Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

POESIA

Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno!

Un ritmo di lettura concitato in questo Se accendono le stelle di Vladimir Majakovkij tipico del futurismo. Parole chiare, dirette che non lasciano spazio a fraintendimenti o a sfumature. E questi stessi tratti decisi li troviamo anche nelle opere di El Lissitzky che enfatizzano le parole di Majakovskij. Tra le immagini e il frastuono della guerra, si trova però anche spazio per momenti delicati e di speranza dove lo sguardo, fin tanto che non riesce a guardare al futuro, almeno guarda al cielo e si concede un po’ di romanticismo…ma senza esagerare!

Volessimo mai dimenticarci che la vita è dura?!   

11 MAGGIO 2023 – FRA TORINO, COMO & MILANO

POESIA

Se accendono le stelle di Vladimir Majakovkij. La mia recensione

 Amore a prima pagina. Si, anche questa volta!

Me ne sono innamorata subito. Ero a Torino e ne sono rimasta ammaliata. Come sempre se mi sento attratta da un libro significa che è quello giusto, in quel particolare momento della mia vita. Apro una pagina a caso e per prima “incontro” Se accendono le stelle e mi sento sotto un bellissimo cielo stellato. Compro il libro. Lo porto con me. Me lo porto a casa così come avrei voluto fare con tante altre cose in quel periodo, ma con un libro è più facile: lo puoi fare sempre. Ti basta semplicemente sceglierlo, pagarlo e portarlo con te ovunque tu voglia.

E come concetto (il movimento) in questo caso calza anche a pennello, perché stiamo parlando di Vladimir Majakovskij: il padre del futurismo russo! L’immagine che mi salta alla mente è: libri in movimento, o magari dovrei dire citandolo “libri di ferro”! Quanto sono potenti le pagine di un libro seppur fatte di un fragile materiale come la carta?! Un testo manifesto che ha tutto il sapore della propaganda di una difficilissima rivoluzione d’Ottobre! E nonostante il pessimismo, e il senso di distruzione che goccia come pioggia sui carri armati,  l’umore è alto e tale deve restare! Futurismo non significa in fondo questo?: la forza di portarsi in un futuro che vediamo migliore del presente?! 

Da una strada all’altra

Hanno slacciato il corsetto dell’anima.

Mani ustionano il corpo

che tu gridi o che no:

[…]

Con libidine sfila

da una strada

la calza nera.

[1913] pag 89

Alle insegne

Leggete libri di ferro!

[1913] pag 93

Un’etichetta di vino futurista per Majakovkij

Scrivo questa recensione seduta al Tannico Wine Bar all’interno del Mercato centrale di Milano dopo aver trascorso un week-end offline (onesta: per il 95% del tempo) a Como. Che meraviglia di luogo. E che meraviglia quando gli eventi della vita ti portano a vivere emozioni inaspettate e a visitare luoghi in cui non saresti mai arrivata, se non avessi preso ad un certo punto della tua vita, la strada sbagliata. Se quel giorno non avessi preso quella decisione, se quel giorno non avessi deciso di incontrare quella persona, in quel contesto, in quel luogo, vicino a quel quel lago. Tutto ci porta a trovare il nostro terroir come Marco Rossi mi ha insegnato!

Chiedo a Roberta che qui ci lavora, se posso sedermi con il mio computer e prendermi una pausa per scrivere un po’. Giustamente lei mi dice “Se bevi qualcosa si.” E così faccio! Lei mi fa assaggiare, io scelgo il vino e pago subito convinta che sarei rimasta poco, invece resto due ore. Ho persino spostato il treno perché mi sentivo coccolata in questo luogo caro al mio cuore.

Mi piaceva l’idea di scrivere di un libro futurista “dentro” una stazione, emblema di progresso e movimento, che naturalmente ci fa pensare al ferro! Milano centrale ti accoglie con la sua “architettura di ferro” e mi piace un sacco ogni volta che per qualsiasi motivo mi ci trovo.

É un tardo pomeriggio di un lunedì, e non c’è troppa gente. Sono fortunata, ho tutto il tavolone per me. Prendo posto inizio a scrivere e a “esplorare” il calice di Aglianico che ha vinto la prova assaggio (ti ricordo che @nonsonounasommelier). Etichetta meravigliosa insieme alle altre da cui sono circondata.

Non avrei mai pensato di ritrovarmi a scrivere in questo luogo, non così “presto” dopo gli eventi che me ne hanno fatta innamorare. Non posso che scegliere di brindare a questo momento con un secondo calice, stavolta di Champagne! 

Rumorini, rumori, rumoroni

Nuotano lungo i canali dei pensieri che si incrociano

[1913] pag 121

Pensieri all’appello

Che splende parla di qualsiasi cosa.

[1914] pag 153

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Vino è/e poesia

Finisco di leggere Se cadono le stelle di Vladimir Majakovskij alcune settimane fa e oggi. Scrivere di questo libro in cui il futurismo si sente tutto fino all’ultima goccia (ops, parola o meglio trattandosi di un libro futurista “interpunzione”!) è complesso! Ho rimandato a lungo fino a che dopo essere stata da Cracco per un caffè americano scelgo di fermarmi da Tannico, così tra un calice di Champagne e uno di Aglianico, e scene di vita che mi passano davanti, mi sorprendo nel riuscire a scrivere.

Non so se finora sono stata davvero molto fortunata oppure se è proprio così, ma tutte le persone che amano il vino che finora ho incontrato amano l’arte e dentro hanno una loro “poesia”, che se tocchi le giuste leve e magari stappi le giuste bottiglie, condividono con te rendendoti parte del loro mondo che per quanto piccolo possa essere, per te è grande come il mondo e ne sei appagata anche se ne vorresti sempre di più.

Il vino quindi è poesia, è racconto, è incontro! Direi che fossero solo questi tre (ma sono di più) sarebbero già degli ottimi motivi per apprezzare il vino. E se il vino è poesia, che bello è scrivere pensando di un libro di poesie con un calice di vino a dare la giusta impronta a questa nuova recensione?!

Se accendono le stelle

 

Ascoltate!

Se accendono le stelle –

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?

Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?

E tutto trafelato,

fra le burrasche di polvere meridiana,

si precipita verso Dio,

teme d’essere in ritardo,

piange,

gli bacia la mano nodosa,

supplica

che ci sia assolutamente una stella! –

giura

che non può sopportare questa tortura senza stelle!

E poi

cammina inquieto,

fingendosi calmo.

Dice ad un altro:

Ora va meglio, è vero?

Non hai più paura?

Sì?!”.

Ascoltate!

Se accendono

le stelle –

vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?

Vuol dire che è indispensabile

che ogni sera

al di sopra dei tetti

risplenda almeno una stella?! […]

Majakovkij è un vino t/Tannico

Il Vladimir Majakovskij di Se accendono le stelle può sembrare molto romantico ad un primo approccio (ripeto ho letto come prima poesia “Se accendono le stelle”) ma in realtà è decisamente crudo o per restare in tema wine: tannico! Ciò nonostante riesce ad essere vellutato e a farti sentire le sfumature e gli aromi perché non secca troppo il palato e la saliva resta presente in bocca, pronta a far emergere il contesto di sapori, odori e suoni. Eh si, per certi versi Majakovskij è come del vino.

Lo guardi (leggi i primi versi), ne cogli le sfumature cromatiche (ci sono le opere di El Lissitzky), lo fai arieggiare (sfogli le pagine), lo annusi (lo annusi) e infine lo bevi (lo leggi con avidità). E quando bevi il primo sorso percepisci quel “qualcosa” che ti arriva in bocca e nel cervello in modo così diretto come solo lo stile futurista sa fare. Ricordo in questo senso il modo di scrivere di un ragazzo di cui mi ero innamorata a diciannove anni (G.B.). Aveva il mito del futurismo (NETfuturismo) e la sua vita era una manifestazione dei suoi ideali, nel bene e nel male. Come in La verità, vi prego, sull’amore di Wystan Hugh Auden (che ho comprato poche ore prima di scrivere questa recensione) anche qui in Se accendono le stelle di Majakovskij si colgono tante dualità! Percepisci il morbido e l’aspro. Il dolce e l’amaro. Il benestare e il rifiuto. Il pessimismo e la speranza. Il fugace e persistente.

Anche in quest’ottica: movimento = futurismo!

Ehi!

Umida, come l’avessero leccata,

la folla.

[…]

Prendi, e vai a ricamare il cielo di nuovo,

inventa nuove stelle e la mettila in mostra

che graffiando frenetiche i tetti,

al cielo si arrampichino le anime degli artisti.

[1916] pag 181-183

A tutto

A voi affido il frutteto

della mia grande anima.

[1916] pag 193

Lilička! Invece di una lettera

Ma, oltre al tuo amore

io

non ho sole.

[…]

Ma io

non ho caro altro suono

che il suono del tuo nome amato.

[…]

Su me

oltre al tuo sguardo

non ha potere alcuna lama di coltello.

[…]

Le foglie secche delle mie parole

sapranno convincerti a restare

coi loro avidi respiri?

[1916] pag 197

Il futurismo di Majakovkij / La scoperta di una nuova etichetta

Il futurismo è una corrente artistica e quindi letteraria che naturalmente viene abbinata alla velocità, alla macchina, al rumore, alla guerra, al metallico, ai colori forti, pieni, netti e marcati. Predominano le linee rette ma sempre dinamiche e mai ortogonali. Determinanti nella comprensione di questo stile sono i dipinti El Lissitzky (carissimo amico di Vladimir Majakovskij) riportati tra le pagine di questo libro.

Majakovskij è quindi la celebrazione della macchina, della libertà senza alcuno spazio per la passionalità? Decisamente no.

Majakovskij è come quando bevi un calice di vino. Come quando apri una nuova bottiglia, scopri un nuovo vitigno, una nuova persona che ti incuriosisce ed è tutto da esplorare. Tutto prende sfumature inattese e quindi sorprendenti: sorso dopo sorso, riga dopo riga, sguardo dopo sguardo senti in bocca l’altro e ne assapori ogni più piccolo aroma e profumo.

Inatteso credo sia un termine che si sposa alla perfezione con il futurismo, con il suono dei motori o nel caso di Se accendono le stelle di Majakovskij,  con gli spari e con i rumori assordanti della guerra che non si preannunciano (Auden ha usato questa parola in riferimento all’amore che arriva all’improvviso nella sua Ninnananna), semplicemente sovrastano, e impetuosamente si fanno spazio nelle nostre vite e quindi nei nostri ricordi.

Ma facendo spazio, creano “luoghi” nel cuore e nella mente dove possiamo seminare qualcosa di buono e nella più romantica delle immagini: illuminare tutto questo con la luce delle stelle, perché si (per rispondere alla domanda dello stesso autore) le accendiamo ogni notte perché ne abbiamo bisogno. Ciascuno di noi!

All’amato se stesso dedica queste righe l’autore

Accendere l’anima per una sola!

Ordinarle con i versi di struggersi in cenere!

E le parole

e il mio amore

sarebbero un arco di trionfo:

pomposamente,

senza lasciare traccia, ti passerebbero sotto

le amanti di tutti i secoli.

[…]

Passerò, trascinando il mio enorme amore.

[…]

e così inutile?

[1916] pag 211-213

Alla Russia

Le vie sgranato gli occhi.

Radi mi le penne con rasoio del vento.

[1916] pag 217

Straordinaria avventura

Pensi che permessi a facile

risplendere?

— fanne tu stesso la prova! —

Se ti ci metti —   

Devi continuare,

splendendo sempre a piena luce!

[…]

Risplendere sempre,

risplendere ovunque,

sino al fondo degli ultimi giorni, 

risplendere —

e nient’altro!

Ecco la parola d’ordine mia

del sole!

[1920] pag 281

A Sergèj Esènin

Bisogna

dapprima

trasformare la vita

e, trasformata,

si potrà esaltarla.

[…]

In questa vita

non è difficile morire.

Vivere

è di gran lunga più difficile

[1926] pag 311-313

Sinossi

Uomo impetuoso e geniale, acclamato nella Russia di inizio Novecento per la sua oratoria ricca di passione e provocazione e per la capacità di trasposizione della vita in arte e della biografia in poesia, Vladimir Majakovskij fu il fondatore del futurismo russo e il propugnatore degli ideali rivoluzionari fin da prima del loro compimento storico. Questa antologia, incentrata sull’attività del poeta nel periodo precedente la Rivoluzione d’Ottobre, permette di riscoprire il rapporto di Majakovskij con i grandi temi della tradizione russa e con gli slanci innovativi del futurismo. In quest’edizione di pregio, le liriche sono corredate dai dipinti e dalle grafiche di El Lissitzky, con il quale Majakovskij collaborò in diverse occasioni, che restituiscono al lettore il fermento intellettuale e culturale in cui si genera e sviluppa l’attività del poeta più importante dell’epoca sovietica. Un’opera imprescindibile per la conoscenza di un artista che non fu solo propagandista politico, ma anche uomo di profonda sensibilità, un grande poeta dall’animo vulcanico e inquieto che non ha mai smesso di interrogarsi sui turbamenti dell’esistenza umana.

:

Info bibliografiche

Titolo originale: – (russo)

Titolo: Se accendono le stelle

Autore: Vladimir Majakovskij

Prima edizione italiana: 2021

La mia edizione: I edizione – 26 Gennaio 2021

Editore italiano: Rizzoli

Collana: Bur Classici – Bur Deluxe

Genere: Poesia

Numero di pagine: 328

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Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

Copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

GRANDI CLASSICI

Un po’ di sano femminismo in “Attraverso lo specchio”

E se la vita è una partita di scacchi e alla fine diventiamo regine, chi è l’unica persona che deve mettere la corona sul nostro capo se non proprio noi stesse? In un mondo che funziona al contrario, la nostra razionalità e determinazione saranno due ingredienti fondamentali per continuare ad avanzare nonostante tutto. Casella dopo casella. E forse la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte.

17 MARZO 2023

GRANDI CLASSICI

Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll. Ecco la mia recensione.

Se in Alice nel paese delle meraviglie troviamo un mondo assurdo, tutto si amplifica in Attraverso lo specchio. Concepito come proseguo del più noto “paese delle meraviglie” dove le regole dell’assurdo sono dettate dal gioco delle carte, in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò di Lewis Carroll ci ritroviamo a giocare a scacchi. I personaggi diventano pedine e uno dopo l’altro avanzano sulla virtuale scacchiera. Questa proposta da Carroll è una versione del gioco che ne cambia il paradigma, perché l’obiettivo stavolta è che Alice diventi regina, quasi deponendo (sconfiggendo) le altre due: La regina Rossa e la Regina Bianca.

La senti la neve contro i vetri, Kitty? Che rumore dolce e soffice! Proprio come se fuori ci fosse qualcuno che bacia tutte le finestre.

Tuffarsi nello specchio

Scritto nel 1871 a distanza di sei anni dalla prima avventura di Alice, Carroll dà inizio alla narrazione esattamente sei mesi dopo la fine delle avventure nel Mondo delle meraviglie (1865). Alice gioca con il suo gatto nel salotto della sua casa e già in questo momento di gioco nel mondo reale, Carroll inizia a imbeccarci (e noi totalmente inconsapevoli) su quello che sarà nel corso della nuova avventura in cui Alice sta per immergersi e noi con lei.

Fai la riverenza mentre pensi a cosa rispondere. Così guadagni tempo.

(…) i miti occhi azzurri e il sorriso gentile del Cavaliere (…)

Il mondo al rovescio

Pur essendo questo secondo libro molto più ricco di filastrocche e canzoni, il tono con cui Lewis Carroll scrive Attraverso lo specchio è decisamente meno allegro e coinvolgente rispetto al classico “paese delle meraviglie”. È noto che la vita personale di chiunque scriva si riversa in ciò che viene scritto. Dunque anche in questo caso, le problematiche familiari che Carroll stava vivendo nel periodo in cui scriveva, si sono riversate nella sua produzione letteraria per certi versi se non incupendola, togliendole quel ritmo incalzante che comunque viene controbilanciato da un’assurdità ancor più accentuata rispetto alla prima avventura.

In fondo ogni avventura per definizione deve essere più sorprendere della precedente giusto?!

Così quando Alice, che conferma il motto “la curiosità è causa di guai” cadendo nel mondo al rovescio quando attraversa lo specchio, scopre che, in questo mondo al contrario solo i controsensi, i non sense, hanno davvero un senso e l’unica regola che davvero conta è: credere all’impossibile.

Un invito pedagogico a voler credere che esiste più di ciò che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi? A credere nei nostri sogni anche quelli più assurdi?

Di certo è questa una valida interpretazione, soprattutto per l’adulto che legge questa storia che definire assurda è un eufemismo. 

Io non posso ricordare le cose prima che siano successe.

È troppo tardi per correggersi, (disse la Regina Rossa) una volta detta una cosa, è fatta e devi accettarne le conseguenze.

In un paese delle meraviglie e si giacciono,
sognando mentre i giorni passano,
sognando mentre le estati muoiono:
eternamente scivolando lungo la corrente…
Indugiando nell’aureo bagliore…
che cos’è la vita, se non un sogno?

Il gioco degli scacchi

La scelta di contrapporre ad un mondo irrazionale che è quello che incontra Alice una volta attraversato lo specchio, il gioco degli scacchi, crea un equilibrio “compositivo” sorprendente. Chiaro che non è una delle partite in stile La regina degli scacchi di Waler Tavis (2020), ma comunque una partita che vale la pena di essere giocata. 

Inoltre evoca anche un’idea di maturità ed evoluzione del personaggio che se prima giocava ad un gioco relativamente facile come quello delle carte, ora gioca addirittura a scacchi.  

Ecco che troviamo un’Alice che, se di soli sei mesi più grande rispetto a quando ha vissuto le avventure nel paese delle meraviglie, risulta per certi versi cresciuta e più consapevole.

Se già in Alice nel paese delle meraviglie avevo riflettuto sul fatto che questa bambina pur avendo le sembianze di una bambola con tanto di scarpe di vernice, è in grado di tirare fuori il carattere esprimendo il suo pensiero, con piacere confermo che anche in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò questo aspetto non solo è presente ma addirittura evolve. Alice infatti ha imparato a “pensare prima di parlare” il che denota una importante evoluzione del personaggio. In fondo nasce per essere letto dai bambini, dunque l’aspetto pedagogico di necessità ha una sua rilevanza compositiva.

E tutto per un sonaglio!

Certe volte arrivava credere anche assai cose impossibili prima di colazione.

Credevi che non sapessi rispondere, eh? Fammi un’altra domanda.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Iconografia

Se da un lato il personaggio evolve, dall’altro la sua iconografia resta invariata. Evinciamo questo stando non tanto alle descrizioni di Carroll che quasi dà per scontato che Alice la si conosca bene, quanto piuttosto per le illustrazioni originali del Tanniel che in questa edizione Bur Deluxe sono riportate e che aiutano il lettore ad immergersi e figurarsi personaggi e situazioni che Alice incontra.

Se altrove l’occasione per esplorare l’inesplorato era stata la tana del Bianconiglio, qui il pretesto è lo specchio. Di nuovo, un elemento non casuale inserito quasi a volerci invitare a riflettere su chi siamo davvero. Su come ci vediamo e sul fatto che immergerci in maniera profonda in qualcosa, anche dentro noi stessi, può essere un’esperienza totalmente inaspettata.

E certo rischiamo anche di trovare un mondo al contrario, ma almeno possiamo poi avere il premio finale di regine, del gioco che è la nostra vita.

(…) le braccia avvinte amorosamente (…)

Puoi guardarti davanti, ed entrambi i lati, se vuoi ma in giro non puoi di certo… Se non hai degli occhi nella nuca.

Il simbolo della corona

La corona è per antonomasia riconoscimento di potere e autorevolezza. L’atto di Alice di prendere la corona e poggiarsela sul capo da sola, è assolutamente significativo. Immaginando l’intera partita come se fosse la vita più o meno assurda che ciascuno di noi vive, possiamo immaginare che (effettivamente) Alice non ha bisogno di nessun altro a parte se stessa per essere incoronata regina della sua vita. 

Ha avuto la forza, il coraggio e la perseveranza di andare avanti nonostante tutto? Allora merita l’ambita onorificenza finale!

Forse Lewis Carroll in Attraverso lo specchio ci insegna che la sfida è proprio questa: immergersi nel mondo al rovescio e uscirne dritte e fiere come solo una regina può essere.

Ricordati che sei!

Le cose non cadono mai verso l’alto.

Personaggi

Alice
I fiori parlanti
Insetti fantastici
La regina bianca
La regina rossa
Il re
Il Cappellaio matto
Humpty Dumpty
Tweedledum e Tweedledee
Il leone e l’unicorno
Il Cavaliere bianco
La Pecora
– La vespa con la parrucca –

Sinossi

Satira della società, rivolta contro la ragione, specchio dell’infanzia che giudica il mondo degli adulti, saga dell’inconscio, storia di un incubo e bibbia dell’assurdo. Con i suoi personaggi indimenticabili e le situazioni paradossali l’incantato viaggio di Alice a soggiogato decine di generazioni esercitando un fascino misterioso e pure semplicissimo. In questa edizione speciale che unisce Alice nel paese delle meraviglie e attraverso lo specchio, la raffinata traduzione di Masolino D’amico si sposa all’arguzia del brillante matematico statunitense Martin Gardner, che con le sue celebri glosse ha svelato come nessun altro i giochi di parole e la fitta trama di non sense e indovinelli matematici intessuti nel reverendo Carol nei suoi due capolavori. Accompagnano il testo le illustrazioni di John Tenniel, celebre incisore di epoca vittoriana che con la precisione del suo tratto la pungente ironia delle sue intuizioni diede per la prima volta forma grafica all’universo di Alice e alle sue meraviglie.

Capitoli

  1. La casa dello Specchio
  2. Il giardino dei fiori parlanti
  3. Insetti allo Specchio
  4. Tweedledum e Tweedledee
  5. Lana e acqua
  6. Humpty Dumpty
  7. Il leone l’unicorno
  8. É una mia invenzione
  9. Alice regina
  10. Sgrulloni
  11. Risveglio
  12. Chi l’ha sognato?
  13. (La vespa con parrucca)

Info bibliografiche


Titolo originale: Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (inglese)

Titolo: Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò

Autore: Lews Carroll

Prima edizione: 27 dicembre 1871

Prima edizione italiana: 1913

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Feltrinelli, Rizzoli

Collana: Bur Deluxe

Genere: Grandi classici, racconto, ragazzi, grandi classici

Numero di pagine: 365

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Come si leggono le mille e una notte? Al telefono

Le mille e una notte è uno di quei testi che si sogna di leggere da sempre, perché la loro fama li precede promettendo al futuro lettore, di vivere avventure e visitare luoghi che neanche nei suoi sogni più fervidi, ha mai sperato di raggiungere.

E così si rimane nel sogno, anche dopo la lettura di questi racconti: ci sentiamo come avvolti da un velo di magia perché ciascuno dei racconti ne è intriso e ci mostra che forse, in un tempo che è così lontano in una terra che è così distante dalla nostra cultura, magari qualcosa di molto simile è davvero potuto accadere.


Dopo anni in cui ho sempre avuto la curiosità di leggere questa raccolta di novelle popolari, finalmente ho letto Le mille e una notte! Complice la bellissima edizione Deluxe della Bur, che tra le meravigliose illustrazioni e la “trama” della carta, contribuisce a rendere questa lettura, decisamente un’esperienza.

Secondo la tradizione, Le mille e una notte altro non è che la raccolta di tutti quei racconti che la principessa  Shahrazād, figlia maggiore di un gran visir, racconta al suo novello sposo, per avere salva la vita, essendo egli un uxoricida. Questi infatti per vendicarsi del tradimento ai suoi danni della prima moglie, aveva evidentemente preso l’abitudine di uccidere la propria moglie già dopo una sola notte di nozze, ma l’astuzia è donna e Shahrazād con l’aiuto della sorella hanno effettivamente dimostrato la veridicità di questa affermazione.

Se qualche cruccio viene ad amareggiarti,

ragazzo, vattene altrove,

e lascia pure che la casa pianga

al ricordo dei costruttori.

Il luogo della terra natale,

troverai sempre un’altra terra,

mentre la vita, se la perdi,

non potrà mai essere rimpiazzata.

I viaggi di Sinbad

Ed è sempre secondo la leggenda che la novella sposa ottiene salva la vita, narrando al proprio sposo un racconto nuovo ogni sera, rimandando il finale all’indomani in modo da rimanere in vita per un altro giorno ancora, finché il marito si innamorerà di lei e la manterrà in vita, dopo aver ascoltato ben mille-e-una storie.

La romanticheria in un certo senso ci sta!

Nella realtà, seppur numerosi, i racconti presenti in Le mille e una notte non sono milleuno, come si è erroneamente tradotto originariamente dall’arabo, e come il più dei lettori ritengono, quando si approcciano la prima volta a questo libro.

In arabo il numero 1001 indica non il numero di per se ma il concetto di innumerevoli, come a dire “troppe per essere contate, eppure finite”.

Sono stato scottato una volta, e credete pure che starò

bene in guardia per non cadere nella rete una seconda volta.

Il dormiente che non dorme

Nel corso dei secoli sono state raccolte in diversi volumi, in diverse edizioni e molti sono stati gli illustratori; nella mia edizione Deluxe della Bur ad esempio, è presente la seguente selezione di racconti, con le illustrazioni di Edmund Dulac, noto illustratore dal tratto floreale quanto più che preraffaellita:

I viaggi di Sinbad

Le avventure di Aladino

Il pescatore e il jinn

Il facchino e le dame

Il dormiente che non dorme

In questa edizione mancano ad esempio i racconti di Alì Babà e Shahrazād, che si andranno a leggere evidentemente altrove, si spera in una edizione all’altezza di questa.

Ad ogni modo ho scelto di leggere questi cinque racconti proprio come vuole la tradizione: leggendoli ad alta voce e alla sera (quasi sempre 😉 ), così che nella quiete delle ore serali ci si è potuti immergere in ciascuno dei luoghi, e camminare in ogni terra lontana di cui si legge in quel momento tra quelle righe, mentre il dito scorre sulla carta che ha una texture decisamente all’altezza della situazione.

Pensate che era bastata una notte, una misera notte,

per mettere insieme tutto quel tesoro!

Le avventure di Aladino

C’è da dire però, che la tipologia di narrazione non consente al lettore di immedesimarsi in prima persona, probabilmente anche per l’assoluta irrealtà di talune scene e avventure!

Ciò nonostante il lettore riesce a figurarsi perfettamente le ambientazioni, gli oggetti, i personaggi e persino i suoni tanto è vivida la narrazione. In tal senso l’uso che si fa dell’ipotiposi, è da intendersi non tanto una “scelta” letteraria, quanto piuttosto una necessità narrativa, poiché sempre va ricordato che Le mille e una notte sono figlie di una trasmissione orale, per altro non esattamente databile, ma comunque riconducibile al X secolo. E solo più tardi, nel XII-XIII secolo si hanno le prime stesure (tutte per altro differenti tra di loro), fino ad arrivare nel 1400 alla stesura definitiva che è quella che oggi possiamo leggere.

Insomma non è il Pañcatantra indiano, ma ha comunque attraversato un bel po’ di secoli per arrivare fino a noi, e di questo direi che possiamo solo che essere riconoscenti al lavoro di tutti i vari traduttori e trascrittori che si sono adoperati in tal senso.

La tua immagine abita tra il mio occhio

e la mia palpebra chiusa. Il tuo ricordo

s’insinua in ogni battito

del mio cuore.

Il pescatore e il jinn

Più in generale ne Le mille e una notte, troviamo impiegate delle tecniche che dal punto di vista letterario risultano innovative, poiché figlie della tradizione orale, a cui i diversi narratori fanno ricorso. Il fine è quello di incrementare la drammaticità delle storie e saturare emotivamente il lettore/ascoltatore, che nel rendersi conto dell’assurda fantasticheria di cui viene messo a parte, è comunque incapace di smettere di leggere/ascoltare.

Io credo che l’approccio migliore con cui si può scegliere di esplorare Le mille e una notte, è quello di non ricercare affinità con quanto le varie trasposizione cinematografiche per adulti e bambini hanno cristallizzato nella nostra mente.

Si rende infatti necessario un approccio ex novo, perché solo in questo modo si può effettivamente cogliere tutto il gusto dell’onirico che la magia e le creature fantastiche come i  jinn e spiriti, per altro di derivazione persiana, ci ispirano.

Ospite, questa è la casa della gioia:

le sue pareti portano a colui che qui risiede

calma e serenità, e qui egli oblia

tutti gli affanni, alla porta li lascia.

IL facchino e le dame

E quando dico esplorare, mi riferisco proprio a quella sensazione che accompagna il viaggiatore curioso, perché oltre ad avere una genesi multipla dal punto di vista evolutivo, ne Le mille e una notte, tale molteplicità ha una trasposizione anche dal punto di vista ambientale poiché ci muoviamo tra la Persia, l’Egitto, paesi arabo-musulmani come la città di Baghdad o il porto di Basra e persino la Cina e ovviamente l’India.

Ecco quindi che ci troviamo immersi in luoghi che soddisfano il nostro gusto dell’esotico e del viaggio, il tutto comodamente adagiati sul nostro divano bevendo dell’ottimo the, ovviamente indiano, prendendoci il giusto tempo per riflettere sulla morale che accompagna ogni racconto, e se Shahrazād con il suo narrare è riuscita a far riflettere il suo sposo, re persiano Shahriyār, puoi essere cert* che qualche riflessione germoglierà anche nella tua di mente, che se poi ti ricordi gli insegnamenti delle lezioni di italiano a scuola, i compiti dei racconti orali erano due: intrattenere e insegnare e direi che nel caso di Le mille e una notte, abbiamo entrambi gli obiettivi soddisfatti.


Titolo originale: Les mille et une nuits

Autore: –

Prima pubblicazione: 900-1400

Prima pubblicazione in Italia: –

La mia edizione: Prima edizione classici Bur Deluxe Marzo 2016

Editore italiano: Il libro è un “self publishing

Collana: –

Genere: Fantastico, Novella, Poema indiano

Numero di pagine: 510

Preceduto da: –

Seguito da