Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

GRANDI CLASSICI

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

E se la vita è una partita di scacchi e alla fine diventiamo regine, chi è l’unica persona che deve mettere la corona sul nostro capo se non proprio noi stesse? In un mondo che funziona al contrario, la nostra razionalità e determinazione saranno due ingredienti fondamentali per continuare ad avanzare nonostante tutto. Casella dopo casella. E forse la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte.

17 MARZO 2023

GRANDI CLASSICI

Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Se in Alice nel paese delle meraviglie troviamo un mondo assurdo, tutto si amplifica in Attraverso lo specchio. Concepito come proseguo del più noto “paese delle meraviglie” dove le regole dell’assurdo sono dettate dal gioco delle carte, in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll ci ritroviamo a giocare a scacchi. I personaggi diventano pedine e uno dopo l’altro avanzano sulla virtuale scacchiera. Questa proposta da Carroll è una versione del gioco che ne cambia il paradigma, perché l’obiettivo stavolta è che Alice diventi regina, quasi deponendo (sconfiggendo) le altre due: La regina Rossa e la Regina Bianca.

La senti la neve contro i vetri, Kitty? Che rumore dolce e soffice! Proprio come se fuori ci fosse qualcuno che bacia tutte le finestre.

Tuffarsi nello specchio

Scritto nel 1871 a distanza di sei anni dalla prima avventura di Alice, Carroll dà inizio alla narrazione esattamente sei mesi dopo la fine delle avventure nel Mondo delle meraviglie (1865). Alice gioca con il suo gatto nel salotto della sua casa e già in questo momento di gioco nel mondo reale, Carroll inizia a imbeccarci (e noi totalmente inconsapevoli) su quello che sarà nel corso della nuova avventura in cui Alice sta per immergersi e noi con lei.

Fai la riverenza mentre pensi a cosa rispondere. Così guadagni tempo.

(…) i miti occhi azzurri e il sorriso gentile del Cavaliere (…)

Il mondo al rovescio

Pur essendo questo secondo libro molto più ricco di filastrocche e canzoni, il tono con cui Lewis Carroll scrive Attraverso lo specchio è decisamente meno allegro e coinvolgente rispetto al classico “paese delle meraviglie”. È noto che la vita personale di chiunque scriva si riversa in ciò che viene scritto. Dunque anche in questo caso, le problematiche familiari che Carroll stava vivendo nel periodo in cui scriveva, si sono riversate nella sua produzione letteraria per certi versi se non incupendola, togliendole quel ritmo incalzante che comunque viene controbilanciato da un’assurdità ancor più accentuata rispetto alla prima avventura.

In fondo ogni avventura per definizione deve essere più sorprendere della precedente giusto?!

Così quando Alice, che conferma il motto “la curiosità è causa di guai” cadendo nel mondo al rovescio quando attraversa lo specchio, scopre che, in questo mondo al contrario solo i controsensi, i non sense, hanno davvero un senso e l’unica regola che davvero conta è: credere all’impossibile.

Un invito pedagogico a voler credere che esiste più di ciò che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi? A credere nei nostri sogni anche quelli più assurdi?

Di certo è questa una valida interpretazione, soprattutto per l’adulto che legge questa storia che definire assurda è un eufemismo. 

Io non posso ricordare le cose prima che siano successe.

È troppo tardi per correggersi, (disse la Regina Rossa) una volta detta una cosa, è fatta e devi accettarne le conseguenze.

In un paese delle meraviglie e si giacciono,
sognando mentre i giorni passano,
sognando mentre le estati muoiono:
eternamente scivolando lungo la corrente…
Indugiando nell’aureo bagliore…
che cos’è la vita, se non un sogno?

Il gioco degli scacchi

La scelta di contrapporre ad un mondo irrazionale che è quello che incontra Alice una volta attraversato lo specchio, il gioco degli scacchi, crea un equilibrio “compositivo” sorprendente. Chiaro che non è una delle partite in stile La regina degli scacchi di Waler Tavis (2020), ma comunque una partita che vale la pena di essere giocata. 

Inoltre evoca anche un’idea di maturità ed evoluzione del personaggio che se prima giocava ad un gioco relativamente facile come quello delle carte, ora gioca addirittura a scacchi.  

Ecco che troviamo un’Alice che, se di soli sei mesi più grande rispetto a quando ha vissuto le avventure nel paese delle meraviglie, risulta per certi versi cresciuta e più consapevole.

Se già in Alice nel paese delle meraviglie avevo riflettuto sul fatto che questa bambina pur avendo le sembianze di una bambola con tanto di scarpe di vernice, è in grado di tirare fuori il carattere esprimendo il suo pensiero, con piacere confermo che anche in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò questo aspetto non solo è presente ma addirittura evolve. Alice infatti ha imparato a “pensare prima di parlare” il che denota una importante evoluzione del personaggio. In fondo nasce per essere letto dai bambini, dunque l’aspetto pedagogico di necessità ha una sua rilevanza compositiva.

E tutto per un sonaglio!

Certe volte arrivava credere anche assai cose impossibili prima di colazione.

Credevi che non sapessi rispondere, eh? Fammi un’altra domanda.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Iconografia

Se da un lato il personaggio evolve, dall’altro la sua iconografia resta invariata. Evinciamo questo stando non tanto alle descrizioni di Carroll che quasi dà per scontato che Alice la si conosca bene, quanto piuttosto per le illustrazioni originali del Tanniel che in questa edizione Bur Deluxe sono riportate e che aiutano il lettore ad immergersi e figurarsi personaggi e situazioni che Alice incontra.

Se altrove l’occasione per esplorare l’inesplorato era stata la tana del Bianconiglio, qui il pretesto è lo specchio. Di nuovo, un elemento non casuale inserito quasi a volerci invitare a riflettere su chi siamo davvero. Su come ci vediamo e sul fatto che immergerci in maniera profonda in qualcosa, anche dentro noi stessi, può essere un’esperienza totalmente inaspettata.

E certo rischiamo anche di trovare un mondo al contrario, ma almeno possiamo poi avere il premio finale di regine, del gioco che è la nostra vita.

(…) le braccia avvinte amorosamente (…)

Puoi guardarti davanti, ed entrambi i lati, se vuoi ma in giro non puoi di certo… Se non hai degli occhi nella nuca.

Il simbolo della corona

La corona è per antonomasia riconoscimento di potere e autorevolezza. L’atto di Alice di prendere la corona e poggiarsela sul capo da sola, è assolutamente significativo. Immaginando l’intera partita come se fosse la vita più o meno assurda che ciascuno di noi vive, possiamo immaginare che (effettivamente) Alice non ha bisogno di nessun altro a parte se stessa per essere incoronata regina della sua vita. 

Ha avuto la forza, il coraggio e la perseveranza di andare avanti nonostante tutto? Allora merita l’ambita onorificenza finale!

Forse Lewis Carroll in Attraverso lo specchio ci insegna che la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte e fiere come solo una regina può essere.

Ricordati che sei!

Le cose non cadono mai verso l’alto.

Personaggi

Alice
I fiori parlanti
Insetti fantastici
La regina bianca
La regina rossa
Il re
Il Cappellaio matto
Humpty Dumpty
Tweedledum e Tweedledee
Il leone e l’unicorno
Il Cavaliere bianco
La Pecora
– La vespa con la parrucca –

Sinossi

Satira della società, rivolta contro la ragione, specchio dell’infanzia che giudica il mondo degli adulti, saga dell’inconscio, storia di un incubo e bibbia dell’assurdo. Con i suoi personaggi indimenticabili e le situazioni paradossali l’incantato viaggio di Alice a soggiogato decine di generazioni esercitando un fascino misterioso e pure semplicissimo. In questa edizione speciale che unisce Alice nel paese delle meraviglie e attraverso lo specchio, la raffinata traduzione di Masolino D’amico si sposa all’arguzia del brillante matematico statunitense Martin Gardner, che con le sue celebri glosse ha svelato come nessun altro i giochi di parole e la fitta trama di non sense e indovinelli matematici intessuti nel reverendo Carol nei suoi due capolavori. Accompagnano il testo le illustrazioni di John Tenniel, celebre incisore di epoca vittoriana che con la precisione del suo tratto la pungente ironia delle sue intuizioni diede per la prima volta forma grafica all’universo di Alice e alle sue meraviglie.

Capitoli

  1. La casa dello Specchio
  2. Il giardino dei fiori parlanti
  3. Insetti allo Specchio
  4. Tweedledum e Tweedledee
  5. Lana e acqua
  6. Humpty Dumpty
  7. Il leone l’unicorno
  8. É una mia invenzione
  9. Alice regina
  10. Sgrulloni
  11. Risveglio
  12. Chi l’ha sognato?
  13. (La vespa con parrucca)

Info bibliografiche


Titolo originale: Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (inglese)

Titolo: Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò

Autore: Lews Carroll

Prima edizione: 27 dicembre 1871

Prima edizione italiana: 1913

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Feltrinelli, Rizzoli

Collana: Bur Deluxe

Genere: Grandi classici, racconto, ragazzi, grandi classici

Numero di pagine: 365

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Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

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GRANDI CLASSICI

Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

Pinocchio, il grande capolavoro di Carlo Collodi narra la storia di un burattino che sognando di diventare un bambino vero, ci insegna ad andare dritti per la nostra strada senza lasciarci distrarre da persone ed eventi che possiamo incontrare lungo il nostro cammino.

8 DICEMBRE 2022

GRANDI CLASSICI

Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi

Se in tutti questi anni non ci sei ancora arrivat* te lo dico io: il nome Pinocchio non viene dal nulla ma dal materiale di cui questo burattino è fatto!

…frutto del pino, il pinolo, ossia il “pinocchio”, come si diceva appunto nella Toscana dell’Ottocento

Il burattino nato dalla fantasia di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini e plasmato dalle mani di Mastro Geppetto nasce proprio da un ciocco di pino. Certo non tutti i ciocchi di legno riescono a prendere vita iniziando a muovere gli occhi e a correre ovunque come capita nei primi capitoli del grande classico di Collodi, ma a volte seppur nella fantasia succede, e abbiamo davvero di cui impararne.

Tu sei quello che mi ha insegnato la strada.

Declinazione pedagogica con premio conclusivo

Leggo questo libro per la prima volta all’età di 33 anni, nell’inverno del 2022 a Torino e la famosa morale che c’è in ogni libro per ragazzi (?) questa volta diventa una morale per gli adulti. Sì per tutti quegli adulti un po’ persi, come se fossero bambini sperduti dell’Isola che non c’è del Peter Pan di James Matthew Barrie (1911) o non sapessero più che consigli seguire, nemmeno quelli che ci si danno da soli, come capita all’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (1865).

Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.

Leggere questo libro da adulti, lascia indubbiamente molto di più di quanto accada leggendolo da ragazzini. La questione è semplice: prendere la decisione giusta non è mai facile, e non è piacevole perché comporta delle rinunce: comporta l’abbandonare la nostra zona di comfort e le nostre idee che fino a quel momento abbiamo sostenuto e difeso a spada tratta.

Ma una decisione, una saggia decisione! va sempre presa e poi portata avanti. Non ci sono Gatti e Volpi (il Gatto e la Volpe), Lucignoli vari (Lucignolo), monete sonanti (Campo de’ Miracoli), spettacoli affascinanti (Mangiafuoco), personaggi ammalianti (Ometto) o ghiottonerie (Paese dei Balocchi) che tengano, quando davvero abbiamo chiaro il nostro percorso, il nostro “why” per dirla usando un termine che appartiene alla crescita personale.

 

Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori.

Le nostre bugie hanno il naso lungo come Pinocchio o le gambe corte?

Pinocchio almeno nei primi trentaquattro capitoli (su trentasei!) non aveva chiaro il perché effettivamente dovesse agire in maniera retta. Ma quando poi lo ha trovato (il suo di perché) ciò che è stato in grado di portargli nella vita e in quella delle persone a lui care, ha di gran lunga superato le aspettative più floride.

[Da tenere a mente per il futuro ;-)]

Perché quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.

Quante volte abbiamo sentito la frase minacciosa da parte di un adulto verso un bambino (magari eravamo proprio noi quel bambino…) “Non dire le bugie altrimenti ti cresce il naso come Pinocchio“? Probabilmente tante ma il vero significato probabilmente non eravamo in grado di coglierlo. Avere il naso lungo significa aver detto così tante bugie da arrivare ad allontanare le persone che ci sono vicine e questo Pinocchio lo impara davvero a carissimo prezzo.

Vero è che esiste anche una seconda tipologia di bugie: quelle con le gambe corte, ossia quelle che vengono scoperte dopo poco tempo.

I ragazzi fanno presto a promettere, ma più delle volte fanno tardi a mantenere.

Anzi ad onor del vero esiste anche una terza tipologia di bugie: quelle che raccontiamo noi stessi quando ci fingiamo migliori di quello che siamo, quando non facciamo realmente i conti con noi stessi e con quelli che sono i nostri reali obiettivi di vita. Quest’ultima è a mio avviso è la tipologia più pericolosa e alla fine lo stesso Pinocchio si scontra con questa verità e ne comprenderà il significato.

Quando però ci rendiamo conto dei reali effetti che le nostre azioni/bugie causano a noi e agli altri, il nostro Grillo parlante interiore ci bussa sulla spalla, ci tira le orecchie (per fortuna senza staccarcele come invece fa l’Omino con uno degli asinelli) e ci aiuta a tornare sulla retta via.

Mi sono dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente i pochi soldi bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa.

La leva della paura come pretesto pedagogico

Per chiunque faccia marketing che la paura sia una potente leva è cosa nota. Ma è anche un potente “strumento” pedagogico e Carlo Collodi con il suo Pinocchio ne fa decisamente largo uso.

Tale paura trova concretezza massima nella trasformazione in somari, momento in cui si acquisisce contezza del fatto che le conseguenze sono oramai irreversibili e si prova un senso di paura profonda per le sorti della propria stessa vita. 

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me.

Come sappiamo nel caso di Pinocchio in tal senso l’epilogo sarà addolcito dall’intervento della Fata turchina, che diviene per Pinocchio una vera e propria figura materna quasi a voler evidenziare da parte di Collodi l’importanza di figure cardini nella crescita di un bambino e parlando di un libro di fine ‘800 chiaramente queste figure sono il padre e la madre.

Sorte diversa spetta invece a coloro che “abbandonati” a loro stessi (Lucignolo) devono convivere con la loro mala sorte, alla quale hanno spianato la strada. Eppure sul finire la capacità di parola che Lucignolo ha mantenuto vuole forse essere un messaggio di speranza che ci fa pensare che anche quando tutto sembra perduto, alla fine non lo è mai davvero.

…e il senso di colpa di Pinocchio

Insomma Pinocchio alla fine impara che la scelta migliore è quella di andare sempre dritti per la propria strada, lasciando al loro posto quello che ci attrae vanamente durante il nostro percorso ed andare dritti (il più possibile) alla nostra meta.

Che questa sia la casa paterna, quella della Fata dai capelli turchini o (per essere più concreti) un obiettivo di vita, la strada giusta è quella che percorriamo rimanendo concentrati su ciò che volevamo sin dall’inizio del nostro viaggio.

Il vero premio non sarà certo raccogliere migliaia di monete d’oro dopo averne sotterrate quattro! Ma piangere di gioia quando si arriva dopo un lungo viaggio, dove davvero stavamo andando o si raggiunge chi stavamo cercando anche se questo ci porta nello stomaco di un Pesce-Cane (no, non è una balena).

E come viene insegnato tutto questo da Carlo Collodi? Usando una seconda leva: quella del senso di colpa.

Non ci avevi mai fatto caso eh?! Eppure è proprio lì:

  • quando fa sentire in colpa Pinocchio perché suo padre patisce il freddo per aver venduto la sua unica casacca;
  • quando non vuole dispiacere alla Fata Turchina a causa delle sue scorribande quando rincasa alla sera;
  • quando legge (pur non sapendo leggere) che quest’ultima è morta di dolore per causa sua;
  • quando scopre che suo padre si è avventurato in mare per cercarlo;
  • etc..

Alla fine però questa terapia d’urto funziona e Pinocchio vede tutte le sue scorribande perdonate e dopo una serie di dimostrazioni che attestino il suo reale cambiamento diventa un bambino vero.

Bravo Pinocchio! In grazia al tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi.

Pinocchio alla fine muore

No alla fine del libro di Collodi Pinocchio non muore; nella versione definitiva Pinocchio vivrà felice con suo padre Mastro Geppetto.

La scena dell’impiccagione ad opera degli “Assassini” ossia il Gatto e la Volpe viene comunque descritta nel XV capitolo, ma ridurrà il nostro Pinocchio semplicemente in fin di vita.

L’importanza di questo capitolo rimane comunque cardine e a te lettore lascio la curiosità di scoprire il perché.

(Pinocchio è uno di quei) simboli quali non è più possibile rinunciare con nemmeno immaginare che possano non esistere più.

Personaggi e luoghi

  • Maestro ciliegia, mastr’Antonio
  • Geppetto, Polendina
  • Pinocchio
  • Grillo-parlante
  • Paese dei Barbagianni
  • Il Gatto e la Volpe
  • Osteria del Gambero Rosso
  • Quercia grande
  • Bambina dai capelli turchini, fata turchina,
  • grosso Falco
  • Can-barbone
  • Medoro
  • Corvo
  • Civetta
  • Picchi
  • Città “Acchiappa-citrulli”
  • Campo dei miracoli
  • Pappagallo
  • Il Giudice gorilla
  • Giandarmi Can-mastini
  • Giovane imperatore della città acchiappa-citrulli
  • grosso Serpente
  • la Lucciola
  • Melampo
  • grosso Colombo
  • Delfino
  • Pesce-cane
  • Il paese delle Api industriose
  • Compagni di scuola di Pinocchio
  • Eugenio: ragazzo che viene colpito dal libro Trattato di aritmetica
  • i Pesci
  • grosso Granchio
  • due carabinieri
  • Alidoro: can mastino dei carabinieri
  • pescatore: vive in una grotta
  • la Lumaca
  • Romeo soprannominato Lucignolo
  • Paese dei Balocchi
  • Omino
  • bella Marmottina 
  • Tonno
  • l’ortolano Giangio

Info bibliografiche

Titolo originale: Le avventure di Pinocchio (Italiano)

Titolo: Le avventure di Pinocchio

Autore: Carlo Collodi

Prima edizione italiana: Febbraio 1883

La mia edizione: Prima edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Giunti

Genere: Per ragazzi, Romanzo, Fantasy, Grandi classici, 

Numero di pagine: 206

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Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

GRANDI CLASSICI

Alice e la follia di un mondo assurdamente meraviglioso

Ambientazione onirica per questo grande classico della letteratura del 1865. Lewis Carroll ci lascia entrare nel paese delle meraviglie della sua Alice e non possiamo fare altro che rimanere catturati dalla meravigliosa assurdità di luoghi e personaggi che incontriamo pagina dopo pagina. La morale? Scoprila in questo articolo.

13 NOVEMBRE 2022

GRANDI CLASSICI

Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Qualche giorno fa sono passata davanti a una vetrina allestita con delle gigantografie di carte da gioco, così nella mia mente non ho potuto far altro che immaginare la Regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

Così ho acquistato una nuova edizione di questo libro da aggiungere alla mia biblioteca, ma stavolta ho scelto una versione illustrata: una BUR Deluxe, che ora fa la sua bella figura vicino alla comunque bella edizione Feltrinelli, che in questo articolo riporto e che di fatto è stata la prima che ho letto.

Così come tanti di noi, anche io ho avuto il mio primo approccio con Alice nel paese delle meraviglie grazie al mondo Disney. Quando invece ho letto il libro per la prima volta per me è stato un piacere trovare una certa similitudine, tra le immagini consolidate nella mia mente a forza di guardare questo film d’animazione e il capolavoro di Lewis Carroll.

Davvero un piacere.

Mi ritrovo a scrivere questo articolo dopo aver letto per la seconda volta questo libro. E anche in questo caso, come ultimamente è stato con la rilettura de: Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ho colto sfumature che erano passate inosservate durante la mia prima lettura.

Il punto su cui è stato per me interessante soffermarmi, oltre quello dell’onirico che diventa il mondo in cui mi sono “trasferita” per il tempo che ho impiegato a rileggere Alice nel paese delle meraviglie, è proprio sulla sua protagonista: Alice stessa.

Probabilmente questa riflessione non sarebbe mai potuta nascere nella mia mente, quando ho letto questo libro la prima volta che avevo 16 anni; ma alcuni libri si leggono proprio per questo: per comprenderli meglio e offrire loro il nostro vissuto affinché nuove riflessioni e interpretazioni emergano.

Scoprire Alice, nel paese delle meraviglie

Quasi per caso, Alice nel paese delle meraviglie è nato…

…per far piacere a una bambina che amavo…

Magari (immagino) le sembianze stesse dell’Alice che conosciamo noi, vengono proprio da questa bambina cara al cuore di Carroll che all’epoca doveva ancora crescere, ed evidentemente ne aveva voglia non come i bambini sperduti del Peter Pan di James Matthew Barrie.

Alice nonostante visivamente sia rappresentata come una “bambolina” con tanto di calze bianche (come le mie nelle foto), scarpe di vernice, vestito di tulle e boccoli biondi, non è affatto il personaggio passivo che si potrebbe immaginare. Che questa bambina non ha un carattere facile lo intendiamo bene già dalle prime pagine, e questo ovviamente prosegue per l’ intero racconto. Alice risulta infatti una “ragazzina viziata” eppure c’è il lei il germe di una forza d’animo che non si conoscerà appieno all’interno di Alice nel paese delle meraviglie, bensì in Alice attraverso lo specchio.

Ho scritto poc’anzi che Alice non è un personaggio passivo, infatti non manca di far sentire la sua voce quando lo ritiene più opportuno. Tipicamente diventa una eroina nel senso letterario del termine, che si schiera per difendere chi non è in grado di farlo da solo, incurante di quelle che saranno le conseguenze, prima di tutti per se stessa.

Non sono tutti boccoli dorati quelli che luccicano, infatti in alcune occasioni il personaggio di Alice risulta realmente “fastidioso” che acceleriamo nella lettura per passare alla scena successiva. Il suo atteggiamento riesce a oscillare dal totalmente disinteressato al saccente, quasi assorbisse il comportamento generale che ritroviamo in molti degli altri personaggi e del “paese delle meraviglie. 

Si pensi al Cappellaio matto, al Brucaliffo, ai fiori, allo Stregatto e ovviamente alla Regina di cuori e al Re; dunque in tal senso è congruo riscontrare questi tratti anche nel personaggio di Alice.

Eppure in Alice, queste occasioni comportamentali risultano tipiche di un’età acerba e che vengono perfettamente controbilanciate dalla propensione per un comportamento corretto nei confronti degli altri, nonostante questo le costi non poca fatica considerato sia il suo modo di fare sia il contesto “meraviglioso” nel quale è inserita.

Non è certamente un caso se una delle frasi più celebri è proprio:

Io mi so dare ottimi consigli ma poi seguirli mai non so.

Alice cresce e noi con lei

Voglio ritornare sul fatto che davvero il personaggio di Alice è molto interessante anche all’occhio adulto (questa mia seconda rilettura la faccio a 33 anni) in quanto abbiamo il piacere di scoprire alla fine due personaggi in uno. C’è infatti la Alice dell’inizio libro e c’è la Alice delle ultime pagine, che matura e accetta di diventare adulta anche grazie all’eccesso di “follia” dal quale lei per prima ne era assolutamente attratta.

Tutto questo semplicemente per insegnarci che saremo sempre immersi in un mondo folle (più o meno a seconda dei casi) eppure se noi abbiamo dei punti fermi, delle regole, comunque sapremo cavarcela.

E per certi versi non si può fare altro che volgere il pensiero anche al Pinocchio di Carlo Collodi.

Morale

Ogni cosa ha la sua morale, basta trovarla.

Probabilmente per un libro che esprime tutta l’ammirazione dell’autore per James Joyce e per le sue “parole-baule“, per sintetizzare la morale la scelta migliore è proprio quello di utilizzare parole che lo stesso Carroll mette in bocca al Re nel suo “paese delle meraviglie”:

Inizia dall’inizio e vai avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati.

Un invito pertanto ad avanzare nella propria esistenza indipendentemente da tutto, probabilmente persino indipendentemente dalla strada scelta, poiché ce n’è e se sempre che ne sarà una gran moltitudine (di scelte). Dunque l’importante è esplorare, rischiare di cadere in un buco con la garanzia che certamente si arriverà in luoghi meravigliosi. E se ci troviamo in un periodo grigio della nostra vita, avendo la passione per la lettura, abbiamo la possibilità di immergersi nel colorato, assurdo e atemporale mondo di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.

Info bibliografiche

Titolo originale: Alice’s adventures in wonderland (inglese)

Titolo: Alice nel paese delle meraviglie

Autore: Lewis Carroll

Prima pubblicazione: Novembre 1865

Prima pubblicazione in Italia: 1872

La mia edizione: X edizione Febbraio 2008 // 2022

Editore italiano: Feltrinelli Editore // Rizzoli Editore

Collana: I classici – Universale economica Feltrinelli // BUR Deluxe 

Genere: Grandi classici, Romanzo, Fantasy

Numero di pagine: 189 // 222 (illustrazioni incluse)

Preceduto da: Le avventure di Alice sottoterra – 1864 (stampato nel 1886)

Seguito da: Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò (1871)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esplorare la dualità con il Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Esplorare la dualità con il Dr. Jekyll e Mr. Hyde

GRANDI CLASSICI

Esplorare la dualità con il Dr. Jekyll e Mr. Hyde

In questo grande classico troviamo il concetto di dualità dell’essere umano fortemente estremizzato e anzi portato al limite ultimo, quello da cui non si è più in grado di fare ritorno. Ciò nonostante la dualità nell’essere umano non è fatta solo di bene e male, ma di equilibri tra le parti.

13 NOVEMBRE 2022

GRANDI CLASSICI

Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde Di Robert Louis Stevenson: ecco la mia recensione

Altro viaggio, altro libro.

Oramai direi che è diventata quasi una abitudine leggere più spesso quando sono fuori casa, che non lo sono. Forse perché il viaggio è un momento di introspezione (tra le altre cose) e la lettura ci si abbina davvero molto bene.

E accadde a me come accade a tanta parte dei miei simili, di scegliere la parte migliore e di non avere la forza necessaria a tenerla in vita.

Nel caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson, ho avuto modo di rileggerlo una seconda volta quando l’ho portato con me in Liguria dove sono andata per passare un weekend al mare (estate 2022). Quello è stato un week-end abbastanza improvvisato dunque l’unico bagaglio era un piccolo zaino, va da sé la necessità di portare con me un piccolo libro scelto rapidamente al mattino prima di andare in stazione.

E sono occasioni come questa che mi confermano il fatto che il libro che ci capita tra le mani, nuovo o “vecchio” che sia, lo fa sempre al momento giusto, come le persone del resto. E anche in in questo caso con il dottor Jekyll e Mr. Hyde di Robert Stevenson ho percepito la stessa ironica puntualità, mai casuale.

Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde: la mia seconda volta

 

In questa recensione ti parlo della mia seconda lettura di questo libro e nel raccontartelo sono partita dall’ironia di come l’ho riletto proseguendo con il momento in cui, a livello personale, ho esplorato nuove dualità presenti nella mia vita e quindi nella mia persona.

Gli esseri umani, così come noi li incontriamo, sono un miscuglio di bene e di male.

Infatti la dualità presente nei personaggi del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, non è poi così distante dalla dualità che regna in ciascuno di noi, semplicemente in questo caso il tutto viene estremizzato e reso gotico riuscendo a far emergere (allo stesso modo di come emerge Mr. Hyde), un aspetto che appartiene a ciascuno di noi e che tuttavia celiamo.

In questo caso tuttavia non mi sono soffermata tanto sulla differenza tra bene e male, quanto piuttosto sul concetto stesso di dualità.

Trama de Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde

La storia la conosciamo un po’ tutti, in fondo si parla di un romanzo famigerato!

Sintetizzando estremamente ci troviamo di fronte ad un medico, il Dr. Jekyll, che a seguito di numerosi esperimenti riesce a trovare la “drugs” giusta che gli consente di liberare la sua parte malvagia e priva di freni. Una sorta di “sturm und drang” personale.

Chiaramente non possiamo sapere se nella genesi di questo romanzo, è nata prima l’idea della “pozione” o della figura del “dottore”, eppure entrambi questi elementi conferiscono autorevolezza ad una trama altrimenti troppo assurda per essere accettata dalla mente razionale del lettore.

La tentazione di fare ciò che è proibito, proprio perché è proibito, è la più grande delle tentazioni.

Sospensione dell’incredulità….

Vero è vero che il lettore si impegna a sospendere la sua incredulità quando si approccia ad una determinata tipologia di romanzo, eppure in quest’occasione si è quasi naturalmente protesi a credere ad ogni singola evento descritto da Stevenson.

Significativa è la scelta di introdurre la pozione all’interno della narrazione, solo nelle ultime pagine del libro! Ciò nonostante non se ne sente assolutamente la mancanza fino a quel momento, poiché ogni singola pagina è dotata di eccellente credibilità.

C’è decisamente un motivo se ancora oggi lo leggiamo, ne parliamo e ne scriviamo e lo portiamo con noi quando facciamo un week-end di svago da qualche parte.

…e metodo scientifico

In lingua originale inglese la pozione è indicata con il termine drug che tra le varie interpretazioni del termine significa sia droga quanto farmaco. Ecco l’elemento scientifico! Non ci viene proposta una pozione venuta dal nulla, ma il frutto di una serie di esperimenti coscienziosi messi a punto non solo da un medico, ma da uno dei dottori più rispettati di tutta Londra.

Scoprii che certi agenti chimici avevano il potere di scuotere e soffiare via questo rivestimento di carne, come il vento fa volare le tende di un padiglione.

Tirare in ballo il metodo scientifico è una scelta narrativa, un escamotage, che consente al lettore di accedere naturalmente al patto di sospensione dell’incredulità poiché tutto sembra al lettore, come già detto, plausibile sin dalle prime pagine.

Così come era già accaduto in Frankenstein (1817), altro grande romanzo gotico, il tratto apparentemente soprannaturale trova immediata spiegazione in elementi che richiamano alla scienza e che quindi fanno leva sulla replicabilità del risultato, poiché questo non nasce dal caso.

Se il racconto di Mary Shelley (1817) può essere considerato l’avvento della fantascienza almeno dal punto di vista letterario, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson prosegue con fierezza sulle stesse orme.

Empatia: un ponte sull’assurdo

Altro elemento che rende estremamente autentica la percezione di questo romanzo gotico è l’aspetto umano esplicitato nella preoccupazione dei cari amici di Mr. Hyde: Gabriel John Utterson, un avvocato, Richard Enfield, amico e cugino di Utterson e Hastie Lanyon, dottore e stretto amico di Utterson e Jekyll.

Questi infatti sin dalle prime pagine ci incuriosiscono dapprima con i loro racconti, proseguendo poi nel confessarsi l’un l’altro l’enorme preoccupazione nei riguardi del comune amico.

Anche il rapporto di empatia con i personaggi, consente al lettore di costruire un ponte sull’assurdità “razionale” degli eventi che Stevenson ci propone. Quasi si arrivasse ad aver “timore” che vivendo a Londra e aggirandosi per Cavendish Square si potesse incappare nella figura del Signor Hyde.

Ho imparato che l’uomo deve sopportare per sempre il peso e il destino della sua vita: quando tentiamo di disfarcene, essi ci ritornano addosso con nuova e più terribile violenza.

La stessa dualità del ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde

Anche leggendo le pagine de Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde (1890)  ritroviamo come già ne Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson (1886) una trasposizione letteraria del concetto di dualità dell’essere umano.

Da un lato abbiamo infatti la parte che mostriamo con orgoglio al mondo esterno, quella che consente agli altri di avere una buona opinione di noi e forse anche di noi stessi. In questo senso pensiamo anche alla bellezza del Signor Dorian Gray.

Dall’altro lato c’è invece la parte “censurata“ che è quindi bene nascondere affinché non contamini tutti i nostri sforzi, volti ad essere percepiti nel migliore dei modi, nel contesto sociale nel quale siamo inseriti e vogliamo rimanere.

Probabilmente la grande differenza tra questi due romanzi è che mente il Dorian Gray di Oscar Wildeintrappola il suo lato maligno” all’interno di un suo ritratto; il Dr. Jekyll di Stevenson concede libertà al suo AlterEgo: il Signor Hyde, addirittura intenzionalmente.

Tuttavia un punto di incontro tra questi due romanzi è assolutamente presente: la curiosità portata all’estremo, la volontà di esplorare il proprio lato oscuro anche se questo diventa brutale, crudele e maligno oltre ogni limite.

Volendo essere più attuali troviamo che Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson, un po’ come ci spiega Chiara Franchi in Fattore & altro non è se non l’invito a voler accogliere tutte le parti che ci compongono, senza tagliare fuori nulla anzi cercando in questa dicotomia un equilibrio che ci definirà poi nel nostro essere completi.

Lo strano caso…di come è stato salvato dalle fiamme

Come sappiamo accadrà per la Lolita di Nabokov (1955), anche per Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson, ci troviamo di fronte ad un romanzo di fama mondiale salvato dalle fiamme.

Mentre nel caso di Lolita fu Nabokov stesso a dare alle fiamme il manoscritto, salvato poi dalla moglie; in questo caso (da una delle versioni tramandateci) fu invece la stessa moglie di Stevenson a dar fuoco al manoscritto, costringendo quindi il marito a riscrivere tutto nella versione che conosciamo oggi.

Mio marito ha scritto una vera schifezza, è un racconto senza senso. Fortunatamente lo ha dimenticato e io lo brucerò dopo avertelo mostrato.

– FANNY VAN DE GRIFT

Genesi del romanzo

Ancora ad oggi non si è raggiunta una versione univoca rispetto a quella che è la genesi de Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde. Ciò che è ben noto però è che la storia sia nata nel periodo in cui lo scrittore, al culmine della sua fama per aver scritto L’Isola del tesoro (1883) viene colpito da tubercolosi. Le continue emorragie e il dolore fisico lo portarono a chiedere al suo medico dei farmaci che potessero alleviare i suoi disturbi, così iniziò ad assumere ergotina negli effetti molto simile alla cocaina.

E se da un lato questi rimedi alleggerivano la sua condizione, dall’altro gli causavano una serie di allucinazioni, le quali però gli consentirono di creare questo capolavoro che ora abbiamo tra le mani.

Tra le poche informazioni certe di cui disponiamo e che Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde ebbe due versioni: la prima che andò le fiamme (non si sa bene se fu lo stesso Stevenson a darlo alle fiamme o se fu la moglie che sconcertata bozze del manoscritto scelse in tal senso), mentre la seconda prese vita nell’arco di sei giorni ed è quella che ad oggi possiamo leggere.

Che un invalido nelle condizioni di salute di mio marito fosse stato in grado di mettere su carta sessantamila parole in sei giorni sembrava veramente incredibile.

– FANNY VAN DE GRIFT

Il Dr. Jekyll e Mr Hyde: perché leggerlo

Nonostante sia stato pubblicato nel 1886 questo romanzo risulta attuale in maniera sconcertante.

Come già detto è molto breve (106 pagine nella mia edizione Feltrinelli, 144 nell’edizione illustrata BUR Deluxe), eppure è avvincente come se fosse un thriller di Dan Brown (Il codice da Vinci del 2003 – oppure Angeli e Demoni del 2000, nel mio ordine di lettura).

Io stessa ho scelto di interrompere la lettura nei momenti di climax, perché altrimenti davvero lo avrei finito troppo velocemente, poiché gli occhi correvano veloci sulle pagine affamati di scoprire cosa succederà nella prossima scena.

Le trasposizioni letterarie e cinematografiche sono innumerevoli, tuttavia la vera essenza la si può scoprire solo leggendo la versione originale e perché no?! (se si conosce la lingua) proprio quella inglese che, seppur appartenente ad un genere totalmente diverso, anche in Alice nel paese delle meraviglie di Carroll, dà grandi soddisfazioni.

Oltre all’enorme capacità di coinvolgere il lettore di Stevenson che ci fa pensare al Melville di Boby Dick, troviamo certamente una morale profonda e sintetica.

La curiosità nel superare certi limiti è indubbiamente una tentazione, eppure prima di addentrarsi in profondità in luoghi sconosciuti ci si dovrebbe chiedere prima se ne vale la pena poiché la possibilità di percorrere la medesima strada al contrario non è garantita (vedi nuovamente Alice), e nel caso, certamente non facile.

P.s. Forse in linea con questo libro anche io ho riscritto questo articolo due volte: il primo scritto tutto d’un fiato si è perso chissà dove con mio grande dispiacere, perché mi piaceva molto il risultato. Dunque come per il romanzo di cui tratta questo articolo, anche dal mio lato propongo una seconda stesura. Spero davvero che sia esaustiva e coinvolgente al punto di farti leggere questo capolavoro letterario, un grande classico che merita di stare in qualsiasi bliblioteca privata e non.

Buona lettura.

Info bibliografiche

Titolo originale: Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde (inglese)

Titolo: Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Autore: Rober Louise Stevenson

Prima pubblicazione: 1886

Prima pubblicazione in Italia: 1905

La mia edizione: XII edizione Settembre 2005 // 2022

Editore italiano: Feltrinelli Editore // Rizzoli Editore

Collana: I classici – Universale economica Feltrinelli // BUR Deluxe

Genere: Grandi classici, Romanzo, Fantasy, Horror, Gotico, Fantascienza

Numero di pagine: 111 (postfazione inclusa) // 222 (illustrazioni incluse)

Preceduto da: Il principe Otto – 1885

Seguito da: Il ragazzo rapito – 1886

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come si leggono le mille e una notte? Al telefono

Le mille e una notte è uno di quei testi che si sogna di leggere da sempre, perché la loro fama li precede promettendo al futuro lettore, di vivere avventure e visitare luoghi che neanche nei suoi sogni più fervidi, ha mai sperato di raggiungere.

E così si rimane nel sogno, anche dopo la lettura di questi racconti: ci sentiamo come avvolti da un velo di magia perché ciascuno dei racconti ne è intriso e ci mostra che forse, in un tempo che è così lontano in una terra che è così distante dalla nostra cultura, magari qualcosa di molto simile è davvero potuto accadere.


Dopo anni in cui ho sempre avuto la curiosità di leggere questa raccolta di novelle popolari, finalmente ho letto Le mille e una notte! Complice la bellissima edizione Deluxe della Bur, che tra le meravigliose illustrazioni e la “trama” della carta, contribuisce a rendere questa lettura, decisamente un’esperienza.

Secondo la tradizione, Le mille e una notte altro non è che la raccolta di tutti quei racconti che la principessa  Shahrazād, figlia maggiore di un gran visir, racconta al suo novello sposo, per avere salva la vita, essendo egli un uxoricida. Questi infatti per vendicarsi del tradimento ai suoi danni della prima moglie, aveva evidentemente preso l’abitudine di uccidere la propria moglie già dopo una sola notte di nozze, ma l’astuzia è donna e Shahrazād con l’aiuto della sorella hanno effettivamente dimostrato la veridicità di questa affermazione.

Se qualche cruccio viene ad amareggiarti,

ragazzo, vattene altrove,

e lascia pure che la casa pianga

al ricordo dei costruttori.

Il luogo della terra natale,

troverai sempre un’altra terra,

mentre la vita, se la perdi,

non potrà mai essere rimpiazzata.

I viaggi di Sinbad

Ed è sempre secondo la leggenda che la novella sposa ottiene salva la vita, narrando al proprio sposo un racconto nuovo ogni sera, rimandando il finale all’indomani in modo da rimanere in vita per un altro giorno ancora, finché il marito si innamorerà di lei e la manterrà in vita, dopo aver ascoltato ben mille-e-una storie.

La romanticheria in un certo senso ci sta!

Nella realtà, seppur numerosi, i racconti presenti in Le mille e una notte non sono milleuno, come si è erroneamente tradotto originariamente dall’arabo, e come il più dei lettori ritengono, quando si approcciano la prima volta a questo libro.

In arabo il numero 1001 indica non il numero di per se ma il concetto di innumerevoli, come a dire “troppe per essere contate, eppure finite”.

Sono stato scottato una volta, e credete pure che starò

bene in guardia per non cadere nella rete una seconda volta.

Il dormiente che non dorme

Nel corso dei secoli sono state raccolte in diversi volumi, in diverse edizioni e molti sono stati gli illustratori; nella mia edizione Deluxe della Bur ad esempio, è presente la seguente selezione di racconti, con le illustrazioni di Edmund Dulac, noto illustratore dal tratto floreale quanto più che preraffaellita:

I viaggi di Sinbad

Le avventure di Aladino

Il pescatore e il jinn

Il facchino e le dame

Il dormiente che non dorme

In questa edizione mancano ad esempio i racconti di Alì Babà e Shahrazād, che si andranno a leggere evidentemente altrove, si spera in una edizione all’altezza di questa.

Ad ogni modo ho scelto di leggere questi cinque racconti proprio come vuole la tradizione: leggendoli ad alta voce e alla sera (quasi sempre 😉 ), così che nella quiete delle ore serali ci si è potuti immergere in ciascuno dei luoghi, e camminare in ogni terra lontana di cui si legge in quel momento tra quelle righe, mentre il dito scorre sulla carta che ha una texture decisamente all’altezza della situazione.

Pensate che era bastata una notte, una misera notte,

per mettere insieme tutto quel tesoro!

Le avventure di Aladino

C’è da dire però, che la tipologia di narrazione non consente al lettore di immedesimarsi in prima persona, probabilmente anche per l’assoluta irrealtà di talune scene e avventure!

Ciò nonostante il lettore riesce a figurarsi perfettamente le ambientazioni, gli oggetti, i personaggi e persino i suoni tanto è vivida la narrazione. In tal senso l’uso che si fa dell’ipotiposi, è da intendersi non tanto una “scelta” letteraria, quanto piuttosto una necessità narrativa, poiché sempre va ricordato che Le mille e una notte sono figlie di una trasmissione orale, per altro non esattamente databile, ma comunque riconducibile al X secolo. E solo più tardi, nel XII-XIII secolo si hanno le prime stesure (tutte per altro differenti tra di loro), fino ad arrivare nel 1400 alla stesura definitiva che è quella che oggi possiamo leggere.

Insomma non è il Pañcatantra indiano, ma ha comunque attraversato un bel po’ di secoli per arrivare fino a noi, e di questo direi che possiamo solo che essere riconoscenti al lavoro di tutti i vari traduttori e trascrittori che si sono adoperati in tal senso.

La tua immagine abita tra il mio occhio

e la mia palpebra chiusa. Il tuo ricordo

s’insinua in ogni battito

del mio cuore.

Il pescatore e il jinn

Più in generale ne Le mille e una notte, troviamo impiegate delle tecniche che dal punto di vista letterario risultano innovative, poiché figlie della tradizione orale, a cui i diversi narratori fanno ricorso. Il fine è quello di incrementare la drammaticità delle storie e saturare emotivamente il lettore/ascoltatore, che nel rendersi conto dell’assurda fantasticheria di cui viene messo a parte, è comunque incapace di smettere di leggere/ascoltare.

Io credo che l’approccio migliore con cui si può scegliere di esplorare Le mille e una notte, è quello di non ricercare affinità con quanto le varie trasposizione cinematografiche per adulti e bambini hanno cristallizzato nella nostra mente.

Si rende infatti necessario un approccio ex novo, perché solo in questo modo si può effettivamente cogliere tutto il gusto dell’onirico che la magia e le creature fantastiche come i  jinn e spiriti, per altro di derivazione persiana, ci ispirano.

Ospite, questa è la casa della gioia:

le sue pareti portano a colui che qui risiede

calma e serenità, e qui egli oblia

tutti gli affanni, alla porta li lascia.

IL facchino e le dame

E quando dico esplorare, mi riferisco proprio a quella sensazione che accompagna il viaggiatore curioso, perché oltre ad avere una genesi multipla dal punto di vista evolutivo, ne Le mille e una notte, tale molteplicità ha una trasposizione anche dal punto di vista ambientale poiché ci muoviamo tra la Persia, l’Egitto, paesi arabo-musulmani come la città di Baghdad o il porto di Basra e persino la Cina e ovviamente l’India.

Ecco quindi che ci troviamo immersi in luoghi che soddisfano il nostro gusto dell’esotico e del viaggio, il tutto comodamente adagiati sul nostro divano bevendo dell’ottimo the, ovviamente indiano, prendendoci il giusto tempo per riflettere sulla morale che accompagna ogni racconto, e se Shahrazād con il suo narrare è riuscita a far riflettere il suo sposo, re persiano Shahriyār, puoi essere cert* che qualche riflessione germoglierà anche nella tua di mente, che se poi ti ricordi gli insegnamenti delle lezioni di italiano a scuola, i compiti dei racconti orali erano due: intrattenere e insegnare e direi che nel caso di Le mille e una notte, abbiamo entrambi gli obiettivi soddisfatti.


Titolo originale: Les mille et une nuits

Autore: –

Prima pubblicazione: 900-1400

Prima pubblicazione in Italia: –

La mia edizione: Prima edizione classici Bur Deluxe Marzo 2016

Editore italiano: Il libro è un “self publishing

Collana: –

Genere: Fantastico, Novella, Poema indiano

Numero di pagine: 510

Preceduto da: –

Seguito da

La signora di Erith di Cecilia Darth-Thornton

La signora di Erith è il capitolo conclusivo della trilogia fantasy The Bitterbynde di Cecilia Darth-Thornton. Qui finalmente la trama trova il suo epilogo e il lettore trova ben due fili conduttori dell’intera vicenda tra le Terre conosciute di Erith e il Reame Fatato.

Quando un viaggi ha inizio lo si deve completare, perché nelle “Terre conosciute di Erith”,  infestate da creature wight, la scelta equivale a vivere o morire. Ma probabilmente questo vale anche nella vita vera, non soltanto in questo terzo capitolo della trilogia fantasy “The Bitterbynde”.

Qualche volta devi andare indietro, per poter andare avanti.

Leggendo a posteriori il titolo inglese del terzo capitolo della saga di Cecilia Darth-Thornton, The battle of Evernight, andiamo avanti veloce a quella che è la battaglia epica tra i due gemelli di razza Faêran: L’Aquila e il Corvo, quasi a voler enfatizzare uno dei due fili rossi che intessono la trama dell’intera trilogia.

L’intera erith tacque,e trattenne il fiato.

Ancora una volta il dualismo si ripropone nella più tipica delle battaglie: quella tra il bene e il male, quella tra due fratelli che vogliono (amano?) la stessa donna, sebbene per motivi apparentemente diversi.

Quando abbandonerai la vanitosa aquila per volare col corvo,

allora forse la tua memoria tornerà completa.

L’alert iniziale è che anche ne La signora di Erith, troviamo gli stessi appunti “stilistico-compositivi” che hanno caratterizzato anche i primi due capitoli La ragazza della Torre e La Dama delle Isole; dunque gli avvenimenti vanno seguiti con attenzione per cogliere al meglio le sfumature e i suggerimenti emozionali, dei personaggi che l’autrice a volte accenna per instillarci un dubbio, una curiosità, e che ci fanno entrare maggiormente nel racconto.

La donna saggia vive per cogliere l’attimo.

La donna sciocca vive nel timore di perdere ciò che ha.

E ciascuna di noi è saggia e sciocca.

La protagonista, verso la quale i lettori hanno opinioni contrastanti, dimostra ancora una volta quella determinazione ad andare avanti e a garantire la sicurezza delle persone che ama, più della sua stessa vita, che viene immancabilmente messa a repentaglio nonostante gli aiuti sia di Caitri e Viviana, che nonostante la loro devozione non possono salvare la loro signora dal langothe.

Dovrò sopportare l’insopportabile.

Le tre viandanti dopo aver lasciato l’oscura e tremenda foresta di Timbrilfin-Khazathdaur arrivano ad Appleton Thorn, dove il fermento per l’imminente festa locale contagia anche le tre fanciulle, persuadendole ad ogni nuovo giorno a prolungare la loro permanenza.

Tuttavia il desiderio tanto di liberarsi del langothe, quanto di ricongiungersi a Thorn, spingono Imrhien/Tahquil/Ashalind/…. a riprendere il viaggio con la fedele scorta di Galan Arrowsmith, ma anche della ragazza-cigno e degli ormai fedeli Tully, l’urisk e del cavallo d’acqua, il nygel di nome Tighnacomaire.

Uno strano uccello, uno strano bipede, uno strano cavallo.

E una strana cacciatrice, che era anche una preda.

La missione rimane invariata: raggiungere la fortezza del Principe Corvo Morragan. Tuttavia la strada per raggiungere la Fortezza Nera, è un percorso obbligato che subito dopo aver lasciato il villaggio, conduce la “compagnia” nel Lallillir, la Terra dell’Acqua Corrente, (se ben si ricorda nel primo capitolo La ragazza della Torre, “abbiamo” viaggiato nella Terra delle Acque immote, il Mirrinor), dove sono i fiumi con il loro ingrossarsi e contrarsi a offrire o sbarrare il percorso ai viandanti.

E è proprio a causa della potenza dell’acqua dolce, che Mastro Arrowsmith, nato dall’unione di una creatura marina e di un essere umano, sarà costretto ad accettare il suo destino e fare ritorno al mare, poiché sulla terra ferma, non sarebbe riuscito a trovare la felicità, soprattutto dopo aver incontrato Tahquil.

Anche se non abbiamo modo di decidere dove la strada deve portarci,

possiamo stabilire dove poggiare i piedi e cosa guardare lungo il percorso.

Caitri

La Caccia Selvaggia prosegue e il Ponte di Terra, che congiunge (ed è diviso a metà dal confine tra) l’Eldaraigne e la Namarre è sbarrato, così la ragazza cigno offre alle tre donne rimaste ora con la sola protezione di loro stesse, una via sotterranea alternativa che le condurrà nel Cinnarine, la terra dei succulenti frutti proibiti.

Vivono solo per la loro ossessione.

E se da un lato questa succulenta regione offre una pausa rigenerante dopo le fatiche dell’improbabile via sotterranea, dall’altro porta Viviana a cadere vittima di uno dei tanti tranelli dei goblin dei boschi, innescando un’escalation di eventi che la porterà al terribile incontro con il Garconer Lord Vallentyne, e perfino alla cattura tanto della stessa Viviana che di Caitri.

La bussola della sua mente era sempre orientata su di lui,

tanto che a volte si sentiva distaccata dai fatti della vita.

Non basta il rapimento delle sue fidate compagne a scuotere Tahquil, anche la notizia della morte del Re-Imperatore giunge a lei da fonti certe. Ciò nonostante la missione domina le sue passioni e le impone di percorrere tanto il Firzenholt, un intricato  e magnifico labirinto vegetale, quanto di attraversare la Tapthartharath, una terra vulcanica dove rivoli di lava scorrono roventi, saturando l’aria di gas tossici e inquinando l’acqua fino a rendere la stessa viandante, oramai davvero sola,  preda di un mangiacarogne.

Poteva sembrare sola,ma in effetti aveva fin troppa compagnia.

Ma fin tanto che la vita ci resta attaccata possiamo continuare ad andare dove siamo diretti, dunque Tahquil fugge, ritrova i suo amici wight e ricevendo in prestito il mantello della ragazza cigno, entra nella Fortezza Nera dove trova tutto ciò che stava cercando: Morragan, e le sue due amiche, ma anche Yallery Brown, una vecchia e sgradita conoscenza.

Scura è la notte che acceca la vista

se non c’è affetto a illuminar la via.

Sia l’esercito Imperiale che quello del Principe dei Faêran sono schierati e si danno battaglia, ma sarà lo scontro tra l’Aquila e il Corvo ad essere decisivo, per le sorti dei due regni, un tempo amici.

Dimentica. Dimentica il desiderio della terra di delizie oltre le stelle.

Il langothe viene finalmente estirpato, l’antico patto che suggella l’amicizia tra due Re viene rivelato, e la Porta del Bacio dell’Oblio viene ritrovata e riattraversata, privando tutta Erith, dei doni che un tempo il Re dei Faêran fece ai mortali.

Un mausoleo in memoria di una donna amata viene eretto, nonostante questa donna dai capelli d’oro sia ancora viva. Ancora una volta un bacio cancella ogni ricordo nella mente di Tahquil, offrendo la possibilità al nuovo Re-Imperatore di rivelare la sua capacità di essere subdolo, disposto ad ogni cosa pur di avere Lei, la donna così a lungo desiderata.


La conclusione del romanzo non solo è decisamente troppo repentina ma anche poco appassionata, deludendo non poco! Ciò nonostante troviamo non una ma ben due chiavi per una lettura più profonda, che ci portano a dover misurare diversamente l’intero romanzo. Questi due fil rouje che sottilmente collegano tutti gli eventi dell’intera trilogia sono il tempo e il dualismo, come già si è detto.

Per quanto riguarda il tempo, il lettore ammetterà che si ha una certa difficoltà a percepire qual’è il vero ritmo con cui trascorrono i giorni, i mesi e gli anni, per il semplice fatto che passiamo costantemente da una narrazione ad un altra: un fatto che accade sul momento o un episodio accaduto migliaia di anni prima.

Il concetto di tempo in tutta onestà è alquanto vago in tutta la saga. Narrando infatti di tempi più simili a ere che decenni, abbiamo una certa difficoltà nel renderci conto di quale sia la realtà del tempo trascorso.


L’unica vera scansione che ci viene offerta, ma che non è sufficiente a soddisfare il lettore, è quella delle stagioni che con i loro nomi e colori ci fanno capire che ci stiamo muovendo su una ideale linea del tempo. Tuttavia non ci rendiamo bene conto ne di quanta strada abbiamo percorso, ne quanta ancora ce n’è davanti a noi.

I personaggi rimangono quasi del tutto immutati, ad eccezione degli innumerevoli travestimenti messi in atto da colei che era la “creatura” di Isse, e l’unico a mostrare un palese cambiamento è il Principe (Re-Imperatore) Edward.

Ed è proprio questo personaggio, che compare qui e là sempre quasi marginalmente ad enfatizzare ed essere l’anello che congiunge i due grandi temi che Cecilia Darth-Thornton infonde nella saga di The Bitterbynde.


Re Edward è l’unico la cui evoluzione segue un tempo che possiamo percepire come lineare: si parla della sua nascita e fanciullezza, della sua adolescenza e incoronazione fino a che maturato nell’età adulta, ci propone in maniera cruda il dualismo con il quale in tutti e tre i romanzi, la Thornton ha sempre molto giocato. 

Si pensi all’evoluzione della protagonista dagli innumerevoli nomi, che ci mostra un lato quasi maligno e altezzoso nel momento in cui trova il suo posto a corte. Si pensi a Sianadh che riscopre un certo imbarazzo, quasi sessuale, quando si trova davanti alla Lady delle Sorrows. Ci si ricordi della crudeltà con cui il Re Thorn punisce, nonostante sia di indole benevola. Persino lo stesso Pod “Il saggio” che è un’altalena tra il malevolo e il benigno, per non parlare ovviamente del Re Aquila e del Principe Corvo, o della vecchia Grethet della Torre di Isse che si occupa della “creatura” e non chiarisce mai la vera leva che si cela dietro alcune sue scelte, poiché ci sembrano appunto contraddittorie.


Sintetizzando la dualità viene sempre proposta, ma mai risolta completamente fino a che non si chiarifica nel personaggio dell’ormai Re-Imperatore Edward.

Solo accennato nel primo capitolo della saga e introdotto a tutti gli effetti nel secondo, viene inizialmente descritto come dolce, innocente, pudico e sottomesso. Ma è in questo terzo capitolo che rivela un atteggiamento che denota la sua crescita ed evoluzione, dando finalmente la possibilità all’autrice (e soprattutto al lettore) di riappacificarsi anche con il tempo.

Infatti tanto l’evoluzione del nuovo Re, tanto gli eventi che seguono il ritrovamento fortuito della Porta del Bacio dell’Oblio, ci aiutano a percepire meglio il reale scorrere del tempo fino a che nella conclusione, che si è detta fin troppo rapida data la tipologia di scrittura cui l’autrice ci ha abituati nelle oltre 1500 pagine complessive, si attua una sincronizzazione del tempo tra i due mondi. Ed anche i personaggi, possono finalmente godere della quiete dell’aver trovato ciò che lottando contro il tempo, e contro gli innumerevoli rovesci di medaglia, si è riusciti a raggiungere. È chiaro che per ciascuno di noi, quello che cerchiamo ardentemente, è il nostro Reame Fatato.

Gli occhi di lei lo bevevano, assaporando ogni dettaglio.


Titolo originale:  The Bitterbynde. Vol. 3

Autore: Cecilia Darth-Thornton

Prima pubblicazione: 2003

Prima pubblicazione in Italia: Marzo 2006

La mia edizione: II Edizione – Settembre 2006

Editore italiano: Nord

Collana: Narrativa 182

Genere: Romanzo, Fantasy

Numero di pagine: 537

Preceduto daLa dama delle isole – Cecilia Darth-Thornton (2002)

Seguito daL’albero di ferro – Cecilia Darth-Thornton (2004)

CAPITOLI

  • 1. Kazathdaur – Gli alberi d’Ombra
  • 2. Ishkiliath – Celebrazioni sul Fiordo di Vetro Grigio
  • 3. Lallillir – La Terra dell’Acqua Corrente
  • 4. Cinnarine – Frutto Proibito
  • 5. Firzenholt – Il Labirinto
  • 6. Tapthartharath – Fumo sull’acqua, fuoco nel cielo
  • 7. Darke – Notteterna
  • 8. Annath Gothallamor, Parte Prima – La Fortezza Oscura
  • 9. Annath Gothallamor, Parte Seconda – L’Aquila e il Corvo
  • 10. La battaglia di Notteterna – Dell’amore e della guerra
  • 11. Bitterbynde, Parte Prima – La Porta del Bacio dell’Oblio
  • 12. Bitterbynde, Parte Seconda – La sposa del Re-Imperatore

Personaggi

Principali

  • Lady Nimriel del Lago e di Easgathair delle Porte: nuovo nome di Imrhien Capelli d’Oro, i precedenti furono Ashalind, Imrhien, Rohain, Tahquil na Pedran
  • Ashalind na Pendran, Lady del Circolo: onorificenza che venne concessa a “Imrhien” per aver salvato i figli dei talith
  • Re-Imperatore Edward : il Principe Edward che nel corso degli eventi diviene il sovrano di Erith, che è in realtà i Re dei fatati a causa di una promessa fatta al defunto legittimo sovrano e padre del principe ereditario 
  • Il Re Aquila di Faêrie, Thorn: 
  • Fithiach di Carnconnor, Morragan, Principe Corvo di Faêrie
  • Mastro Galan Arrowsmith: uomo di circa ventotto inverni, Borgomastro e Lord dei Cento, si offre di ospitare le tre viandanti. È figlio di una silkie e padre umano e si invaghisce di Tahquil Galan figlio di Siune
  • Whitiue: ragazza-cigno legata a Tahquil dal patto
  • Nygel: cavallo d’acqua seelie sei più favorevoli agli uomini, le tre rincontrano lo stesso che l’allora muta Imrhien acquistò al mercato di Gilvaris Tarv per un angelo per poi liberarlo
  • Tighnacomaire: nome del nygel “equino” che è in debito con Tahquil 
  • Tully: nome dell’urisk all’epoca in cui viveva con la famiglia Arbalister, e che aiuterà in maniera significativa la futura “Signora di Erith” e le sue compagne in questo susseguirsi di avventure
  • Vivianessa “Viviana” Wellesley: dama che il Duca di Roxburg assegna a Lady Rohain-Imrhien delle isole Sorrows, che sarà sua fedele alleata anche nel secondo capitolo 
  • Caitri Lendoon: figlia della Custode delle Chiavi, che insieme a Viviana sarà la fedele compagna di viaggio sia in questo viaggio che in quello del secondo capitolo

Nomi falsi

  • Signora Mellyn: nome falso di Rohain Tahquil
  • Signora Wellesley 
  • Signora Lendoon

Maghi

  • Sargoth: il mago che era anche una spia di Morragan, dal quale ricevette in cambio tutta una serie di favori, e che è ancora vivo nonostante si pensasse il contrario
  • Feulath: ora mago imperiale al posto di Sargoth, capace persino di superarlo nelle sue esibizioni 
  • Ex mago di Isse: mago imperiale che sostituisce Sargoth

DEL VILLAGGIO DI ISHKILIATH

  • Naso Grosso: sentinella di guardia alla barriera del villaggio di Ishkiliath
  • Wimblesworthy
  • Ironmonger: nome di uno delle due sentinelle 
  • Elmo Lucido: sentinella di guardia alla barriera del villaggio di Ishkiliath
  • Bowyer: sorta di menestrello del villaggio
  • Cooper: uno degli abitanti del villaggio e Capo delle Guardie
  • Berony: una delle due sorelle di Mastro Arrowsmith
  • Sorrel: una delle due sorelle di Mastro Arrowsmith
  • Dan Broome: colui al quale Finoderee rapì la vacca rossa, l’evento non è ben descritto
  • Hazel: vecchia vicina di Arrowsmith
  • Sally: uno dei partecipanti ai rituali del villaggio di Ishkiliath

MORTALI CHE CONOSCONO LA VERITÀ SUL RE-IMPERATORE

  • Il principe
  • Tamlain Conmor Duca di Roxburg: uomo retto apprezzato dai faêran
  • Alys: sposa di Tamlain
  • Lady Rosamonde: figlia dei Duchi di Roxburg
  • Thomas Learmont il sincero di Elcirdourn: perché il bardo dopo aver visitato Faêrie e fatto ascoltare le sue doti di bardo i faêran decisero di fare un dono di esaltare i toni della sua voce con l’obbligo da quel momento in poi di dire sempre la verità

CAVALIERI DELLA TEMPESTA

  • Lord Voltasus
  • Ustorix
  • Isterium
  • Valerix
  • Oscenis

LEGIONARI & ALLEATI

  • Diarmid Bruadair: tenente in seconda del Reggimento Imperiale 
  • Miurne Bruadair: Caporale della Compagnia degli Arcieri Reali
  • Eochaid: giovane arciere dell’esercito imperiale, originario di Gilvaris Tarv
  • Sianadh Kavanagh
  • Arysk: Uomini dei Ghiacci, combattono per l’impero 
  • Severnesse: popolo della
  • Luindorn: popolo del
  • Dainnan
  • Cavalieri Tide
  • Firth
  • Dale
  • Flint
  • Gill
  • Tor del Quinto Thriesnium: riferirà a Morragan un messaggio di Angavar

LO SCHIERAMENTO DI MORRAGAN

  • Lord Iltarien: un faêran che Ashalind/Tahquil rincontra alla fortezza del principe Corvo
  • Naifindil: cavaliere faêran di Nido dell’Aquila
  • Macha: uno dei tre Corvi di Guerra
  • Neman: uno dei tre Corvi di Guerra
  • Morrigu: uno dei tre Corvi di Guerra
  • Snafu: goblin al servizio di Morragan
  • Lord Ergaiorn: faêran fedele a Morragan
  • Lady Gildianrith: dama della Corte in Esilio del principe Morragan
  • Dorliroen: cavaliere faêran di Nido dell’Aquila

ALTRI

  • Prudery: fratello di Tahquil, probabilmente ancora a Faêrie ma di lui non se ne parlerà approfonditamente, se non in occasione della narrazione degli eventi nel secondo capitolo
  • Hythe Mellyn: bambini talith, attirati in Faêrie
  • Thomas Rhymer: menestrello di Corte a Isse
  • Fodward: una delle sentinelle dell’esercito imperiale
  • Ergaiorn: bardo di Morragan che suona il Cierndanel
  • Asrhydmai: il faêran che fece il dono a Thomas
  • Fithiach: colui che bandisce il vento shang dalla fortezza perché porta immagini degli uomini 
  • Tamlain Conmor:
  • Regina Leilieln delle Ginestre Fiorite: regina di Faêrie che salvo il giovane caduto da cavallo e consentendogli di vivere in Faêrie gli affidò il compito di sorvegliare le sue rose
  • Alys: giovane donna che paga il prezzo delle rose con la sua verginità al guardiano
  • Tamlain Conmor: è il guardiano delle rose
  • Rosamonde: figlia di Alys e Tamlain partorita sulla Via tra Faêrie e i regni dei mortali nel giardino delle rose, in onore di questo si deve il suo nome Rosamonde
  • Epchaid
  • Roosin Tuillimh:
  • Tom Chppins:
  • Silken Janet Trenowyn:
  • Elasaid: madre
  • Ironmonger:
  • Wimblesworthy:
  • Griflet: paggio di corte
  • Duchessina Rosamonde di Roxburg: innamorata di Edward e sua promessa sposa praticamente da sempre
  • Pod “Il saggio”: da che nel primo capitolo e nel secondo era servo alla Torre di Isse, ora presta i suoi servigi presso la corte imperiale
  • Dama Lindorieth: donna Faêran tra gli ospiti “invisibili” de La Festa delle Meraviglie
  • Marchese di Early: Marchese con la gotta preso di mira dagli scherzi di faêran invisibili 
  • Robin: uno dei due uomini che ritrovano Ashalind viva, nel mausoleo a lei dedicato 
  • Easgathair Gufo Bianco: un faêran che è il Custode delle Porte dei Faêran 

SEELIE & UNSEELIE

  • Grig: piccoli wight non più alti di due palmi, con guance rubizze come mele, occhi castani e boccucce ridenti. Il capo coperto da berretti simili a funghi rossi, braghe color corteccia  lunghe fino al ginocchio e bluse di felci verdi.
  • Urchen: eldritch gobbi vestiti come spaventapasseri  occhi sporgenti e lunghi nasi
  • Urisk: eldricht Unseelie con zampe di capra, amano la compagna degli umani
  • Urchen: wight 
  • Trow: Vicini Grigi, particolarmente permalosi e vendicativi
  • Bruney: wight che collabora con gli umani aiutandoli a tenere la loro casa pulita 
  • Billy il Cieco: bruney domestico di Viviana
  • Hobyah: eldritch Unseelie 
  • Trow: rubano l’argento come il ditale di Viviana 
  • Skriker
  • Pixie: ingannano i viaggiatori 
  • Grim: cambiaforma
  • Annis Nera: strega dei gatti che divora i bambini mortali
  • Malkin: enormi e agili felini
  • Hurchin:
  • Collotorto: wight unseelie più alto di un uomo e col collo in una posizione impossibile a meno che non fosse spezzato 
  • Caerb: massacratore unseelie di uomini e bestiame che tutti chiamano l’Uccisore
  • Ælf: unseelie che attaccano le tre con frecce avvelenate 
  • Finoderee: seelie che guarisce Caitri dal veleno degli ælf, abita in una grotta alla sommità della valle di Rushen
  • Shock: creatura wight che nessuno è in grado di descrivere ma comunque di dimensioni medio piccole, se ne parla perché infesta la casa di Mastro Galan Arrowsmith
  • Annie Gentile: wight che scatena le tempeste contro gli abitanti del villaggio di Mastro Galan Arrowsmith
  • Annis Nera: sorella di Annie Gentile
  • Webweavet: soprannominato Spider, è il Dyn-Cynnil che protegge il villaggio di Mastro Galan Arrowsmith
  • Fiath: wight unseelie mutaforma dalle sembianze ora di capra ora di donna, che abita nelle acque del Lallillir 
  • Siofra: mercanti ambulanti wight che vendono merce “incantata”
  • Goblin dei boschi: come i Siofra ma peggIo
  • Ganconer: unseelie del Cinnarine che non deve essere ne guardato ne ascoltato
  • Gruagach: seelie d’acqua che amano il caldo del fuoco, a differenza dei fiath non possono mai asciugarsi. In un primo momento parrebbero dei biondi talith ma il loro volto tradisce la natura di creature magiche 
  • Morthadu: wight unseelie Esseri-Lupo che ululano sono creature notturne dal pelo nero e gli occhi di brace
  • Malkin grigi: unseelie 
  • Coillduine: wight seelie, sono degli arborei appartenenti a una specie di silfidi che si nutrono di energia solare 
  • Glashan: hobgoblin che è una spia del Signore Huon e del Signore Each Uisge, che l’urisk amico delle tre incontra sulla Via dei Wight 
  • Signori del Male: o Principi dell’Incubo Attriod Unseelie con a capo il formidabile Waelghast
  • Morthadu: unseelie fedeli a Morragan 
  • Ganconer Lord Vallentyne: wight dall’aspetto di un avvenente quanto tremendo soldato, il suo corpo non proietta ombra e le sue parole sono come un incantesimo. La sua vittima sarà Viviana Wellesley che verrà “risucchiata” dal wight
  • Mangiasiepi: piccoli esseri con mandibole a forma di forbice 
  • Baobanish: unseelie vampireschi dalle sembianze di fanciulle avvolte in vesti rosse
  • Joan-la-Torcia: amico di Tighnacomaire, è un wight fatuo
  • Jack Lanterna: amico di Tighnacomaire, è un wight fatuo
  • Wight fatui: abitanti degli acquitrini 
  • Spunkie: wight che avvisano di un lutto
  • Candele-funebri: wight che avvisano di un lutto
  • Bogle: wight abitanti degli acquitrini che attirano i mortali per poi affogarli nelle loro polle d’acqua 
  • Gull: wight unseelie è il capo degli spriggan
  • Glastyn: wight unseelie che bussò tre volte per farsi aprire a Rosedale nella casa di Silkien Janet
  • Lhiannan-shee: controparte femminile dei garconer come Lord Vallentyne
  • Wealghast: pericoloso membro dell’Attriod Unseelie
  • Nuckelavee: wight unseelie centauro marino che attaccò il Re-Imperatore e la sua sposa Katherine
  • Scrimscratcher: uno dei due spriggan che condussero Ashalind al cospetto dei Faêran per darle udienza
  • Spiderstalkenhen: uno dei due spriggan che condussero Ashalind al cospetto dei Faêran per darle udienza 
  • Asrai: wight seelie? acquatiche dai capelli verdi
  • Garconer Romeus: fratello di Vallentyne
  • Garconer Childe Launcelyn: fratello di Vallentyne
  • Dunter: wight scavatori
  • Hrimscathr: eotauro del Re Supremo
  • Cuinocco: elusivo cavallo fornito di un corno candido e trasparente come il cristallo, le sembianze sono appunto quelle di un unicorno
  • Benvarrey: wight d’acqua 

ATTRIOD IMPERIALE

come si è già trovato nel primo capitolo

  • 0. Re-Imperatore: capo dell’Attriod imperiale
  • 1. Tamlain Duca di Roxburg
  • 2. Thomas Duca di Ercildourne
  • 3. Richard di Esgair Garthen: Lord Supremo Ammiraglio del Mare
  • 4. Lord Octarus Ogier: Lord Supremo Comandante dei Cavalieri della Tempesta e quindi delle Guardie Reali
  • 5. Duran Rivenhall: Lord Supremo Cancelliere
  • 6. Istoren Giltornyr: Lord Supremo Ammiraglio del Cielo
  • 7. Lord John Dromdunach: Lord Supremo Comandante delle Guardie Reali

ATTRIOD SUPERSTITE

  • 1. Tamlain di Roxburg 
  • 2. Thomas di Ercildourne
  • 3. Richard di Esgair Garthen
  • 6. Istoren Giltornyr

Termini & Nomi

  • Uncouthant
  • Bullbeggar: cacciatori
  • Nobile Thorn: albero solitario che cresce al centro del villaggio di Ishkiliath. Fiorisce solo una volta all’anno, a mezzanotte della Vigilia del Piccolo Sole.
  • Vigilia della scarrozzata: giorno che precede la scarrozzata, in cui il fermento è secondo solo alla giornata della Scarrozzata vera e propria
  • Scarrozzata:
  • Corno della Foresta: suono che odono le tre fanciulle poco prima di essere attaccate dagli ælf
  • Rogo del Barcaiolo: cerimonia in onore della fioritura del Thorn 
  • Hrimscathr: cavallo da guerra di Thorn, il Re-Imperatore James XVI
  • Arcturus: spada di Thorn il Re di Faêrie che rimarrà con lui sia durante la reggenza in Erith, sia tornerà con lui nel regno dei fatati
  • Gallo Guerriero: gioco infantile che emula la scherma con rami d’albero 
  • Canzone della Fioritura: inno in onore della fioritura del Nobile Thorn
  • Cavallo Incappucciato: uno dei riti per festeggiare la fioritura del Nobile Thorn, prima però del Rogo del Barcaiolo
  • Pesatura del Lord: cerimonia 
  • Corsa della Torta: evento folcloristico del villaggio di Ishkiliath
  • Sonno Pendur: periodo in cui i due fratelli re e principe di Faêrie dormono sotto due distinte colline. Nell’anno 1039, sotto la collina di Nido del Corvo il principe Morragan si risveglia dal suo sonno e inizia a dare la caccia alla talith
  • Era della Gloria: periodo in cui le terre umane di Erith vissero un periodo florido e pacifico sotto il regno di Re James L’Unificatore
  • Arbalister: famiglia con cui viveva l’urisk che ora aiuta le viandanti 
  • Gwartheg Yllin: mucca bianca il cui latte è benefico
  • Cochal: parte “materiale” del cibo il “guscio” 
  • Toradh: la “sostanza” il vero nutrimento del cibo. I faêran riescono a prendere solo il toradh lasciando intatto il cochal
  • La nobile Sithean: musica che venne insegnata agli uomini direttamente dai faêran e che inizia dal nulla quando la ragazza-cigno e il seduttore iniziarono il loro rito eldricht
  • Terzo Drusillieri Luindorn: uno dei reggimenti dell’esercito imperiale 
  • Settore Slegorn: uno dei settori sorvegliati dall’esercito imperiale
  • Hobyah: wight a sorveglianza della fortezza 
  • Spriggan: wight di ronda sull’Alto Pianoro
  • Fridean: wight scavatori??!!
  • Corvi Neri: corvi di vedetta che sorvolano Annath Gothallamor
  • Yallery Brown:
  • L’incantesimo dell Gaeta Poeg na Déanainn: l’obliviazione che avviene dopo che 
  • Venti shang: originati dalla rottura dei confini tra i due mondi: Faêrie e umani
  • Coirnéad: Corno da caccia che i D’Armancourt si tramandano
  • Siangha: altro nome per i venti shang
  • Eudail: modo in cui Thorn chiama Ashalind 
  • Ionmhuinn: modo in cui Thorn si rivolge ad  Ashalind 
  • Ceol na Slàn: la Canzone dell’Addio che il bardo Ergaiorn suona in onore del defunto Principe Corvo
  • Erithbunden: anche così i faêran chiamano Ashalind 
  • Xocohuatl: dolce fatto con i semi di un albero faêran 
  • Gramarye: aura di potere faêran
  • Ottavo Severnesse:
  • Battaglione del Re-Imperatore:
  • Piffero Leantainn: di ebano intarsiato d’argento 
  • Durandel: spada del Principe Corvo
  • Rimany: orai della neve
  • Kazathdaur: linguaggio 
  • Cigno: parola che apre la Caverna sotto la Scala d’Acqua celata da un indovinello risolto da Thomas in Sincero
  • Giorneterno d’autunno: fenomeno apprezzabile in Avlantia
  • Sovrana D’Armancourt: enorme Nave d’Acqua imperiale 

NOMI DELLA FORESTA

  • Timbrilfin: sterminata foresta, la Terra dei Grandi Alberi
  • Città degli arborei: tra i rami degli alberi Aurtaken verso oriente 
  • Arda Musgarh Dubh
  • Bolr Sceadu (per i bogle)
  • Axis Umbru (nei tempi antichi)
  • Urlarliath (per i cigni)
  • Aurtaken: alberi a fusto liscio che raggiungono un’altezza fino a ottanta braccia 
  • Khazathdaur “Gli Alberi d’Ombra” (gli uomini del Fiordo di Vetro Grigio)

Luoghi

  • Gaeta Poeg na Déanainn: Porta del bacio dell’Oblio
  • Arcdur: terra di Erith su cui si apre la Porta del Bacio dell’Oblio, si trova all’estremo nord-ovest dell’ Eldaraigne, se ne parla già nel secondo capitolo, ed è il luogo dove le tre viandanti si dirigeranno ma non arriveranno
  • Carnconnor: luogo che si trova sotto il Colle di Hob, ossia il luogo della porta del Bacio dell’Oblio
  • Cinnarine: terra che le tre attraversano
  • Prati Arven: località di Timbrilfin
  • Witham: dove c’è la casa di Viviana
  • Ishkiliath: villaggio che le viandanti incontrano e dove conoscono Mastro Galan Arrowsmith
  • Tirnan Alainn: Terra delle Foglie Lunghe Faêrie
  • Ishkiliath: villaggio subito fuori dalla foresta 
  • Appleton Thorn: località dove si trova il villaggio di Ishkiliath
  • Colle Creech: dorsale collinare vicino al villaggio di Ishkiliath
  • Rig: campi
  • Sykie risk: palude, acquitrino 
  • Gowan bank e brae: pendii scoscesi e valli
  • Taverna del Thorn: unica locanda del villaggio di Ishkiliath
  • Errechd: piazza quadrata del villaggio in cui si tenevano le riunioni pubbliche e c’era anche il Nobile Thorn
  • Fiordo di Vetro Grigio: luogo 
  • Via Lunga: strada diretta a nord, tagliata sui fianchi delle colline
  • Kingsdale: fiume
  • Fossa Churnmilk: luogo di Erith
  • Frostrow: luogo di Erith
  • Shaking Moss: luogo di Erith
  • Hollybush Spout: luogo di Erith
  • Cascata di Ashgill: luogo di Erith che le viandanti incontrano
  • Quercia Spezzata: burrone in cui precipita la Cascata di Ashgill
  • Rupe di Rookhope: che si alza oltre i colli di Briarwood
  • Pietraruna: “prodotto” dell’uomo
  • Monte Mallorstang: montagna che segna la fine della Via Lunga, si trova sul confine del Lallillir
  • Lallillir: Terra dell’Acqua Corrente, composta da tre lunghe valli chiuse tra quattro catene montuose parallele, e dai tre fiumi con la loro miriade di affluenti. È una terra ricca di argento ed electrum, oltre che di nodo di cristalli, gemme e pietre preziose, e soprattutto di platino che ricopriva letteralmente molte zone
  • Churrachan: fiume del Lallillir
  • Grande Salato: mare
  • Grassrill: fiume
  • Monti Swart: i più alti e vicini al mare
  • Monti Bleak: monti che le viandanti incontrano 
  • Monti World: monti che le viandanti incontrano 
  • Monti Scarrow: dove c’è la sorgente del monte Corvo
  • La Valle del Fiume Elfin: valle occidentale che le viandanti incontrano 
  • La Valle del Fiume Nero: la valle centrale che le viandanti incontrano 
  • La Valle del Fiume Corvo: valle orientale che le viandanti incontrano 
  • Fiume Nero: scorre verso nord e al termine delle catene montuose gira a ovest fino a confluire nel fiume Elfin
  • Fiume Elfin: il più occidentale, scorre verso nord e al termine delle catene montuose gira a ovest verso il mare
  • Fiume Corvo: scorre verso nord e al termine delle catene montuose gira a ovest per unirsi agli altri due fiumi. Il quarto fiume che originano e che mantiene il nome di uno dei tre fiumi che lo originano prima di finire nel mare
  • La Via dei Wight: percorso nel Lallillir scelto dai quattro viandanti
  • Ponte Nero: l’ultimo ponte rimasto
  • Ponte Winch: l’ultimo ponte ad essere crollato che faceva parte della Grande Strada del Re
  • Forza nera: nome con cui viene battezzato  dalle tre, un torrente scuro e possente del Lallillir 
  • Via Sotterranea: alternativa al Corvo,il percorso ha inizio con una caverna scavata nella gola del cratere del fiume nero
  • Doundelding: grotte di stagno capitolo 2
  • Muraglia Frangivento: fatta di pietra arenaria, serve a tenere lontani i venti del sud e morthadu
  • Cinnarine: regione che le tre raggiungono dopo Lallillir è un terreno vasto lungo 170 miglia da nord a sud e ricco di frutteti oramai abbandonati
  • Talaim Meith: altro nome, originale, di Cinnarine
  • Lago Katrine: luogo di ritrovo per gli urisk che vi si radunano ogni nove anni
  • Nido dell’Aquila: collina sotto la quale dorme nel Sonno Pendur il Supremo Rr Angavar col suo esercito e i suoi seguaci
  • Millbeck Tarn: luogo in cui il nygel “salvato” venne catturato 
  • Firzenholt-Haythorn: labirinti noti anche come Haythorn
  • Ponte di Terra: diviso a metà dal confine tra Eldaraigne e Namarre
  • Tapthartharath: zona di Namarre sul confine occidentale dove abita il mangiacarogne. È una terra buia e calda perché le esalazioni della lava coprono il cielo e striano il terreno
  • Darke: notteterna
  • Cuore Caldo: roccia ardente del Tapthartharath
  • Rupe Nera: luogo dove Morragan fa costruire la sua fortezza
  • Annath Gothallamor: altro nome per la fortezza di Morragan insieme a Fortezza Oscura e Grande Castello della Notte
  • Alto Pianoro: altopiano su cui sorge la Rupe Nera e quindi il castello del principe Morragan
  • Torre dell’Incrocio: una sala rotonda con un grande rosone all’interno della Fortezza Nera in cui Caitri trascorrere la maggior parte del suo tempo durante la prigionia 
  • Sala degli arazzi: dove giace addormentata Viviana e dove vi sono gli arazzi delle quattro stagione dietro a uno dei quali, quello d’inverno, c’è un percorso nascosto 
  • Arcdur: terra dove si trova la Porta lasciata aperta da Tahquil 
  • Foresta di Glincuith: dove il Supremo Re Angavar e il Re-Imperatore William D’Armancourt nell’anno 45 stringono la loro alleanza
  • Terra Oltre le Stelle: si intende Faêrie
  • Riachadh na Catha: Pian della Battaglia o Campo di Battaglia dei Re, altro nome del Pianoro Alto
  • Campi di Lys: luogo in Faêrie dove i due fratelli reali combattevano per diletto e allenamento, prima della loro tremenda disputa
  • Gothallamor: luogo dove scorre un torrente che emana una fosforescenza azzurra
  • Burrone Nero: burrone che sta sotto il Pianoro Alto
  • Valle di Carterhaugh: in Roxburg dove c’era uno speciale giardino di rose il cui guardiano si dice fosse un faêran  che chiedeva alle giovani che vi si avventuravano il mantello o la verginità. Quel giardino è in realtà il Roseto dellaa Regina Leilieln
  • Lago della Vendetta del Re: cratere nato dalla violenza con cui Re Angavar si scagliò contro il Nuckelavee
  • Lago Amarach: lago perennemente coperto da nebbia dove al centro sorge una isoletta su cui c’è una Porta Faêran questa porta venne usata dai faêran per riportare in Faêrie il Re Supremo 
  • Revenstonedale: patria dei lupi
  • Capo delle Maree: uno dei porti d’acqua di Erith
  • Catena delle Fumaiole: serie di isole

Feste & Eventi

  • 1089 nel mese di Gaothmis: che la ragazza muta ma ancora con la memoria entra alle Torri della Caccia o fortezza di Huon
  • Battaglia di Notteterna: scontro tra i due eserciti e fratelli 
  • Festa di Samdain: nel giorno dell’Equinozio d’Autunno con la Cerimonia di Ringraziamento del Buon Raccolto
  • Gaothmis: il mese del vento mese in cui venne incoronato il Re-Imperatore Edward IX della Casa D’Armancourt e Trethe, Sovrano della Grande Eldaraigne, di Finvarna, di Severnesse, di Luindorn, di Rimany e di Namarre, Signore dei Reami e dei Territori Uniti
  • La Festa delle Meraviglie: così vennero chiamati i tre giorni e le tre notti di festeggiamenti in onore del nuovo sovrano di Erith
  • Guerra Namarrana