo cercando anche se questo ci porta nello stomaco di un Pesce-Cane (no, non è una balena).

E come viene insegnato tutto questo da Carlo Collodi? Usando una seconda leva: quella del senso di colpa.

Non ci avevi mai fatto caso eh?! Eppure è proprio lì:

  • quando fa sentire in colpa Pinocchio perché suo padre patisce il freddo per aver venduto la sua unica casacca;
  • quando non vuole dispiacere alla Fata Turchina a causa delle sue scorribande quando rincasa alla sera;
  • quando legge (pur non sapendo leggere) che quest’ultima è morta di dolore per causa sua;
  • quando scopre che suo padre si è avventurato in mare per cercarlo;
  • etc..

Alla fine però questa terapia d’urto funziona e Pinocchio vede tutte le sue scorribande perdonate e dopo una serie di dimostrazioni che attestino il suo reale cambiamento diventa un bambino vero.

Bravo Pinocchio! In grazia al tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi.

Pinocchio alla fine muore

No alla fine del libro di Collodi Pinocchio non muore; nella versione definitiva Pinocchio vivrà felice con suo padre Mastro Geppetto.

La scena dell’impiccagione ad opera degli “Assassini” ossia il Gatto e la Volpe viene comunque descritta nel XV capitolo, ma ridurrà il nostro Pinocchio semplicemente in fin di vita.

L’importanza di questo capitolo rimane comunque cardine e a te lettore lascio la curiosità di scoprire il perché.

(Pinocchio è uno di quei) simboli quali non è più possibile rinunciare con nemmeno immaginare che possano non esistere più.

Personaggi e luoghi

  • Maestro ciliegia, mastr’Antonio
  • Geppetto, Polendina
  • Pinocchio
  • Grillo-parlante
  • Paese dei Barbagianni
  • Il Gatto e la Volpe
  • Osteria del Gambero Rosso
  • Quercia grande
  • Bambina dai capelli turchini, fata turchina,
  • grosso Falco
  • Can-barbone
  • Medoro
  • Corvo
  • Civetta
  • Picchi
  • Città “Acchiappa-citrulli”
  • Campo dei miracoli
  • Pappagallo
  • Il Giudice gorilla
  • Giandarmi Can-mastini
  • Giovane imperatore della città acchiappa-citrulli
  • grosso Serpente
  • la Lucciola
  • Melampo
  • grosso Colombo
  • Delfino
  • Pesce-cane
  • Il paese delle Api industriose
  • Compagni di scuola di Pinocchio
  • Eugenio: ragazzo che viene colpito dal libro Trattato di aritmetica
  • i Pesci
  • grosso Granchio
  • due carabinieri
  • Alidoro: can mastino dei carabinieri
  • pescatore: vive in una grotta
  • la Lumaca
  • Romeo soprannominato Lucignolo
  • Paese dei Balocchi
  • Omino
  • bella Marmottina 
  • Tonno
  • l’ortolano Giangio

Info bibliografiche

Titolo originale: Le avventure di Pinocchio (Italiano)

Titolo: Le avventure di Pinocchio

Autore: Carlo Collodi

Prima edizione italiana: Febbraio 1883

La mia edizione: Prima edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Giunti

Genere: Per ragazzi, Romanzo, Fantasy, Grandi classici, 

Numero di pagine: 206

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Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

Recensione di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll del 1865

GRANDI CLASSICIROMANZO – FANTASTICORAGAZZI

Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

Ambientazione onirica per questo grande classico della letteratura del 1865. Lewis Carroll ci lascia entrare nel paese delle meraviglie della sua Alice e non possiamo fare altro che rimanere catturati dalla meravigliosa assurdità di luoghi e personaggi che incontriamo pagina dopo pagina. La morale? Scoprila in questo articolo.

13 NOVEMBRE 2022 – TORINO

GRANDI CLASSICIROMANZOFANTASTICORAGAZZI

Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Qualche giorno fa sono passata davanti a una vetrina allestita con delle gigantografie di carte da gioco, così nella mia mente non ho potuto far altro che immaginare la Regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

Così ho acquistato una nuova edizione di questo libro da aggiungere alla mia biblioteca, ma stavolta ho scelto una versione illustrata: una BUR Deluxe, che ora fa la sua bella figura vicino alla comunque bella edizione Feltrinelli, che in questo articolo riporto e che di fatto è stata la prima che ho letto.

Così come tanti di noi, anche io ho avuto il mio primo approccio con Alice nel paese delle meraviglie grazie al mondo Disney. Quando invece ho letto il libro per la prima volta per me è stato un piacere trovare una certa similitudine, tra le immagini consolidate nella mia mente a forza di guardare questo film d’animazione e il capolavoro di Lewis Carroll.

Davvero un piacere.

Mi ritrovo a scrivere questo articolo dopo aver letto per la seconda volta questo libro. E anche in questo caso, come ultimamente è stato con la rilettura de: Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ho colto sfumature che erano passate inosservate durante la mia prima lettura.

Il punto su cui è stato per me interessante soffermarmi, oltre quello dell’onirico che diventa il mondo in cui mi sono “trasferita” per il tempo che ho impiegato a rileggere Alice nel paese delle meraviglie, è proprio sulla sua protagonista: Alice stessa.

Probabilmente questa riflessione non sarebbe mai potuta nascere nella mia mente, quando ho letto questo libro la prima volta che avevo 16 anni; ma alcuni libri si leggono proprio per questo: per comprenderli meglio e offrire loro il nostro vissuto affinché nuove riflessioni e interpretazioni emergano.

Scoprire Alice, nel paese delle meraviglie

Quasi per caso, Alice nel paese delle meraviglie è nato…

…per far piacere a una bambina che amavo…

Magari (immagino) le sembianze stesse dell’Alice che conosciamo noi, vengono proprio da questa bambina cara al cuore di Carroll che all’epoca doveva ancora crescere, ed evidentemente ne aveva voglia non come i bambini sperduti del Peter Pan di James Matthew Barrie.

Alice nonostante visivamente sia rappresentata come una “bambolina” con tanto di calze bianche (come le mie nelle foto), scarpe di vernice, vestito di tulle e boccoli biondi, non è affatto il personaggio passivo che si potrebbe immaginare. Che questa bambina non ha un carattere facile lo intendiamo bene già dalle prime pagine, e questo ovviamente prosegue per l’ intero racconto. Alice risulta infatti una “ragazzina viziata” eppure c’è il lei il germe di una forza d’animo che non si conoscerà appieno all’interno di Alice nel paese delle meraviglie, bensì in Alice attraverso lo specchio.

Ho scritto poc’anzi che Alice non è un personaggio passivo, infatti non manca di far sentire la sua voce quando lo ritiene più opportuno. Tipicamente diventa una eroina nel senso letterario del termine, che si schiera per difendere chi non è in grado di farlo da solo, incurante di quelle che saranno le conseguenze, prima di tutti per se stessa.

Non sono tutti boccoli dorati quelli che luccicano, infatti in alcune occasioni il personaggio di Alice risulta realmente “fastidioso” che acceleriamo nella lettura per passare alla scena successiva. Il suo atteggiamento riesce a oscillare dal totalmente disinteressato al saccente, quasi assorbisse il comportamento generale che ritroviamo in molti degli altri personaggi e del “paese delle meraviglie. 

Si pensi al Cappellaio matto, al Brucaliffo, ai fiori, allo Stregatto e ovviamente alla Regina di cuori e al Re; dunque in tal senso è congruo riscontrare questi tratti anche nel personaggio di Alice.

Eppure in Alice, queste occasioni comportamentali risultano tipiche di un’età acerba e che vengono perfettamente controbilanciate dalla propensione per un comportamento corretto nei confronti degli altri, nonostante questo le costi non poca fatica considerato sia il suo modo di fare sia il contesto “meraviglioso” nel quale è inserita.

Non è certamente un caso se una delle frasi più celebri è proprio:

Io mi so dare ottimi consigli ma poi seguirli mai non so.

Alice cresce e noi con lei

Voglio ritornare sul fatto che davvero il personaggio di Alice è molto interessante anche all’occhio adulto (questa mia seconda rilettura la faccio a 33 anni) in quanto abbiamo il piacere di scoprire alla fine due personaggi in uno. C’è infatti la Alice dell’inizio libro e c’è la Alice delle ultime pagine, che matura e accetta di diventare adulta anche grazie all’eccesso di “follia” dal quale lei per prima ne era assolutamente attratta.

Tutto questo semplicemente per insegnarci che saremo sempre immersi in un mondo folle (più o meno a seconda dei casi) eppure se noi abbiamo dei punti fermi, delle regole, comunque sapremo cavarcela.

E per certi versi non si può fare altro che volgere il pensiero anche al Pinocchio di Carlo Collodi.

Morale

Ogni cosa ha la sua morale, basta trovarla.

Probabilmente per un libro che esprime tutta l’ammirazione dell’autore per James Joyce e per le sue “parole-baule“, per sintetizzare la morale la scelta migliore è proprio quello di utilizzare parole che lo stesso Carroll mette in bocca al Re nel suo “paese delle meraviglie”:

Inizia dall’inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati.

Un invito pertanto ad avanzare nella propria esistenza indipendentemente da tutto, probabilmente persino indipendentemente dalla strada scelta, poiché ce n’è e se sempre che ne sarà una gran moltitudine (di scelte). Dunque l’importante è esplorare, rischiare di cadere in un buco con la garanzia che certamente si arriverà in luoghi meravigliosi. E se ci troviamo in un periodo grigio della nostra vita, avendo la passione per la lettura, abbiamo la possibilità di immergersi nel colorato, assurdo e atemporale mondo di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

Info bibliografiche

Titolo originale: Alice’s adventures in wonderland (inglese)

Titolo: Alice nel paese delle meraviglie

Autore: Lewis Carroll

Prima pubblicazione: Novembre 1865

Prima pubblicazione in Italia: 1872

La mia edizione: X edizione Febbraio 2008 // 2022

Editore italiano: Feltrinelli Editore // Rizzoli Editore

Collana: I classici – Universale economica Feltrinelli // BUR Deluxe 

Genere: Grandi classici, Romanzo, Fantasy

Numero di pagine: 189 // 222 (illustrazioni incluse)

Preceduto da: Le avventure di Alice sottoterra – 1864 (stampato nel 1886)

Seguito da: Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (1871)

 

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Le favole per Esopo? Un pretesto per insegnarci l’ “essere” umani

Le favole per Esopo? Un pretesto per insegnarci l’ “essere” umani

Il classico greco Favole di Esopo nell'edizione BUR Deluxe

GRANDI CLASSICINOVELLAFANTASTICORAGAZZI

Le favole per Esopo? Un pretesto per insegnarci l’ “essere” umani

Talmente tanto radicato nella nostra cultura che in maniera consapevole o meno tutti noi conosciamo le favole più emblematiche di Esopo. Perché leggerlo? Ci aiuta a trovare la morale in ogni situazione

13 NOVEMBRE 2022 – TORINO

GRANDI CLASSICINOVELLAFANTASTICORAGAZZI

Le favole di Esopo. Ecco la mia recensione

Quale fra tutte le 358 è la tua preferita? Perché?

Le favole di Esopo sono uno di quei libri che in qualche modo tutti quanti abbiamo già letto. Sì perché sono talmente tanto presenti nella cultura popolare da millenni, che abbiamo assorbito senza neanche accorgercene la loro saggezza.pensiamo infatti alla storia della cicale della formica, facciamo battute sulla gallina dalle uova d’oro pensiamo alla tartaruga e la lepre, eppure è così facendo i ripercorriamo quelle che sono le morali che di volta in volta possiamo applicare alla nostra vita quotidiana.

Questo libro nell’edizione BUR Deluxe l’ho comprato in occasione del del mio primo Salone del libro torinese, era il 17 ottobre 2021. Di questa stessa edizione avevo già comprato Le Mille e una notte e nel corso del tempo ho continuato a comprare anche i libri che avevo già letto, come ad esempio Alice nel paese delle meraviglie o Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde, proprio in funzione del piacere di aggiungere alla mia collezione questa edizione di pregio. 

La volpe e l’uva – 32

Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva che prendevano da un pergolato e tentò di afferrarli. Ma non ci riuscì. “Robaccia acerba!” Disse allora fra sé e sé, e se ne andò. Così, anche fra gli uomini, ciechi, non riuscendo, per incapacità, a raggiungere il suo intento, ne dà la colpa alle circostanze.

Il giovane prodigio e la rondine


[…] La favola mostra che tutto quello che si fa fuori tempo è pericoloso.

Favole da leggere alla sera

Esopo fu uno scrittore vissuto nell’antica Grecia (VII-VI secolo a.C.), così non ci sorprende la sua grande saggezza.

Certamente le favole di Esopo non sono un libro da leggere tutto d’un fiato, la pena sarebbe la noia, e indubbiamente questo non renderebbe giustizia alla capolavoro e pietra miliare che questo testo rappresenta oramai da millenni.

La volpe che non aveva mai visto un leone – 42

[…] La favola mostra che l’abitudine rende tollerabili anche le cose spaventose.

Personalmente ho l’abitudine di leggere alla sera dei racconti brevi o delle poesie, dunque in alcune occasioni ho sostituito queste letture con le favole di Esopo. Questo mi ha dato modo di assimilarle e di comprenderle dando loro il giusto tempo.

Le favole di Esopo non sono favole lunghe sono invece molto brevi, forse per questo molto adatte ad essere trasmesse oralmente. Azzardo che proprio questa loro caratteristica è stata la causa a contribuito alla loro diffusione nel corso del tempo.

Tuttavia se da un lato il loro essere brevi e concise è indubbiamente un punto di forza, dall’altro troviamo che questo possa, nel momento in cui le leggiamo e non ascoltiamo, ad essere disattenti perdendosi quindi alcuni passaggi importanti.ammetto infatti che più di una favola è stata da me riletta proprio perché il mio occhio correva veloce sul testo.

Il bifolco ed Eracle – 72

[…] Muoviti prima, e dopo prega!
Se no, preghi per niente.

Per Esopo siamo esseri umani o animali?

Sebbene ad oggi quando ci parlano di favole ci viene da portare la mente nella mente si crea si creano immagini di personaggi umani, nel caso delle favole di Esopo troviamo invece animali con doti, difetti e virtù che incarnano intensamente l’essere (verbo) umano.

Questi infatti sono invidiosi e saggi, avidi o coraggiosi, ipocriti o astuti sempre pronti a trovare stratagemmi per avere un tornaconto sull’altro. In generale la visione dell’essere umano di Esopo non è particolarmente lusinghiero, eppure e forse proprio il leggere ciò che l’essere umano ciò che siamo in grado di farci l’un l’altro, chi è in grado di farci desistere dal farlo o comunque riconoscere il momento in cui siamo per compiere un determinato una determinata azione.

E alcune di queste favole ci fanno sorridere, altri a riflettere, altre non le capiamo affatto, eppure in molte di queste ciascuno di noi può riconoscere tratti di se stesso e delle persone che ci circondano o che abbiamo incontrato nel corso della nostra vita. Nell’edizione Borra dell’Ax i disegni sono ovviamente meravigliosi, e credo sia positivo leggere un testo del genere in versione illustrata soprattutto se lo si legge in età adulta come ho fatto io, aldilà delle occasioni scolastiche in cui certamente mi sono imbattuta.

E le favole di Esopo sono un testo indubbiamente pedagogico e formativo e quindi formativo, adatto davvero ad un pubblico di tutte le età e pure credo che l’età migliore le età migliori per portarsi a questo testo siano al di sotto degli otto anni e nella fascia di età 30 40.

Questo perché in età acerba ce la curiosità la permeabilità che consente la corretta interiorizzazione dei delle morali che Esopo si propone. Mentre in un’età più matura possiamo effettivamente rendersi conto se con le nostre azioni ci stiamo portando fuori strada o comunque lo abbiamo fatto in passato, questo ci consente una autocritica edificante seppur fatta in maniera leggera.

Il naufrago – 53

[…] Noi pure, dunque oltre a pregare gli dei, dobbiamo provvedere personalmente fatti nostri.

Il gracchio e la volpe – 160

Un granchio affamato sarà posato su un fico e, trovati dei piccoli fichi ancora acerbi, aspettava che diventassero grossi e maturi.la volpe che lo vedeva continuamente la fermo, quando ne seppe il motivo, gli disse: “Caro mio, se ti attacchi alla speranza, sbagli di grosso la speranza è un pastore che ti porta a spasso, ma la pancia non te la riempie“.

I viandanti e la sterpaglia – 258

[…] che erano degli sciocchi ad aspettare quello che non c’era. […]

Favole da leggere alla sera

Mentre leggevo le ultime pagine mi è venuto in mente un esercizio che mi che spero di poter fare insieme ad un ad una giovane mente. La quasi totalità delle favole divide la morale dal corpo della favola stessa e, alcuni di queste tuttavia non hanno questo tipo di impostazione dunque lasciano al lettore la possibilità di scriverla nella propria mente. Dunque sarebbe molto bello molto interessante fare appunto questo esercizio di scrittura assieme ad una giovane giovane mente in modo tale da consentirgli di consentirgli quello sforzo mentale tale da rendere ancora più efficace l’assorbire una determinata informazione e da parte nostra di scoprire avere il piacere di scoprire come un bambino o una bambina interpretano una determinata favola di quelle di Esopo.

Forse mi è venuto in mente questo tipo di esercizio proprio perché, seppure in forma diversa, è quello che faccio con ogni libro scrivendo su questo mio blog.

Il carbonaio e il lavandaio – 56

La favola mostra che non si possono mettere insieme le cose che fanno a pugni tra di loro.

L’asino e il mulo che portavano un carico uguale – 272

[…] Anche noi, per giudicare la condizione di ciascuno, non dobbiamo guardare come comincia, ma come va a finire.

Addirittura in una realtà familiare, sarebbe davvero molto bello avere addirittura un quaderno separato scritto a mano ovviamente), dove si riportano di volta in volta le morali quanto meno delle favole più significative. Questo quaderno potrà il corso degli anni essere ripreso in mano e quindi usato come promemoria affinché nella nostra mente rimanga sempre vivo il ricordo delle morali che abbiamo appreso.

E tra le altre non so bene come mai ci ho pensato solo da metà libro in poi, di provare ad individuare degli animali che sentivo più familiari per il modo in cui affrontavano le loro disavventure. Anche questo può essere un esercizio interessante a qualunque età.

Ovviamente su 358 favole si rischia di dimenticarne qualcuno eppure ritengo che gli animali più interessanti sono il:

  • Cinghiale della favola 328: il cinghiale, il cavallo il cacciatore vai a capo
  • La scrofa favola 329: la scrofa e la cagna che si insultavano a vicenda
  • La gru favola 333 the il pavone e la gru
  • Il leone favola 338: l’arciere il leone

Eppure con onesta dico che tutte le morali in queste quattro favole sono già presenti in tante altre, perché davvero le morali sono spesso molto simili tra di loro questo esplicita ancora di più il fatto che nonostante l’essere umano possa affrontare variegate situazioni alla fine il risultato e quindi l’insegnamento resta il medesimo.

Le rane del pantano – 68

La favola mostra che non bisogna mai avventurarsi imprudentemente in un’impresa.

Info bibliografiche


Titolo originale:  Aἰσώπου μῦθοι (greco antico)

Titolo:  Favole

Autore: Esopo

Prima pubblicazione: VI secolo

Prima pubblicazione in Italia: XV secolo

La mia edizione: giugno 2020

Editore italiano: Rizzoli

Collana: BUR Deluxe

Genere: Novella, favola

Numero di pagine: 235 (illustrazioni incluse)

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