Lenticchie verdi in umido

Lenticchie verdi in umido

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Lenticchie verdi

in umido

senza glutine

4 PERSONE | 45 MINUTI | FACILE

Lenticchie verdi in umido

senza glutine

4 PERSONE | 45 MINUTI | FACILE

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Ecco la ricetta classica per preparare le lenticchie verdi in umido senza glutine. Questa ricetta è molto versatile: può essere gustata come primo piatto, contorno o semplicemente come piatto di legumi. Puoi servirle da sole magari in un coccio di terracotta, accompagnati da crostini di pane al rosmarino, con delle patate, con pasta o riso a piacere.

LEGUMI

Ingredienti

 

lenticchie verdi secche: 150 g

passata di pomodoro: 200 g

acqua: 1 l

vino bianco: 100 ml

sedano fresco: 30 g (1/2 costa circa)

carote: 1

alloro: 2 foglie

scalogno: 1

aglio bianco: 2 spicchi

olio extravergine di oliva: q.b.

pene nero macinato fresco: q.b.

sale marino: q.b. (fino o grosso a scelta)

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1

Dopo aver preso una casseruola capiente la quale dovrà essere munita del suo coperchio, dovrai iniziare dalla base per il soffritto. Prendi quindi tagliere e coltello e procedi con lo sminuzzare in maniera molto fine (ma anche grossolana se incontra di più il tuo gusto) il sedano, la carota, l’aglio (privato dell’anima) e lo scalogno.

Se ti è più congeniale puoi anche usare uno sminuzzatore elettrico, ma tieni a mente che è con queste preparazioni più semplici che si impara ad usare bene il coltello.

Step 2

Una volta pronto il trito per il soffritto, aggiungi l’olio extravergine di oliva nella casseruola insieme al trito e all’alloro e fai soffriggere fino a che il trito non si sarà imbiondito leggermente.

Step 3

Sfuma con il vino bianco e annusa il profumo che ne deriverà.

Step 4

Nel mentre sciacqua le lenticchie (che non hanno bisogno di ammollo), quindi aggiungile nella casseruola mescolando con un cucchiaio rigorosamente di legno insieme alla passata di pomodoro.

Step 5

Lasciare insaporire per un paio di minuti quindi aggiungi l’acqua, coperchia lasciando che raggiunga il bollore a fuoco vivo quindi lascia cuocere per 30 minuti abbassando la fiamma.

Step 6

Trascorso questo tempo controlla la cottura e aggiungi sale e pepe.

Step 7

Quando la cottura sarà ultimata spengi la fiamma e aggiungi l’olio extravergine di oliva e lasciar riposare 5 minuti a coperchio chiuso prima di servire.

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Funghi portobello fritti

Funghi portobello fritti

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Funghi portobello fritti

senza glutine

4 PERSONE | 30 MINUTI | FACILE

Funghi
portobello fritti
senza glutine

4 PERSONE | 30 MINUTI | FACILE

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Funghi portobello fritti ecco la ricetta senza glutine per farli davvero croccanti. In pochi step prepara questo piatto semplice e sfizioso da provare come antipasto o magari per un aperitivo più sofisticato.

FRITTURE

Ingredienti

 

funghi portobello: 3

pan grattato senza glutine: q.b.

uova medie intere: 3

sale marino fino: q.b.

pepe nero macinato fresco: q.b.

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1

Predisponi un tagliere e munisciti di un adeguato coltello, quindi procedi con il taglio dei funghi trasversalmente in modo che mantengano la forma “del fungo” anche dopo la cottura.

Dopo aver tagliato i funghi tienili da parte.

Step 2

Rompi le uova in una bowl che sia comoda, aggiungi sale e pepe quindi sbattile con una frusta.

Step 3

Versa in una seconda bowl il pan grattato, che andrai ad aggiungere un po’ per volta secondo le necessità. 

Inizia quindi a panare i funghi portobello.

Step 4

Prima di iniziare la frittura predisponi un foglio di carta assorbente su di un piatto in modo che tu possa averlo pronto per adagiarvi sopra i funghi portobello dopo averli fritti.

Step 5

Mentre inizi a panare i funghi metti a scaldare l’olio di mais in una padella antiaderente e inizia la cottura avanzando in parallelo anche con la panatura.

Soprattutto in inverno può essere utile accendere il forno per tenere in caldo i funghi portobello che di volta in volta vengono fritti, così da poterli servire ben caldi.

Durante la cottura potrebbe essere necessario aggiungere altro olio di mais poiché è tipico del pan grattato senza glutine assorbire molto olio durante la cottura.

Step 6

Terminata la cottura e quindi la panatura, resterà del pan grattato “sporco”. Sarà buona regola utilizzarlo per altre preparazioni come ad esempio delle polpette.

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Crêpe

Crêpe

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Crêpe 

senza glutine

30 CRESPELLE | 20 MINUTI | FACILE

Crêpe

senza glutine

30 CRESPELLE | 20 MINUTI | FACILE

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu
Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Tipiche della tradizione francese, le crêpes (o crespelle) sono una delizia per il palato. Prepara questa ricetta di base in versione senza glutine e gustale a colazione, a merenda o per un pranzo veloce salato.

DOLCI

Ingredienti

 

farina di riso: 200 g

amido di mais: 50 g

latte di soia: 350 g

margarina vegetale: una noce (cira 20 g) + q.b. per la cottura

sale fino: 1 pizzico

zucchero di canna: 1 pizzico

farcitura: a piacere

Preparazione

Recensione dell'arte della guerra di Sun Tzu

Step 1

Versa le polveri in una bowl capiente insieme ad un pizzico di sale e uno di zucchero.

Crea al centro un cratere con una frusta, versa il latte un po’ alla volta, e comincia a incorporare la farina, partendo dal centro come si fa con la “fontana” della pasta all’uovo. Continua a versare il latte allargando sempre di più il cratere in modo che non si formino grumi.

Step 2

Aggiungi le uova, uno per volta, unendo il successivo solo quando il precedente sarà perfettamente incorporato.

Se nonostante questi accorgimenti si dovessero formare dei grumi, correggi usando uno sbattitore elettrico oppure un frullatore a immersione.

La consistenza corretta dell’impasto dovrà essere simile a quella della panna fresca, quindi abbastanza liquida in modo che la potrai allargare facilmente una volta versato in padella l’impasto.

Step 3

Per ottenere un impasto ottimale in questa versione senza glutine sarà importante far riposare l’impasto. L’ideale sarebbe l’intera notte per trovare al mattino per la colazione l’impasto già pronto ma non è obbligatorio far trascorrere così tanto tempo, anche già mezz’ora di riposo a temperatura ambiente farà la differenza.

Step 4

Fai sciogliere la noce di margarina o di burro nella padella quindi aggiungi questo ingrediente alla pastella mescolando. Puoi anche scegliere di non aggiungere questo ingrediente ma la crêpe una volta cotta potrebbe risultare leggermente più “secca”, soprattutto dato l’uso di farine senza glutine, ma comunque gustosa.

Step 5

Per la cottura scegli una padella antiaderente dai bordi bassi del diametro di 20, massimo 22 cm in quanto una dimensione superiore faciliterebbe la rottura delle crêpes mentre le giri.

Per ungere la padella mia madre prendeva il panetto di burro direttamente con l’incarto e lo poggiava sulla padella ben calda, questa è la dose perfetta. Per emulare questa quantità puoi optare per un pennello da sfregare prima sulla margarina o burro che si voglia, per poi ungere la padella.

Step 6

Se la giusta consistenza è essenziale lo è anche la giusta quantità versata in padella durante la cottura. Il trucco è usare sempre lo stesso mestolo o dosatore in modo che potrai orientarti visivamente sulla giusta quantità. Da tenere a mente è che le crêpes dovranno essere molto sottili 1-2 mm!

Per rendere omogenea la crêpe il consiglio è di togliere dalla fiamma la padella (le padelle da crêpe hanno il fondo sottile quindi anche pochi secondi sulla fiamma o meno fanno la differenza), versa l’impasto e stendilo facendo ruotare la padella prendendola per il manico oppure aiutandoti con uno stecchino da crêpe.

Dopo aver unto la padella procedi quindi con la prima crêpe (che a me di solito viene sempre male, ma magari tu hai più fortuna). Essendo molto sottili il tempo di cottura sarà di circa 50 secondi o comunque fino a che non si staccherà da sola senza forzature.

Step 7

Quando la crespella è cotta da un lato girala. Per questa operazione potrai aiutarti con una spatola oppure con un colpo di polso facendola ruotare in aria.

Step 8

Una volta voltata, cuoci per altri 30 secondi.

Procedi in questo modo fino a che non avrai esaurito tutto l’impasto o ne avrai cotte a sufficienza.

Step 9

Il metodo corretto per non far inumidire le crêpes è di alternare ogni crêpe con un foglio di carta forno. Questo vale soprattutto quando se ne fanno davvero tante, come ad esempio quando si vuole realizzare una torta di crêpe.

In ogni caso dopo la cottura le crêpe si possono farcire a piacere e piegare o arrotolare secondo i gusti o la farcitura stessa.

Step 10

Se è avanzato dell’impasto lo si potrà conservare in frigorifero per 3 giorni bel coperto o chiuso in un contenitore.

Se avanzano delle crespelle aspetta che si freddino, impilale alternandole con della carta forno (anche se sono poche), sigillale con della pellicola e riponile in frigorifero..

Crêpe dall’antichità…

Dolci o salate, le crêpes sono sempre ottime e anche se non vengono bene a tutti, possiamo dire che i passaggi sono davvero semplici. Un altro vantaggio è che vanno bene davvero in qualunque momento della giornata: dalla colazione, a uno spuntino, un pranzo veloce, un pic-nic, un dessert dopo cena…davvero c’è da sbizzarrirsi a partire da questa ricetta di base.

L’origine di questa ricetta è antichissima e il nome deriva dal latino crispus, che significa arricciato perché quando si cuoce si increspa leggermente, come puoi vedere della prima foto di questa ricetta.

Anche se possono essere associate a delle sottili frittate, in realtà le crêpes sono molto diverse anzitutto per gli ingredienti: farina, latte, un pizzico di sale e zucchero ma soprattutto per lo spessore e la quantità d’uovo che nonostante nelle crêpes sia un ingrediente fondamentale non è quello principale. Anzi è bene dosarlo opportunamente in modo da non sovrastare il sapore degli altri ingredienti.

…e dalla Francia

Nonostante nel corso dei secoli la ricetta si sia evoluta in tutta Europa ad oggi è la Francia che vanta la paternità di questa ricetta. Qui sono sono un simbolo tradizionale di amicizia e alleanza sia dai tempi in cui i mezzadri le offrivano ai loro padroni, perché appunto composte di ingredienti semplici e poco costosi.

Servite tradizionalmente in occasione della Candelora il 2 febbraio, si usava esprimere un desiderio quando si voltava la crêpe nella padella. Secondo la tradizione francese vengono consumate soprattutto in questa occasione poiché nel V secolo alcuni pellegrini francesi furono accolti proprio alla Candelora da papa Gelasio I. E solo dopo essere ritornati in patria, i pellegrini diffusero la pietanza come oggi la conosciamo.

Nella mia esperienza essendo molto versatili si possono preparare davvero spesso nel corso dell’anno ecco perché a forza di prove, ciascuno di noi può raggiungere uno “stile” proprio, tenendo a mente i consigli del prossimo paragrafo.

Crêpes perfette e come rovinarle

1

Aggiungere il lievito. Assolutamente no: come nella ricetta della Sacher il lievito nell’impasto delle crêpes non va aggiunto, perché altrimenti diventano pancakes che sono tra l’altro più spessi.

Provate infatti a mangiare una crêpe gommosa, della consistenza di una spugna, farcita e ripiegata su se stessa. Al di là del fatto che si romperà e sarà esteticamente poco attraente (anche quando si mangia, l’occhio vuole la sua parte) il risultato sarà davvero insoddisfacente oltre a rimanere pesante sullo stomaco.

2

Mettere troppo uovo. Pochi ingredienti ma equilibrati: questo è il segreto di una crêpe perfetta. Se esagerate con l’uovo otterrete una omelette, una frittata (fatta male), o il pancake che dicevamo prima. In più il sapore e l’odore dell’uovo, che di per sé è molto intenso, quasi certamente andrà a coprire il sapore della farcitura e di tutti gli altri ingredienti.

Lo abbiamo detto prima: le crêpes sono francesi e la cucina francese è equilibrata e delicata, tienilo sempre a mente.

3

Sbagliare la consistenza dell’impasto. Come già detto in uno degli step della ricetta, l’impasto deve essere liscio come la panna liquida e assolutamente senza grumi altrimenti rischi di cuocere per altro in modo non uniforme una frittatina bitorzoluta che non piacerà a nessuno. Per evitare i grumi potete aiutarvi con il minipimer, il frullatore a immersione o lo sbattitore elettrico.

Se l’impasto risulta spumoso, aspetta qualche istante prima della cottura perché potrebbero poi formarsi delle fastidiose bolle, cosa che capita anche quando si sbagliano le proporzioni della ricetta. Diversamente se è troppo densa non scivolerà come deve sulla padella e ci saranno parti che si cuoceranno prima e altre che si cuoceranno dopo, o peggio otterrai una crêpe bucata. E ancora con un impasto troppo liquido rischi di farne scivolare troppo nella padella e di preparare una crêpe spessa.

Trova il giusto compresso aggiungendo latte (per renderla più morbida) o farina (per renderla più densa) e fidati più che della ricetta della tua esperienza che ti farai a suon di tentativi.

4

Sbagliare la padella. Niente tegami o pentole, niente padelle in acciaio, niente teglie e assolutamente no alla cottura in forno. Se non avete l’apposita crepiera, usate una padella ma con i bordi leggermente arrotondati e bassi perché diversamente sarebbe troppo scomodo. Importante è che sia anche antiaderente così non dovrai aggiungere troppi grassi per evitare che si attacchi, ma non tanto per le calorie quanto piuttosto per il cambio di sapore che ne deriverebbe. Non rischierete di bruciare la vostra crêpe o di scalfirla nel tentativo disperato di girarla, la cucina è anche pazienza e delicatezza.

5

Esagerare con i grassi. Come accennato per la cottura basta un velo di burro o di margarina, ma alcuni preferiscono usare l’olio. In ogni caso, l’importante è non esagerare con i grassi per non distruggerne il sapore, magari friggendo le crêpes anche se il solo pensiero mi fa venire i brividi.

Le crêpe devono essere sempre asciutte come se non si fosse affatto usato del grasso durante la cottura. Crêpes fritte e unte no grazie!

6

Sbagliare spessore. Con le crêpes non dovete giocare a frisbee e neppure usarle come base per altri ingredienti come si fa con i pancakes. Queste specialità devono essere sottilissime, circa 1-2 mm, a mio gusto già raggiungere i 3 mm di spessore è decisamente troppo. Sembra un’indicazione da esagerata e magari snob ma è fondamentale poiché inciderà in maniera determinante sul sapore e sulla consistenza in bocca, ma anche su quante se ne riescono a mangiare perché belle sottili sono davvero “una tira l’altra”.

7

Conservarle male prima di farcirle. Una volta cotte, probabilmente finora avrai sempre disposto le crêpes impilate in attesa della farcitura. Malissimo: come detto sopra, soprattutto quando ne prepari tante, se non ti ricordi di inserire tra una e l’altra un foglio di carta da forno o di carta assorbente, l’umidità le farà attaccare o comunque inumidire, rovinando tutto il lavoro.

 

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Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

Recensione dell'Abbecedario di Gillo Dorfles del 2021

ARTERAGAZZI

Gillo Dorfles e l’arte come strumento pedagogico

42 disegni che danno vita alle lettere dell’alfabeto e ai numeri. Nell’ Abbecedario di Gillo Dorfles l’arte e il disegno diventano strumenti pedagogici per eccellenza.

Da emulare alla prima occasione.

9 DICEMBRE 2022 – TORINO

ARTERAGAZZI

Abbecedario di Gillo Dorfles

Una raccolta di 42 disegni realizzati dallo stesso Gillo Dorfles per i suoi due nipoti Piero e Giorgetta, all’epoca in cui stavano ancora imparando a leggere e scrivere. In occasione dell’uscita dell’abbecedario di Gillo Dorfles è stata realizzata a Milano una mostra in cui sono stati esposti questi disegni che realizzati su carta carbone hanno rivisto la luce dopo essere stati chiusi in una cartellina per 70 anni.

Le lettere dell’alfabeto e i numeri si fanno  grande gioco di scoperta e fantasia nelle mani del maestro del pensiero estetico.

Educare con l’arte

Così si apre la prefazione scritta da Piero e Giorgetta Dorfles nel Marzo del 2021. I due nipoti del celebre l’artista e critico d’arte da cui hanno avuto il privilegio di essere accompagnati nella loro crescita culturale, rimarcano l’importanza di questo testo oramai desueto come può esserlo ai giorni nostri l’abbecedario. Eppure immediatamente dopo averlo sfogliato, iniziamo a pensare che forse ancora oggi è tanto importante così come lo era per lo stesso Pinocchio quando deve andare a scuola e protesta:

“Mi manca il più e il meglio“.

“Cioè?“, chiede perplesso Geppetto.

“Mi manca l’abbecedario“.

Geppetto per comprarglielo è costretto a vendere la sua vecchia casacca di fustagno “tutta toppe e rimedi” e rientra in maniche di camicia; fuori nevica. Pinocchio capisce, lo copre di baci e corre verso il paese. Strada facendo, tra sé, dice:

“Oggi alla scuola voglio subito imparare a leggere, domani poi imparerò a scrivere e domani l’altro imparerò a fare i numeri”.

Abc…e tutte le lettere ma anche i numeri

42 disegni per 42 parole e non parole qualsiasi che si possono trovare in un qualsiasi abbecedario scolastico. Ma parole che scatenino curiosità che sono onomatopeiche e persino il simbolo del punto interrogativo che per gli amanti della musica, come del resto lo sono i bambini, trova “personificazione” in un basso. Ed è forse proprio il punto interrogativo che ci fa riflettere, perché seppur sembra una stonatura alla fine esprime il concetto finale che è quello di insegnare ai bambini ad interrogarsi su tutto ciò che li circonda.

Ma quei disegni raccolti in questo abbecedario, sono molto di più: un gioco tra nonno e nipoti perché spesso capitava che lo stesso Dorfles li chiamasse nel suo studio per completare un disegno che aveva iniziato, magari anche semplicemente per colorarlo e ovviamente per chiedere a Giorgetta di scrivere in “bella grafia” la parola che il disegno di quella speciale lettera rappresentava.

Probabilmente l’aspetto pedagogico più importante che si possa sperimentare, dopo aver preso tra le mani un riferimento educativo di questo tipo, è quello di provare a nostra volta il gioco delle parole che diventano arte per imparare anche il legame: quello che si crea tra una lingua e chi la impara.

Ed è questo uno dei legami più significativi perché alla fine quello che pronunciamo, le parole che abbiamo nella nostra mente e che facciamo uscire dalla nostra bocca per comunicare con gli altri, dicono tutto di noi! E quindi proporre la comprensione linguistica ad un livello così profondo e in un’età così determinante, è certamente un regalo importante e significativo che possiamo fare ai bambini con cui ci apprestiamo a fare questo gioco.

Il disegno come pretesto pedagogico 

Qui lo dico e qui mi impegno a farlo: qualora avessi modo di fare un disegno assieme ad un qualche bambino certamente farò il gioco dell’abbecedario di Gillo Dorfles. Farò con lui, con lei o con loro il gioco di dare una forma ad una lettera (che per un bambino è ancora semplicemente un suono), alternando quelli che sono termini più semplici, rispetto a quelli che possono richiedere una spiegazione che inizia ad essere più articolata. In agguato ci sarà il gioco dei perché di Gianni Rodari e magari si arriverà anche ad unire a qualche disegno poche righe di testo, scritte insieme, che possano esplicitare maggiormente la sensazione che si è provata mentre si faceva quel disegno. Un approfondimento riguardo la scelta dei colori caldi piuttosto che freddi, dei pastelli piuttosto che dei pennarelli o perché no, la scelta fra tempere o acquerelli.

L’arte non si colleziona…è pop

Gillo Dorfles è una figura in ambito artistico a me particolarmente cara, poiché ho studiato la storia dell’arte sui suoi “Itinerari nell’arte“ e imparato che l’arte è tangibile. Il suo modo di raccontarla ti fa nascere dentro il desiderio di fruirla, di impararla, di conoscerla e apprezzarla al di là della smania del collezionismo (mai acquisterà infatti opere d’arte, eppure sempre avrà nel corso della sua vita relazioni di stima e amicizia con artisti importanti).

Un’arte tangibile è quella che ci propone Dorfles, un’arte concreta quasi pop di massa per dirla alla maniera di Andy Warhol.

Questa è la grande potenza che ha trasmesso Gillo Dorfles a chiunque in un modo o nell’altro lo abbia incontrato. Entrare nell’arte e lasciare che l’arte entri dentro di te in ogni sua forma, fosse anche semplicemente un disegno realizzato per amore dei propri nipoti con l’obiettivo di offrire loro una conoscenza che potesse appartenergli davvero.

Disegno per conoscere, conosco perché disegno

Nei miei studi storico-artistici e architettonici, quello che mi è sempre stato trasmesso e insegnato da questo o quell’altro docente, era che per conoscere qualcosa bisognava disegnarlo perché se sapevi disegnarlo significava che lo avevi compreso.

Ecco, mi ritengo una privilegiata in questo senso perché penso che Gillo Dorfles approverebbe assolutamente questo grandissimo insegnamento che ho ricevuto e che tutt’oggi applico.

Lettere e numeri

A: aah
B: buongustaio – Babao
C: camaleonte
D: dente – doccia
E: eleganza
F: freddo
G: gorgo
H: ha ha
J: Innocente
K: – 
L: lampreda
M: macaco
N: naso
O: ombelico
P: pettine
Q: –
R: rodomonte
S: serpe
T: tau
U: ugola
V: valzer
W: walhalla – wally
X: xeres
Y: y greco
Z: zebra
?: basso

1: ometto proboscidone
2: cigno
3: luna
4: vigile
5: generale
6: foca
7: piripillo trombettiere
8: pancione
9: faccione
10: Gli sposi

Info bibliografiche

Titolo originale: Abbecedario (Italiano)

Titolo: Abbecedario

Autore: Gillo Dorfles

Prima edizione italiana: Marzo 2021

La mia edizione: Prima edizione – Marzo 2021

Editore italiano: Bombiani

Genere: Per ragazzi

Numero di pagine: 86

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Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

Recensione Pinocchio di Carlo Collodi

GRANDI CLASSICIROMANZOFANTASTICORAGAZZI

Non fare come Pinocchio: vai dritt* per la tua strada

 

Pinocchio, il grande capolavoro di Carlo Collodi narra la storia di un burattino che sognando di diventare un bambino vero, ci insegna ad andare dritti per la nostra strada senza lasciarci distrarre da persone ed eventi che possiamo incontrare lungo il nostro cammino.

8 DICEMBRE 2022 – TORINO

GRANDI CLASSICIROMANZOFANTASTICORAGAZZI

Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi

Se in tutti questi anni non ci sei ancora arrivat* te lo dico io: il nome Pinocchio non viene dal nulla ma dal materiale di cui questo burattino è fatto!

…frutto del pino, il pinolo, ossia il “pinocchio”, come si diceva appunto nella Toscana dell’Ottocento

Il burattino nato dalla fantasia di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini e plasmato dalle mani di Mastro Geppetto nasce proprio da un ciocco di pino. Certo non tutti i ciocchi di legno riescono a prendere vita iniziando a muovere gli occhi e a correre ovunque come capita nei primi capitoli del grande classico di Collodi, ma a volte seppur nella fantasia succede, e abbiamo davvero di cui impararne.

Tu sei quello che mi ha insegnato la strada.

Declinazione pedagogica con premio conclusivo

Leggo questo libro per la prima volta all’età di 33 anni, nell’inverno del 2022 a Torino e la famosa morale che c’è in ogni libro per ragazzi (?) questa volta diventa una morale per gli adulti. Sì per tutti quegli adulti un po’ persi, come se fossero bambini sperduti dell’Isola che non c’è del Peter Pan di James Matthew Barrie (1911) o non sapessero più che consigli seguire, nemmeno quelli che ci si danno da soli, come capita all’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (1865).

Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.

Leggere questo libro da adulti, lascia indubbiamente molto di più di quanto accada leggendolo da ragazzini. La questione è semplice: prendere la decisione giusta non è mai facile, e non è piacevole perché comporta delle rinunce: comporta l’abbandonare la nostra zona di comfort e le nostre idee che fino a quel momento abbiamo sostenuto e difeso a spada tratta.

Ma una decisione, una saggia decisione! va sempre presa e poi portata avanti. Non ci sono Gatti e Volpi (il Gatto e la Volpe), Lucignoli vari (Lucignolo), monete sonanti (Campo de’ Miracoli), spettacoli affascinanti (Mangiafuoco), personaggi ammalianti (Ometto) o ghiottonerie (Paese dei Balocchi) che tengano, quando davvero abbiamo chiaro il nostro percorso, il nostro “why” per dirla usando un termine che appartiene alla crescita personale.

 

Ve lo dirò io, miei cari e piccoli lettori.

Le nostre bugie hanno il naso lungo come Pinocchio o le gambe corte?

Pinocchio almeno nei primi trentaquattro capitoli (su trentasei!) non aveva chiaro il perché effettivamente dovesse agire in maniera retta. Ma quando poi lo ha trovato (il suo di perché) ciò che è stato in grado di portargli nella vita e in quella delle persone a lui care, ha di gran lunga superato le aspettative più floride.

[Da tenere a mente per il futuro ;-)]

Perché quando i ragazzi, di cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all’interno delle loro famiglie.

Quante volte abbiamo sentito la frase minacciosa da parte di un adulto verso un bambino (magari eravamo proprio noi quel bambino…) “Non dire le bugie altrimenti ti cresce il naso come Pinocchio“? Probabilmente tante ma il vero significato probabilmente non eravamo in grado di coglierlo. Avere il naso lungo significa aver detto così tante bugie da arrivare ad allontanare le persone che ci sono vicine e questo Pinocchio lo impara davvero a carissimo prezzo.

Vero è che esiste anche una seconda tipologia di bugie: quelle con le gambe corte, ossia quelle che vengono scoperte dopo poco tempo.

I ragazzi fanno presto a promettere, ma più delle volte fanno tardi a mantenere.

Anzi ad onor del vero esiste anche una terza tipologia di bugie: quelle che raccontiamo noi stessi quando ci fingiamo migliori di quello che siamo, quando non facciamo realmente i conti con noi stessi e con quelli che sono i nostri reali obiettivi di vita. Quest’ultima è a mio avviso è la tipologia più pericolosa e alla fine lo stesso Pinocchio si scontra con questa verità e ne comprenderà il significato.

Quando però ci rendiamo conto dei reali effetti che le nostre azioni/bugie causano a noi e agli altri, il nostro Grillo parlante interiore ci bussa sulla spalla, ci tira le orecchie (per fortuna senza staccarcele come invece fa l’Omino con uno degli asinelli) e ci aiuta a tornare sulla retta via.

Mi sono dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente i pochi soldi bisogna saperseli guadagnare o col lavoro delle proprie mani o coll’ingegno della propria testa.

La leva della paura come pretesto pedagogico

Per chiunque faccia marketing che la paura sia una potente leva è cosa nota. Ma è anche un potente “strumento” pedagogico e Carlo Collodi con il suo Pinocchio ne fa decisamente largo uso.

Tale paura trova concretezza massima nella trasformazione in somari, momento in cui si acquisisce contezza del fatto che le conseguenze sono oramai irreversibili e si prova un senso di paura profonda per le sorti della propria stessa vita. 

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me,

Che ne sarà di me.

Come sappiamo nel caso di Pinocchio in tal senso l’epilogo sarà addolcito dall’intervento della Fata turchina, che diviene per Pinocchio una vera e propria figura materna quasi a voler evidenziare da parte di Collodi l’importanza di figure cardini nella crescita di un bambino e parlando di un libro di fine ‘800 chiaramente queste figure sono il padre e la madre.

Sorte diversa spetta invece a coloro che “abbandonati” a loro stessi (Lucignolo) devono convivere con la loro mala sorte, alla quale hanno spianato la strada. Eppure sul finire la capacità di parola che Lucignolo ha mantenuto vuole forse essere un messaggio di speranza che ci fa pensare che anche quando tutto sembra perduto, alla fine non lo è mai davvero.

…e il senso di colpa di Pinocchio

Insomma Pinocchio alla fine impara che la scelta migliore è quella di andare sempre dritti per la propria strada, lasciando al loro posto quello che ci attrae vanamente durante il nostro percorso ed andare dritti (il più possibile) alla nostra meta.

Che questa sia la casa paterna, quella della Fata dai capelli turchini o (per essere più concreti) un obiettivo di vita, la strada giusta è quella che percorriamo rimanendo concentrati su ciò che volevamo sin dall’inizio del nostro viaggio.

Il vero premio non sarà certo raccogliere migliaia di monete d’oro dopo averne sotterrate quattro! Ma piangere di gioia quando si arriva dopo un lungo viaggio, dove davvero stavamo andando o si raggiunge chi stavamo cercando anche se questo ci porta nello stomaco di un Pesce-Cane (no, non è una balena).

E come viene insegnato tutto questo da Carlo Collodi? Usando una seconda leva: quella del senso di colpa.

Non ci avevi mai fatto caso eh?! Eppure è proprio lì:

  • quando fa sentire in colpa Pinocchio perché suo padre patisce il freddo per aver venduto la sua unica casacca;
  • quando non vuole dispiacere alla Fata Turchina a causa delle sue scorribande quando rincasa alla sera;
  • quando legge (pur non sapendo leggere) che quest’ultima è morta di dolore per causa sua;
  • quando scopre che suo padre si è avventurato in mare per cercarlo;
  • etc..

Alla fine però questa terapia d’urto funziona e Pinocchio vede tutte le sue scorribande perdonate e dopo una serie di dimostrazioni che attestino il suo reale cambiamento diventa un bambino vero.

Bravo Pinocchio! In grazia al tuo buon cuore, io ti perdono tutte le monellerie che hai fatto fino a oggi.

Pinocchio alla fine muore

No alla fine del libro di Collodi Pinocchio non muore; nella versione definitiva Pinocchio vivrà felice con suo padre Mastro Geppetto.

La scena dell’impiccagione ad opera degli “Assassini” ossia il Gatto e la Volpe viene comunque descritta nel XV capitolo, ma ridurrà il nostro Pinocchio semplicemente in fin di vita.

L’importanza di questo capitolo rimane comunque cardine e a te lettore lascio la curiosità di scoprire il perché.

(Pinocchio è uno di quei) simboli quali non è più possibile rinunciare con nemmeno immaginare che possano non esistere più.

Personaggi e luoghi

  • Maestro ciliegia, mastr’Antonio
  • Geppetto, Polendina
  • Pinocchio
  • Grillo-parlante
  • Paese dei Barbagianni
  • Il Gatto e la Volpe
  • Osteria del Gambero Rosso
  • Quercia grande
  • Bambina dai capelli turchini, fata turchina,
  • grosso Falco
  • Can-barbone
  • Medoro
  • Corvo
  • Civetta
  • Picchi
  • Città “Acchiappa-citrulli”
  • Campo dei miracoli
  • Pappagallo
  • Il Giudice gorilla
  • Giandarmi Can-mastini
  • Giovane imperatore della città acchiappa-citrulli
  • grosso Serpente
  • la Lucciola
  • Melampo
  • grosso Colombo
  • Delfino
  • Pesce-cane
  • Il paese delle Api industriose
  • Compagni di scuola di Pinocchio
  • Eugenio: ragazzo che viene colpito dal libro Trattato di aritmetica
  • i Pesci
  • grosso Granchio
  • due carabinieri
  • Alidoro: can mastino dei carabinieri
  • pescatore: vive in una grotta
  • la Lumaca
  • Romeo soprannominato Lucignolo
  • Paese dei Balocchi
  • Omino
  • bella Marmottina 
  • Tonno
  • l’ortolano Giangio

Info bibliografiche

Titolo originale: Le avventure di Pinocchio (Italiano)

Titolo: Le avventure di Pinocchio

Autore: Carlo Collodi

Prima edizione italiana: Febbraio 1883

La mia edizione: Prima edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Giunti

Genere: Per ragazzi, Romanzo, Fantasy, Grandi classici, 

Numero di pagine: 206

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