Il cuore di Anita mente: si, cerca la certezza dell’amore ma di se stessa

Il cuore di Anita mente: si, cerca la certezza dell’amore ma di se stessa

Copertina del libro di Levante "E questo cuore non mente"

ROMANZOROSA

Il cuore di Anita mente: si, cerca la certezza dell’amore ma di se stessa

Quando ci ripensi, a certi momenti della tua vita, non puoi fare altro che osservarli come si guarda ad un film, un vecchio film che non vedi da tanto tempo, da così tanto tempo che ti sembra davvero di guardarlo per la prima volta.

2 MARZO 2022 – TORINO

ROMANZOROSA

E questo cuore non mente di Levante. Ecco la mia recensione.

Quando ci ripensi, a certi momenti della tua vita, non puoi fare altro che osservarli come si guarda ad un film, un vecchio film che non vedi da tanto tempo, da così tanto tempo che ti sembra davvero di guardarlo per la prima volta.

E se poi a quella che è stata la tua vita inizi a pensarci insieme a qualcun altro, scopri veri e propri universi sommersi (tanto per citare una canzone – degli Stadio – dato che l’autrice: Levante, oltre a scrivere libri è una cantautrice).

Quanti pensieri ci sono in una testa?

In “E questo cuore non mente“, Levante ci racconta la storia di Anita (si come quella cantata in Se non ti vedo non esisti, che tra l’altro ha scritto con questo stesso titolo anche il suo primo libro nel 2017); ma non divaghiamo.

Anita è una di quelle persone che a guardarla da fuori sembrerebbe una donna di successo. È una donna con una carriera nel giornalismo che la soddisfa, che la porta a viaggiare e ad avere una certa libertà finanziaria. Ma questo è davvero la definizione di successo? 

Dopo l’ennesima storia andata male, Anita riprende le sedute di psicoterapia con Ferruccio, il quale riesce a portare l’attenzione di Anita proprio in quegli angoli di memoria dove il “dover andare avanti” aveva impedito l’accesso per anni.

Un cuscino dove poggiare il cuore

Ma le zavorre non si alleggeriscono con un gin tonic, anche se questo viene sorseggiato in un coinvolgente scambio di sguardi sotto un cielo torinese colorato di un profondo blu di Prussia.

Marco, l’ultimo dei suoi sbagli entrò così nella vita di Anita, in maniera talmente leggera da unirli, ma non abbastanza profonda da tenerli insieme.

Non te la prendi con qualcuno perché non ti ama più, ma per il modo in cui smette di amarti

Le rispettive carriere sembravano poterli unire invece diventarono l’ennesimo “terreno di non incontro”, dove il successo di lei sopraffaceva quello di lui, così come era entrato nella sua vita se n’era andato.

Eppure nonostante tutto il suo passato che chiede finalmente di essere compreso e “curato”, Anita vive con una spensierata leggerezza la sua vita. In effetti è una persona che la vita la ama proprio!

…ridendo di me stessa e della leggerezza

che mi aveva sorpresa in quella città lontana..

Le piace godere della bellezza che ogni luogo ha da offrire; le piace esplorare ogni città in cui i suoi viaggi di lavoro la portano e tra RomaParigiMilano e Torino riesce a sperimentare il “romantico” che ciascuna di queste città regala e non necessariamente in compagnia d’altri che non sia sé stessa.

Credo mi abbia aiutata la sensazione di novità a ogni angolo di strada,

l’estraneità di tutto a rapirmi gli occhi e le orecchie, appese alla lingua dei passanti.

Sento qualcuno dire “Bonjour” e la mia vita pare più leggera di quanto non sia realmente.

I tramonti romani solo se li hai visti davvero sai di cosa si tratta, quelli belli estivi che ci prendi la macchina apposta per andare a vederli, nemmeno fossero chissà che monumento!

Come anche le pedalate torinesi che ad ogni ora del giorno e della notte mostrano una città che ha davvero “tanto che aspetta solo di essere scoperto da soli o magari in due.

…io me n’ero andata su due ruote, per strade che non conoscevo, ma dentro le quali non mi sentivo persa.

Ma anche la Milano fatta di feste e di situazioni surreali riempie di bello il cuore e la mente di Anita, soprattutto perché ci sono rapporti autentici a fare da cornice perfetta ad un evento come tanti, e unico come sé stesso.

Credo sia una caratteristica di Torino non sforzarsi di piacere,

un po’ come la sua gente. È sorprendente perché oltre il confine della diffidenza

c’è un mondo di estrema bellezza, bellezza reale, bellezza regale, bellezza magica,

bellezza operaia e punk.

In fondo Marco lei l’ha conosciuto così, durante un giorno qualsiasi, inaspettatamente e altrettanto inaspettatamente gli è entrato dentro, così come Marta era entrata dentro Paolo e milioni di altre coppie hanno fatto la stessa cosa.

Le piccole abitudini altrui, a contatto

per lungo tempo con la tua vita, diventano tue.

E nella stessa maniera inaspettata ha conosciuto sia Marta che Paolo, fino a piano piano arrivare a costruirsi il suo mondo dove l’equilibrio tra vita privata e lavorativa ancora tarda ad arrivare.

Io non ti mento, tu non mi menti

In fondo Levante in “E questo cuore non mente” parlando della solitudine di Anita credo riesca a farci sentire meno soli. Anita non è una donna particolare in nulla, solo nell’esistere come individuo e nel suo continuare ad affermarsi in quanto tale.

Sono i miei gli unici occhi che temo

Ci insegna a cogliere il qui e ora, e a scegliere di curare vecchie ferite esplorandole, perché crescendo si diventa consapevoli di chi si è, e inevitabilmente si avverte l’esigenza di scoprire chi siamo stati per finalmente proiettarci in quel futuro che è proprio lì “a un passo da noi”! ….e se non hai colto la citazione significa che devi decisamente ascoltare molta più musica, compresa quella ovviamente di Levante.

Non facevo quell’esercizio di gioia da troppo tempo

Personaggi

  • Anita: la protagonista. É una giornalista di successo anche se in amore colleziona fallimenti, fuma le Camel blu
  • Marta: praticamente è la migliore amica di Anita, si sono conosciute grazie alla sua storia con Paolo
  • Elia: vecchia conoscenza di Anita incontrata dopo diverso tempo a Torino, vicino alla Gran Madre mentre era intenta a osservare il monete dei Cappuccini
  • Francesca:
  • Ferruccio: psicoterapeuta al quale Anita si affida e che vuole così tanto aiutarla da non tenere più conto ormai da diverso tempo, del “tempo” dedicato alla singola seduta con lei
  • Madre di Anita: oramai vedova, si affida totalmente ad Anita ancor di più perché la secondogenita si è trasferita altrove dopo la morte del marito
  • Padre di Anita: compare solo perché raccontato da Anita a Ferruccio. Dopo la sua morte Anita “ne ha preso il ruolo” e ora si ritrova a dover sistemare gli squilibri di questa scelta condizionata dall’affetto nutrito verso sua madre
  • Greta: sorella di Anita, dopo la morte del padre decide di trasferirsi “per studiare” e per avere la possibilità di superare meglio il dolore
  • Paolo: agente di Anita
  • Eleonora: socia di Paolo
  • Paride Gaggi: scrittore
  • Jacopo: in ordine cronologico è il “primo” ex di cui Anita ci parla
  • Flavio: è “l’amore romano” di Anita; in ordine cronologico è il “secondo” ex di cui ci parla. É lui che la lascerà per un’altra donna di nome Camilla
  • Marco: in ordine cronologico è il “terzo” (e ultimo) ex di cui Anita ci parla
  • Enrico: giornalista del “La Stampa”
  • Camilla: “quella” per cui Flavio ha lasciato Anita. Le due si incontrano casualmente e si rincontrano nello spazio di poco tempo, si riconoscono, e nell’imbarazzo si fumano una sigaretta parlando di quello che è stato

 

Info bibliografiche

Titolo originale: E questo cuore non mente (italiano)

Autore: Levante

Prima pubblicazione: Maggio 2021

Prima pubblicazione in Italia: Maggio 2021

La mia edizione: 2021

Editore italiano: Rizzoli

Collana: –

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 227

Preceduto da: Se non ti vedo non esisti – 2017

Seguito da

 

 

 

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Cosa c’è di più autentico di promettersi amore “Per tutto il resto dei miei sbagli”?

Cosa c’è di più autentico di promettersi amore “Per tutto il resto dei miei sbagli”?

Copertina del libro di Camilla Boniardi Camihawke "Per tutto il resto dei miei sbagli"

ROMANZOROSA

Cosa c’è di più autentico di promettersi amore “Per tutto il resto dei miei sbagli”?

A pensarci ad una promessa così autentica viene in mente il film cult Se scappi ti sposo con Julia Roberts e Richard Gere, perché in fondo l’amore vero è questo: avere consapevolezza del rischio che tutto possa finire e fare di tutto per continuare a farlo vivere, nonostante gli sbagli

28 FEBBRAIO 2022 – TORINO

ROMANZOROSA

Per tutto il resto dei miei sbagli di Camilla Boniardi “Camihawke”. Ecco la mia recensione.

Ogni volta cerco di approcciarmi ad un libro con il massimo dell’imparzialità e anche questa volta leggendo “Per tutto il resto dei miei sbagli” di Camihawke è ciò che ho fatto.

Avrebbero potuto fuorviarmi le numerose critiche rivolte all’impostazione autobiografica di questo romanzo, oppure avrebbe potuto frenarmi la genuinità di alcune espressioni che Camilla Boniardi, “Camihawke” sui social, usa sin dalle prime pagine.

Nella lettura di ”Per tutto il resto dei miei sbagli” ho trovato una genuinità e un’assenza di fronzoli come difficilmente si trova in un libro. E leggendo questo, vi ho trovato la bellezza di emozioni nude e autentiche. Quelle emozioni che sanno di quel gelato alla fragola che Leandro descrive a Marta la nostra protagonista, la quale ci mostra quanto sia difficile continuare a vivere la propria vita nonostante le difficoltà e lo scegliere la strada giusta per sé e per il proprio futuro, a prescindere che lo si condivida con altri o semplicemente con sé stessi.

Prima di tutto sappi che la fragola

è una scelta coraggiosa, una scelta pura.

Marta nei 25 anni di vita vissuti finora, di fiducia in se stessa non è che ne abbia mai avuta chissà quanta. Dalla bambina vergognosa che si nascondeva dietro le gambe della mamma, a quella ragazzina che oltre oceano non riusciva nemmeno, dall’alto del suo “Ottimo! (Con punto esclamativo)” guadagnato con tanto impegno, a pronunciare un semplice: “Io non parlo inglese” che più base di così non si può.

Ci devi provare, amore mio.

Questa sua fragilità e totale assenza di passione per la socializzazione troveranno cura dapprima nell’affetto della sua migliore amica Olivia, e poi inaspettatamente in se stessa.

…di oppormi allo spinto fatalismo per i quale gli amici sono quelli che capitano, e con questi dobbiamo imparare a convivere,

Olivia! Lei si che sapeva sempre come prenderla, come tirarla su dall’ennesimo errore d’amore (che poi forse di amore vero quella storia ne aveva ben poco). E di infonderle coraggio per superare anche questa volta quell’esame di giurisprudenza, che la sua autostima pari allo zero aveva già catalogato come infattibile da qui ai prossimi mille appelli.

né abbastanza forte da trasformare in azione un pensiero di riscatto

che potenzialmente avrebbe potuto fare la differenza.

Le conseguenze di questa mia insicurezza cronica erano disastrose.

Ma tanto sia in occasioni come questa che in tutte le altre che Marta vive, scoprirà e ci ricorderà! che se nella vita hai il coraggio di rischiare, di buttarti da “quella scogliera” dalla quale hai sempre avuto troppa, ma proprio troppa paura per saltare, puoi seriamente correre il rischio di vivere qualcosa dove nemmeno i sogni di felicità più arditi sono mai riusciti a spingersi.

Inaspettatamente la storia d’amore che (senza spoiler che già lo si sa dai social), Marta e Leandro (Camilla e Aimone) vivono, non è il focus del libro. Il cuore pulsante è invece l’intero percorso che si attraversa come singoli, prima di essere pronti a vivere in coppia: perché per vivere anche la storia d’amore più bella della propria vita bisogna essere pronti, entrambi.

…nessuno dovrebbe investire il proprio tempo a cercare di rispecchiare le proiezioni degli altri.

E non ci si può ritenere pronti, se ciascuno dei due non è diventato grande abbastanza da reggersi felicemente sulle proprie gambe senza paura, per poi condividere il coraggio di vivere insieme e ancora di più di sbagliare insieme, “per tutto il resto dei nostri sbagli”!

Lo devi sempre tenere presente, perché una cosa può essere anche bellissima e perfetta, ma se non è tempo, cara mia, non c’è niente da fare.

…si deve essere più felici in due rispetto a quanto non lo si è come individui,

altrimenti ogni sforzo perde di significato…

In più di una occasione mi è capitato di sentire Camihawke definire la sua storia con Aimone (quella vera e non trascritta), come un: amore antico

La felicità è una cosa seria, e se c’è, deve essere assoluta, senza ombre e senza pena.

e questo aspetto romantico trova la trasposizione nella storia epistolare che Marta e Leandro si trovano a vivere, in una perfezione che solo ad immaginare un fondo di verità in questo amore così diretto e autentico, non si può che lasciare che gli occhi si bagnino di lacrime. La bellezza delle parole e delle situazioni scritte prima e condivise “di persona” poi, che i due si trovano a vivere tra le pagine di questo libro, ci porta a sperare che siano capitate a Camilla e Aimone anche nella vita vera.

Probabilmente è vero che se non ti piace la stessa musica non puoi andare d’accordo! E questo è decisamente vero per Marta e Leandro, che incontratisi nella musica hanno poi condiviso (e apprezzato), i rispettivi gusti musicali tra le righe delle e-mail (moderne lettere) che i due si sono inviati nel corso dei mesi, consolidando dapprima e distruggendo poi, un modo meravigliosamente intimo e autentico di comunicare e conoscere l’altr* entrandogli dentro.

Come in questi mesi in cui non ti ho mai vista, ma ho sempre saputo che c’eri

Per tutto il resto dei miei sbagli credo che sia la promessa d’amore più autentica che si possa fare all’altra persona, perché di sbagli nella vita ce ne saranno sempre tanti, dai più banali e quotidiani a quelli un po’ più seri, eppure la bellezza di affrontarli insieme è l’unico vero obiettivo che una coppia dovrebbe avere, avanzando nella vita un passo dopo l’altro, con tutta l’onestà di cui si è in grado.

Per tutto il resto dei miei sbagli” credo parli proprio di questo: di onestà prima di tutto verso se stessi, per poi essere data anche ad altri godendo della pace che si prova ad essere accolti dall’altr* esattamente per come si è con tutti i propri difetti e odori;

…le tempie…non so, non saprei spiegarlo. Sanno della tua pelle

soprattutto quelli che si cerca di camuffare perché nessuno ci ha mai detto di quanto siano meravigliosi, e da soli non siamo mai stati in grado di coglierne la bellezza. Quindi sì Camilla Boniardi conferma che abbiamo bisogno degli altri, ma prima di tutto abbiamo bisogno di noi stessi per avere una vita piena e appagante soprattutto se, o meglio quando, scegliamo di condividerla con qualcun altro.

Oltre la storia tra Camilla e Aimone

Se non si fosse “influenzati” dalla trasposizione letteraria della relazione tra Camilla e Aimone, ritengo, ci si potrebbe soffermare anche su quello che è l’aspetto psicologico dell’intero romanzo. L’autrice infatti affronta forse tutti i suoi angoli privati come le sue esperienze di bimba, la sua timidezza, l’amore verso i suoi genitori che hanno sempre assolto al loro compito, persino nella stesura di questo libro; fino ad arrivare ad affrontare nella maniera più delicata possibile il suo essere “troppo magra” e il suo aver superato tutto questo semplicemente vivendo.

Persino la copertina (e questa è una cosa che mi piace tantissimo!) acquisisce un senso compiuto solo alla fine, quando assorbita l’ultima parola e, forse, aver versato l’ultima lacrima si chiude il libro tra le proprie mani e si riguarda la “prima di copertina” con rinnovati occhi e si vede il luogo dove i due innamorati hanno sperimentato tanto la vicinanza tanto la lontananza (e dopo questa devi per forza leggere “Per tutto il resto dei miei sbagli” perché non ti spoilero assolutamente niente).

Un libro di autoguarigione e di analisi ma soprattutto del far pace con il proprio trascorso e quello di chi d’ora in avanti ci accompagnerà nella nostra vita auspicabilmente:per tutto il resto “dei nostri” sbagli.

 

É già tutto pronto devi solo volerlo.

Personaggi

  • Marta Sartori: la protagonista. Ha 25 anni, studia Giurisprudenza dopo avere lasciato gli studi in biotecnologie. Non è soddisfatta del suo percorso di studi, di sé stessa, della sua vita sentimentale e solo dopo un viaggio (o forse più d’uno) troverà il percorso giusto per lei sotto ogni punto di vista. É miope dall’età di sette anni, ma non si fa riferimento ad occhiali in tutto il libro, quindi la si può immaginare nell’uso di lenti a contatto. Ha un metodo di studio pessimo, e solo grazie a Olivia che le infonde coraggio alla fine riesce a laurearsi. Ama la musica e la band di Leandro è la sua preferita. Il suo compleanno è da sempre un evento importate e da questo momento in poi ancora di più.
  • Olivia Olli“: la migliore amica di Marta, A lei deve praticamente una delle cose più belle capitatele nella vita: l’incontro con Leandro, ma anche la laurea in Giurisprudenza che se non era per lei Marta ancora era lì a preparare lo stesso esame. Le due si supportano da sempre e hanno davvero una gran bel rapporto, di quelli che ti capisci senza parlare.
  • Leandro: cantante e frontman della band preferita da Marta. Vive a Perugia la sua città natale e ha una storia finita che non è ancora del tutto nel suo passato. É evidentemente affetto da romanticismo cronico e questo riesce a manifestarsi appieno nella relazione con Marta, nonostante tutto… Ama le cose semplici e autentiche e preferisce “i grandi gesti” al lusso ostentato, a Perugia guida una “Punto blu sgarrupata” e il suo vino preferito è l’Amarone, perché nasce da uno “sbaglio” e avendo per lui un fascino raro la storia di questo vino è divenuto col tempo “il vino delle occasioni speciali”
  • Riccardo: amico di Leandro e di tutta la sua band, si rende utile durante i concerti occupandosi del merchandising; ma alla fine lascerà questo suo “ruolo” per rimettersi a studiare e costruirsi una carriera “canonica”, anche se la nostalgia dei tour è sempre tanta! É durante il primo concerto a cui Marta e Oliva vanno che Riccardo si incontra con quest’ultima e quindi poi Marta conosce Leandro, ma non sarà l’unico suo ruolo da “cupido”.
  • Andrea Sartori: fratello “grande” di otto anni di Marta, è il secondogenito.
  • Marco Sartori: secondo fratello di Marta ed è il più piccolo dei tre.
  • Dario: è il fidanzato di Marta. I due non si frequentano da molto ma non hanno una relazione forte anzi, in realtà non soddisfa nessuno dei due. Viaggiano talmente in maniera asincrona che quando una decide di rompere la relazione, l’altro ci mette il tutto per tutto per farla funzionare.
  • Tommaso: amico di Dario, è sempre presente durante le uscite con Olivia persino, insieme ad altri amici, la sera del compleanno di Marta.
  • Federico: anche Olivia ha i suoi problemi di cuore, e Federico per lei è decisamente una questione da risolvere decisamente da troppo tempo.
  • Pierluigi “Gigi”: anziano signore dal quale Leandro acquista il suo pianoforte, che è stato messo in vendita dopo la morte della moglie Angela
  • Angela: moglie di Gigi, ha sempre amato ascoltare il suo amato suonare e probabilmente anche in questo caso, è stata la musica a unirli “finché morte” non li ha separati.
  • Professor Corradini: braccio estro del Professor Bianchi
  • Professor Bianchi: professore di diritto commerciale alla facoltà di Giurisprudenza frequentata da Marta
  • Greta: ex fidanzata di Leandro. É ancora innamorata di lui, tenta di ricostruire la relazione e per un gesto sconsiderato a seguito di un incidente stradale rischia la vita. Leandro l’assiste nella guarigione, un po’ per affetto un po’ per senso di colpa e questo comporterà delle scelte dolorose per più di una persona.
  • Giovanni: bisnonno di Marta
  • Joaquim: insegnante di surf che Marta incontra in Portogallo con il quale si curano vicendevolmente le ferite del passato. Diventano anche colleghi e la separazione non peserà a nessuno dei due, anzi entrambi guardano al loro passato con affetto
  • Piero: una delle tante persona incontrate per strada sulle quali Marta immagina delle storie.
  • ??: capo di Marta presso il giornale dove inizia a scrivere già da prima della laurea in Giurisprudenza
  • Nicola: amico di Leandro che compie gli anni proprio al momento migliore.

 

Info bibliografiche

Titolo originale: Per tutto il resto dei miei sbagli (italiano)

Autore: Camilla Boniardi

Prima pubblicazione: 2021

Prima pubblicazione in Italia: 20 Aprile 2021

La mia edizione: 2021

Editore italiano: Mondadori

Collana: –

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 295

Preceduto da: Per tutto il resto dei miei sbagli è il primo libro dell’autrice

Seguito da

 

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Libro su Frida Kahlo

POEMA INDIANOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPAVVENTURA

Non sai a che punto della vita sei? Leggi Siddharta

Siddharta è il romanzo più famoso e apprezzato di Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura, soprattutto per la sua componente spirituale che muove e ispira a trovare se stessi, la propria identità e ruolo nel mondo.

1 OTTOBRE 2021 – TORINO

POEMA INDIANOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPAVVENTURA

Siddharta di Hermann Hesse. Ecco la mia recensione.

 

Come la maggior parte dei libri che ho letto anche Siddharta arriva con un tempismo direi svizzero.

Acquistato su e-bay mentre ero a Torino, spedito a Roma, lo inizio a leggere su un Italo che mi riporta a Torino per scrivere un nuovo capitolo della mia vita, iniziando un viaggio introspettivo che molto ha in comune con quello che ho letto in questo romanzo di Hermann Hesse.

Il viaggio che intraprende Siddharta il protagonista di questo romanzo del 1922, non a caso è stato preso sin dai primi anni a modello dai ragazzi che giustamente sentivano la volontà e l’esigenza di affermare se stessi, trovare la propria identità e quindi il proprio percorso di vita.

No, l’uomo che cerca veramente, l’uomo che veramente vuol trovare, non può accogliere nessuna dottrina.

È bene, pensava, sperimentare personalmente tutto ciò che si ha bisogno di sapere.

Siddharta di Hermann Hesse è in questo senso un romanzo “di formazione”, perché appunto mostra la ferma volontà e intenzione di divenire chi si è (da ricordare che l’Ecce Homo Come si diventa ciò che si è” di Friedrich Nietzsche è stato pubblicato nel 1908). La grande scoperta che Hesse/Siddharta condivide con il lettore è che, nonostante si incontrino sulla propria via tante guide che parrebbero mostrarci il cammino migliore per noi e ciò che vogliamo raggiungere nella vita, al dunque, nessuno è in grado di dire all’altro cosa e come farlo, perché ciascuno deve necessariamente trovare in autonomia, ascoltando intimamente sé stess*, il proprio percorso il proprio divenire.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita (…) mille voci consisteva di un’unica parola, e questa parola era Om: la perfezione.

Ecco quindi che Vasudeva il vecchio barcaiolo rappresenta, forse persino più di Siddharta, il viaggio (che dura una vita) trascorso all’insegna dell’ascolto del fiume. Nella mia lettura infatti il fiume altro non è che il nostro vero io, quello che ci parla se siamo in grado di ascoltare e comprendere il suo linguaggio.

attendere, avere pazienza, ascoltare

Non a caso lo stesso Hermann Hesse ha definito questo suo romanzo un poema indiano (da ricordare in tal senso le origini tedesche dell’autore!), perché è intriso in ogni momento di quelle riflessione tipiche delle dottrine indiane di cui il Buddha, qui Gotama, è nel nostro occidente certamente la figura più emblematica dell’approccio spirituale e ancor di più olistico tipico di Madre India.

Va da sé che l’ambientazione è dunque quella indiana; eppure a noi occidentali ci approcciamo forse con una certa arroganza ad un testo come è il Siddharta di Hermann Hesse, perché lo osserviamo con gli occhi occidentali. Ad esempio io non avevo idea di cosa fosse un Brahmino, del suo abbigliamento e dell’importanza all’interno di una comunità. Dunque quello che ho fatto, è stato cercare un’immagine che rappresentasse questa figura, e ho immediatamente compreso che, fuorviata dalla bellissima copertina della mia edizione Adelphi del 1975, non mi figuravo al meglio l’ambientazione effettiva, immaginando “quasi” degli ambienti rinascimentali.

Ecco quindi un caso perfetto del celebre detto “Non si giudica un libro dalla copertina”… o almeno non si dovrebbe!

Certo è vero che Hermann Hesse non fornisce in maniera esaustiva descrizioni ambientali, eppure il lettore riesce perfettamente ad “entrare” nei luoghi quasi mistici che ci propone, siano pure quelli del “giardino delle delizie“, proprio a dimostrare che persino la più terrena e carnale delle cose, può e anzi dovrebbe essere vissuta con uno spirito di molto più elevato, rispetto a quello che noi occidentali siamo abituati ad avere.

A conti fatti credo che gli insegnamenti più significativi di questo romanzo, che mi è rimasto nel cuore, siano come già detto: (1) l’importanza di imparare ad ascoltare noi stessi, (2) il valore dell’amicizia che lega due persone a prescindere dalla parentela (vedasi tanto Govinda quanto Vasudeva), e (3) la capacità di vivere una vita ascetica anche negli agi terreni perché conquistare la propria serenità non implica la rinuncia a tutto ciò che è materiale, quanto piuttosto la capacità di non esserne schiavi ma anzi piegare il materiale al benessere dello spirito.

Nella mia “lettura” sono altri tre i punti cardine che il Siddharta di Hesse ci propone ossia (4) il ruolo genitoriale che tanto “un” padre quanto “una” madre sono chiamati ad assolvere nell’interesse del figlio, e in parallelo il sentimento di rispetto che un genitore ispira nel figlio, in funzione el suo stesso essere e modo di stare nel mondo.

E ovviamente (5) l’amore, che persino nella sua più carnale espressione come è quella tra Kamala e Siddharta, è da analizzare in termini tantrici poiché l’unione dei due trascende la corporeità, ed è ancor di più unione spirituale, esperenziale e di stima reciproca…come una danza che ora è lenta ora veloce, ma che avviluppa i due amanti nelle sue molteplici forme, dando ad entrambi il piacere dell’una e dell’altro.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo

(…)ma per lasciarlo, invece, così com’è, e amarlo e appartenergli con gioia.

In ultimo, con l’intenzione di enfatizzare questo punto, c’è la capacità di spronare il lettore ad avere (6fiducia nel futuro e in sé stessi poiché sono solo i nostri genuini e autentici obiettivi e sogni a muoverci nella giusta direzione, come appunto la pietra che gettata nel fiume viene attirata verso il fondo incontrastata.

Che tu cerchi troppo?

Che tu non pervieni a trovare per il troppo cercare?

(…)

allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca

(…)

Cercare significa: avere uno scopo. Ma trovare significa: esser libero, restare aperto, non avere scopo.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Così pure è il percorso di chi vuole trovare se stesso e raggiungere qualcosa nella vita, sarà esattamente questo a guidarci e tanto nella gioia quanto nel dolore dobbiamo avere fiducia che tutto è funzionale e parte di ciò che vogliamo, dunque l’unica vera decisione che dobbiamo prendere è quella di abbracciare ogni cosa e persona sul nostro cammino poiché in un modo o nell’altro ci arricchisce e coopera a farci davvero raggiungere il nostro io più intimo e profondo.

la ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla, ma perché fiorisse in tanta luce

Una profondità che è impossibile spiegare, come accade tra Gotama e Siddharta, ma che tuttavia si percepisce ed è anzi ben visibile agli occhi dell’altro poiché a nostro modo, abbiamo raggiunto la beatitudine.

Non nella parola, non nel pensiero, vedo la sua grandezza, ma nella vita, nell’azione.

Personaggi

  • Siddharta: o Siddhartha è il protagonista di questo poema indiano come è stato definito dallo stesso autore. Egli è figlio di un Brahmino e questo è già di per se la prima base spirituale da cui il nostro “eroe” che in questo contesto “salva” se stesso, possiede ancor prima di iniziare il suo viaggio nella consapevolezza di sé. Siddharta è altresì il nome del figlio nato dall’unione con Kamala.
  • Govinda: fratello unilaterale (con Siddharta condividono lo stesso padre ma hanno madre differente) è soprattutto il migliore amico di Siddharta. Fondamentale perché nella sua devozione al fratello sceglie di seguirlo nel momento in cui abbandona la casa paterna, finché egli stesso non troverà il “suo maestro” nella figura del Gotama “il Buddha”.
  • padre di Siddharta: è un Brahmino, e di fatto è il primo riferimento spirituale che Siddharta ha nella sua vita.
  • Kamala: è una cortigiana di sopraffina bellezza, intelligenza e per questo ricchezza e amicizie potenti. Con lei Siddharta sboccerà dal punto di vista sessuale e anche grazie a lei si guadagnerà tutti gli agi materiali dopo il suo percorso di elevazione spirituale. Si incontrano casualmente la prima volta nel “giardino delle delizie” della stessa Kamala, luogo in cui ella è solita incontrare i suoi amanti o aspiranti tali. Dalla loro unione carnale nascerà un figlio che la cortigiana chiamerà col nome del padre.
  • Gotama: è “il Buddha“, non l’unico al mondo quanto piuttosto quello che Siddharta e Govinda incontrano e che sarà determinante per entrambi seppur in forme diverse.
  • Kamaswami: il potente mercante, che dietro combinato incontro da parte di Kamala, valuta e dunque accoglie sotto la sua ala Siddharta offrendogli un impiego che piuttosto rapidamente gli darà modo di arricchirsi e soprattutto spesare i suoi incontri con la cortigiana della quale nel mentre, si è innamorato e lei a sua volta.
  • Vasudeva: il vecchio barcaiolo, con cui Siddharta trascorrerà alcuni anni, fino al ritiro dei boschi di quest’ultimo. È un uomo molto saggio, che ha trovato la sua elevazione spirituale nel rapporto dialettico che nel corso degli anni ha instaurato con il fiume. Grazie allo scorrere incessante del fiume ha raggiunto la sua pace, soprattutto dopo che rimasto vedovo non aveva altro scopo nella vita che non la sua stessa sopravvivenza. Crescerà insieme a Siddharta il figlio di Kamala, finché questi non preferirà la fuga abbandonando la vita misera evidentemente inadatta ad un giovane ragazzo, che tra le altre cose ha sempre rifiutato la natura benevola del padre e ancor più di considerarlo come tale.

Info bibliografiche

Titolo originale: Siddhartha (tedesco)

Autore: Hermann Hesse

Prima pubblicazione: 1922

Prima pubblicazione in Italia: 1945

La mia edizione: 2009

Editore italiano: Adelphi

Collana: –

Genere: Poema indiano

Numero di pagine: 169

Preceduto da?

Seguito da: ?

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne

Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne

ROMANZO

Tra le ore che diventano giorni si intreccia la storia di quattro donne.

La profonda connessione che c’è tra le donne è ciò che celebra Le ore di Michael Cunningham.

9 AGOSTO 2021 – ROMA

ROMANZO

Le ore di Michael Cunnigham. Ecco la mia recensione.

Alla prima lettura non avevo decisamente compreso il senso di Le ore di Michael Cunningham; in realtà (differentemente da come di solito mi capita), non ricordo la sensazione che ho provato quando l’ho acquistato, e nemmeno il perché io l’abbia scelto. Probabilmente credo fosse proprio per il mio volere leggere il libro di un autore che non conoscevo; infatti Le ore è il primo romanzo di Michael Cunningham che leggo.

Il titolo ovviamente suggerisce un tema importante che è appunto quello del tempo, del suo scorrere più o meno lento, del suo concederci di fare o non fare determinate esperienze, o di vivere esattamente quelle emozioni che solo la sua abbondanza o assenza, è in grado di farci provare.

Le ore, e per estensione il tempo fatto anche di istanti (si pensi alla scena della finestra e di Richard), costituiscono ovviamente un nodo significativo nelle vicende che Cunningham intesse e ci narra. 

Viene da chiedersi se sia il tempo a governarci, o se siamo noi a governare lui, chiudendolo in un orologio da taschino; come era costume all’epoca di Virginia Wolf, che muore suicida nel 1941.

Nemmeno io in un primo momento avevo capito la reale connessione che c’era tra le tre donne, le tre protagoniste di Le ore di Michael Cunningham, e onestamente non mi era affatto chiaro il perché uno scrittore scrivesse di una “storia nella storia”(neanche stessimo guardando Inception, film che tra l’altro amo profondamente!), eppure lo fa, e ci riesce conquistando prestigiosi riconoscimenti come:

  • Premio Pulitzer 1999 per la letteratura
  • il Pen/Faulkner Award
  • il Premio Grinzane Cavour 2000 per la narrativa straniera.

L’autore prende a soggetto proprio Virginia Wolf, “ritratta” mentre scrive il suo celebre romanzo: la Signora Dalloway. Ed è proprio quello stesso romanzo che Laura Brown porta con se nel giorno in cui decide di evadere della sua vita, chiudendosi in una stanza d’hotel con un libro, quel libro. E che per ironia (letteraria) è esattamente il nomignolo che viene scelto per Clarissa Vaughan dal suo caro Richard. Il tutto si intreccia alla perfezione, dando quasi l’impressione che nella realtà i fatti possano effettivamente essersi svolti in questa maniera, e che così potranno ripetersi uguali a se stessi, in maniera ciclica, negli anni a venire.

E c’è anche lei,, Clarissa non più la signora Dalloway: non c’è più nessuno a chiamarla così…
E a un’altra ora davanti a sé.“venga, signora Brown,“ dice. “È tutto pronto.“

Con queste parole Cunningham sceglie di sottolineare nell’ultima frase di Le ore, quella che è la ciclicità del tempo, quello che è il chiudersi di un cerchio che è arrivato al suo giro conclusivo con la morte di Richard e che, forse ha un nuovo inizio, in un rapporto che fino al capitolo conclusivo non era stato introdotto: quello tra la donna che ha amato Richard e quella che lo ha messo al mondo. Così che oltre ad essere unite dalla “fantasia” di Richie, ora forse lo sono anche perché le loro! di vite effettivamente sono affini.

 

Naturalmente, no: lei vuole essere amata.

Laura e Clarissa sono sí due donne diverse e con età diverse, eppure entrambe hanno provato (l’una) e provano (l’altra), quella che è l’insoddisfazione di una vita vissuta in maniera ordinaria, essendo private entrambe del loro vero amore, dell’amore verso se stesse e verso la vita in generale.

Ecco, la vita, questo è davvero l’argomento verso il quale Michael Cunningham ci invita a rivolgere il nostro pensiero. La vita con tutto ciò che la rende tale!

La vita che scorre mentre rinunciamo alla nostra natura, per assecondare lo stereotipo che ci impone di essere in un determinato modo (Laura che in realtà ama _————), la vita alla quale rinunciamo in maniera estrema perché non la vogliamo più (Virginia che sceglie di suicidarsi), la vita dalla quale vogliamo fuggire perché priva di emozioni degne di essere vissute (Clarissa che preferisce ricordare un passato che poteva essere e non è mai stato).

Ha tre anni più di lui (c’è qualcosa di vagamente indecoroso in questa differenza, qualcosa di vagamente imbarazzante).

Di questo leggiamo: di pezzi di vita di queste tre donne che vivono in momenti diversi, in età diverse, in luoghi diversi, in realtà diverse. Eppure tutte e tre hanno l’animo tormentato, perché non c’è alcun amore travolgente che si impossessa del loro cuore, donando, a ciascuna di loro, la vita che tanto desiderano.

“Ti amo” è abbastanza facile. “Ti amo” è diventato quasi ordinario.

É questo anche un tema significativo in cui ci imbattiamo, l’amore; tanto nella sua assenza o freddezza (Laura e il marito; Clarissa e Sally), quanto nel non essere corrisposto (Richard & Clarissa), quanto ancora nella sua manifestazione infelice o superficiale tra persone dello stesso sesso (Richard e i suoi amori tra cui Louis; Laura e la sua vicina di casa; Julia e Mary; Louis e Hunter).

Oppure ancora l’amore incerto di una madre verso il figlio e di un figlio verso la madre…

Mamma ti amo

…e l’amore che non sboccia (Clarissa e Louis), a dispetto della volontà di unirsi anche in quella maniera.

E mentre l’amore unisce, la sua assenza crea distacco e voglia di evadere, di andare altrove, di fuggire. Ed ecco che incontriamo un altro tema: quello della fuga.

Lo incontriamo quando Virginia si uccide (seppur nel romanzo non è descritto l’evento il lettore ne è comunque consapevole), quando va in stazione per fuggire da Charleston. E ancora quando Laura prende una stanza in hotel per fuggire dal suo quotidiano (ci resta infatti per poche ore, in compagnia del libro della Wolf), o quando Clarissa fantastica su quella che avrebbe potuto essere la sua vita se… E ovviamente il gesto estremo e teatrale di Richard che sceglie di volare via, da quella che era la prigione della sua malattia, del suo corpo, della sua casa, della sua vita e persino della sua stessa arte.

(…) e che se ne andasse vi sarebbe felice, o più che felice. Sarebbe se  stessa.

La morale che colgo in questo intreccio di tormenti, a prescindere che l’autore volesse comunicarcene una, è questa: che la vita è una, che la vita va vissuta esattamente come vogliamo e con chi vogliamo, e al massimo dell’intensità di eventi, esperienze ed emozioni che siamo in grado di custodire in noi mantenendo quell’equilibrio che abbiamo costruito mattone dopo mattone per tutta la nostra vita. 

Odia trascorrere le sue ore buone a fare qualsiasi altra cosa che non sia scrivere.

Fatto questo, è sano tanto guardare al passato sia con affetto che con nostalgia, ma il nostro obiettivo più grande è la concretizzazione di un futuro che al massimo può superare le nostre aspettative, ma mai esserne al di sotto.

E per tutto ciò che la vita ci riserva, che non era in programma e che mai avremmo immaginato ci capitasse, accogliamolo e facciamo anche di questo, qualcosa di straordinario, così che nel complesso l’intera nostra esistenza possa essere unica, soddisfacente e che in tutte “le ore” e gli istanti che la compongono noi possiamo effettivamente esserne grati e felici, consapevoli che meglio di come abbiamo fatto possono farlo solo i nostri successori, ai quali lasciamo la nostra eredità, affinché usino al meglio il loro tempo e facciano errori diversi da quelli che abbiamo (forse) fatto noi.

Non rimpiangerà le possibilità che ha perduto, i suoi talenti inesplorati.

E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo  di averne ancora. Solo il cielo sa perché lo amiamo tanto.

Personaggi

  • Virginia Woolf: autrice del libro e raccontata nei momenti più feroci della depressione che la portò a togliersi la vita
  • Laura Brown: casalinga e una madre di famiglia che nell’America degli anni cinquanta, anche grazie al libro della Woolf, troverà il coraggio di cambiare vita
  • Clarissa Vaughan:  un’intellettuale newyorkese che dai tempi del college vive col nomignolo di Mrs. Dalloway per le sue somiglianze col personaggio creato da Virginia Woolf
  • Oliver: marito di Clarissa
  • Sally: compagna di Clarissa
  • Walter Hardy: lavora per Oliver
  • Virginia:
  • Quentin: figlio di Virginia
  • Angelica: figlia di Virginia
  • Leonard: marito di Virginia
  • Nelly: domestica di Virginia
  • Vanessa: sorella di Virginia
Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Info bibliografiche

Titolo originale: The hours

Autore: Michael Cunningham

Prima pubblicazione: 1998

Prima pubblicazione in Italia: 1999

La mia edizione: Ottobre 2001

Editore italiano: Bompiani

Collana: Tascabili

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 166

Preceduto da: –

Seguito da

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
Storia irreale e sabbiosa sull’importanza dell’inconsistenza dell’anima sul corpo. Ma non è zen

Storia irreale e sabbiosa sull’importanza dell’inconsistenza dell’anima sul corpo. Ma non è zen

Copertina del libro “Il mondo prima di pesare 21 grammi” di Alessandro Tonoli del 2020

RACCONTO

Storia irreale e sabbiosa sull’importanza dell’inconsistenza dell’anima sul corpo. Ma non è zen

Il mondo prima di pesare 21 grammi è un romanzo, in cui siamo guidati alla scoperta di ciò che rende l’uomo, un essere umano al di là della materia di cui è composto.

16 FEBBRAIO 2021 – ROMA

RACCONTO

Il mondo prima di pesare 21 grammi di Alessandro Tonoli. Ecco la mia recensione.

 

Lo storytelling è una delle capacità più importanti che chiunque voglia trasmettere un messaggio dovrebbe coltivare. Colui e colei che è “storyteller”, racchiude in se quella capacità di raccontare una storia: forse la sua, forse quella che ha visto e/o udito da qualcun altro. Certo è che quando si racconta una storia, questa prende vita e acquisisce più valore, per il semplice fatto che qualcuno, interpretandola ed enfatizzandola è stat*, in grado di carpirne il valore intrinseco e comunque i punti salienti, ovvero quelli degni di essere raccontati in una storia che valga questo nome.

C’era condivisione, ma nessuna intenzione di condividere.

(…)

Nessuno le faceva proprie. Nessuno le rielaborava. Nessuno gli donava le sue. [di parole]

Indipendentemente dal fatto che ci si immedesimi, in quello che si sta ascoltando o leggendo, ciò che conta è quello che l’ “esperienza” del venire a contatto con una nuova storia suscita in noi, sai nell’immediato sia per cosa ci lascia dopo. Leggendo “La vita prima di pesare 21 grammi”, sono rimasta distaccata dalla vicenda…un osservatore quasi onnisciente. Certo è, che immedesimarsi con qualcosa che è più simile ad una sagoma che non ad una persona è alquanto improbabile, eppure quando l’autore Alessandro Tonoli, ha scritto questo libro di poco più che duecento pagine, ci è riuscito. Anzi, ha creato nel personaggio di Selim, il pretesto per porre attenzione sulla sostanza della vita, rispetto alla forma.

Le parole potevano creare, quanto ricongiungere.

Questa “massa dalle non-forme” questo “manichino” che è Selim, rappresenta ciò che l’essere umano sarebbe se non intraprendesse alcun percorso, atto ad esplorare e quindi accrescersi e soprattutto esplorarsi; tanto nei propri lati umani carichi di dubbi e sentimenti, che nei propri lati bestiali in cui la cieca rabbia talvolta, prende il sopravvento.

Non può dolere la solitudine se non si è mai compresa la sua alternativa.

Bianco e nero, come pure tutti gli altri colori e le loro sfumature fanno tutte parti di noi esseri umani, e forse è per questo motivo che l’autore Alessandro Tonoli, non si sofferma a descrivere il “colore” di Selim. Ci racconta che ha non-mani, non-gambe, non-occhi… ma gli unici colori che ci vengono proposti con cura sono quelli del mondo esterno: il rosso del sangue che esce dal “manichino” quale è Selim, e l’argento della figura sua simile che incontra, evidenziando in tal modo il fatto che ciascuno di noi si realizza in rapporto con il suo intorno, che inevitabilmente deve includere dei nostri simili

(…) egli sentì la forza e la voglia di tutti quei pensieri di divenire parte del mondo.

In un primo momento tutto ciò che viene visto e udito, dopo che il “Groviglio’’ ha fatto dono a Selim degli occhi e quindi delle orecchie, è proprio l’esterno. Solo “poi” inizia a prendere consapevolezza di , dei propri pensieri, di quello che gli piace o meno, e di quello che era in grado di sentire sia a livello superficiale, che ad un qualche livello più profondo.

La mancanza di una direzione lo aveva completamente annullato.

E in questo suo indagare, dopo anni di vagabondaggio nel deserto attirato come l’ago di una bussola verso una direzione “obbligata”, interpretabile come il futuro, Selim si rende conto che immaginare, sognare e percepire non ha assolutamente senso se non si condivide con qualcuno che sia simile a noi, il nostro specchio perfino! Qualcuno che sia fatto della nostra stessa materia.

Si poteva chiaramente osservare come le due fossero modellate dalla stessa fonte.

Per disegnare immagini da portare all’esterno.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Traslando l’insegnamento de “Il mondo prima di pesare 21 grammi” nella realtà anche noi che leggiamo queste pagine ci rendiamo conto ancora una volta, che condividere la propria esperienza, il proprio vissuto con qualcun altro è una delle realtà più significative con cui possiamo e dobbiamo fare i conti. 

Energia e desiderio hanno in mano le sorti del mondo.

Ma c’è un’altro insegnamento che possiamo cogliere da questo romanzo di Alessandro Tonoli, e cioè che nessuna creatura umana e non-umana può effettivamente sfuggire a quello che è il proprio “groviglio” interiore. L’odio che Selim ad un certo punto prova per il Groviglio, è l’espressione dell’odio che in talune occasioni nutriamo nei nostri stessi confronti.

Creatura Deserto (il suono del mondo)

E dall’esperienza di questo “non-uomo” carpiamo che al dunque dobbiamo sempre venire a patti con noi stessi, con il nostro passato per compiere quel percorso obbligato che è il nostro futuro, per il quale dovremmo davvero essere disposti a lasciarci indietro tutto il nostro passato, per diventare chi siamo, nella forma che sempre avremmo dovuto essere e che in forma di seme siamo sempre stati, senza magari rendercene davvero conto.

L’accettare di invalidare tutta l’esistenza che si è vissuta fino a quel momento (…) accogliendone una nuova.

Forse, le ricerche più complesse possono definirsi solo nel momento in cui si perdono di vista. È la mente ad arrivare dal viandante quando egli smette di guardarla e si dimostra degno del cammino.

Fu così che La Meta, infine, giunse da lui.

Ascoltati.

Ascolti e cerca…un seme.

Ciò che costituisce i nostri 21 grammi

 

  • Vista
  • Pensieri
  • Sogni
  • Immaginazione
  • Bellezza
  • Eternità/Tempo
  • Motivazione/Senso
  • Comunicazione
  • Felicità
  • Paura
  • Risata/Ridere
  • Baciare
  • Solitudine
  • Odio
  • Malinconia
  • La Chiave (noi stessi)
  • La Speranza
  • Vita
  • Destino

Info bibliografiche

Titolo originale: Il mondo prima di pesare 21 grammi

Autore: Alessandro Tonoli

Prima pubblicazione: 2020

Prima pubblicazione in Italia: 2020 (Porto Seguro Editore)

La mia edizione: I edizione Porto Seguro Editore 2020

Editore italiano: Porto Seguro Editore

Collana: Rose blu

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 216

Preceduto daLa piccola Parigi. Leggende di Cabiate (2015)

Seguito da: –

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL
A volare come il gabbiano Jonathan Livingston non ci abbiamo mai pensato

A volare come il gabbiano Jonathan Livingston non ci abbiamo mai pensato

Copertina del libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach del 1975

RACCONTOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPNOVELLA

A volare come il gabbiano Jonathan Livingston non ci abbiamo mai pensato

Il gabbiano Jonathan Livingston nato da Richard Bach, è divenuto un simbolo di libera espressione di sé stessi. La guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri, e chiunque legga questa breve novella, saprà apprezzare il suo messaggio schietto e diretto.

25 GENNAIO 2021 – ROMA

RACCONTOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELPNOVELLA

Il gabbiano Jonathan Livingstone di Richard Bach. Ecco la mia recensione.

Jonathan Livingston è un gabbiano che abbandona la massa dei comuni gabbiani per i quali il volare non è che una semplice mezzo e goffo per procurarsi il cibo e impara a eseguire il volo come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia.

Diventa così un simbolo, la guida ideale di chi ha la forza di ubbidire alla propria legge interiore quando sa di essere nel giusto, nonostante i pregiudizi degli altri; di chi prova un piacere particolare nella fare bene le cose a cui si dedica: una specie di “guru” istintivo e alla mano ma non per questo meno efficace nel suo insegnamento.

E con Jonathan il lettore, affascinato dell’insolito clima della narrazione, viene trascinato in una entusiasmante avventura di volo, di aria pulita, pura di libertà.

DALLA SOVRACCOPÈRTA

Liberamente ispirato a un pilota acrobatico statunitense di nome John H. “Johnny” Livingston, il gabbiano protagonista di questo romanzo, che ha più il sapore di una novella, diventa la nostra guida spirituale che ci insegna che abbiamo la possibilità di essere davvero liberi, solo quando accettiamo di essere noi stessi.

(…) loro hanno compreso ciò che veramente sono, e ora tendono a metterlo in pratica. Hanno cominciato ad adeguarsi a se stessi!

Il messaggio che Richard Bach racchiude in questo romanzo, è davvero chiaro e il primo punto che salta agli occhi, almeno a tutte quelle persone che leggono prima l’indice e poi iniziano effettivamente il libro, è che questa novella è divisa in tre parti, quasi fossero le tre fasi della vita; e a conti fatti questa percezione viene confermata dagli stessi fatti di cui l’autore ci mette a parte.

Per chi non lo sapesse Richard Bach è un aviatore oltre che uno scrittore. Appena si cerca in rete (si gooooogla Richard Bach) troviamo che le prime immagine lo ritraggono vicino al suo Piper Super Cub, che è un aereo dal grande pregio di consentire al pilota di alzare il naso verso il cielo e incontrando una superficie trasparente, questi può vedere l’azzurro del cielo. Probabilmente è una delle cose più belle del mondo per un aviatore o pilota che dir si voglia…provare la sensazione di immergersi nel blu del cielo, ed infatti la copertina de Il gabbiano Jonathan Livingston è proprio di un blu profondo!

L’unica vera legge è quella che conduce alla libertà (…) altra legge non c’è.

Più simile a un racconto popolare, tenuto conto anche dello stile di scrittura quasi “dialettico”, questo romanzo, che di certo non aveva la pretesa di diventare il bestseller mondiale che è oggi, racchiude in sé un messaggio positivo e incoraggiante nei confronti della vita stessa e della nostra capacità di goderne appieno.

A me preme soltanto di sapere.

Il gabbiano Jonathan Livingston, è l’emblema della volontà di affermare e scoprire sé stessi, anche se questo significa prendere le distanze dai propri affetti, e lasciare la propria casa nel momento in cui il richiamo della nostra intrinseca legge, pretende di essere applicata alla nostra quotidiana esperienza.

Ci sono tante cose da imparare!

La parte di questo romanzo che preferisco tra tutte, è quella in cui sconfortato dagli scarsi risultati il gabbiano Jonathan, promette a se stesso di rinunciare, di smetterla di tentare di essere diverso dagli altri dello Stormo.

Basta! non avrebbe dovuto dar più retta a quel demone che l’istigava a imparare cose nuove.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Ma come tutte quelle promesse che non nascono dall’amore, ecco che Jonathan non poté mai tenere fede alla sua, in realtà non lo fece neanche per un giorno, per il semplice fatto che lui non doveva tentare di essere, lui era. E questo ci insegna nella più poetica delle maniere, che l’unica cosa che siamo destinati a fare, è di essere fedeli a noi stessi e alla nostra natura poiché, questa avrà sempre la forza di esprimersi e di farsi apprezzare dal mondo intero, riuscendo a diffondersi come si diffonde il profumo del mare.

Lui si sentiva vivo come non mai, e fremente di gioia, fiordi aver domato la paura.

Vero è che il percorso iniziale, è qualcosa che siamo tenuti ad affrontare da soli, e questo ci pone dinnanzi ad ogni nostra paura, ad ogni nostro limite temporaneo, ma immediatamente siamo ripagati dal coraggio, e sperimentiamo la libertà derivante dalla conoscenza.

Ci solleveremo dalle tenebre dell’ignoranza, ci accorgeremo d’essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!

Per Jonathan Livingston il volo era molto di più che un mezzo per accaparrarsi del cibo tra i pescherecci, battendo semplicemente le ali. Il volo per quest’uccello dal bianco piumaggio era espressione del sé, eppure la consapevolezza che avere delle ali significa poter essere concretamente liberi,

Ma la velocità era potenza, era gioia, era bellezza.

è qualcosa che nello Stormo in cui era nato Jonathan, era più simile ad una eresia, che al raggiungimento di un grandioso risultato.

Chissà perché, (…) la cosa più difficile del mondo è ecco vi convincere un uccello che egli è libero? E che può dimostrarlo a se stesso, solo che ci metta un po’ di buona volontà? La libertà basta solo esercitarla. Ma perché? Perché deve essere tanto difficile?

Chiunque riesca a sentire dentro di sé l’ardente fuoco della vita, dovrà come prima e decisiva prova, sperimentare il muro dell’incapacità degli altri di vedere con gli occhi della mente.

Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere.

Eppure, come Jonathan ci insegna, non possiamo colpevolizzare gli altri per questo loro limite iniziale, ma possiamo e dobbiamo invece, mostrargli la bellezza della nostra visione, sperimentando in prima persona la sua magnificenza liberatoria e accrescitiva.

Quel che aveva imparato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì che erano la noia e la paura e la rabbia a rendere così breve la vita d’un gabbiano. Ma, con l’animo sgombro da esse, lui, per lui, disse contento, e visse molto a lungo.

Come capita spesso di sentire, esistono al mondo delle personalità che si distinguono dagli altri come mosche bianche. E persino nel momento in cui queste “creature immacolate”, trovano un nuovo gruppo in cui sperimentare la grandezza di loro stessi,

Qui, gli altri gabbiani la pensavano come lui. Per ciascuno di loro, la cosa più importante della vita era tendere alla perfezione in ciò che più importava, cioè nel volo.

anche allora risultano i più grandiosi di tutti, poiché questa caratteristica è tanto nella loro natura, quando ancor di più nella loro dedizione al loro magnifico sogno.

E poi, altre cento prima di capire che lo scopo della vita è appunto quello di adeguarci il più possibile a quell’ideale. S’intende che per noi vale la stessa regola, anche adesso: scegliamo il nostro mondo successivo in base a ciò che apprendiamo in questo. Se non impari nulla, il mondo di poi sarà identico a quello di prima, e avrai anche la le stesse limitazioni che hai qui, gli stessi handicap.

Così nel momento in cui ci rendiamo conto che questi nuovi amici e compagni di “esperimenti” ci ammirano, ecco che abbiamo trovato i nostri discepoli, che per noi e insieme a noi diffonderanno anche agli altri gabbiani la bellezza del volo acrobatico

No, Jonathan, un posto come quello, no, non c’è. Il paradiso non è mica un luogo. Non si trova nello spazio, e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti.

e della sua perfetta esecuzione, che al dunque può davvero essere una valida missione, cui votare la propria esistenza terrena e spirituale.

Velocità perfetta, figlio mio, vuol dire solo esserci, essere là.

Ciò che scalda davvero il cuore, oltre all’insegnamento che si può e deve trovare soddisfazione nel semplice fare le cose al meglio, è che anche coloro che le fanno al meglio possono, ed è bene che sia così, avere un loro mentore: un loro Ciang

Sì che invece puoi riuscirci, vecchio Jonathan. Perché tu hai imparato tutto. Hai terminato un corso d’istruzione, e ne hai cominciato un altro, per te. Adesso.

che possa infondere sia coraggio, sia mostrare loro la possibilità di uno scopo e un obiettivo più elevato infondendo nuova linfa nel discepolo e fornendogli tutti gli strumenti che possano consentirgli, indipendentemente dall’eta e dal luogo di partenza, di volare dove e come, nessun altro gabbiano aveva mai neanche osato volgere il pensiero.

Per volare alla velocità del pensiero, verso qualsivoglia luogo, (…) tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato.

Il primo tra gli strumenti che ciascun esploratore della vita deve avere sempre a portata di mente, è tanto la consapevolezza di sé stesso/a, tanto la chiara visione di ciò che il suo spirito indomabile vuole raggiungere per, finalmente chetarsi avendo la certezza della riuscita.

Funziona sempre, quando sai quello che fai.

Ed è così che completato il suo addestramento, anche se in effetti la vita è una prova continua, il gabbiano Jonathan Livingston tornerà con il suo Stormo, a quello d’origine dimostrandoci che il perdono è essenziale per andare nel nostro futuro, che altrimenti ci sarebbe precluso.

Ma nessuno di loro, neppure Fletcher Lynd, riusciva a capacitarsi che i voli del pensiero possano essere tanto reali quanto i voli nel vento e con le penne. Il vostro corpo, dalla punta del becco la coda, dall’una all’altra punta delle ali, (…) non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero.

Nel momento in cui abbandoniamo il risentimento e ci doniamo, allora come il serpente cambia la sua pelle, allora rinasciamo noi stessi per volare liberi, ovunque e con chiunque.

Tu sei libero di essere te stesso, questa è la libertà che hai, adesso è qui, e nulla ti può essere di ostacolo.

Altre citazioni di Jonathan Livingston

Ma se superi il tempo e lo spazio, non vi sarà nient’altro che l’Adesso e il Qui, il Qui e l’Adesso. E non ti sa che, in questo Hic et Nuno, noi avremo occasione di vederci (…)?

Ci sono tante cose da imparare!

Ogni giorno, lui apprendeva cose nuove.

Ci sono tante cose da imparare!

Tu sei quello che ha meno paura di imparare, tra tutti i gabbiani che ho visto in diecimila anni.

E curiosi di quella novità: volare per la gioia di volare!

Il fatto è, Fletcher, che bisogna superarli un po’ alla volta, i nostri limiti, con un po’ di pazienza. Qui sta il trucco.

Per tutte le cose, Fletcher, è questione di esercizio…!

Guarda col tuo intelletto, e scopri quello che già conosci che conosci già, allora imparerai come si vola.

Jonathan è quel vivido piccolo fuoco che arde in tutti noi, che vive solo per quei momenti in cui raggiungiamo la perfezione.

Personaggi

  • Jonathan Livingston: gabbiano protagonista del romanzo breve, che ribellandosi alle regole del suo stormo decide di seguire la propria voce interiore, inseguendo con abnegazione il suo desiderio: volare alla perfezione, per lui la più elevata forma di libertà
  • Sullivan: uno dei gabbiani amici di Jonathan, con cui stringe amicizia nella dimensione intermedia, confusa con il paradiso, ma che seppur bravo nel volo non è minimamente al livello di Jonathan
  • Fletcher Lynd: giovane gabbiano reietto come fu alla fine della “parte prima” lo stesso Jonathan Livingston, e che divenne suo allievo e quindi a sua volta maestro 
  • Ciang: è il gabbiano Anziano, e maestro di Jonathan che questi incontra nella dimensione intermedia, nella “parte seconda” e che insegnerà all’allievo il potere della mente nel controllo del corpo.
  • Henry Calvin: uno dei discepoli sulla terra di Jonathan Livingston che apparteneva allo Stormo Buonappetito
  • Gabbiano Terence Lowell: uno dei discepoli sulla terra di Jonathan Livingston che apparteneva allo Stormo Buonappetito
  • Gabbiano Kirk Maynard: uno dei discepoli sulla terra di Jonathan Livingston che apparteneva allo Stormo Buonappetito, che non sapeva volare per nulla
  • Charles Roland: uno dei discepoli sulla terra di Jonathan Livingston che apparteneva allo Stormo Buonappetito
  • Judy Lee: uno dei discepoli sulla terra di Jonathan Livingston che apparteneva allo Stormo Buonappetito

Termini & nomi

  • Stormo Buonappetito: lo stormo cui originariamente apparteneva Jonathan Livingston, e che non comprendendo e condividendo lo scopo della sua autorealizzazione, in virtù delle loro leggi lo esilia
  • Assemblea Generale: concilio degli anziani, e di tutti i gabbiani che si riunisce in merito a questioni importanti. Nella fattispecie in merito alla decisione di esiliare il gabbiano Jonathan
  • Scogliere Remote: luogo che il gabbiano Jonathan Livingston scegli come luogo iniziale del suo esilio
  • Reietti: tutti quei gabbiani che vengono allontanati dallo Stormo originario, poiché non rispettano le regole imposte loro
  • Grande Gabbiano: una sorta di divinità cui tendere
  • Legge del Grande Gabbiano: l’unica legge che tutti i gabbiani dovrebbero rispettare: la libertà 
  • Figlio del Grande Gabbiano: date le sue straordinarie doti Jonathan Livingston viene considerato da molti l’erede del Grande Gabbiano; qui emerge la connessione col cristianesimo oltre alla cultura New Age che intride la novella

Info bibliografiche

Titolo originale: Jonathan Livingston Seagull

Autore: Richard Bach

Fotografie: Russel Munson

Prima pubblicazione: 1970

Prima pubblicazione in Italia: 1973

La mia edizione: XXX edizione Rizzoli Settembre1995

Editore italiano: Rizzoli

Collana: –

Genere: Romanzo, Racconto breve, Novella, Auto aiuto, Mente e corpo

Numero di pagine: 93 (foto incluse)

Preceduto da: Niente per caso (Nothing by Chance, 1969)

Seguito da: Un dono d’ali (A Gift of Wings, 1974)

 

Capitoli

      • 1. Parte prima
      • 2. Parte seconda
      • 3. Parte terza

 

SEGUIMI SUI MIEI SOCIAL