Rock and Resilienza: come la musica insegna a stare al mondo

Rock and Resilienza: come la musica insegna a stare al mondo

Copertina del libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach del 1975

MUSICAAUTOBIOGRAFICO

Una radio “on the rocks” per riscoprire la resilienza della Musica

Iniziando a leggere Rock and resilienza, per la prima volta mi sono ritrovata a leggere le mie stesse emozioni nelle parole di Paola Maugeri. Mi sono commossa nell’intraprendere questo viaggio nel meraviglioso mondo del Rock e nella mia mente ho ringraziato sia l’autrice che la persona che nell’arco di poche ore mi ha donato delle esperienze in puro stile Rock che oramai sono parte di me come quella piccola radio che…

13 NOVEMBRE 2023 – TORINO

MUSICAAUTOBIOGRAFICO

Rock and resilienza di Paola Maugeri. Ecco la mia recensione 

Raccontare la musica e gli artisti che l’hanno resa grande, ecco il grande sogno che Paola Maugeri è riuscita a trasformare in realtà, e leggendo Rock and Resilienza veniamo trasportati immediatamente in realtà e connessioni che solo la musica sa creare e condividere con chi l’ascolta davvero.

E se finora abbiamo visto le più grandi rock star, che hanno creato e donato al mondo la loro arte attraverso la loro musica e il loro profondo sentire come dei semidei, ecco che grazie a Paola Maugeri impareremo a conoscere il loro lato profondamente umano.

Da sempre empatica e profondamente intenzionata a connettersi autenticamente con gli altri esseri umani, ci mostra il lato più autentico di alcuni dei grandi artisti che ha avuto l’onore e il privilegio di incontrare e dai quali ha ricevuto momenti di vita che, forse nemmeno lei, nei suoi più alti voli pindarici avrebbe mai potuto immaginare.

Chiedi e ti sarà dato si dice. Ecco, il rock ci insegna il coraggio di sentire prima ciò che desideriamo scavandoci dentro e tirando fuori la nostra vera essenza, fino ad infonderci quella carica che poi ci fa agire in reale direzione dei nostri sogni. Ecco allora che il sogno di sentire il boato della folla prima dell’inizio del concerto diventa realtà, una stella cadente che attraversa il cielo sulle note di una cover dei Beatles in una splendida serata, i dialoghi autentici con le icone del rock e il vivere immersa nella musica, sono solo alcuni esempi dei doni che la musica ha portato nella vita di Paola Maugeri, che in Rock and Resilienza sceglie di donarceli a sua volta.

Tornare ad un ascolto intenzionale della Musica

Ma per toccare con mano la più elevata forma d’arte che esista, la Musica quella con la M maiuscola, dobbiamo imparare ad apprezzarla nella sua purezza originaria. Quella purezza di tempo speso ad ascoltarla e sentirla davvero non solo con le orecchie, ma con tutto il nostro corpo. Un tempo in cui dichiarare: “Sto ascoltando la Musica”, è un privilegio formativo e curativo al quale tutti abbiamo accesso, anche se nella frenesia dell’ascolto esausto e onnipresente, ce ne siamo dimenticati.

Torniamo dunque ad un ascolto consapevole (perché no?! anche di noi stessi), e immergiamoci nel meraviglioso mondo del Rock dove la Musica ci insegna una delle più grandi doti che potremmo mai coltivare: la resilienza.

Il mio ascolto consapevole, che mi ha portata a leggere questo libro dopo tre anni da quando lo avevo acquistato usato online, è ri-cominciato a Bra.

Ecco la storia.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Radio Bra on the Rocks

Non ero mai stata in una radio, ma la vita, la Musica quella con la M maiuscola mi ci ha portato. È successo fugacemente, una sabato sera era il 16 Settembre del 2023. Ero a Bra, luogo in cui non avrei mai immaginato di arrivare, figurarsi collegare a questa piccola città piemontese così tanti ricordi.

Ma partiamo dall’inizio.

La radio: un piccolo gioiello nato dalla passione di persone che con la Musica ci sono cresciute, ci hanno vissuto e hanno legato ad alcune melodie momenti determinanti delle loro vite. Il risultato? Hanno lasciato che la Musica gli entrasse dentro così in profondità da non volerla più lasciare sentendone e seguendone il richiamo.

Un luogo in cui la Musica accoglie, cura e nella sua presenza costante conforta e ci fa diventare esseri umani migliori.

E così è stato anche a me, anche questa volta. La Musica mi ha chiamata nonostante fossi completamente ignara del dove mi avrebbe condotta. 

In fondo ero andata a Bra per tutt’altro motivo!

La Musica con la M maiuscola e il suo richiamo

La musica con la saggezza dei suoi testi e dei suoi protagonisti, così come per Paola Maugeri e probabilmente chiunque ama profondamente la Musica, da sempre mi ha insegnato a stare al mondo.

Una delle mie più grandi fortune nella vita, almeno dal punto di vista musicale, è l’essere cresciuta con un fratello nato nel 1975 che nella mia infanzia ha saputo colmare i nostri 14 anni di differenza con la musica, prima fra tutti quella rock.

Cresciuta praticamente da sola, la Musica era la mia compagna di giochi e crescendo, di vita. Fondamentalmente per chi la ama incondizionatamente, è quella “persona” che farà sempre parte della nostra vita, seconda solo a noi stessi. 

Una radio come tempio sacro

La Musica è maestra, compagna, amante, amica ed essenzialmente quel qualcosa che nel suo essere immateriale dona profonda consistenza a tutto, ammantando ogni momento della nostra vita di bellezza e consapevolezza profonda.

Io che la Musica la amo da sempre e sempre mi sono inginocchiata di fronte alla sua sacralità,  perché insieme ai libri, alla natura e all’amore è una delle mie uniche “divinità”. 

Avevo comprato questa copia autografata l’11 Novembre 2020, e nel mio impacchettare e spacchettare la mia vita tra uno scatolone e l’altro anche certi libri sono finiti in fondo ad una lunga lista di “fila da riprendere”.

Non pensavo sarei mai entrata in una radio eppure è successo, e non una radio qualsiasi, ma una che respira le “pietre” (rocks) miliari della Rock Music Culture 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E come poteva accadere che riprendessi le fila del Rock se non grazie al Rock stesso?

Che dono per me anche solo varcare la soglia di un tempio sacro come lo è La Radio!

Il mio sogno di ragazzina di fare la speaker mi ha strappato un tenero sorriso che nella frenesia di quella serata è durato, almeno esternamente, solo un istante. In fondo c’era una festa con musica live al di là della porta, dove le emozioni avrebbero avuto modo di “impadronirsi” dei presenti, compresa ovviamente io.

Come sempre nella gioia immensa, anche lacrime di gioia hanno trovato il loro spazio.

Crescere con la Musica

Sono cresciuta in una casa dove le casse di mio fratello erano realmente più alte di me. E io che prima esploravo il suono ascoltando come cambiava avvicinando l’orecchio tra i coni alti, medi e bassi di quel capolavoro sonoro che erano quelle mastodontiche casse, e poi mi sdraiavo a terra per sentire la differenza del suono che si diffondeva attraverso il pavimento nelle mie orecchie, ancora oggi quando incontro chi ama la Musica come la amo io mi lascio sorprendere.

A Bra mi sono sorpresa di trovare così tante persone, raccolte in un unico luogo, in un unico momento ad amare la Musica come la amo io.

Da bambina alzavo il volume così alto che vibrava tutta casa e il vicino del piano di sotto, veniva sempre a suonarmi per dirmi di abbassare. Spesso non sentivo nemmeno il suono del campanello e me lo ritrovavo proprio alla porta. 

All’epoca quelli erano i miei concerti privati.

Il potere taumaturgico della Musica

La vita proprio come la Musica ha la splendida capacità di creare connessioni catapultandoci in nuove realtà e dimensioni, come quando siamo ad un concerto e l’energia di migliaia di persone ci invade e noi glielo lasciamo fare.

Quanti concerti ha visto Paola Maugeri e da che posizione privilegiata le note hanno attraversato le sue orecchie e il suo corpo. Sì, decisamente un gran bel mestiere le ha donato la vita (come lei stessa afferma in Rock and Resilienza).

Paola Maugeri è una donna che ha coltivato la sua passione rendendola una professione. Raccontare la Musica e avere l’occasione preziosa di parlare con le più grandi rock star del mondo con la delicatezza e l’umanità che la contraddistinguono e che hanno fatto si che ogni grande artista, anche nello spazio di una intervista si aprisse a lei mostrando che tolti i riflettori restano i valori umani, e che dietro all’artista c’è sempre un uomo o una donna di grandissimo spessore e saggezza.

Così a mio modo la consistenza della Musica, esplorata in una nuova forma in quel sabato notte ha fatto si che qualche sera dopo, era il 21 Settembre 2023 (data per altro con un suo precipuo significato come venni a scoprire all’indomani), mi sono avvicinata alla mia libreria bianca, l’ho aperta, ho preso questo libro.

La sensazione è stata la stessa di quel sabato sera, oramai domenica mattina in quel limite tra la notte e il giorno, in cui ho toccato di nuovo un giradischi in quella piccola città piemontese, un po’ come quando senti il richiamo della notte, per citare Kavinsky, e puoi solo rispondere!

Iniziando a leggere Rock and resilienza, per la prima volta mi sono ritrovata a leggere le mie stesse emozioni nelle parole di Paola Maugeri. Mi sono commossa e nella mia mente l’ho ringraziata e nella realtà ho ringraziato la persona che mi aveva donato tutto questo nell’arco di poche ore.

Ancora grazie!

Grazie a entrambi.

Una vita da rockstar

La Musica è il fine, la fama è il mezzo. Un mezzo atto a divulgare messaggi che cambieranno la vita di molti.

Parole che sono poesia oltre che suono magnifico che chiariscono e danno forma alle nostre emozioni più profonde. Questo è Musica e abbiamo il dovere sociale di promuoverne l’ascolto attivo e qualitativo.

L’unico modo per “possedere” la Musica è lasciare che diventi parte di noi. Acquistare un vinile e toccarlo amplifica la nostra connessione e ci dona il privilegio di essere parte, ma è una foto che guardi e riguardi, tocchi e ritocchi memorizzandone ogni sfumatura, ma la differenza la fa essere parte attiva di questa forma d’arte portando Musica nella nostra vita e imparando da essa, permettendole al bisogno anche di curarci e di darci quella forza d’animo che a volte dimentichiamo di avere.

Uno straordinario viaggio autobiografico di come la Musica sia stata ingrediente fondamentale nella vita di Paola Maugeri e l’abbia resa a sua volta portavoce straordinaria e profondamente umana.

Già l’umanità! Perché vivere rock significa essere totalmente fedeli a noi stessi e arricchirci l’un l’altro anche grazie al grande messaggio che è insito nella Musica: la resilienza.

So be rock!

Info bibliografiche

Titolo originale: Rock and resilienza

Autore: Paola Maugeri

Prima pubblicazione: Novembre 2017

La mia edizione: I edizione – Novembre 2017

Editore italiano: Mondadori

Collana: –

Genere: musicaautobiografico

Numero di pagine: 108

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Editoriale Novembre 2023

Editoriale Novembre 2023

Lasciare andare tutto ciò che ci trattiene dal diventare la nostra versione migliore e ripristinare l’equilibrio energetico.

di Marzia Rosi

#4 Editoriale di NOVEMBRE 2023 scritto nella mia prima casa torinese in data 1 Novembre 2023

Lo avevo deciso a Bra nel mese Settembre, in occasione del Cheese Festival 2023 e di una serata in puro stile Rock.

Avevo avuto chiaro davanti ai miei occhi, quanto fosse importante e soprattutto propedeutico per me e per le mie evoluzioni future, risolvere finalmente quell’ultimo e spinoso irrisolto della mia vita che attendeva soluzione, da che mi ero trasferita a Torino nel Settembre 2021.

Già esattamente due anni dopo arrivo a questa consapevolezza: sono pronta a risolvere tutto quello che è rimasto da risolvere!…il tutto in una frazione di secondo e grazie ad un estraneo e una piccolissima città che però ha sbloccato la mia energia.

Ma di questo te ne parlo meglio nella recensione di un libro che per me è diventato icona: Rock and Resilienza di Paola Maugeri.

Mi è stato profondamente chiaro quanto era arrivato a maturazione in me il desiderio di risolvere quello che sapevo andava risolto. Io la mia decisione l’avevo presa e poi l’Universo ha fatto il resto.

Avevo finalmente compreso come quell’unico irrisolto avrebbe potuto incrinare e compromettere le mie future evoluzioni e quanto fosse importante risolvere quella situazione. Ancora di più farlo il prima possibile, e così è stato! Il richiamo alla città madre, la mia Roma, mi ha fatto prenotare un aereo direzione casa in tutti i sensi.

Sì, avevo compreso quanto squilibrio energetico mi causava il continuare a mantenere irrisolto qualcosa che fondamentalmente nel mio cuore era già risolto da almeno un anno. Il tutto andava ufficializzato. Ci hai mai fatto caso quanto tutto è già lì davanti a te in attesa di quell’ultimo e conclusivo passo che finalmente ti consente di chiudere il cerchio? Ecco, io quel cerchio lo stavo finalmente per chiudere.

I problemi con la mia famiglia andavano risolti e ora so che ho l’occasione di farlo.

Che cosa c’entra tutto questo con il tuo vivere una dimensione da imprenditrice che accoglie lo slow life nella sua vita?

Perché qualunque tipo di irrisolto abbassa i tuoi livelli energetici e quindi di fatto priva il tuo Business della primaria fonte energetica: la tua.

Si la tua, quella che come BizWoman hai il dovere (e il piacere) di far crescere ed espandere.

Quindi esplorati e trova quel grande irrisolto e trasformalo in qualcosa che sia invece potenziante per la tua vita, per le tue relazioni e ovviamente per il tuo Business.

Lascia andare tutto ciò che ti trattiene in una dimensione che non ti appartiene più e scopri la bellezza di sperimentare prima un ripristinato equilibrio energetico e poi la certezza di poterlo finalmente espandere.

Davvero splendido si. Fammi sapere come va con un DM su Instagram.

Un abbraccio.
E come sempre Be Rock,

Marzia

Mission impossible: diventare amica della sfiga che t’accompagna da sempre. Ma si può!

Mission impossible: diventare amica della sfiga che t’accompagna da sempre. Ma si può!

ROMANZOBIOGRAFICOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

Mission impossible: diventare amica della sfiga che t’accompagna da sempre. Ma si può!

Che cosa fai quando la sfiga è quell’amica maligna che prova piacere quando ti va tutto male?! E che cosa fai quando all’ennesimo round finisci faccia a terra e non hai più nemmeno un briciolo di forza? Giochi d’astuzia, cambia strategia e ti liberi di tutti quelle parti di te che sono sempre state per la sfiga un epico trampolino di lancio.

Ma stavolta sul podio tocca a te salire, perché mentre la sfiga in tutti questi anni è stata pigra tu ti sei reinventata talmente tante volte che finalmente stavolta hai trovato la tua dimensione sia come donna che come imprenditrice.

20 OTTOBRE 2023 – TORINO

ROMANZOBIOGRAFICOGROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

É stata sfiga a prima vista di Federica Micoli. Ecco la mia recensione.

 

Ad un certo punto della propria vita bisogna guardarsi in faccia, ammetterlo prima nella testa e poi dichiararlo ad alta voce: “Ciao il mio nome è ……..e mi attiro la sfiga!”.

Si perché la sfiga quella vera non è quella che ti prende solo in giro, ma è quella che ti fa male davvero! E non si accontenta di romperti una o due volta, ma si esprime al meglio quando ogni volta che ti rialzi, perché in qualche modo sei riuscita a rimettere a posto tutti i pezzi (che si noti ogni volta diventano sempre più piccoli! – ovviamente altrimenti che “divertimento” c’è?!), lei arriva e trova un nuovo modo per demolirti…solo che ogni volta rompe parti più profonde e vitali di te!

Per capirsi, si parte dal romperti una gamba, al farti rinunciare a tutto per un lavoro che poi in un click ti cancella, al farti sentire uno schifo vero sia come persona, professionista (e che ce lo facciamo mancare?!)…come donna, fino a toglierti quel fondamentale pilastro che essendo “fuori di te” era apparentemente immune alla sfiga. E invece no! 

“Quando sai che non puoi sfuggire alla tua sofferenza devi sperimentarla e devi lasciarti mangiare dalla tigre, perché non puoi scappare da essa. Una volta che la tigre ti ha divorato, non resta più alcuna paura. Rimane solo la tigre.”

 ANETTE CARLSTROM

Una sfiga tira l’altra

La sfiga ti costringe a cambiare piani, ti costringe a migliorarti perché devi, altrimenti finisci a vegetare in pigiama per il resto dei tuoi giorni con pizza, gelato e la combo film e serie tv che non stanno al passo del tuo “binge watching” nonostante tu abbia sottoscritto qualsiasi abbonamento “streaming” possibile.

E quando non c’è più assolutamente nulla da guardare (e meno male) che fai?! Ti guardi dentro, probabilmente butti direttamente quel pigiama che oramai hai logorato a forza di viverci dentro, e decidi di dare una nuova forma alla tua vita.

Sì, di nuovo!

Meglio puntare sulla flessibilità, sapersi reinventare, scavare dentro di sé alla ricerca di nuovi talenti, coltivare piani B e farsi trovare pronti quando è il momento di cambiare.

Lottare contro la sfiga sfianca seriamente…

Ti reinventi con tanta di quella fatica, che a malapena hai la forza di godertela un po’ quella versione di te, e sei felice per un po’ finché, la palla da bowling rotola di nuovo e fa crollare tutti i birilli che a fatica avevi risollevato.

Capita una volta, poi un’altra e tutte le volte ti rialzi e sei diventata quasi brava al punto da istigare l’ “ira” della sfiga, che stavolta ti inchioda al pavimento senza la minima possibilità di rialzarti.

In quel momento […] la forza non ce l’avevo.

Più tu cresci, più la sfiga cresce con te. Ed ecco che impara a infliggerti delle vere e proprie batoste, perché “hey, se sei così forte fammi vedere come ti rialzi anche stavolta!”

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Quando conosci il tuo nemico…hai più possibilità di vincere.

Diciamo che “forse” Sun Tzu ci è arrivato prima di noi, appena qualche secolo fa, ma la guerra è un’arte e quando siamo a terra e il guanto di sfida ci viene lanciato, a sbeffeggiarci ulteriormente perché non bastava averci ridotto ad un colabrodo emotivo ed energetico, ecco che il caro e vecchio istinto di sopravvivenza, decide di darci una mano. Certo negli ultimi anni probabilmente era in vacanza su una spiaggia tropicale e prima ancora in ritiro spirituale neanche fosse il Greuille di Süskind nel suo capolavoro Il profumo, ma adesso è tornato ed è in splendida forma.

Quindi sì a conti fatti abbiamo appurato che: 1) la sfiga ce la attiriamo come i polmoni fanno con l’ossigeno, 2) che siamo ridotte piuttosto male ma anche che 3) esiste un positivo, e non uno soltanto, dono collaterale.

Il primo dono collaterale a farci timidamente ciao è la consapevolezza che mentre “noi” in tutti questi anni abbiamo sempre imparato a risollevarci in mille modi diversi, che Edward de Bono e il suo Pensiero laterale sarebbero più che orgogliosi di noi, la sfiga se l’è pressa comoda e ha sempre e solo seguito uno stesso schema. Quindi ora che abbiamo (l’ennesimo) punto di vista alternativo, ci rendiamo “magicamente” conto che noi la sfiga la conosciamo bene, così bene da renderci conto che ha un solo e unico subdolo modo di agire per sabotarci ogni volta!

Ci fa sentire in colpa dei nostri successi, immeritevoli di provare gioia e quasi obbligate a distruggere quello che di bello con tanta fatica abbiamo costruito e portato nella nostra vita.

Ma come già detto se lei agisce sempre con questi “miseri trucchetti” che altro che sindrome dell’impostore, noi invece siamo dotate di pensiero laterale e spogliate di tutto ciò di cui potevamo essere spogliate, rimaniamo solo noi. Noi e i nostri bei buchi da rattoppare ovviamente, e così facciamo: li rattoppiamo uno dopo l’altro.

Ho cominciato un grosso lavoro su me stessa […] liberarmi dal senso di colpa

Ma stavolta lo facciamo con l’intenzione di vincerla questa guerra, sì anche dopo aver perso tutte le battaglie.

Guardiamo la nostra essenza, perché a conti fatti quella solo ci è rimasta, e decidiamo con consapevolezza e intenzione i panni con cui vogliamo vestirci d’ora in avanti!

Ognuna può e deve inventarsi il percorso che preferisce

Certo è un percorso eh, non è che arriva tutto subito e facilmente, però passo dopo passo ci rendiamo conto che anche se abbiamo una veste completamente inaspettata, è esattamente quella che meglio ci permette di essere completamente noi stesse.

Doni collaterali

Personalmente mi ha sempre infastidita la frase “non tutti i mali vengono per nuocere”, non per il significato in sé che è del tutto vero, ma perché spesso è una frase che si pronuncia con leggerezza. Ancor più di frequente proprio da persone che la sfiga vera, quella che ti mette faccia a terra proprio dentro una pozzanghera di fango vero da far invidia a qualsiasi anticellulite “cruelty free”, non l’hanno mai vista.

Ma noi tra queste righe, e nella nostra vita vera, quella dove ci siamo rialzate ogni singola volta possiamo dirlo davvero:

É stata proprio la sfiga a temprarmi, a darmi una marcia in più.

Ora mi rendo conto che ammettere questo, scatena una rivolta tra tutte le “mille me” che albergano in ciascuna di noi, perché sono tutte d’accordo (anche questa volta), sul fatto che: “Ma non c’era un modo più soft di guadagnarsi questa benedetta marcia in più?! Noh?! Vabbè.”

Ed ecco che proprio ingranando questa marcia in più ci ritroviamo a salire dritte dritte su quella montagna e a raggiungere proprio quel luogo, dove le lacrime diventano elisir che rattoppano i nostri buchi. Eh si, non siamo più un colabrodo! Eh sì, abbiamo delle belle cicatrici, ma finalmente tutti i nostri buchi si sono richiusi e possiamo accogliere completamente l’abbondanza della vita.

Quando hai vissuto per tanto tempo al buio, ogni goccia d i luce è un dono e una conquista

In tutto ciò noi, che siamo smart più dei nostri smartphone, grazie ai quali però abbiamo costruito la nostra carriera o almeno ci siamo date una mossa perché come dice Veronica BeniniLa vita inizia dove finisce il divano“, finalmente siamo libere dal senso di colpa e  avanziamo nella nostra vita con una leggerezza e determinazione che non avremmo mai nemmeno immaginato.

Bel dono collaterale noh?!

Ho riassaporato una leggerezza che non provavo da tempo. Sentivo che finalmente la vita mi stava risarcendo almeno in parte per il dolore che avevo sopportato  negli ultimi anni.

Sinossi

Il primo incontro tra Federica e la sfiga avviene sette anni, quando si procura un trauma cranico tentando di fare la verticale su una palla. “Ogni intoppo amento è giovamento” commenta serafica la madre, già preparata al futuro di acrobazie malriuscite, cadute rovinose e corse in ospedale che l’aspetta. Forte di tanta saggezza, Federica impara presto il trucco: non perdere tempo a compiangersi e riparte subito di slancio (fino alla frattura successiva). Un ottimo allenamento che le servirà in età adulta, quando la sfiga assume forme assai più serie: una relazione tossica, un capo maschilista deciso a farle la guerra, una malattia che la costringe a rimettere tutto in discussione. Il suo atteggiamento non cambia: sicura le ferite e torno a combattere più forte di prima. Perché, ne è convinta, ogni sfiga può insegnarti qualcosa, indicarti una nuova strada e addirittura offrirti doni inaspettati. Basta ribaltare la prospettiva e saperli cogliere. Anche quando la sfiga picchia duro, quando ti affonda con il lutto più doloroso o ti toglie la possibilità di essere madre, c’è modo di rialzarsi. Il percorso più lungo, ma primo poi arriva una luce, un segnale, un sorriso cui aggrapparsi per rimettersi in piedi. E se c’è una cosa che Federica imparato-anche grazie la sfiga-e riconoscere e tenersi stretto ogni sprazzo di felicità.

Info bibliografiche

Titolo originale: É stata sfiga a prima vista (italiano)

Titolo: É stata sfiga a prima vista

Autore: Federica Micoli

Prima edizione: 2020

Prima edizione italiana: Ottobre 2020

La mia edizione: I edizione – Ottobre 2020

Editore italiano: Sonzogno

Collana: –

Genere: Biografico

Numero di pagine: 150

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E se l’amore occasionale acquisisse un nuovo concetto e fosse proprio Amore?

E se l’amore occasionale acquisisse un nuovo concetto e fosse proprio Amore?

Copertina del libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach del 1975

POESIE

E se l’amore occasionale acquisisse un nuovo concetto e fosse proprio Amore?

“Io non so che cosa sia l’amore. So cosa sono le intimità provvisorie. Non pensate a godimenti fuggitivi, a divagazioni non matrimoniali. […] Ogni incontro bello, ogni intimità attinge un giacimento mitico e poetico del quale dobbiamo smettere di aver paura. L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è inedito ogni suo gesto. Il luogo dell’amore è il corpo […] per un’ora o per mezzo secoloRiconoscere questa specificità dell’amore è la forma di resistenza alla globalizzazione delle emozioni, alla dispersione dell’intensità. Il corpo amoroso ci richiama alla vita da vicino, al suo sapore locale, preciso.”

19 OTTOBRE 2023 – TORINO

POESIE

L’infinito senza farci caso di Franco Arminio. Ecco la mia recensione.

Questo è il libro souvenir che ho comprato a Bra, la prima volta che ci sono stata in occasione del Cheese Festival 2023.

Come sempre le mie vicende personali e i miei “incontri letterari” si intrecciano ed ogni volta è sempre sorprendente, come se fosse la prima volta che mi capita, che poi a conti fatti è proprio così, perché oltre al libro in questione che varia di volta in volta, anche tutto ciò che vi si lega cambia.

Love is noise love is pain…

…così cantavano i The Verve nel 2008 nel loro celebre brano.

Una dolcezza vera

non è mai cordiale.

Una dolcezza vera

ti fa male.

[4 di copertina]

Allo stesso modo Franco Arminio in questi quattro semplici versi, che poi sono – insieme alla sinossi – il motivo per cui ho comprato proprio questo libro, ci insegna che la vita è sempre duale e che non ci è permesso di prendere solo il bene, ne’ tantomeno di meritare solo il male.

Sono due lati della medaglia ed è semplicemente un nostro dovere accoglierli entrambi con la stessa dolcezza d’animo con cui accoglieremmo il bene. 

Tra le pagine di L’infinito senza farci caso, Franco Arminio ci dà una visione decisamente più veritiera dell’amore, non fredda e cinica, anzi calda e avvolgente, tuttavia slegata dai pesi che solitamente appesantiscono ad una relazione amorosa.

Arminio ci rende palese l’oggettività del fatto che ad oggi le relazioni, seppur con una temporalità diversa rispetto a quella “socialmente corretta”, hanno comunque la capacità di portare Amore nelle nostre vite. Ma non un amore di contrabbando, arido e sterile! Piuttosto un amore che nella consapevolezza del suo essere limitato nel tempo, fosse questo tempo equivalente a 50 anni e più di vita condivisa o a 5 ore, si sceglie di viverlo appagandosene al meglio delle proprie possibilità e capacità, affinché il limite e il rimpianto non appartengano all’amore che si condivide.

Intimità provvisorie

Così Franco Arminio chiama questi amori in L’infinito senza farci caso: intimità provvisorie.

E se da un lato il nome esprime una fugacità, mi chiedo e ti chiedo, cosa impedisce a queste unioni di durare?

Siamo palesemente davanti ad una standardizzazione delle emozioni, perché quelle complesse e appaganti richiedono tempo, e il tempo sembra esserci contro. Anche se è invece vero, che siamo noi a saturarlo di emozioni sintetiche e task lavorative e private sempre più fagocitanti!

Nella costante ricerca della regola universale per qualsiasi cosa, ci siamo forse dimenticati che l’Amore unisce due “soli” individui?

E perché questi due esseri umano non possono prendersi del tempo, per trovare un loro singolare ritmo che gli consenta di rimuovere la parola provvisorio mantenendo invece quella di intimità?!

Un ritmo singolare e la sua dualità

Mi torna alla mente che anni fa ascoltavo una storia di uno Chef e della sua compagna. Non si erano uniti in matrimonio per scelta. Lui sempre in giro per lavoro e lei sempre a casa ad occuparsi di tutto, ristorante compreso, quando lui era via.

Due vite apparentemente inconciliabili, eppure fu proprio la dichiarazione di Lei a sorprendermi, perché disse qualcosa che ricordo così: “Grandi assenze e grandi presenze, questo è il segreto del nostro amore”.

E non è forse un buon modo di amare questo? Non lo è forse ancora di più al giorno d’oggi?

Io trovo che sia buon modo per perpetuare la bellezza di un amore condiviso che non si basa su una presenza fisica, che comunque è presente nel giusto ritmo e nella giusta dose, ma che affonda le sue più sane radici in una connessione emotiva, fatta di un futuro che sempre comprende entrambi.

Un ritmo il loro che è singolare tanto nel suo essere “alternativo”, tanto nel suo non avere la pretesa di funzionare per altri se non “esclusivamente” per questi due esseri umani.

Certo le distanze sono complesse da superare, ma se in questo tempo ci si desse la possibilità di crescere come individui al di là della coppia?

Non sarebbe questo stesso un grande dono che si porta nella coppia stessa, che poi nella presenza fisica può appagarsi di due individui solidi e che nella loro consistenza di singoli comunque si scelgono?

Il connubio: assenza e presenza di fatto rappresenta una dualità e non sono forse proprio le dualità, che ci fanno scegliere consapevolmente l’altr*, perché appunto siamo disposti ad accogliere entrambi i lati della medaglia con pari amore?

L’accoglienza del passato per seminare il futuro

Il tuo corpo è un campo minato:

nasconde gli amori, i pericoli passati.

Il ventre piatto non m’illude:

dovrei essere un artificiere

per arrivare incolume al piacere

[pag 25]

E se l’accoglienza della dualità significasse ulteriormente, avere la capacità di saper vivere ancor più pienamente il presente, vedendolo come un prodotto di un passato, solo in parte condiviso, ed un futuro che esiste proprio in funzione dello scegliersi reciprocamente e quotidianamente?

Certo potrebbe non esserci un “formale contratto” a suggellare l’impegno, eppure ci sarebbe qualcosa di più importante: la scelta consapevole e quotidiana, generata dall’accoglienza totale dell’altro e di noi stessi.

A quel punto sapremo accettare di abbandonare la pretesa di possedere eternamente un’altra persona come un dato di fatto, e invece impegnarsi affinché questo eterno si concretizzi giorno dopo giorno.

In fondo non ha mai senso trattenere a noi ciò e chi non vuole appartenerci, poiché semplicemente sarebbe un martirio auto inflitto che logora ancora di più ciò che è sofferente a causa dell’abbandono.

Chi ci dice addio

sparisce dietro le montagne.

E a poco serve alzarci

in piedi sul nostro cuore

per vederlo ancora.

[pag 76]

Piuttosto accogliamoci reciprocamente e amiamoci nella nostra essenza duale e sempre poliedrica, riscoprendo delicatezze sopite.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

L’amore e le sue occasioni

Ci hanno insegnato, che l’amore “giusto” è quello che ha la pretesa di superare l’ “eternità caduca della vita dei nostri corpi. Ci hanno insegnato che fai la fatica all’inizio e tanto basta per il futuro. Io invece credo che questo risultato sia possibile, solo quando si è entrambi disposti a costruirlo dandogli concretezza in ogni giorno della propria vita condivisa, accogliendo le peculiarità della vita dell’altro come occasione per costruire una vita condivisa unica e meravigliosa.

Invece noi cosa facciamo?! Sovraccarichiamo l’amore di oneri che non gli appartengono, con il risultato che i nostri corpi continuano la loro vita e l’amore, che nella sua solidità e stabilità sempre merita di poter essere leggero, ci abbandona.

Così in bilico tra il tuffarsi in un nuovo amore, sperando che “stavolta” sia quello “giusto” e l’idea di abbandonarlo per sempre (perché capita a tutti che con il finire di un amore anche un pezzetto di cervello decida di abbandonarci, almeno per un po’), iniziamo a fare pensieri assurdi come: “io non amerò più”, “l’amore non fa per me”, “non sono capace di amare”, “con l’amore io basta!”.

Ecco che si è fatto largo un amore vuoto: l’amore occasionale, quello che non lascia nulla se non, nel migliore dei casi, un tiepido appagamento della carne. Insomma finiamo con il rinunciare all’amore, anzi all’Amore, perché ci ostiniamo – nonostante le batoste – a voler delegare a questo sentimento il compito di toglierci di dosso i nostri pesi.

E se ci amassimo davvero? E se anche per una sola notte ci amassimo davvero, cosa ci sarebbe di male?

E soprattutto cosa sminuirebbe l’intensità di ciò che si è provato e condiviso? Non di certo il tempo! Poiché la dimensione temporale, ha l’unico ruolo di mettere ancora più “fame” non di certo quello di sminuire l’intensità di un incontro.

In fondo è nella nostra stessa natura di esseri umani amare profondamente anche nel semplice lasso di tempo di un’occasione fortuita, con una persona incontrata per caso, e con la quale si sceglie di unirsi indipendentemente dal tempo, in un Amore completo perché totalmente sazio di emozioni e carnalità.

Penso che sia una delle forme di amore più puro quella in cui corpo ed emozioni si uniscono, prive di qualsiasi peso ulteriore legato al passato o al futuro.

“In questo momento semplicemente io e te esistiamo.

In questo luogo io e te ci amiamo.”

Ci amiamo si, anche se siamo due perfetti sconosciuti che non sanno nulla dell’altr*, ma che non solo accolgono questo momento senza paure o comunque affrontandole, ma ancora di più, è questo un incontro che lascia ad entrambi qualcosa di sorprendentemente inatteso: la consapevolezza di essersi arricchiti reciprocamente come esseri umani.

Ma non è che dal sesso

ci ricavi molti

se non hai il corpo

che sa farsi da parte

e diventare altro.

Chi ti abbraccia

deve sentire l’aria del primo mattino,

deve avere

gli alberi di Aprile

dentro gli occhi,

il grano di Giugno

sulla schiena.

Povera cosa il sesso

senza un buon uso

delle stelle, senza avere

confidenza con la morte.

[pag 76]

Amore a primo incontro

Che male c’è, mi chiedo? Che male c’è ad amarsi subito e completamente?

A vedere subito un proseguo e al contempo accogliere anche la possibilità che questo non ci sarà forse mai?

Non ci vuole poi molto a riconoscersi e ad iniziare ad appartenere all’altro.

Imbavagliato,

a testa china,

io sono l’ostaggio

mentre lei cammina

[pag 90]

Ed è proprio quando tutto è così chiaro e condiviso, che non sentiamo la frenesia del tutto e subito, che non forziamo nulla ma semplicemente accogliamo il benefico flusso. Ci hanno insegnato che l’amore “brucia” ma l’Amore è acqua non è fuoco, perché ci culla, guida, è sia quieto che impetuoso, coltiva, nutre e ancor più significativo, continua a fluire costantemente e permette di portare anche i fardelli più pesanti con leggerezza, non perché glielo imponiamo ma perché è nella sua natura rendere leggera ogni cosa.

Sembra contraddittorio rispetto a quanto detto prima eppure è così, dobbiamo dare all’amore la possibilità di alleggerirci ma non possiamo imporglielo.

A pensarci è un cambio totale che ribalta completamente tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto sull’amore.

Lo faremo lentamente,

con intervalli profondi.

Ti porterò l’intero fiume

coi suoi tronchi.

[pag 25]

La variabile del tempo

Franco Arminio rivaluta quindi quello che è l’amore liberato dalle corde temporali, non perché condanni le unioni longeve, anzi queste sue riflessioni ci aiutino a coglierne ancora di più la rara bellezza. Semplicemente accoglie l’empiricità del fatto che di Amore ne esistono anche altre forme alle quali la società da un lato non ci ha abituati, dall’altro ha condannato come scariche a livello valoriale, applicando su queste una lettera scarlatta semplicemente perché nella frenesia della catalogazione di massa, come si possono contemplare tutte le forme di puro Amore che possono nascere fra due esseri umani?

Ho riflettuto a fondo su questo. Un po’ perché ne ho avuto il tempo nei miei primi due giorni braidesi, un po’ perché in questa esplorazione mentale sono stata aiutata da quelle che sono state le evoluzioni inattese che, nell’arco di poche ore, mi hanno donato tanta vita.

Così sono giunta a questa conclusione, che non ha la pretesa – anche in questo caso – di essere eterna, semplicemente di essere la più pura e semplice verità a cui ad oggi sono giunta.

L’amore è amore, che lo si condivida per una vita intera oppure per il tempo di una notte. E puoi essere cert* che è stato Amore quando ti accorgi che ha lasciato qualcosa di buono in entrambi, perché lo si è autenticamente condiviso.

Non è più amore quello che dura dieci anni, rispetto a quello che dura una manciata di ore. Semplicemente nel primo ci si da reciprocamente la possibilità di esplorarne tutte le sfaccettature, avendo il coraggio anche di accogliere quelle che potenzialmente non ci piaceranno, perché troppo è il desiderio di avere quelle che invece desideriamo come l’aria.

Nel secondo caso uno dei due, decide che seppur riconoscendo la forza e la bellezza di quell’incontro, non è dispost* ad accogliere entrambi i lati della medaglia. 

Che gran peccato penso io, quando capita questo.

Eppure sarebbe stato ancora più uno spreco, negarsi anche il breve tempo che ci ha uniti.

Invidio

chi c’è nella tua stanza

e può ascoltare la tua voce:

una tazza, una matita,

una pianta.

[pag 30]

Accogliere il dominio e la sottomissione dell’amore

Una cosa è certa: l’amore richiede cuori impavidi, cuori da leone che come cavalieri devoti, si sottomettono (e qui prendo in prestito un’immagine di Carroll) alla loro Regina di cuori.

Sottomettersi all’altro reciprocamente, ancor più se avviene in contemporanea, è una delle esperienze più mistiche che io abbia sperimentato e che in generale ciascuno di noi potrà sperimentare nella sua vita.

Amore è unione, e unione è pura preghiera ma non in termini religiosi, piuttosto spirituali. Due corpi, due menti e tutte le emozioni che ne derivano, induco entrambi ad affidarsi completamente all’altro, con una fiducia che semplicemente si accoglie come tale, senza interrogarsi sul perché in maniera così naturale, accogliamo l’altro e ci lasciamo accogliere da esso.

Darsi a qualcuno è possibile

solo se sappiamo che l’amore

è una preghiera.

[pag 76]

Rimanendo sul puro piano emotivo, lasciarsi dominare significa avere profonda consapevolezza che l’altr* pur essendo nella condizione di ferirci sceglie e sempre sceglierà di farci del bene, perché accoglie il suo “nuovo” ruolo: colui/colei che trova appagamento nel prendersi cura di noi, così come noi vogliamo fare lo stesso a nostra volta, continuando nel mentre a far crescere le nostre singolarità di individui in armonia con l’altro.

Non è anche questa capacità di accogliere la dualità che si crea in un incontro fra due persone.

Prendendo in prestito il titolo stesso di questa raccolta di poesie d’amore, affermo che quando ci succede, tocchiamo l’infinito senza farci caso.

Non l’amore che ferisce ma la sua assenza

Insomma a conti fatti c’è effettivamente la possibilità di farsi del male ad un certo punto, ma è questo un motivo sufficiente per rinunciare anche alla bellezza di un Amore pienamente vissuto?

Penso di no, nonostante tutte le ferite ricevute, penso che si debba continuare ad accogliere l’Amore.

É certo che l’amore nella sua assenza, sia ciò che più di ogni altra cosa è in grado di romperci. Ma è proprio quando c’è stato tanto amore, che questo ha la capacità di farci brillare – se gliene diamo l’occasione – anche dopo il suo averci lasciati, perché per sua definizione l’Amore lascia qualcosa di bello e tutto illumina.

Se mi ferisci

mi dai

ciò che mi aspetto

dalla vita,

io sono cresciuto

in braccio

a una ferita.

Spezzami in due,

il buono

è la luce che nasce

quando ci spacchiamo.

[pag 42]

Accogliere l’amore

Tutto parte sempre da un incontro casuale, un incontro qualsiasi, inaspettato, imprevisto, completamente fuori da qualsiasi previsione in quel determinato luogo e in quello specifico momento. Eppure capita! Capita che due persone si incontrino, capita che si diano reciprocamente la possibilità di amarsi e capita che abbiano la capacità di costruirsi un bel pezzo di vita insieme e di rimanere pienamente se stessi. Quindi ad esempio una casa rimarrà una casa, come anche un campo aratro resterà tale, parimenti un pozzo e una fontana, eppure nell’unione con l’altro ciascuno di loro troverà l’ “uso” migliore delle proprie singole qualità, nell’unione con l’altr*.

L’amore è quando due persone

fanno una contrada.

Una è casa e l’altro è campo arato,

uno è pozzo e l’altra fontana,

una è la finestra e l’altro cane

che attraversa la strada.

[pag 110]

E come può esserci paura nell’essere la migliore versione di se stessi, anche, grazie a quella persona che sin dal primo incontro ci ha mostrato, nella naturalezza della non intenzione, tutto questo?

Semplicemente ama quindi, ampliando il concetto di “occasionale” che la società ci ha imposto, perché in realtà occasionale significa sia cogliere l’ “occasione”, sia crearne di nuove per essere autenticamente felici, condividendo la propria vita, trovando il proprio ritmo fatto di perfetto equilibrio tra distanze e presenze.

Sinossi

“Io non so che cosa sia l’amore. So cosa sono le intimità provvisorie. Non pensate a godimenti fuggitivi, a divagazioni non matrimoniali. Solo una visione vecchia di noi stessi e degli altri ci può far pensare all’amore come una cosa che prima non c’è e poi scompare e poi finisce. A me sembra che ci sono parti di noi che sono sempre in amore e altre che sono in fuga, sepolte e irraggiungibili. Ogni incontro bello, ogni intimità attinge un giacimento mitico e poetico del quale dobbiamo smettere di aver paura. L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è inedito ogni suo gesto. Il luogo dell’amore è il corpo. Corpo che diventa foglia, albero, paesaggio. Corpo che fa ombra e fa luce, corpo assoluto e cordiale, per un’ora o per mezzo secolo. Riconoscere questa specificità dell’amore è la forma di resistenza alla globalizzazione delle emozioni, alla dispersione dell’intensità. Il corpo amoroso ci richiama alla vita da vicino, al suo sapore locale, preciso.”

Le poesie di Franco Erminio sono il resoconto quieto e febbrile di un cammino umanissimo e pure percorso dall’anelito a qualcosa di più grande. La parola poetica diventa rivelazione di una scintilla divina tra le nostre mani e canta un amore che forse non ci salva, ma senza il quale saremo soli in balia del tempo che scorre.

Info bibliografiche

Titolo originale: L’infinito senza farci caso (italiano)

Autore: Franco Arminio

Prima pubblicazione: Ottobre 2019

Prima pubblicazione in Italia: Ottobre 2019

La mia edizione: I edizione Ottobre 2019

Editore italiano: Giunti – Bompiani

Collana: –

Genere: Poesie

Numero di pagine: 122

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Editoriale Ottobre 2023

Editoriale Ottobre 2023

Inner boutique hotel per avere uno stile di vita slow ovunque e apprezzare il quotidiano.

di Marzia Rosi

#3 Editoriale di OTTOBRE 2023 scritto su uno dei tanti treni presi con partenza da Torino in data 1 Ottobre 2023

Questo è il terzo editoriale da quando thinka.it è evoluto nuovamente: da un “semplice” book blog a Book Blog & Slow Travel.

Provo a tirare le somme del mio vivere slow. 

Premetto che vivere slow non significa (almeno non solo) andare in giro per boutique hotel con massimo 10 stanze, arroccati su una scogliera vista mare o vista vigneto. Certo quando capita, soprattutto nel mio caso che lavoro anche nel settore Wine, è il paradiso! ma se non si ha nel proprio quotidiano, uno stile di vita slow che ci consente di apprezzarlo appieno, quel momento (user experience) rischia clamorosamente di essere rovinato… neanche si dovesse trascorrere la notte in una catapecchia. 

Non possiamo deresponsabilizzarci affidando alla “fuga” in luoghi lontani dal tempo la nostra quiete, perché appunto è la nostra quiete e ne abbiamo la responsabilità. Anche se, confesso, nonostante la difficoltà nel raggiungere questo risultato, è più un onòre che un ónere; almeno in questo caso.

Tornando a noi, non è così immediato abituarsi a rallentare.

Nonostante si pensi che possa essere qualcosa a cui ci si abitua in un secondo, “tanto basta viaggiare e ritrovarsi in luoghi davvero suggestivi. e belli al punto che sembra siano nati per essere affissi, nella nostra bacheca social preferita”, non è affatto così. Di immediato infatti in tutto questo, c’è solo il conto in banca che scende, quando paghiamo l’experience (pienamente vissuta?) al check out.

Oramai lo so: il rallentare parte prima dal nostro quotidiano, dal trovare il modo di sentire profondamente noi stessi e il ritmo che più ci appartiene. É un qualcosa su cui io per prima porto la mia attenzione ogni giorno, e ogni giorno sempre di più provo a trovare quell’incastro perfetto (meglio noto come routine) che ovunque io sia, e ovunque tu sia, ci permette di rimanere in equilibrio con noi stess*.

Penso di aver sempre odiato la parola routine, perché non ne ho mai colto davvero il significato profondo. In questo mese invece, mi ritrovo ad ammettere che avere una routine, a patto che nasca dal nostro essere più autentico e profondo, è uno dei doni migliori che possiamo portare nella nostra vita.

A quel punto sarà il nostro quotidiano, la nostra vita e la nostra stessa casa, a sembrarci un meraviglioso boutique hotel, in cui abbiamo il privilegio di trovare sempre noi stess* e soprattutto di poter vivere ogni singolo giorno.

Un abbraccio.
E come sempre Be Rock,

Marzia