Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Libro su Frida Kahlo

POESIA

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita con I Fiori del male di Charles Baudelaire

Testo manifesto del maledettismo ne I fiori del male Charles Baudelaire esprime tutta l’angoscia e il tormento verso la sua vita di poeta. Come l’Albatros infatti egli visse al di sopra degli altri uomini sperimentando angoscia e struggimento. E fu proprio questo malessere che lo rese disposto a sperimentare tutte le bassezze dell’essere umano nobilitandole, poiché a tratti riuscirono ad alleviare la sua sofferenza, per poi sprofondare in un grado di struggimento ancora più profondo. Eppure tutto questo è un inno alla vita, nella maniera più pura che esista.

11 AGOSTO 2023 – PALLANZA (VERBANIA – LAGO MAGGIORE)

POESIA

I fiori del male di Charles Baudelaire. Ecco la mia recensione

 

Ho legato I fiori del male di Charles Baudelaire (insieme a Poesie d’amore di Antonia Pozzi) ad un anniversario per me molto importante. Acquistato nella meravigliosa Libreria Spalavera a Pallanza in Verbania, mi è saltato subito all’occhio mentre il mio sguardo scorreva minuziosamente tra gli scaffali. Erano almeno un paio d’anni che cercavo un’edizione che mi piacesse, ora ce l’ho! E penso sia una delle cose più belle trovare un libro che si vuole leggere da tanto tempo e avere la possibilità di iniziare a leggerlo in riva al Lago Maggiore in un caldo – ma non troppo – venerdì d’Agosto (venerdì, 11 Agosto 2023). Questo è quello che mi è successo con I fiori del male di Charles Baudelaire.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Significato del titolo I fiori del male

Il titolo è stato suggerito a Charles Baudelaire dall’amico Hippolyte Babou nel 1854, ossia tre anni prima della prima pubblicazione avvenuta il 25 Giugno 1857.

Il titolo venne accolto come esemplificativo dalla critica poiché esprime sia la personalità del poeta, che ovviamente la natura dell’opera stessa.

Ma perché proprio “i fiori”? Che significato ha il titolo I fiori del male?

In natura i fiori svolgono un’importante ruolo nel ciclo riproduttivo perché contengono gli organi riproduttivi.

La scelta di questo titolo ci fornisce scelta nella maniera più poetica possibile quella che è una chiara definizione sia dell’origine del male, ma anche di che cosa si intende per male stesso.

Di cosa parla “I fiori del male”?

I fiori del male di Charles Baudelaire parla dell’angoscia di vivere, insita nel poeta che appunto diventa maledetto.

I temi trattati “cupi, scabrosi e tal volta immorali” sono l’occasione perfetta per esprimere il totale disagio che Baudelaire nutre nei confronti della vita.

Eppure la vita che ha dovuto vivere non è stata rifiutata dal poeta, nonostante l’abbia maledetta con tutte le parole di cui era capace.

Quante poesie ci sono ne I fiori del male di Charles Baudelaire

Nella mia edizione Ceschina del 1958 ce ne sono 157, suddivise in sette sezioni. Nella prima edizione del 1857 invece erano 100 liriche suddivise in 6 sezioni:

  • Spleen et ideal (88 poesie)
  • Tableaux parisiens (18 poesie)
  • Le vin (5 poesie)
  • Les fleurs du mal (12 poesie)
  • Révolte (3 poesie)
  • La Mort (6 poesie)
  • (Poemi aggiunti invece è la settima sezione inserita con la seconda edizione. 25 poesie).

Leggere i titoli di queste sette sezioni sotto forma di elenco, esplica perfettamente come l’autore:

  • dapprima vive in bilico tra sofferenza biliare e vita ideale che potrebbe essere,
  • per poi iniziare a celebrare la sua Parigi,
  • arrivando chiaramente al primo veleno a cui tutti noi accediamo: il vino.
  • Ecco allora che arriva al cuore malato definendo effettivamente i fiori del male,
  • qualcosa che porta ad una rivoluzione interna inarrestabile.
  • che porta al desiderio di morte come ultima possibilità di cambiamento.
  • Davvero un viaggio attraverso i bassifondi dell’esistenza, nel tentativo inappagato di viverla appieno; come quando ci si affeziona più alla donna che vende il suo corpo che non a quello stesso corpo.

Charles Baudelaire è il “Poeta maledetto” per antonomasia

L’espressione poeta maledetto (in francese poète maudit) indica un poeta (e per estensione un artista), il cui talento e sensibilità fuori dall’ordinario gli rendono difficile, se non impossibile, l’integrazione con il resto della società.

In quest’ultima l’artista maledetto non si identifica poiché la sua vita e quella del contesto in cui vive, tipicamente borghese, avanzano su scale valoriali di diversa natura. Questo, ed il caso di Charles Baudelaire ne è “manifesto”, porta l’artista a palesare il suo rifiuto per la società conducendo uno stile di vita intenzionalmente “provocatorio, pericoloso, asociale e autodistruttivo”.

Il consumo di alcol e droghe diventano parte della quotidianità del poeta maledetto, che sceglie di mescolarsi con classi sociali che “la società” prescrive rimangano distanti. Invece egli vi si mescola approfonditamente e sfida la società borghese, facendo leggere loro testi che celebrano proprio i bassifondi a loro così distanti (?).

Ma non si limita a questo! La scrittura non viene indorata in alcun modo, viene anzi resa difficile. Seppur con uno stile freddo, asciutto e privo di artifici letterari che servirebbero più a facilitare la lettura al pubblico borghese che non ad esprimere il malessere profondo, egli racconta in maniera viscerale la sua scelta di vivere drasticamente e quotidianamente al limite.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

I fiori del male di Charles Baudelaire è difficile! Ecco perché

Il poeta maledetto scrive perché soffre e soffre mentre scrive.

É lecito che questo aspetto patetico trovi sfogo completo almeno in ciò che al poeta appartiene completamente e che vive dei suoi valori: la sua poesia e l’atto della scrittura di per sé.

Scegliendo di leggere I fiori del male di Charles Baudelaire devi accettare di immergerti in acque scure e melmose, che ti lasciano addosso qualcosa di intenso che ha il ruolo – sociale?  di scuotere la tua anima e di farti desiderare di vivere a tua volta oltre i limiti che hai finora conosciuto.

Te l’ho già detto nel paragrafo precedente:  I fiori del male di Charles Baudelaire ha uno stile linguistico di difficile lettura.

Non è scorrevole. Non è immediato. Le parole non sempre evocano immagini nitide, ma anzi sono spesso offuscate come se anche noi come lettori, fossimo sotto l’effetto di qualche sostanza e avessimo fatto la scelta di annebbiarci i sensi.

Ma è voluto, è intenzionale e soprattutto è efficace perché inequivocabile.

A chi piace I fiori del male di Charles Baudelaire

Nella prefazione di Fernando Palazzi presente nella mia edizione si legge:

Perché ogni avvertito lettore (i lettori di Baudelaire sono per definizione tutti intelligenti, scaltri e di ottimo gusto).

Io credo che Baudelaire piaccia a coloro che si sentono in qualche modo imbrigliati. A colore che non cercano risposte nel mondo esterno, ma che invece cercano suggestioni così estreme, da far scattare nella mente quel trigger che nella placida quiete borghese e abitudinaria non si riesce (ed empiricamente) non si può trovare.

Charles Baudelaire piace a chi sente di doversi muovere all’estremo della vita, perché solo stando sul bordo puoi scegliere in maniera consapevole. É quell’istante di equilibrio precario, che ti saprà dare paradossalmente la lucidità di scegliere scientemente (e definitivamente) da che lato vivere la tua vita.

Ed è un concetto che va molto oltre rispetto alla semplicistica dualità di bene e male.

Viaggio “nobile” nell’inferno della vita

Quando leggi per la prima volta I fiori del male di Charles Baudelaire onestamente non sai bene cosa aspettarti, almeno io non sapevo cosa aspettarmi. Eppure alla fine avrai le risposte che stavi cercando, come le ho avute io.

Mi viene in mente il proverbio “A mali estremi, estremi rimedi” perché il maledettismo esprime proprio questo: il provare dolore estremo e cercare ossessivamente nei luoghi e nelle realtà più estreme, un tonico (o veleno che sia!) per alleviare la nostra pena radicata nelle viscere.

Spleen

Il male di vivere aggroviglia le viscere.

L’alcool e uno stile di vita sregolato le distrugge.

Spleen in inglese significa milza e con tale significato letterario devi leggere questo termine, che dà il nome alla seconda sezione della raccolta I fiori del male. 

Qui Charles Baudelaire ci spinge all’estremo obbligandoci a “guardare” delle viscere in putrefazione arrivando perfino a farci “sentire” l’odore della cancrena che ci disgusta.

Una carogna immonda sopra un letto di ciottoli, qual femmina lasciva, le gambe all’aria, i velenosi umori si disfaceva ed ammorbanti odori il ventre gonfio non curante apriva.

Una carogna XXX

Sì, ci disgusta. Come disgustato è il poeta che si sente maledettamente consapevole di essere più di quello che lo circonda. Di essere in qualche modo nel contesto sbagliato e con la compagnia peggiore possibile, indipendentemente dalla classe sociale.

Albatro

Ecco che allora il poeta maledetto diventa un albatro dalle enormi ali bianche, che gli permettono di volare alto così alto da dimenticarsi quasi che esiste una terra, un luogo, a cui fare ritorno.

Mi vengono in mente le immagini dei voli – pindarici – de Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach. Anche lui soffriva nel non essere accettato, semplicemente perché volava più in alto…così come soffre il poeta che in quanto uomo non è fatto per volare e quindi vivere da solo.

Siamo animali? Si

Sappiamo essere brutali, disgustosi e provare piacere nell’insozzarci? Assolutamente si.

Ma siamo uomini e non siamo fatti per volare costantemente da soli.

Già il volare in alto è meraviglioso, quando voli alto non esiste più nemmeno il problema di scegliere, perché semplicemente sei e divieni al contempo. Ma poi tocchi terra, sei costretto fisiologicamente a farlo, e le ali ti si appiccicano perché è come se l’aria “terreste” non fosse fatta per te. Ecco allora che senti dolore e vuoi solo anestetizzarti.

Al signore delle nubi, della procella amante, e che all’arciere irride, è simile il poeta; deriso sulla terra, di camminar gli vieta il peso delle immense sue ali di gigante.

L’albatro II

Perché i fiori sono importanti

La genialità rivoluzionaria de I fiori del male di Charles Baudelaire vive nell’aver scelto qualcosa di effimero ed esteticamente bello nell’accezione più borghese del termine, come appunto è il fiore e l’averlo palesato al mondo nella sua reale natura malevola.

Il fiore, allora diviene simbolo della borghesia che come detto all’inizio, in quanto espressione della realtà sociale contemporanea (parliamo di metà ‘800, ma il concetto ci è affine anche ai giorni nostri), è l’origine del male che si vive.

Morale de I fiori del male

La morale, anche se probabilmente è un termine inadatto per questa raccolta, sta nella volontà incrollabile di trovare luoghi, esperienze, sostanze che ci facciano stare autenticamente bene.

Possiamo non avere fiducia nel fatto che la realtà in cui siamo immersi sia per noi benefica, eppure sempre cerchiamo e percorriamo strade che possano alleviare la nostra pena. Qualunque strada, qualunque cosa, purché funzioni.

Certo nell’ultima sezione (ultima della stesura originaria) troviamo poesie dedicate alla morte come liberazione ultima delle nostre pene; eppure viene messa per ultima. 

Persino la carnalità immorale e mercenaria che sin dalla prima sezione ci viene proposta, seppur con il freddo distacco di chi non crede nell’amore romantico (per dirla alla Ritsos), ha un suo rilievo. Unisce due corpi maltrattati dalla società che insieme, seppur nel breve spazio di un amplesso retribuito, non solo trovano sollievo ma guadagnano una scia di vita alla quale uno dei due si attacca avidamente.

Il mio pensiero è che quando si spende così tanta cura nel parlare di quanto di peggiore si è vissuto o si è disposti a vivere, è perché in realtà dentro si ha una spinta vitale così grande da voler avere la libertà di viverla appagandosi pienamente di essa.

Un inno alla voglia di vivere e di scegliere secondo il proprio sentire la vita che ogni giorno si vive. Ecco cos’è per me I fiori del male di Charles Baudelaire.

Info bibliografiche

Titolo originale: Les fleurs du mal (francese) 

Titolo: I fiori del male

Autore: Charles Baudelaire

Prima edizione: 25 giugno 1857 (1300 copie)

Prima edizione italiana: 1893

La mia edizione: 2 Gennaio 1958

Editore italiano: Ceschina

Collana: –

Genere: Poesia

Numero di pagine: 311

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E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

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RACCONTOFANTASTICORAGAZZI

E chi le conosceva le Fiabe del monte di Portofino?

Le fiabe del Monte di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti, sono quel tipo di racconti che, sia a leggerli da adulti che da bambini, ti fanno desiderare che la storia che stai leggendo non sia soltanto una favola, un racconto della buona notte! Leggendoli ti ritrovi a sperare sinceramente che abbiano un fondo di verità. E una parte di te lo crede davvero.

Da leggersi tutto d’un fiato, magari mentre ci si gode un tramonto con un buon calice di vino e si sorride con estrema leggerezza, mentre lo sguardo si perde a guardare l’orizzonte, magari trovandosi proprio a Portofino o a Camogli come è successo a me.

2 LUGLIO 2023 – TORINO

RACCONTOFANTASTICORAGAZZI

Le fiabe del monte di Portofino di Annamaria “Lilla” Mariotti. Ecco la mia recensione.

 

Ho acquistato Le fiabe del monte di Portofino di Annamaria Lilla Mariotti in una piccola libreria sulla sulla promenade di Camogli in Liguria. Era un mercoledì, il 15 Giugno del 2022 e avevo 32 anni.

Cercavo il solito souvenir letterario, in quel giorno per me veramente molto importante, quando venni attirata dai banchetti sui toni dell’azzurro che erano stati messi fuori dalla libreria. Attirò il mio sguardo il piccolo libro Isolario italiano di Fabio fiore di cui mi piaceva molto la forma, che scoprì poi in mentre lo leggevo, evocare proprio quello che era un diario di viaggio diario di bordo. 

Le fiabe del monte di Portofino a Camogli

Quella era l’unica copia, allora entro per curiosare, finché non trovo anche quest’altro libro che da innamorata dello storytelling quale sono, e quindi anche (perché no?!) di favole e racconti popolari, non ho potuto far altro che portarli via con me entrambi. A onor del vero entrambi mi furono regalati, proprio per arricchire di galanteria quel pomeriggio ligure, in bilico tra l’improvvisazione e un copione già scritto, che sta prestava a trasferirsi in Toscana.

Le storie che ci vengono proposte da Lilla sono sette e in assoluto le mie preferite sono Il gigante addormentato e Lo scialle magico. Questa raccolta di favole per bambini (?) è davvero molto breve soltanto 77 pagine, disegni compresi, il che fa pensare proprio alla alla fugacità del viaggio e al poco tempo che a volte si dedica alla lettura quando si è lontani da casa proprio perché si è presi dalle tanti stimoli che si incontrano.

Come è nato il monte di Portofino?

In Le fiabe del monte di Portofino la fantasia vola così alta, che ci viene quasi da pensare che esista davvero un fondo di verità in questi racconti e che non siano soltanto favole da leggere ai bambini, prima di andare a letto o mentre si raggiunge l’albergo Italia che è narrato nella prima favola (esiste davvero?).

Persino la storia della nascita di Portofino, che altri non è se non il gigante addormentato con la testa verso il mare le gambe verso la collina e la vicina Camogli, che altro non è se non il villaggio dei pescatori che lo stesso gigante buono salvò durante una tempesta, ci sembra assolutamente (assurdamente) plausibile.

Il solo pensare che sia possibile, seppur unicamente nei nostri sogni da bambini, che il monte di Portofino sia in realtà un gigante buono addormentato, ci fa sorridere ed emozionare e certamente è una storia che si racconterà! Ancora di più, è una storia alla quale si volgerà il pensiero ogni volta che si avrai il piacere di godersi un tramonto in riva al mare, magari proprio dal monte di Portofino o dalla vicina Camogli come è capitato a me.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Favole per bambini. Quale versione preferisci?

Ma ecco che tutto cambia nella terza favola, dove la Annamaria Lilla Mariotti ci racconta invece che il monte di Portofino in realtà era un vulcano. Sì, proprio quando ci siamo affezionati all’idea che il monte di Portofino sia in realtà la mole della di un gigante buono addormentato, ecco che nella terza favola quella de Il pescatore la sirena ci viene rivelato che in realtà il monte di Portofino era un vulcano.

I libri anche i più semplici insegnano. Qui, impariamo che la prima domenica di agosto per omaggiare la stella Maris, il cui altare venne dedicato sul punto più alto del monte di Portofino, chi è di Camogli si reca a rendervi omaggio con una processione via mare.

Non viene anche a te voglia di trascorrere la prossima prima domenica di Agosto (che da oggi che sto scrivendo dista soltanto due settimane) andando a Camogli, e omaggiare anche tu la protettrice di chi si trova in mare in pericolo?!

Favole sul mare…che si assomigliano

L’uomo e il mare sin dall’antica Grecia hanno sempre avuto un legame particolare, e sempre il mare ha attratto a sè l’uomo; basti pensare all’Iliade di Omero noh?! Uomo di terra e donna di mare, la sirena, sempre si sono cercati e a volte persino trovati.

Facendo un salto in tempi decisamente più recenti mi viene in mente Acquaman della Marvel dove, per una volta, è la sirena a diventare “terrestre”. Nella fiaba Il pescatore e la sirena invece la Mariotti ci racconta che esistette una bionda sirena che trasformò un giovane Giorgio in Tritone donandogli la vita più bella che potessi mai immaginare, quasi a volerci insegnare che a volte ci troviamo semplicemente nel luogo sbagliato e stiamo vestendo abiti che non ci appartengono poi così tanto.

E cosa ci si può aspettare da una libro che parla di fiabe se non tante morali tra cui la più bella e forse quella più utile è quella della favola Il segreto delle tre esse che sono appunto sapone, sole e sale!

Come nasce l’arcobaleno? La vera storia (o favola)

Si sa che chi vive in luoghi di mare vive bene e in salute; un segreto ci sarà. Ebbene è proprio così! Stando a una delle Favole del monte di Portofino un un pescatore rivela il suo segreto al suo re dopo essere stato imprigionato, e con la sua rivelazione a conti fatti libera tutti noi dalla prigionia di una vita alienante lontana dal sole, dall’amore per se stessi e dall’apprezzare il vero sapore della vita.

Ma come tutte le favole dal sapore antico, Le fiabe del monte di Portofino non potevano che concludersi con una storia d’amore dove una principessa divenuta regina riceve in dono da suo padre un bellissimo e magico scialle. Meraviglioso a vedersi, venne tessuto

con la trasparenza delle ali delle farfalle, con l’iridescenza delle squame dei pesci più variegati, con la lucentezza della rugiada all’alba e con la leggerezza della schiuma del mare e con i mille colori di un prato in primavera

Ma tutta la sua meraviglia venne mostrata durante una spaventosa tempesta.

Iride così si chiamava la Regina, affidò il suo mantello al vento della tempesta fino a che questo in tutta la bellezza di tutti i suoi colori non si allungò a formare un arco colorato grazie al quale l’imbarcazione dell’amato sposo riuscì a fare ritorno sana e salva a casa.

Ed ecco così sappiamo anche che ogni volta che vediamo un arcobaleno qualcuno è innamorato.

Sinossi

Il monte di Portofino si erge dal blu del mare con i suoi seicento metri d’altezza coperti di verde. Il poeta inglese George Byron, che lo vide nel corso di un viaggio a Camogli, lo definì “il gigante addormentato”, con la testa rivolta verso il mare e le gambe protese verso la Ruta. Quello stesso monte si trasforma in queste pagine in un regno incantato, dove vivono principi e principesse, pescatori e sirene, pirati e cacciatori di tesori nascosti. Figure misteriose, ciascuna con la sua storia, che qui intrecciano il proprio favoloso destino. 

Info bibliografiche

Titolo originale: Le fiabe del monte di Portofino (italiano)

Titolo: Le fiabe del monte di Portofino

Autore: Annamaria “Lilla” Mariotti

Prima edizione: Maggio 2022

Prima edizione italiana: Maggio 2022

La mia edizione: I edizione – Maggio 2022

Editore italiano: Ultima spiaggia

Collana: –

Genere: raccontofantasticoragazzi

Numero di pagine: 77

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Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Libro su Frida Kahlo

ARTEBIOGRAFICO

Frida Kahlo: tutte le “donne” dietro l’icona

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy è una libro in cui ciascuna donna, trova l’autentica possibilità non solo di guardarsi dentro e riflettere, ma soprattutto di tirare fuori quella grinta che solo un personaggio come Frida Kahlo, che trae la sua iconicità dalla sua immensa forza come donna, può ispirare.

È questa una raccolta di citazioni che mostrano in parallelo la fragilità di questa donna eccezionale, e la sua voglia di trarre forza proprio dalle sue innumerevoli debolezze. Prima fra tutte? La sua ferrea volontà di donarsi e donare il proprio amore, perché quando si sente e si ama così tanto non si può fare altro che, donarlo! Un alert per i giorni nostri?! Attenzione a scegliere con più cura il/la destinatari* delle nostre fragilità ed emozioni più pure. Ti ricorda qualcosa?

24 GIUGNO 2023 – TORINO

ARTEBIOGRAFICO

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy. Ecco la mia recensione.

 

Sono molto felice di leggere Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy a distanza ravvicinata da una mostra che ho visto a Torino. La parte più bella è stata la possibilità di scoprire la Frida Kahlo più donna che non artista, più umana e meno icona. E credo proprio che tolta la sovrastruttura (che è un pretesto) di scrivere un libro che sia una raccolta di citazioni famose di Frida Kahlo, conferire estrema umanità a questa icona pop, sia stato l’obiettivo di Allan Percy fin dal principio.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Frida siamo tutte noi tutte noi donne che abbiamo paura di non farcela, di non ricevere amore, di non avere successo, di essere tradite, abbandonate, usate; ma anche tutte noi donne forti e determinate che abbiamo degli obiettivi da raggiungere e tutto ciò che ci serve per farlo. Ecco Frida Kahlo è tutte le donne che ciascuno di noi può essere ed incarna tutte le “1000 me” che abbiamo dentro!

Scrivo questa recensione piuttosto distante da quando ho letto il libro, ma tutto il mio tempo l’ho usato per avviare il progetto @nonsonounasommelier in cui mi occupo di Wine Storytelling, dunque sono finita con lo scrivere questa recensione in parallelo con Se non ti vedo non esisti di Levante e ammetto che è stata una combinazione molto autentica nonostante inizialmente nemmeno io avevo colto alcune sfumature.

È lecito inventare verbi?

Voglio dirtene uno: io ti cielo.

Così che le mie ali si dispieghino enormi per amarti senza misura.

Mai in tutta la vita dimenticherò la tua presenza. Mi hai raccolta che ero a pezzi e mi hai reso integra, integra

Se ti comporti come se sapessi cosa stai facendo, puoi fare quello che vuoi

Se mi vuoi nella vita tua vita, sarai tu a farmici entrare. Non devo essere io a battermi per un posto.

Frida Kahlo: aforismi e icona pop

Frida Kahlo per appassionati di Allan Percy è una libro in cui troviamo la possibilità di riflettere, perché ci sono da un lato gli aforismi più significativi di Frida Kahlo e in parallelo troviamo anche una riflessione su ciascuno di essi. L’impaginazione prevede infatti che l’aforisma funga da “titolo” che lascia spazio ad un flusso di riflessioni che non solo lo spiegano, ma lo arricchiscono di riferimenti “altri” che ci spingono tanto ad interrogarci in maniera consapevole, quanto ad esplorare a fondo la donna che c’è dietro l’icona pop.

La selezione di citazioni di Frida Kahlo qui proposta ci spinge alla ricerca dell’autoconsapevolezza e soprattutto ci offre proprio “quella” (ciascun lettore troverà la sua) frase che ci serve da stimolo da sprono.

Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?

Oramai siamo abituati a figurarci Frida come se fosse esclusivamente un personaggio; leggere invece della sua passionalità e del suo linguaggio diretto la riporta ad uno stato più terreno e quindi a noi più prossima. Leggere della sua profonda umanità e ingenuità, ci fa sentire come se non fossimo poi così tanto strane come pensavamo di esse e come forse qualcuno troppo spesso ci ha detto che invece eravamo.

Ultimamente su Instagram mi capita di vedere spesso dei reels con queste donne che diffondono il messaggio: “Non voglio essere bella voglio essere iconica” e Frida Kahlo era ed è certamente una delle figure femminili più iconiche di sempre. La stessa copertina di questo libro la ritrae come un’icona pop.

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Dipingo me stessa perché sono il soggetto che conosco meglio

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

Il caos dentro

Chi è una persona creativa ha anche un animo caotico

Sono parole leggiamo tra le pagine di questo libro, e decisamente ben si prestano a descrivere la personalità fuori dal comune di Frida Kahlo. Lei è stata una donna che ha tanto amato, non solo “gli altri” ma la vita nella sua totalità e complessità; e tutto questo ha evidentemente ispirato la mostra stessa che ho avuto modo di visitare dal titolo eloquente “Il caos dentro“.

Una mostra che focalizzandosi sulla donna rispetto all’artista, proponeva anche molte fotografie in bianco e nero che mostravano la sua bellezza nel senso oggettivo del termine. Un po’ perché era una donna dall’estetica molto particolare, un po’ perché nei sui celebri autoritratti lei stessa ha enfatizzato i suoi “difetti”, ma nella maggior parte dei casi Frida viene definita appunto iconica e certamente non bella. Una percezione questa che lei stessa aveva di sé, ma che non la limitavano nell’incarnare la sua cultura con abiti e gioielli assolutamente identitari. Abiti che non passano inosservati per una donna che aveva una capacità di pensiero che non poteva non essere ascoltata, così noi ancora oggi leggiamo i suoi aforismi, le sue citazioni, ammiriamo le sue opere e ci immergiamo nella sua vita per imparare da questa “mentore” quanto più ci è possibile.

In ogni cosa può esserci bellezza, anche in quelle più orribili

Ciò che non mi uccide mi nutre

A volte devi dimenticare ciò che provi e ricordare ciò che meriti

Sinossi

Tra le personalità più carismatiche e più amate di tutti i tempi come donna, artista e intellettuale, Frida Kahlo ci regala 60 pillole di saggezza ribelle, al di sopra delle convenzioni. Come i quadri, anche gli scritti di Frida trasmettono il suo attaccamento viscerale alla vita, vissuta fino all’ultimo con coraggio. Un manuale di self-help per lettori ispirati che unisce arte, letteratura e psicologia.

Frida Kahlo non ha bisogno di presentazioni: è l’emblema di libertà, creatività e amore incondizionato al suo compagno e alla sua arte, alla vita con tutte le sue contraddizioni. Uno dei suoi ultimi dipinti racchiude la sua essenza. Su una fetta di anguria è incisa con un coltello la frase “Viva la vida”, ripresa dai Coldplay nel loro celebre album, e di recente titolo di un bellissimo docufilm sulla grande artista messicana. Una simile dichiarazione da una persona che ha vissuto dolore, malattia e disabilità, oltre all’incomprensione della sua opera da parte dei contemporanei, ha un valore in più: ci dice che possiamo trascendere le circostanze, creare il nostro mondo.

Info bibliografiche

Titolo originale: Frida para apasionados (spagnolo)

Titolo: Frida Kahlo per appassionati

Autore: Allan Percy

Prima edizione: 2019

Prima edizione italiana: 29 settembre 2021

La mia edizione: I edizione – Settembre 2021

Editore italiano: Giunti

Collana: –

Genere: Biografico

Numero di pagine: 68

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Se non ti vedo non esisti, ma tanto lo so che ci sei lo stesso!

Se non ti vedo non esisti, ma tanto lo so che ci sei lo stesso!

Primo romanzo di Levante

ROMANZOROSA

Se non ti vedo non esisti, ma tanto lo so che ci sei ancora!

Sì è vero che esiste il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” ma è davvero ciò che vogliamo? Renderci cieche, per non vedere ciò che non riusciamo a scardinare, al punto di non vedere più nemmeno noi stesse?!

In questo suo primo romanzo Levante (Claudia Lagona) più che a nascondere la polvere sotto il tappeto, ci invita a tirarla fuori! A ricominciare a vederci perché solo ciò che vediamo esiste davvero, comprese noi stesse!

7 GIUGNO 2023 – TORINO

ROMANZOROSA

Se non ti vedo non esisti di Levante. Ecco la mia recensione

 

Probabilmente questo libro è sull’arte di imparare ad amarsi, sulla capacità di lasciare fuori dalla nostra vita quello che ci fa male e sull’intelligenza di seguire quello che è il nostro istinto e a volte quelli che sono i consigli che ci arrivano dalle persone che ci amano davvero. Accontentarsi di briciole d’amore, indipendentemente da quanto sia gustoso il pane da cui si staccano, non appagherà mai il nostro appetito d’amore e di serenità. In fondo perché accontentarsi e soprattutto perché permettere agli altri di farci sentire in colpa per quando ci sentiamo bene, perché la vita ce la stiamo godendo a pieni sorsi?

Per quale motivo avrei dovuto accontentarmi delle briciole quando avevo fame di vita?

Io di corsa a saltare ostacoli, tentare capriole e lanci nel vuoto senza il minimo terrore di schiantarmi al suolo, che di vita ho solo questa.

Ecco allora che creare dei confini che ci proteggano è nostro compito, avere giorno dopo giorno consapevolezza che l’amore ce lo meritiamo tutto senza compromessi questo significa che meritiamo tanto di riceverlo quanto di darlo, perché solo in questo scambio bilaterale c’è la felicità autentica. 

Cos’è giusto? Quello che ci rende felici è giusto 

Era […] serena, e non aveva paura di amare se stessa senza che qualcuno le raccontasse di quanto valeva, di quanto era bella.

Sono una figa! Scrivo su Rolling Stone…

…ma la mia vita privata va a rotoli! Se fossimo stati ne Il diavolo veste Prada avrei potuto dire: “È così che funziona quando funzioni nel mondo del lavoro!”…ma Se non ti vedo non esisti di Levante è un’altra storia e qui la protagonista si chiama Anita.

Indubbiamente nei disastri d’amore, essere una donna di successo come lo è Anita aiuta non poco, perché quando sei un po’ giù e fai un lavoro figo puoi salire su un aereo e volare fino a New York (anche se per lavoro), oppure prenotare una vacanza in Sardegna (per sfuggire al lavoro) anche se magari sei così sciocca da fartela rovinare da uno dei tuoi sbagli in fatto di uomini!

E magari finisci anche con l’avere una rubrica tutta tua su Rolling Stone (senza s che gli Stones! sono la band mi raccomando ai dettagli) quasi a dare il colpo di grazia, o il sigillo ufficiale, di quelli che sono i tuoi casini amorosi. E di casini ne hai fatti tanti perché dell’amore ti rimane soltanto il colore rosso di una cucina, che sta dentro un appartamento di Milano, che hai affittato per un mese per sfuggire a quella vita che non sai se vuoi, o forse lo sai non vuoi accettare il fatto che quella stessa vita che hai voluto così tanto, adesso è totalmente estranea e non vedi l’ora di liberartene.

Ci provi persino col tradimento ma non è così che si chiude una relazione che è appesa al filo di una ragnatela! Si spezza il filo, si tolgono le ragnatele e si butta il ragno fuori di casa, perché quando una storia è finita, è finita e basta.

 Conoscevo gli abissi mi ero ripromessa di non tornarci, non me lo potevo permettere più

Lui sapeva parlarmi senza fiatare, con un solo sguardo aveva il potere di farmi prendere la decisione giusta

E allora qual è il significato del tradimento perché certo quando si tradisce si tradisce l’altra persona ma, ancora di più noi stessi perché ci declassiamo ad essere “l’altra“, oppure a far diventare “l’altro“ qualcuno che in realtà ci aiuta soltanto ad andare sempre più a fondo.

Fanno tutti i fotografi, ci fosse qualcuno che fa il panettiere! Mi è venuta fame andiamo a pranzo

Insomma perdiamo la capacità per un certo lasso di tempo di proteggerci dal primo tipo interessante (si okay molto interessante) che incontriamo su un aereo, o all’ennesima mostra del nostro artista preferito. Insomma per non liberarci delle situazioni scomode, ci liberiamo della nostra vita smettendo di curarla e proteggerla.

Ho fatto un casino e mi sono rovesciato addosso un progetto di vita che valeva la pena di vivere appieno.

È così, siamo ponti: […] siamo vita perché ci mischiamo ad altre vite

Tradire noi stesse…e poi (per)donarci

finalmente mi prendevo la responsabilità del mio peccato più grande: aver tradito me stessa

E proteggersi significa anche tenere per sé certi segreti, invece di darli in passo affidandoli al primo sconosciuto che ci fa sentire accolte, perché siamo noi che dobbiamo accoglierci non un estraneo, siamo noi che dobbiamo curare le nostre ferite e sputare via il veleno dalla nostra vita succhiandolo via alacremente come si fa con un bacio avido. Questo è il modo per donarci la vita, quella la stessa vita che abbiamo maltrattato e calpestato e con la quale abbiamo fatto casino in tante di quelle maniere che a contarle tutte non ce le ricordiamo neanche.

perché ci stavamo scrivendo come si fa solo sul diario segreto?

Spesso ci troviamo incasinate, ma se torniamo ad essere abbastanza gentili con noi stesse possiamo arrivare perfino a perdonare il tanto male che ci siamo fatte e che abbiamo permesso ad altri di farci.

Portare o riportare la bellezza nella nostra vita, nelle sue tante forme è atto dovuto e tanto tanto bello. Alla bellezza infatti non ci si deve mai abituare, anzi sempre la si deve portare mantenere le nostre vite vite!

Io alla bellezza non ho mai fatto l’abitudine, la pretendo dentro e fuori di me, dentro e fuori dagli altri, come una responsabilità umana dalla quale non ci si può assolutamente sottrarre

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

La bellezza dell’amore puro

Certo che in tutta questa poltiglia che è la nostra vita, anche se indossiamo delle scarpe davvero molto belle, ci camminiamo veramente male! Altro che red carpet e anche al giorno del nostro compleanno corriamo (sempre sui tacchi ovviamente) il rischio di arrivarci nella versione peggiore di noi stesse. Beh ecco io compirò 34 anni il 23 Agosto 2023, ed ho intenzione di arrivarci non così masticata dalla vita come ha fatto Anita, che di amore per sé stessa ne aveva davvero poco.

Anita bella certe cose possono saperle soltanto gli occhi

Non si regalano i diamanti agli sconosciuti, specie se questi ti offrono solo caramelle

Ma per fortuna nonostante in alcuni momenti della nostra vita siamo davvero delle incoscienti, alla fine chi ti ama davvero un Devoto-Oli (il dizionario dei sogni o quasi, che persino io non ho ancora mai avuto!), te lo regala così che tu possa trovare nuove parole che possano descrivere le tue 1000 me le tue 1000 te e tutte quelle che ciascuna di noi ha dentro e che ad un certo punto deve prendersi l’impegno di conoscerle. Sì! conoscerle una per una così che magari la smettono di fare baccano nella tua testa e si accordano sull’importanza di rimanere tutte insieme, unite.

Promemoria per donne forti

Recentemente ho scritto anche la recensione di un libro su Frida Kahlo, quindi ho sorriso quando mi sono ritrovata sotto al naso il suo nome tra le pagine di Se non ti vedo non esisti di Levante, ma se parliamo del connubio donna e forza mi vuoi davvero dire che Frida non è tra quelle che ti vengono in mente?

Frida Kahlo mi aveva raccontato le migliori storie

Ecco appunto che questo libro è un promemoria per donne forti ma che hanno anche le loro fragilità di cui occuparsi; e che ci riescono un po’ grazia loro stesse un po’ grazie gli amici, quelli veri, riescono a davvero a prendersi cura di creature così piccole e delicate, come certe donne (altezze a parte) in alcuni momenti diventano.

E che cosa bellissima è avere qualcuno che, ovunque tu sei è presente, che sa perfettamente come stai anche se non dici nulla perché in quel momento tu non vuoi sapere davvero come stai? E allora che fai? Neghi a te stessa iniziando a raccontare bugie fino a che queste non diventano davvero troppo grandi! E così come un rifiuto ingombrante che lasci fuori dal portone di casa per essere portato via da un estraneo, allo stesso modo speri che arrivi qualcuno a toglierti questo peso dal cuore, perché tu non sai togliertelo da sola.

La solita storia di toccare il fondo e scoprire che c’è sempre un pezzo da scavare e si fece sera e la mia penna era ancora riposo.

In casa dell’uomo che mi aveva scopato la testa? Perché si di questo si trattava: aveva fatto l’amore con il mio cervello

E non è questo il senso di nascondere in cantina qualcosa, pur di non vederlo di non sentirlo perché se non ti vedo non esisti, ma in realtà esiste anche quello che non vediamo! 

Era la storia di sempre quella di creare il caos e rimettere ordine al fine di stare bene

Nessuno spargimento di inchiostro a casa dei miei labirinti emotivi

A E io non ero sicura di voler passare da un legame ad un altro senza mai realizzare il mio desiderio di indipendenza

E ad un certo punto in cantina dove abbiamo nascosto la parte più fragile di noi dobbiamo per forza scenderci e se siamo fortunati qualcuno ci accompagna, in questa virtuale discesa agli inferi, perché poi al posto di quel buio che non è poi così pesto come i lividi che ancora portiamo addosso, si accende la luce.

Che la notte non è nera, la notte è blu.

Perché la verità è che quando l’universo sa cosa vuoi fa di tutto per aiutarti a realizzarlo

Sinossi

Anita, redattrice in una rivista di moda, è quello che tutte sognano di essere: bella, giovane, elegante e colta. Ma anche tremendamente complicata.

«Certe cose possono saperle soltanto gli occhi.»

Sua madre e sua sorella, così concrete, non capiscono da dove arrivi la sua inquietudine, quella voglia di mangiarsi ogni attimo come fosse l’ultimo e di scappare a gambe levate non appena qualcuno minaccia di metterla in gabbia. Anita però lo sa bene: quando si guarda allo specchio, le sue “mille me” – così le chiama lei – riflettono i suoi cambiamenti di umore e la incoraggiano, la contraddicono, la rimproverano quando sbaglia. Perché Anita sbaglia spesso, soprattutto quando si tratta di uomini. I suoi errori più grandi sono tre: Filippo, affascinante e indisponibile, incontrato per caso su un volo per New York; Flavio, un incrocio di sguardi che si è trasformato in passione; e poi Jacopo, il marito che le è sempre stato accanto ma ultimamente sembra non capirla più. Anita crede di amarli tutti, ma forse la verità è che la vita le sta sfuggendo di mano, come la sua immagine riflessa nello specchio. Dovrà scavarsi dentro e fare i conti con un passato ancora dolorosissimo, per imparare a prendersi cura di sé senza smettere di innamorarsi e di sbagliare: solo così potrà ricominciare a vedersi, e a esistere, davvero.

Info bibliografiche

Titolo originale: Se non ti vedo non esisti (italiano)

Titolo: Se non ti vedo non esisti

Autore: Levante

Prima edizione: 2017

Prima edizione italiana: 19 gennaio 2017

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Rizzoli

Collana: –

Genere: Romanzo

Numero di pagine: 262

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I principi del successo sono un gioco da bambini

I principi del successo sono un gioco da bambini

Libro Ray Dalio

GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

I principi del successo sono un gioco da bambini…ma anche di squadra

Hai presente quando senti un adulto dire ad un bambino: “Non ascolta per niente!” ebbene lo sta dicendo a se stess*. Ma allora che fare quando è l’adulto per primo a non voler ascoltare? A non voler capire che ciò che desidera è a portata di mano, se solo si mette in testa qualche nuovo e utile principio? Ray Dalio risponde a queste domande con questa graphic novel, che è la trasposizione del suo best seller I principi del successo. Ciascun adulto ha in sé un bambino e questo manuale in versione illustrata, parla proprio a quella parte di noi! Il vantaggio è che se non capiamo possiamo chiedere al primo bambino che ci capita a tiro di spiegarci quanto davvero sono semplici i principi, che servono per portare la nostra vita da dove siamo a dove vogliamo andare. La pratica certamente è una “cosa” un po’ più articolata, ma questo libro è un bellissimo altro modo per dirci che La felicità in questo mondo esiste!

28 MAGGIO 2023 – TORINO

GROWTH, MIND & BODY, SELF HELP

I principi del successo di Ray Dalio. Ecco la mia recensione

 

La saggezza con I principi del successo in versione illustrata di Ray Dalio, è a portata del bambino che è in noi. L’incipit semplice è: decidere cosa fare e avere il coraggio di farlo!

I principi sono, in sostanza, gli ingredienti chiave del successo

PRIMO PRINCIPIO: Pensate con la vostra testa, mantenendo la massima apertura mentale 

Il tempo è come un fiume che scorre spingendoci sempre avanti e portandoci così ad affrontare nuove realtà e quindi ad allenare la nostra capacità di prendere sempre nuove decisioni. Avere la capacità di “pensare con la propria testa” è imperativo nello sviluppare il proprio decision making! A volte, indipendentemente dal periodo della nostra vita in cui ci troviamo, prenderemo delle scelte buone che ci “premieranno”, mentre altre volte ne prenderemo di cattive che ci causeranno dei danni a cui poi dovremmo porre rimedio. Come ridurre la percentuale di volte in cui prendiamo la scelta sbagliata? Allenando la nostra apertura mentale abituandoci ad ascoltare chi e cosa ci circonda e quando necessario, a mettere in discussione anche le nostre idee a vantaggio di altre che ci si palesano come oggettivamente migliori delle nostre.

SECONDO PRINCIPIO: Per poter prendere delle buone decisioni, è indispensabile conoscere la verità

Esistono delle regole che sfuggono al nostro controllo come ad esempio le leggi naturali. Come dobbiamo rapportarci a questa consapevolezza? Accettandole in quanto tali per usarle a nostro vantaggio così che la loro elaborazione e profonda conoscenza, ci consenta di “farle agire” in armonia con i nostri stessi principi.

In ogni contesto ottenere la consapevolezza più elevata che si possa trovare ci consente di avere contezza del maggior numero possibili di variabili che andranno poi ad influenzare il buon esito (o meno) delle decisioni che abbiamo preso.

Ogni persona di successo a seguito dei principi che gli hanno permesso di diventare tale

III PRINCIPIO: Sogni + realtà + determinazione = una vita di successo

Una formula tanto semplice nella sua definizione, tanto ardua nella sua applicazione.

Tutti abbiamo consapevolezza del significato di ciascuna di queste parole, eppure al venir meno anche di una sola di questi “concetti”, il risultato si annulla poiché esistono esclusivamente in un rapporto di interdipendenza reciproca.

Una delle mie competenze professionali è quella di SEO Specialist, e nella SEO (semplificando) l’ordine delle parole va da quello più importante a quello che è meno significativo. In questa formula troviamo che i sogni vengono messi come primo punto dal quale partire, come prima leva capace di azionare una serie di reazioni a catena, grazie alla determinazione, in modo da portare qui sogni nella nostra realtà tangibile e non più in quella immaginata nella nostra mente. Partire dal sogno dunque? Eppure posso affermare e procedendo nella lettura scoprirai meglio il mio punto di vista in questo, che quando manca la determinazione di fatto ci precludiamo la possibilità di trasformare quelli che sono i nostri sogni in realtà e quindi di avere quella vita di successo che abbiamo immaginato all’inizio del nostro viaggio. Dunque dipende da quanto davvero vogliamo manifestare un determinato sogno, quanto ad esso ci aggrappiamo spogliandolo della sua immaterialità per dargli una sua oggettiva consistenza.

Ma che cosa significa vivere una vita di successo?

IV PRINCIPIO: Sofferenza + riflessione = progresso

Il processo per oggettivare un sogno, per definizione, richiede un suo tempo. E questo è qualcosa che dobbiamo accettare! È naturale che quelle che sono le nostre debolezze fintanto che non impariamo, ci inducono in errore di fronte ai problemi che immancabilmente si frapporranno tra di noi e i nostri obiettivi. Ciò nonostante ostinarsi a pensare che sarebbe grandioso non avere debolezze e fragilità, di fatto ci fa perdere tempo allontanandosi ancora di più da quella che è la realizzazione del nostro successo.

Quando c’è un blocco, un dolore, una resistenza o una fragilità va accolta e ponderata, perché appunto solo riflettendo da più punti di vista (sofferenza + riflessione) saremo in grado di evolvere e quindi avanzare nel nostro percorso che Ray Dalio in I principi del successo sintetizza in un “Processo in 5 passi 

Se applichi i cinque principi di Ray Dalio entri nella spirale del successo 

Tutto molto bello e semplice sembrerebbe, almeno in teoria! Quindi ecco quali sono i cinque principi del successo di Ray Dalio, o meglio i 5 passi che ci portano da sogno a successo!

1. Obiettivi

Priorità, priorità e ancora priorità! Così come nella gestione del tempo stabilire delle dei diversi livelli di urgenza, anche nella pianificazione dei nostri obiettivi è assolutamente imprescindibile stabilire quale sia più importante rispetto ad un altro. Non è funzionale perseguire troppi obiettivi contemporaneamente, soprattutto se non sono collegati tra di loro. Scegli quindi quelli che sono i tuoi obiettivi più importanti in questo momento della tua vita, e tenendoli sempre chiari in mente arricchendoli di dettagli giorno dopo giorno, continua il tuo viaggio per realizzarli.

2. Problemi

Assunta la consapevolezza “gerarchica” di quelli che sono i nostri obiettivi prioritari, sarà importante comprendere che le nostre debolezze insieme ai nostri punti di forza sono ciò che ci caratterizza, e che quindi farà la differenza nel superare l’immancabile problema. Sarà soprattutto grazie all’equilibrio di forza e debolezza che avremo la reale capacità di agire e riflettere su quelli che sono i problemi che si frapporranno inevitabilmente tra noi e i nostri obiettivi. Insomma, stampatelo bene in testa: ci saranno sempre problemi ma uno dei regali più grande che possiamo farci è quello di accoglierli come preziosa occasione di miglioramento (mi sembra una delle frasi tipiche che usavo quando rispondevo alle recensioni di uno dei miei clienti).

3. Diagnosi

Il modo migliore per risolvere i problemi e andare alla loro radice e soprattutto perché spesso in molte delle nostre “cadute” vi è una radice comune. Capire il perché si è verificata (o ri-verificata) una certa situazione ci darà la consapevolezza per trovare una strada alternativa, in modo da spezzare il circolo vizioso o la battuta d’arresto nella quale siamo incappati.

4. Progettazione

Il processo di diagnosi è chiaramente qualcosa che possiamo fare sia da soli che con il supporto di qualcun altro, così come anche la fase di progettazione. Nell’ideale disegno a spirale che Ray Dario ci propone a pagina 51 notiamo come la fase di progettazione è quella più complessa infatti la indica in con una linea tratteggiata di colore rosso proprio perché ci permette di evolvere davvero! Seppur curvo il suo andamento infatti è una linea con un alto coefficiente di pendenza proprio perché il cambiamento è sì difficile, ma anche estremamente rapido. Come superare la difficoltà emotiva di questo momento? Immaginati già sulla cima della “montagna”!

5. Azioni

Agire. Troppo spesso ci si focalizza troppo solo su questo aspetto del raggiungimento dei propri obiettivi e quindi nella concretizzazione della vita di successo che ci si è immaginati. Ma la verità è che se non si è compreso davvero cosa ci limita nella reale concretizzazione di questi obiettivi, rimarremo in una situazione stagnante. Potrebbe essere che abbiamo dei problemi di abitudine, di conoscenze e competenze, di metodo, di organizzazione, di ambiente o magari (molto più frequente) di mindset e quindi abbiamo davvero tutto quello di cui abbiamo bisogno per realizzare i nostri sogni trasformandoli, ma non ne abbiamo davvero consapevolezza e quindi assumiamo un atteggiamento respingente. Azione e switch mentale vanno quindi in parallelo!

Più sali più quando cadi ti fai male

La caduta ci suggerisce Ray Dalio in I principi del successo è qualcosa che dobbiamo aspettarci in maniera ciclica, proprio perché è la nostra grande occasione per crescere! Augurarci di non cadere mai è concettualmente sbagliato: l’approccio corretto è invece quello di pensare qualcosa che suona più o meno così: “mi impegnerò a trarre beneficio da ogni singola caduta!“.

Le prime cadute sono quelle più dolorose soprattutto in quei casi in cui investiamo tutto ciò che abbiamo nel perseguimento di un determinato obiettivo. Rimanere con poco o persino quello che ci sembra nulla, atterrisce come poche altre cose al mondo; eppure non è la cosa più tremenda che potrebbe capitarci. Perché la cosa più annichilente che potrebbe capitarci è perdere la determinazione nel perseguire il nostro successo, anche se in corso d’opera magari ci ritroveremo a dover tracciare una nuova definizione di “vita di successo”. È una challenge continua e costante dove solo i più determinati restano in gara volendo fare un parallelismo con quanto affermato da Tony Robbins in Incrollabile.

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

I problemi sono come indovinelli

La domanda magica che Ray Dalio ci suggerisce è:

“Che cosa dovrei fare la prossima volta,

in una situazione come questa?”

Rimanere focalizzati ed essere determinati nel voler trasformare i propri sogni in realtà non significa avere esattamente chiara la “visione” in tutti i suoi dettagli sin da subito anzi tutt’altro! All’inizio la vision, almeno nella maggior parte dei casi è nebulosa, e l’unica immagine che è chiara è quella finale, mentre le tappe intermedie sono tutte da scoprire. In questo percorso ci sono e ci saranno sempre tante, tantissime buche in cui si rischia di cadere insieme agli ostacoli che dovremo superare per evitare cadute rovinose da cui rialzarsi.

Ma il segreto sta esattamente qui: nello stratificare un’esperienza tale da ridurre le cadute e nell’acquisire la capacità di rialzarsi nonostante l’ennesima caduta perché l’obiettivo non è rimanere lì a terra ma è raggiungere quello che per noi significa successo! A volte rialzarsi è qualcosa che riusciamo a fare da soli a volte invece è qualcosa che che ci serve l’aiuto dell’aiuto di qualcun altro. Ma comunque è uno degli atti che richiedono più coraggio a chiunque voglia rimanere in gara per realizzare la vita che ha sempre desiderato.

Ce lo ricordiamo?

Sofferenza + riflessione = progresso

Rischio e beneficio: Il successo fa per te?

Come dice Veronica Benini successo significa far succedere le cose! Ma non tutte le persone riescono a sopportare il peso della frustrazione iniziale, l’impatto emotivo delle battute d’arresto e dei momenti in cui l’evoluzione e il percorso non è come ci si aspettava che fosse. In effetti anche fare trekking non è cosa per tutti se ci si pensa, soprattutto perché più si sale più l’aria diventa rarefatta.

Anzitutto dobbiamo accettare che rischio e beneficio sono uniti tra di loro e che non si può escludere l’uno per avere solo l’altro. Ciò che dobbiamo cercare però è l’equilibrio andando a bilanciare tanto i rischi quanto i benefici.

Ma quando il rischio supera i benefici è anche il momento in cui ci rendiamo conto se vogliamo davvero quello che avevamo visto come nostra idea di successo e quindi se siamo disposti a rimanere seduti al tavolo da gioco in vista dell’obiettivo finale che comunque resta, oppure se ci rendiamo conto che era soltanto un mito a cui aggrapparsi per distogliere la nostra attenzione da quello che nella nostra vita era il vero (e difficile) focus.

Bene quindi rendersi conto che magari un certo progetto non fa per noi, perché appunto possiamo sempre cambiare strada e dedicarci davvero a quello che ci fa sentire appagati realizzati al punto da trovare davvero il coraggio di affrontare tutto quello che ci capita e, anche se può sembrare una contraddizione, di avere il coraggio di accettare l’aiuto degli altri per superare insieme le difficoltà! Ovviamente ricordiamoci di scegliere bene a chi “affidarsi” soprattutto quando si è fragili.

Point of view / V PRINCIPIO: La barriera dell’ego è la barriera del punto cieco

Uno dei passi più importanti nell’auto-realizzazione è quello di imparare ad accettare punti di vista diversi dal nostro.

Ma qual’è il beneficio nell’accettare un punto di vista diverso dal nostro? In primo luogo una persona diversa da noi andrà ad individurare quelli che sono i punti su cui dobbiamo andare a lavorare: i nostri “punti deboli” perché con più facilità rispetto a noi avrà capacità di individuarli.

Ma sai qual’è l’altro vantaggio del confronto con un’altra “bella testa”? Che saprà portare luce sui nostri punti ciechi! Avere punti ciechi è qualcosa di assolutamente naturale, perché appunto ciascuno di noi ha una serie di punti di vista che si differenziano (per fortuna) da quelli degli altri. Unire queste diverse angolazioni ci consente di avere una visione d’insieme sempre più chiara.

Un ottimo paragone in questo senso è quello della stampa in 3D, dove appunto vengono fatte centinaia e centinaia di foto ad uno stesso oggetto da diverse angolazioni, proprio per coglierne il massimo dei dettagli. Solo allora si potrà procedere con la stampa e quindi con l’azione! Te lo ricordi vero il secondo principio?!

Disaccordo ragionato

Invece di rifuggire dal punto di vista altrui quindi, cerchiamo sempre di metterci in contatto con persone che hanno grande capacità di osservazione e un’intelligenza marcata, in modo tale da avere sempre una maggior consapevolezza possibile di quella che è la giungla in cui ci stiamo muovendo.

Scegliere intenzionalmente di esporsi ad un contraddittorio intelligente è sicuramente il modo migliore che abbiamo per “accendere la luce” e iniziare a vedere una vita “a colori”, così potremmo cogliere tutte le sfumature (tanto al positivo quanto al negativo) dei luoghi in cui ci troveremo a “viaggiare”.

Pensiero indipendente

Spesso quando inizia un nuovo percorso, in particolar modo quando imbocchiamo quella strada che ci condurrà verso il raggiungimento dei nostri obiettivi, ci sentiamo profondamente soli. Ci sentiamo come se la realtà che stiamo vivendo noi, venga vissuta per la prima volta e che in quel momento siamo gli unici a viverla e non c’è assolutamente nessuno su qui fa poter fare affidamento. Abbastanza demotivante in effetti!

La realtà però è che davvero tutte quelle persone di successo che hanno raggiunto e portato nella loro realtà ciò che rispecchiava la loro definizione di successo, sono passati esattamente per questi stessi stati mentali. Una bella compagnia noh?!

E questo succede perché di base essere umano ha paura dell’ignoto; ciò che differenzia le persone di successo da chi sceglie la serenità della certezza di una strada già battuta, è che i primi accolgono questa paura e la affrontano mentre gli altri scelgono strade che sono già state illuminate da altri. A te capire in quale delle due tipologie di persone ti identifichi.

Spoiler: il successo non è raggiungere i propri obiettivi!

Ma come?! Già, è così.

Successo significa creare delle relazioni significative mentre si perseguono insieme gli stessi obiettivi, avanzando tutti insieme e creando dei nuovi obiettivi condivisi, mentre si ci si prende reciprocamente cura l’uno dell’altro. In questo è fondamentale attrarre nella propria vita le persone giuste al momento giusto, in maniera tale che il lavoro che si andrà a fare in maniera sinergica porterà autentico, stabile e duraturo miglioramento nelle vite di tutti. Da notare che duraturo non significa necessariamente eterno, significa però che nel tempo della sua durata questa relazione verrà vissuta al meglio per essere appagante e degna di essere vissuta.

Your turn!

Ora che si conoscono quelli che sono i principi del successo di Ray Dalio e probabilmente il prossimo passo da fare è certamente quello di comprendere se quanto ci suggerisce risuona con noi e quindi se accogliamo di introdurre l’applicazione di questi principi all’interno della nostra vita e e soprattutto se questa risonanza gradualmente sarà in grado di aiutarci a definire quelli che sono i nostri personali principi per il successo. Ebbene si! Ciascuno di noi oltre a beneficiare delle regole universali di alcune regole universali, si troverà ad applicare anche le sue e questo è un grande vantaggio conoscere quelli che sono i nostri principi è un grandissimo vantaggio perché ci consentirà di rapportarci al meglio sia con le persone che incontriamo ma anche con tutte le circostanze che ci troveremo ad affrontare per portare nella nostra vita è successo che abbiamo immaginato.

Sinossi

Questo adattamento illustrato de “I principi del successo” trae ispirazione dall’omonimo bestseller di Ray Dalio, rivisitandolo in una nuova versione adatta ai lettori di tutte le età. Il volume contiene i principi fondamentali, nella vita e nel lavoro, che hanno permesso al suo autore di diventare una delle persone di maggior successo al mondo: tra i tanti, come stabilire i propri obiettivi, come imparare dai propri errori e come collaborare con gli altri per ottenere risultati eccellenti. Destinata sia a chi già conosce i contenuti de “I principi del successo”, sia a chi li scopre per la prima volta, questa graphic novel è un importante punto di partenza per chiunque voglia conquistare finalmente lo stile di vita desiderato.

Info bibliografiche

Titolo originale: Principles for success (inglese)

Titolo: I principi del successo

Autore: Ray Dalio

Prima edizione: 2021

Prima edizione italiana: 9 luglio 2021

La mia edizione: IV edizione – 2021

Editore italiano: Hoepli

Collana: Management

Genere: Auto aiuto

Numero di pagine: 158

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Il romanticismo “cantato e divertito” del poeta inglese Auden in bilico tra rettitudine e disonestà

Il romanticismo “cantato e divertito” del poeta inglese Auden in bilico tra rettitudine e disonestà

Poesie d'amore in inglese: La verità, vi prego, sull'amore di Wystan Hugh Auden

POESIA

Il romanticismo “cantato e divertito” del poeta inglese Auden in bilico tra rettitudine e disonestà

La verità vi prego sull’amore di Wystan Hugh Auden è una raccolta di poesie il cui titolo (forse) ci trae in inganno. Non è il romanticismo che ci aspettiamo, anzi forse abituati a leggere altro (penso a Ritsos e Neruda) ci troviamo davanti ad una forma decisamente diversa di romanticismo. In questa raccolta infatti qualche punto interrogativo sull’amore Auden se/ce lo pone e rimane tale! L’insegnamento?è che alla fine la verità (su qualsiasi cosa?!) è quella che ciascuno di noi assume come tale. La verità sull’amore è dunque soggettiva. L’unica parte oggettivata è che servono due persone che condividono connessione, prospettive e intimità nelle loro innumerevoli forme.

19 MAGGIO 2023 – TORINO

POESIA

La verità vi prego sull’amore di Wystan Hugh Auden. Ecco la mia recensione.

La verità vi prego sull’amore di Wystan Hugh Auden è una raccolta di poesie il cui titolo ci trae (forse) in inganno.

Ho comprato questo libro a Como, la prima volta che ci sono stata (data di acquisto 8 Maggio 2023). Ero davvero di fretta e come sempre quando entro (capiterà anche a te) in una libreria nuova, ci metto un po’ ad orientarmi. Volevo leggere poesie, ‘che avevo il cuore e la mente leggeri, perché alleggeriti da quei giorni di off. Inizio a cercare.

Il titolo mi cattura ed ha il testo a fronte in inglese, decisamente un plus! Penso che non ricordo l’ultima volta che ho letto qualcosa in inglese, salvo Alice nel paese delle meraviglie molti anni fa e gli ultimi Haiku che mi sono fatta arrivare da Londra.

Il tempo stringe, devo andare in stazione per fare tappa a Milano e poi di nuovo Torino.

Sfoglio, sorrido, scambio qualche parola con la signora che è lì vicino a me, lo compro.

La lettura inizia in treno.

Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un’assurdità,
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.

Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.

I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po’ di pace?
La verità, vi prego, sull’amore.

Sono andato a guardare nel bersò;
lì non c’era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l’aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.

Mi hanno detto che non puoi dimenticare
quello che provi quando lo incontri,
l’ho cercato da quando ero un bambino
ma non l’ho ancora trovato:
sto per avere trentacinque anni
e ancora non so
che tipo di creatura può essere
che riesce a turbare così.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.

La verità vi prego sull’amore

L’amore è come un un album di fotografie 

Uno degli aspetti che più mi ha colpita di La verità, vi prego, sull’amore è il suo essere assolutamente pittorico. Per meglio dire: immediato, come una fotografia in bianco e nero che osservi con attenzione nei dettagli. Un’immagine, un ricordo nel quale ci si immerge volentieri. Sembra quasi un diario in cui Auden raccoglie i suoi ricordi mentre egli stesso viaggia (con il corpo e/o con la mente?). Ci sono immagini di amori vissuti (Ninnananna), di amori sfuggenti (Johnny), ma anche della sensazione di paura e perdita che la guerra porta nelle nostre vite (Oh, cos’è quel rumore), e di consapevolezza verso la vita stessa che sempre va avanti nonostante l’amore perduto.

Ci insegna Auden:  pensare serve, trovare ricovero e ristoro in un abbraccio o accasciati sotto un albero quasi a volerci nutrire della sua linfa, anche! Ma ad un certo momento agire e risollevarsi (Sotto un salice prostrato), avendo fiducia che la strada che si sta per imboccare è quella giusta. Insomma guardiamo tutte le fotografie che sono la nostra vita, sfogliamo questo bellissimo album, ci emozioniamo e poi ci rimettiamo in marcia.

Segua al pensiero rapida l’azione.

A che serve pensare?

Sotto un salice prostrato

Penso sia quest’ultima parola: marcia il senso di unire in una stessa raccolta storie/fotografie/poesie di guerra e di amore.

Forse perché ho finito da poco di leggere Se accendono le stelle di Vladimir Majakovkij, eppure trovo in questi due libri dei parallelismi prima di tutto fonetici e poi di ritmo, che ciascuno dei due autori ha conferito ai proprio versi. A pensarci entrambi hanno vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900, seppur Auden negli inglesismi “bene” e Majakovskij nel pieno della rivoluzione russa!

Recensirli “vicini” in termini temporali, è stato un caso interessante!

Per quanto il libro sia smilzo, nel chiuderlo sentirete e vi direte non quanto è grande questo poeta, ma quanto umani siete voi.

Intro: qualche parola per dieci poesie

Che suono ha? L’amore…

…o strimpellando corde sbrindellate?

 

La verità, vi prego, sull’amore

Oggi, rispondo che l’amore ha il suono di un chitarrista blues che suona solo per te nella sua casa tra le montagne mentre ti guarda dritto in faccia, con i suoi occhi color del cielo ma infiammati come la lava. L’amore ha il suono delle lacrime che cadono di gioia. L’amore ha il suono della natura, dell’acqua, delle foglie e del silenzio rotto solo dal respiro quieto, dai battiti del cuore, dal suono della pelle quando la accarezzi, dalle risate e sorrisi condivisi. E ancora, dal vino che viene versato e goduto come da tutti i suoni che il piacere del corpo e della mente origina.

Questi per me sono i suoni dell’amore, certa che nel tempo saranno la base per altre definizioni.

Wystan Hugh Austen invece, è come se brancolasse nel buio. Ecco allora che cerca un confronto con il lettore, non a caso il titolo originale è Tell me the truth about love, configurandolo alla stregua di una supplica; facendoci naturalmente immaginare un “Oh” all’inizio così da diventare “Oh, ditemi la verità vi prego! sull’amore.”

E nel mentre che la risposta gli arriva (?) vi abbina qualsiasi suono (La verità, vi prego, sull’amore). Come detto, passa da quello rumoroso della guerra, a quello concitato delle corse dei cavalli (La verità, vi prego sull’amore), a quello di un bisbiglio (Ninnananna), di un uomo innamorato che canta per la strada (Una sera che ero uscito a spasso) o gioioso di una festa dove le vesti brillano e tintinnano come anche i gioielli (Johnny).

Udii un innamorato che cantava

Una sera che ero uscito a spasso

E se di suono vogliamo parlare, non ci si può che soffermare sulla musicalità intrinseca dei versi di W.H.Austen! Anche in questo caso il consiglio è leggere le dieci poesie raccolte in La verità, vi prego, sull’amore in lingua inglese originale. Te le farà percepire (o meglio udire) in tutt’altra maniera, specie se scegli di leggerle ad alta voce come ho fatto io. La bellezza di leggere ad alta voce l’ho sperimentata leggendo Le mille e una notte, ma anche le Poesie di amore e libertà di Jacques Prévert, o anche le prime pagine dell’Isolario italiano di Fabio Fiori quando mi sono ritrovata… (ne parlo nell’articolo).

Sarà che Wystan Hugh Auden nasce come drammaturgo (si lo so che con questa parola viene subito in mente Shakespeare), ma in questi versi, soprattutto ascoltando anche la nostra stessa voce mentre li leggiamo, non possiamo fare altro che sorridere per il suono che producono e per l’ironia di cui sono intrisi. Un invito a prendere con ironia la vita stessa? Certamente è questa una buona chiave di lettura.

C’è sempre un’altra storia,

c’è più di quello che si mostra all’occhio.

 

Alla fine il segreto viene fuori

 

Quarta di copertina del libro Erotica di Ghiannis Ritsos

In amore e in guerra

Si dice che in amore e in guerra tutto è lecito, e lo si dice come se queste due realtà fossero distanti tra di loro. Eppure qui, tra queste pagine, sembra come se questi due grandi temi facciano da pilastri in questa breve raccolta di poesie inglesi. Certamente enfatizzano il concetto chiave che è quello della dualità: parola d’ordine per leggere questo piccola quanto potente raccolta. Tutto in questi versi si muove costantemente fra due metà: tra il tangibile e il perduto, tra ciò che abbiamo e ciò che vorremmo, tra la gioia e la paura, tra la pace e il frastuono.

Ritengo assolutamente ben riuscito il “promemoria” che sempre dobbiamo confrontarci tanto con il dritto che con il rovescio della medaglia, e che tal volta dobbiamo astenerci dal dare per certa una determinata realtà, perché è mutevole per cagione nostra o altrui.

Ciò che conta e che quindi Auden ci insegna, è la caducità della vita (ecco che la guerra diventa simbolo), invitandoci quindi a viverla appieno nel presente senza sprecarne nemmeno un semplice bisbiglio.

[…] ma da questa notte

non un solo bisbiglio, né un pensiero,

non un bacio o uno sguardo sia perduto.

/

[…] but from this night

not a whisper, not a thought,

not a kiss nor look be lost.

Ninnananna

 

 

 

Sinossi

“I temi di queste poesie sono l’amore e la disonestà-i due poli tra i quali ci siamo trovati a soggiornare nel nostro secolo, pronti a gloria Arci della loro occasionale divergenza ma bravissimi, anche quando siamo sfortunati a conciliarli tra loro a fonderli insieme. Ci sono buone ragioni se versi del poeta oscillano tra la più intensa tenerezza e parossismi di indifferenza, e se da questo oscillazioni nasce uno stridente li lirismo che non ha precedenti”. Così scrive Brodskij presentando queste 10 poesie di Wystan Hugh Auden. Composte negli anni 30 e impregnate di un angoscioso “odore del futuro” esse parlano all’amore nella varietà dei suoi stati, dall’esaltazione alla desolazione. Con un vago tono di ballata sul fondo, e quasi sfidando una musica seguirli, questi versi hanno un “timbro tagliente” che incide le parole nella mente annientando ogni ostacolo. Li abbiamo appena letti che già navigano nella nostra circolazione, come qualcosa di intimo e insieme remoto. Accade di rado con la poesia di questo secolo e non meraviglia che numerosissimi lettori li abbiano scoperti di recente: forse da tempo, senza saperlo le stavamo cercando.

Poesie

  1. La verità, vi prego sull’amore
  2. Canzone
  3. Sotto un salice prostrato
  4. Calypso
  5. Una sera che era uscito a spasso
  6. Ninnananna
  7. Alla fine il segreto viene fuori
  8. Oh, che cos’è quel rumore
  9. Johnny
  10. Blues in memoria

Info bibliografiche

Titolo originale: Tell me the truth about love (inglese)

Titolo: La verità, vi prego, sull’amore

Autore: Wystan Hugh Auden

Prima edizione: 1976

Prima edizione italiana: 19 novembre 1994

La mia edizione: VIII edizione – Ottobre 2022

Editore italiano: Adelphi

Collana: Piccola Biblioteca Adelphi

Genere: Poesia

Numero di pagine: 68

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